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La dimensione socioeconomica delle famiglie:

Nel documento RAPPORTO ANNUALE EFFICIENZA ENERGETICA 2021 (pagine 160-165)

- La messa a punto di modelli di stress test per la comprensione dell’avanzamento

7. LA POVERTÀ ENERGETICA

7.2. Dimensione della povertà energetica in Italia

7.2.2 La dimensione socioeconomica delle famiglie:

le principali voci di spesa

Come accennato nel precedente paragrafo, il 2020 è caratterizzato da un deciso peggioramento dei numeri della povertà generale in Italia, soprattutto a causa della crisi pandemica.xiii Il forte impatto dell’emergenza sanitaria sulla produzione, sull’occupazione, sui redditi e sulla capacità di spesa delle famiglie ha avuto riflessi inevitabili sul benessere delle famiglie. I numeri della povertà assoluta hanno subito un forte incremento ed è inoltre ipotizzabile che in molti casi, seppur non siano state oltrepassate le soglie per l’attribuzione dello status di povertà, si sia riscontrato un deciso inasprimento dei fattori di fragilità.

Indice di PE (asse verticale)/Gradi giorno riscaldamento (asse orizzontale)

Indice di PE (asse verticale)/Gradi giorno raffrescamento (asse orizzontale)

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Figura 7-6: Incidenza delle spese energetiche e delle spese alimentari nelle famiglie in condizioni di povertà energetica. Anno 2019 (%)

Fonte: Elaborazione ENEA su dati Istat

Figura 7-7: Incidenza delle spese energetiche e delle spese per la salute per le famiglie in condizioni di povertà energetica. Anno 2019 (%)

Fonte: Elaborazione ENEA su dati Istat Nel complesso le famiglie che nel 2019 ricadono in una

condizione di povertà energetica non sembrano essere vincolate ad un trade-off tra consumi alimentari e spese energetiche (Figura 7-6). La quota di spesa complessiva destinata ai generi alimentari e alle bevande varia tra il 27,7% registrato in Campania e il 18,2% della Lombardia. L’ordinamento secondo valori crescenti della percentuale delle spese energetiche non rivela una qualche regolarità tra i due indici a livello regionale.

Analogamente, non si riscontrano particolari connessioni tra l’incidenza delle spese per la salute e le spese energetiche (Figura 7-7). Si noti, ad esempio, come le quote di spesa per la salute mediamente osservate tra le famiglie della Liguria e del Veneto siano pressoché identiche, nonostante nella seconda si registri una incidenza media delle spese energetiche superiore di circa un terzo. Analogamente per la Sicilia e la Basilicata in cui, a fronte di un peso identico assunto

dalle spese per la salute (5,5% circa), si registrano quote di spesa energetica sul totale sensibilmente differenti:

10,6% in Sicilia, 14,4% in Basilicata.

Figura 7-8: Relazione tra indice di povertà energetica (indice PNIEC) e incidenza delle spese per telecomunicazioni.

Anno 2019

Fonte: Elaborazione ENEA su dati Istat

Figura 7-9: Relazione tra indice di povertà energetica (indice PNIEC) e incidenza delle spese per efficientamento energetico degli edifici. Anno 2019

Fonte: Elaborazione ENEA su dati Istat La Figura 7-8 e Figura 7-9 propongono ulteriori

approfondimenti sul tema delle condizioni socioeconomiche delle famiglie e la condizione di povertà energetica, focalizzando l’attenzione su grandezze che riflettono il comportamento delle famiglie nei confronti della fruizione dei servizi energetici. A differenza delle elaborazioni proposte in precedenza, in questo caso sono posti a confronto un indicatore di incidenza della spesa e l’indice di povertà energetica. Ciò è motivato dalla necessità di sfruttare

una maggiore disponibilità di dati per la comparazione tra le regioni. Nel caso delle spese sostenute per i servizi di telecomunicazione, non si notano specifiche caratteristiche di associazione con gli indicatori di povertà energetica. Le regioni che presentano le percentuali di spesa per telecomunicazioni sono il Piemonte, la Sardegna (0,21%) e l’Emilia-Romagna (0,2%). Le stesse, presentano tuttavia profili di povertà energetica piuttosto differenti. In Piemonte ed Emilia-Romagna tra il 5% e il 6%, mentre in Sardegna, come

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158 noto dalle sezioni precedenti, il tasso di povertà energetica è pari al 11,6%. Analogamente, Abruzzo e Campania, in cui le spese per telecomunicazioni appaiono allineate (tra lo 0,02% e lo 0,04%), si rileva un divario negli indicatori di povertà energetica di circa sei punti percentuali a discapito della regione del Sud.

Ben più evidente, al contrario, il legame tra la percentuale di spesa sostenuta dalle famiglie per interventi straordinari di efficientamento energetico e l’indice di povertà energetica (Figura 7-9). Fatta eccezione per Abruzzo e Sardegna, disposti agli estremi opposti della distribuzione degli indici di povertà energetica regionale, i dati relativi al resto delle regioni sembrano confermare l’evidenza di una relazione inversa tra le due grandezze.

Ciò implica la presenza di una percentuale di famiglie in povertà energetica minore nelle regioni in cui una maggiore parte dei redditi è destinata ad interventi di isolamento dell’abitazione (pavimenti, pareti e finestre) e alla sostituzione di impianti più performanti dal punto di vista energetico. Si noti come il Friuli-Venezia Giulia e la Sicilia, occupano rispettivamente la prima e l’ultima posizione sia per quanto attiene la severità della povertà energetica (4,9% e 14,2%) sia per l’incidenza delle spese straordinarie di efficientamento energetico delle abitazioni (0,52% e 0,06%). Per le regioni che si collocano nelle parti centrali della distribuzione, sulla cui significatività della localizzazione rispetto alle aree geografiche del paese è già stato detto nella sezione precedente, si assiste ad un allineamento molto stretto.

Questo trova certamente conferma nei dati relativi al Pimonte (spese per efficientamento energetico: 0,37%;

tasso di povertà energetica: 5,6%), Lombardia (0,36% e 5,63%), Umbria (0,22% e 7%), Toscana (0,2% e 7,14%) e Lazio (0,13% e 7,23%). Lungo la stessa tendenza si collocano anche le regioni che scontano una condizione di relativo svantaggio in termini di povertà energetica:

Basilicata, Puglia e Calabria.

Nella rappresentazione fornita nel grafico in Figura 7-9/destra, dove sono stati messi a confronto le posizioni che le regioni assumono in ciascuna serie di indicatori riportati in Figura 7-9/sinistra, l’allineamento appare ancor più evidente. Le indicazioni derivanti da questa ultima analisi suggeriscono importanti valutazioni di policy. Nonostante la necessità di approfondire con metodologie di analisi più accurate la relazione che intercorre tra condizione di deprivazione energetica ed efficientamento energetico degli immobili residenziali,

emerge una prima indicazione di come il sostegno agli interventi di ristrutturazione che consentano di migliorare la performance energetica degli immobili si associano a livelli di povertà energetica relativamente più contenuti.

7.2.3. La dimensione socioeconomica delle famiglie:

caratteristiche demografiche

Nella presente sezione, la mappatura della povertà energetica in Italia si sposta dalla dimensione territoriale al dettaglio delle principali caratteristiche strutturali delle famiglie, quali il sesso del componente di riferimento, la classe d’età, l’ampiezza e la composizione della famiglia e la condizione abitativa.

L’analisi dei dati precedente svolta rivela una tendenza degli indicatori calcolati sulle specifiche soglie regionali, a catturare le differenze imputabili a specifici fattori di contesto. Certamente, sembrano colte le disuguaglianze dovute al differente costo della vita, data la sostanziale invarianza che si riscontra tra indicatori costruiti con variabili assolute e indicatori con variabili standardizzate rispetto al costo della vita. Di conseguenza, nelle analisi che seguono sono presi in considerazione i soli indicatori calcolati con variabili assolute e soglie regionali.

In Figura 7-10, sono riportati i tassi di povertà energetica per tre differenti classi di ampiezza dell’abitazione. Gli indici più elevati si riscontrano tra le famiglie che vivono in abitazioni di piccole dimensioni.

Nella classe “fino a 70 mq” si osservano percentuali di famiglie in povertà energetica superiori al 11%. Segue la classe intermedia (71-100 metri quadri) in cui la percentuale è prossima al valore generale italiano:

8,2%. Nel caso dell’indice calcolato tenendo conto delle soglie regionali, la differenza in questa classe è molto sensibile: 7,4%.

Il ricalcolo dell’indice secondo la disaggregazione delle famiglie per fasce di anno di costruzione dell’abitazione mostra ulteriori dettagli interessanti. Secondo le misure riportate in Figura 7-11, i valori più alti dell’indice sono associati ad abitazioni costruite nella prima metà del Novecento: 11,8% nel caso degli indicatori basati sulle soglie nazionali, 10,7% nel caso dell’indice regionale.

Ciò è intuibile, visto che si tratta della seconda classe in termini di maggiore vetustà degli immobili e che l’anno di costruzione rappresenta una proxy (seppur imperfetta) della performance energetica. Per le

famiglie residenti in abitazioni costruite nei decenni 1950-1959 e 1960-1969 l’indice scende rispettivamente a 9,3% e 7,5% (8,8% e 7,3% nel caso delle soglie regionali). Un andamento simile, in cui al diminuire

degli anni trascorsi dalla costruzione corrispondono minori percentuali di famiglie in povertà energetica, è riscontrabile

Figura 7-10: Indici di povertà energetica PNIEC. Dettaglio per classe di superficie dell’abitazione. Anno 2019

0%

4%

8%

12%

Soglia nazionale Soglie regionale

Fonte: Elaborazione ENEA su dati Istat Fino a 70 71-100 100 e oltre

Figura 7-11: Indice di povertà energetica PNIEC. Dettaglio per classe di anno di costruzione dell’abitazione, anno 2019

Fonte: Elaborazione ENEA su dati Istat

Figura 7-12: Indice di povertà energetica PNIEC. Dettaglio per classi anno di ampiezza familiare, anno 2019

Fonte: Elaborazione ENEA su dati Istat

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160 nelle classi “Anni 70”, “Anni 80” e “Anni 90”. Una semplice comparazione dei tassi non è direttamente informativa, dato il significativo impatto sulla misura dei possibili interventi di efficientamento energetico effettuati e i differenti cicli di vita che le tipologie di intervento possono avere. Interessante inoltre notare come il peso relativo della povertà energetica negli

edifici di più recente edificazione (8,6% - 8,2%) è comparabile con quanto registrato per gli immobili degli anni Ottanta (8,7% - 7,9%). Il valore minimo in assoluto è raggiunto dalle abitazioni costruite nel decennio 2010: circa 4,2% sia nel caso dell’indicatore su base nazionale che regionale.

Figura 7-13: Indice di povertà energetica PNIEC per classi di anni di età del capofamiglia*. Anno 2019

Fonte: Elaborazione ENEA su dati Istat

Nota: * Per capofamiglia si intende l’individuo identificato come soggetto principale nell’indagine Istat

La scomposizione per classi di ampiezza familiare (Figura 7-12) non suggerisce, al contrario, conclusioni controintuitive. L’indice di povertà energetica cresce proporzionalmente all’aumentare del numero dei componenti, giungendo a triplicare nel caso di famiglie composta da cinque e più componenti (14,3% - 13,2%) rispetto a famiglie composte da singoli individui. Si stima che l’aumento di una unità nel numero di componenti della famiglia si associ ad un aumento dei tassi di povertà di oltre due punti percentuali. In ultima analisi, i tassi di povertà energetica proposti in Figura 7-13 si riferiscono alle famiglie distinte per classe di età del componente principale. Nel complesso, la categoria in cui figura la maggiore percentuale di famiglie in stato di deprivazione energetica è quella tra i 51 e 70 anni. In secondo luogo, sono le famiglie guidate da individui relativamente più giovani (fino ai 35 anni) ad essere più esposte, con tassi pari a 9,4% e 8,6%.

7.2.4. Prospettive di gender-divide nella povertà

Nel documento RAPPORTO ANNUALE EFFICIENZA ENERGETICA 2021 (pagine 160-165)

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