• Non ci sono risultati.

Rendicontazione dei risparmi conseguiti nel 2020

Nel documento RAPPORTO ANNUALE EFFICIENZA ENERGETICA 2021 (pagine 100-103)

BOX – Il progetto streamSAVE – streamlining energy savings calculations

4. EFFICIENZA ENERGETICA NELLE IMPRESE

4.5 Rendicontazione dei risparmi conseguiti nel 2020

L’Art. 7 comma 8 del D.Lgs. 102/2014, come aggiornato dal D.Lgs. 73/2020 del 14/07/2020, prescrive la trasmissione entro il 31 marzo di ogni anno della rendicontazione dei risparmi di energia conseguiti dai soggetti obbligati.

La prima principale differenza rispetto agli anni passati è che alle Grandi Imprese ed alle Imprese a forte consumo di elettricità iscritte presso gli elenchi della Cassa Servizi Energetici e Ambientali (CSEA) alle Imprese con Sistema di Gestione dell’Energia certificato ai sensi della ISO 50001, sono state aggiunti gli enti pubblici che abbiano aderito ad una convenzione CONSIP relativa a servizio energia, illuminazione o energy management.

Confrontando i dati del 2020 con quelli del 2019 si assiste ad un numero di rendicontazioni presentate cresciuto di oltre il 7%, arrivando a 1.252, di cui 1.029

hanno comunicato risparmi normalizzati positivi. Tale numero è aumentato di oltre l’8% tra le Grandi Imprese, mentre per le Imprese Energivore è rimasto costante, cresciuto di oltre il 16% tra le Imprese certificate ISO 50001. Anche in termini di tep risparmiati, il confronto anno su anno vede un incremento del 53% dei risparmi comunicati, attestandosi a oltre 660 ktep. Tale risultato discende dall’incremento di oltre il 56% per le Grandi Imprese (604 ktep), del 24% delle Imprese Energivore (269 ktep), del 45% per le imprese certificate ISO 50001 (262 ktep). Naturalmente le Grandi Imprese e le Imprese Energivore sono categorie parzialmente sovrapposte.

Riassumendo, in generale, il valore medio dei risparmi comunicati è cresciuto del 42%, con un incremento del 49% per le Grandi Imprese, del 31% per le Imprese Energivore e del 25% per le Imprese certificate ISO 50001.

EFFICIENZA ENERGETICA NELLE IMPRESE

93 Nel 2020, annus horribilis per l’intero comparto industriale del Paese e per le imprese di servizi, a causa dell’emergenza COVID-19 tuttora in atto, non sono mancati esempi virtuosi di investimenti in efficienza energetica, nell’ambito di strategie di impresa di lungo periodo. Questi hanno prodotto anche per il 2020 risparmi in energia finale, o anche in energia primaria, attraverso la realizzazione di impianti di produzione da fonte rinnovabile. Per molte imprese, tuttavia, la riduzione della produzione ha comportato un incremento dei consumi normalizzati, sui quali ha pesato uno sfruttamento non ottimale delle linee di produzione. Per il terziario una contrazione del personale presente in ufficio ha avuto in alcuni casi, come conseguenza, una riduzione dei consumi energetici complessivi, ma indagini riportate dagli organi di informazione hanno sottolineato come tali consumi siano stati almeno in parte trasferiti all’ambito domestico con il regime di smart working. Una corretta valutazione dei risparmi conseguiti, anche grazie all’adozione di strategie gestionali opportune, richiederebbe di tener conto delle effettive presenze del personale, attraverso un’opportuna scelta del

coefficiente di normalizzazione adottato per confrontare anno su anno i consumi. In molti casi, ad un risparmio di energia complessivamente utilizzata, non corrisponderebbe un risparmio normalizzato da rendicontare. Questo aspetto risulta avvertito soprattutto dalle Pubbliche Amministrazioni, che nel corso del 2020 hanno fatto ampio ricorso al lavoro da remoto dei dipendenti. Sono state ricevute pertanto solo tre rendicontazioni di risparmi, di cui due con valori positivi di risparmi normalizzati, per un totale di 38 tep (Tabella 4-16).

Come si evince dalla Figura 4-22, il 50% dei risparmi complessivi è stato ottenuto dalle prime 9 imprese in ordine decrescente di valori dichiarati, che vedono la presenza di aziende di primo piano nell’ambito dell’elettronica, dell’Oil & Gas, della chimica, del trasporto marittimo, della generazione elettrica, della grande distribuzione, dell’industria cementiera e del settore cartario. La distribuzione geografica (Figura 4-23) è legata alla localizzazione delle sedi legali delle imprese, con oltre 38% dei risparmi dichiarati attribuiti alla sola Lombardia, seguita dall’Emilia Romagna (13%), dal Piemonte e dal Lazio (11%).

Tabella 4-16. Rendicontazioni art. 7 comma 8 per l’anno 2020

Imprese P. IVA

2019

P. IVA 2020

Risparmi dichiarati 2019 (ktep)

Risparmi dichiarati 2020 (ktep)

Grandi Imprese 744 807 387 604

Energivore 550 548 217 269

ISO50001 170 198 181 262

Enti Pubblici 3 0,038

TOTALE* 1.163 1.252 431 660

*Le categorie di imprese si sovrappongono

Fonte: Banca dati portale ENEA Audit102

Figura 4-22. Distribuzione dei risparmi dichiarati per l’anno 2020

Fonte: banca dati portale ENEA Audit102

Figura 4-23. Mappa dei risparmi dichiarati per l’anno 2020

Fonte: banca dati portale ENEA Audit102

4.6 Dalla diagnosi energetica alla programmazione di investimenti verdi: un percorso virtuoso per l’industria manifatturiera italiana (

Università degli Studi della Tuscia – E.L. Clementi, G. Garofalo) L’incremento dei livelli di efficienza energetica e della

quota di energia consumata da fonte rinnovabile è nell’interesse, certamente, delle imprese, le quali si trovano frequentemente nelle condizioni di non saper riconoscere, e spesso di ignorare, le vantaggiose opportunità derivanti dagli investimenti in innovazioni

“ambientali”.ii Per effetto delle esternalità negative legate alle emissioni inquinanti generate dalle produzioni industriali, il cui costo sociale si abbatte indistintamente sulla popolazione, sono coinvolte

anche le istituzioni internazionali e nazionali che possono intervenire con politiche e misure atte a stimolare e facilitare azioni che orientino l’attività produttiva verso percorsi di sostenibilità. Risulta pertanto importante sia stimarne gli effetti, tenendo conto delle caratteristiche strutturali delle imprese, sia analizzare e misurare l’impatto delle stesse sulle performance delle imprese, al fine di rimarcare la strategicità di tali innovazioni verdi.iii

4.6.1. I driver dell’innovazione ambientale

L’analisi quantitativa condottaiv ha interessato l’applicazione di diverse tecniche econometriche al fine di verificare quali siano i driver che aiutano a raggiungere determinati livelli di efficienza energetica e quali contribuiscano a favorire l’adozione di tecnologie per la produzione e il consumo di energia da fonte rinnovabile. Inoltre, si è indagato circa sia il tipo di relazione (positiva o negativa) che lega i livelli di efficienza energetica alle performance di produttività dell’impresa, sia il tipo di impatto hanno le energie rinnovabili sulla produttività delle imprese. Dall’analisi dei risultati dell’analisi econometricav, emerge come la dimensione di impresa (misurata in termini di numero di addetti impiegati nell’impresa) rappresenti un fattore chiave nel determinare il livello di efficienza

energetica raggiunto dalle imprese. In particolare, le piccole e medie imprese (PMI) sono più svantaggiate rispetto alle grandi (con oltre 250 dipendenti), il che dimostra un’oggettiva difficoltà delle prime ad intraprendere percorsi di efficientamento efficaci, a causa di una serie di barriere di natura economico-finanziaria legate all’accesso a finanziamenti, scarsa cultura finanziaria orientata agli investimenti “green” e alla sostenibilità nel lungo periodo dati i considerevoli impegni di spesa connessi. Questo aspetto fa emergere la necessità di costruire da parte dei policy makers politiche e strumenti trasversali o intersettoriali, come ad esempio politiche di sostegno all’innovazione ambientale nelle PMI, oppure specifici strumenti orientati alla rimozione di ostacoli di natura finanziaria,

EFFICIENZA ENERGETICA NELLE IMPRESE

95 al fine di agevolare i comparti produttivi nei quali è prevalente la presenza di PMI. Tra le altre determinanti delle performance energetiche troviamo, con una relazione diretta, la propensione all’innovazione delle imprese (misurata attraverso la spesa annuale per brevetti). Tale propensione, più o meno intensa a seconda dei settori industriali presi in esame, conferma che le imprese più innovative sotto il profilo tecnologico riescono a beneficiare di conoscenze e cultura innovativa che permettono di ottenere maggiori livelli di efficienza nella produzione. Inoltre, ai fini della valutazione di potenziali investimenti in efficientamento energetico, risultano cruciali le performance economiche passate; buoni risultati dal lato delle vendite e del fatturato pro-capite possono contribuire a sviluppare piani strategici di medio-lungo periodo che prevedano interventi orientati all’efficientamento energetico delle catene di produzione.

Relativamente alle tecnologie per la produzione di energia da fonte rinnovabile, un aspetto che ha avuto scarsa attenzione nella letteratura scientifica, i risultati empiricivi mostrano come la disponibilità di incentivi e altre forme di sostegno rappresentino un fattore cruciale nell’aumentare sensibilmente la probabilità di investire in tecnologie verdi, così come le strategie orientate alla gestione più efficiente degli input energetici (ISO 50001). Ulteriori elementi cruciali nel determinare percorsi di investimento orientati alla sostenibilità energetica sono rappresentati dagli alti livelli di intensità energetica nei settori particolarmente energivori, a cui si collegano i prezzi delle diverse fonti energetiche, in particolare quelli elettrici. Lo studio inoltre conferma come l’appartenenza a un settore produttivo caratterizzato da livelli medio-alti di emissioni inquinanti favorisca l’attivazione di processi che si traducono nell’adozione di tecnologie per la produzione e il consumo di energie rinnovabili.

Infine, per quanto riguarda il ruolo che l’internazionalizzazione delle imprese (attività di export e/o impresa di tipo multinazionale con sede principale al di fuori del territorio italiano), combinata a fattori di tipo ambientale, svolge nel guidare queste verso la sostenibilità energetica, i risultati econometrici mostrano come imprese interessate da elevati livelli di emissioni inquinanti più esposte alla competizione internazionale, nonché a pressioni derivanti dalla collaborazione con partner esterni, hanno una maggiore probabilità di investire nella produzione di energie rinnovabili. Inoltre, il fatto che le imprese multinazionali siano soggette sia alla regolamentazione nazionale che a quella sovranazionale si traduce in una maggiore propensione all’adozione di tecnologie verdi nei settori a medio-alta intensità inquinante.

4.6.2 Impatto dell’innovazione ambientale sulle performance d’impresa

Le innovazioni ambientali hanno la capacità di dar vita alle cosiddette win-win situation, contesti nei quali le imprese, oltre a ridurre le proprie impronte ecologiche (in termini di emissioni inquinanti), aumentano la loro competitività sul mercato. vii Dall’analisi dei risultati emerge la capacità degli investimenti verdi sia in efficienza energetica sia in energie rinnovabili di consentire miglioramenti della produttività del lavoro delle imprese. Questo risultato segnala come il perseguimento di strategie di riduzione dei costi (in questo caso di input produttivi), si riflettano positivamente sull’efficienza. L’effetto positivo di tali investimenti tecnologici ha necessariamente bisogno di un certo arco di tempo per manifestarsi: l’analisi riporta un periodo di entrata a regime di circa due anni. Questo periodo è propedeutico al raggiungimento della piena conoscenza della nuova tecnologia implementata in un sistema di per sé già maturo, oltre all’effetto dei costi di investimento iniziali.

4.7 Gruppi di lavoro europei per l’efficienza energetica nell’industria

Nel documento RAPPORTO ANNUALE EFFICIENZA ENERGETICA 2021 (pagine 100-103)

Outline

Documenti correlati