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La carriera di Emilia Ferretti Da redattrice anonima a vicedirettrice della “Nuova Antologia”

Gender & Genres

3. Critica letteraria

3.1. La carriera di Emilia Ferretti Da redattrice anonima a vicedirettrice della “Nuova Antologia”

Emilia Ferretti fu la prima donna a scrivere di critica letteraria nella “Nuova Antologia” e, per quanto ne sappiamo, anche una delle prime scrittrici a occuparsi continuativamente di critica letteraria nella penisola.

Le notizie sulla sua vita sono molto lacunose. E’ perciò difficile stabilire con certezza in che modo conobbe Francesco Protonotari e come fu accolta nella redazione della “Nuova Antologia”. I suoi primi lavori firmati risalgono al 1872, ma dal carteggio tra Francesco Protonotari, l’amministratore Desiderio Chilovi e il segretario Cesare Righini81 si intuisce che l’autrice aveva già iniziato a collaborare anonimamente con la rivista fiorentina qualche tempo prima, pare per necessità economiche.82 All’inizio del 1873 i due avevano pianificato un programma di lavoro abbastanza intenso e di lunga durata, che prevedeva una serie di articoli-recensione da pubblicare a distanza di un mese l’uno dall’altro: tutto questo come se il loro rapporto lavorativo fosse già collaudato da tempo e se la scrittrice avesse già assunto una certa dimestichezza col ruolo che le era stato affidato all’interno della redazione:

Avendo saputo che la nuova edizione del Faust tradotto dal Guerrini non uscirà che in Marzo e dovendo io poi leggere questo e l’altro del Maffei sconfrontarlo, non sarebbe possibile che io le mandassi il risultato di questo mio piccolo studio prima dell’Aprile o del Maggio. Intanto parrebbemi conveniente preparare qualcosa per il prossimo mese. A questo scopo avrei scritto dei racconti di un nuovo romanziere californiese – Bret Harte – scrittore di molto pregio e attualmente di molta fama. Il riassunto di uno di quei suoi racconti potrebbe essere il tema di un articolo buono, forse divertente, ma prima di farlo, vorrei sapere se Ella approva la mia scelta e la pregherei di rispondermi in proposito una parola.83

Il carteggio di Emilia Ferretti con il direttore della rivista Francesco Protonotari fornisce informazioni preziose per ricostruire il percorso attraverso il quale questa scrittrice, educata ai valori della nazione all’interno di una famiglia che aveva avuto un ruolo di

81 Queste comunicazioni, quasi telegrafiche, contengono per lo più indicazioni relative alla struttura dei fascicoli e all’organizzazione del lavoro redazionale. Sono rilegate in un volume conservato alla Biblioteca Marucelliana di Firenze con la segnatura MS D 74.

82 Si veda in proposito Serena Badalassi, Emma. Dal salotto all’impegno, cit., p. 9 e ss.

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rilievo durante il Risorgimento milanese, ma a quanto pare priva di precise velleità artistiche all’inizio della propria carriera, riuscì a ritagliarsi uno spazio di prestigio e responsabilità all’interno della “Nuova Antologia”. Questa esperienza, anche nella sua apparente casualità e scarsa programmazione iniziale, mi sembra possa essere presa a modello per descrivere le traiettorie di molte altre autrici che riuscirono ad affermarsi nel giornalismo politico-letterario attraverso un lungo percorso di autodidassi e lenta elaborazione identitaria, magari iniziando la loro carriera dedicandosi a lavori che i loro colleghi uomini consideravano svilenti e privi di soddisfazioni, come la redazione dei bollettini bibliografici che si trovavano alla fine di ogni fascicolo delle riviste.

E’ probabile che uno dei motivi che spinsero Francesco Protonotari a coinvolgere Emilia Ferretti nella pubblicazione dell’allora debuttante “Nuova Antologia” fosse il fatto che anche dopo il trasferimento a Firenze la scrittrice aveva mantenuto molto vivi i rapporti con gli ambienti dell’aristocrazia milanese. Era solita passare le vacanze nella residenza bergamasca della contessa Maffei ed era amica di Carlo Tenca, una delle personalità più importanti dell’ambiente culturale lombardo.84

Il direttore aveva forse intuito che i contatti della giovane scrittrice con il mondo della letteratura e del giornalismo milanese avrebbero potuto giovare alla rivista: quelle amicizie potevano essere usate per intrecciare contatti, trovare collaboratori e promuovere la diffusione anche al di fuori del contesto regionale in cui quel periodico era nato e al quale era all’inizio fortemente radicato.

L’autrice era cresciuta in un ambiente colto, sapeva leggere e scrivere in varie lingue – di sicuro conosceva molto bene il francese e l’inglese, forse anche il tedesco – e furono queste le competenze sulle quali poté investìre per entrare a far parte della redazione della rivista. I suoi primi lavori furono brevi recensioni – al tempo erano dette “notizie” – destinate a comparire in coda ai fascicoli della rivista col solo scopo di orientare i lettori offrendo una panoramica sulle recenti uscite in volume. Il taglio era molto poco critico e gli articoli non erano firmati. Viste le sue competenze linguistiche, a lei erano in prevalenza affidati i libri e le riviste straniere.

Molto presto tuttavia Emilia Ferretti sarebbe riuscita a ritagliarsi una certa autonomia decisionale all’interno della redazione. Dal carteggio fra lei e Francesco Protontari si

84 BNCF, CV 132, f. 120, Eadem a idem, Castiglione, 5 settembre 1874: “Martedì parto per Clusone ove mi attendono due vecchi e cari amici, il Tenca e la Maffei”.

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deduce che fin dai primi anni ’70 la selezione dei libri che l’autrice recensiva per la “Nuova Antologia” iniziava a essere fatta di comune accordo fra lei e il direttore. Protonotari continuava a commissionarle gli articoli, come del resto faceva anche con altri redattori, ma sempre più spesso era lei a proporre la recensione di libri che le erano piaciuti o riteneva di possibile interesse per i lettori. Nel dicembre del 1874 ad esempio:

Mi scordai di parlarle della corrispondenza di Proudhon che si pubblica ora, che destò il mio interesse; mi pare che l’Antologia dovrebbe occuparsene, ora che a Milano si legge molto questa nuova pubblicazione e da gente che è proprio nel campo opposto a quello di Proudhon.85

Fra i due si sarebbe progressivamente instaurato un rapporto di collaborazione stretta e quasi alla pari, testimoniato anche dall’adozione, da parte di entrambi, del pronome ‘noi’ per indicare il loro comune impegno all’interno della redazione.86 Nel maggio del 1874 Emilia Ferretti aveva scritto al direttore per accordarsi sulla strategia da adottare nel settore della critica letteraria nelle imminenti pubblicazioni della “Nuova Antologia”:

Se la Lucrezia Borgia non è ancora incustodita poco importa di questo ritardo e saremo sempre a tempo anche se non potremo dar conto di questa pubblicazione che nel Luglio. Intanto io non sono stata oziosa e mi sono messa a scrivere un articoletto intorno al nuovo romanzo di Auerbach. Come Ella sa Auerbach è un celebre scrittore di romanzi e questo suo è eccellentissimo perché oltre il pregio di essere scritto da lui ha quello di essere nuovo e mi sembra che convenisse di cominciare sul serio a metterci al corrente che il libro di Gregorovius ritarda, avremo due lavori di argomenti assai diversi ma entrambi recenti; […] e con ciò faremo vedere che abbiamo buone intenzioni per l’avvenire.87

Nel frattempo, la scrittrice aveva iniziato a pubblicare i propri articoli non più anonimamente ma con lo pseudonimo di Emma. Con questo breve nome avrebbe firmato tutta la sua produzione letteraria apparsa sulle pagine della “Nuova Antologia” nei dieci anni a venire e anche le opere pubblicate in volume. A Francesco Protonotari, che aveva dato prova di riconoscere apertamente la qualità dei suoi scritti suggerendole di rendere

85 BNCF, CV 132, f. 119, Eadem a Idem, Firenze, 30 dicembre 1875.

86 BNCF, CV 132, f. 115, Eadem a idem, Firenze, 2 marzo s.a. [1874]: “Cornalia è un uomo di grandissimo merito, il suo nome sarà utilissimo alla Rivista e sarebbe una bella cosa se continuasse a scrivere per noi. Bello anche questo noi!”.

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nota ai lettori la propria identità, aveva risposto: “Quanto al nome, la pregherei di lasciare stare quello umilissimo di Emma; è un povero nome, ma mi ha portato meno disgrazie dell’altro e lo preferisco”.88

Il taglio delle sue recensioni, sempre più articolate e lunghe, era diventato via via più critico e consapevole. Francesco Protonotari l’aveva fortemente sostenuta e guidata nella sua crescita intellettuale e professionale, assegnandole anche precise letture per affinare le sue competenze:

Ho seguito i suoi consigli – gli scriveva Emilia Ferretti nel maggio del 1874 – e leggo dei buoni autori italiani e già mi sembra questa volta di avere scritto un poco meglio.89

Il direttore l’aveva inoltre esortata a documentarsi approfonditamente prima di scrivere gli articoli, non esitando a farle avere, a spese della rivista, tutti i libri e le riviste che le potevano tornare utili. Lei seguiva di buon grado quei suggerimenti, senza mai dare segno di considerarli come ingerenze, e anzi sfruttando con entusiasmo tutte le risorse che le venivano messe a disposizione. Nel ’73 ad esempio, aveva voluto farsi recapitare una serie di volumi di e su Winckelmann prima di scrivere il proprio commento sull’ultima biografia dell’autore tedesco. Come al solito, teneva al corrente il direttore delle sue iniziative e gli esponeva i propri progetti:

Io prolungo la mia lettura della nuova biografia di Winckelmann che è veramente un’opera di gran pregio e leggo tutte le altre biografie già scritte sul medesimo e le sue lettere e la storia dell’arte, al fine di potere poi scrivere su questa nuova biografia di Winckelmann quanto basti per farla conoscere ricordando nello stesso tempo gli altri lavori già pubblicati su di lui.90

Lo stesso aveva fatto l’anno seguente prima di recensire un’opera di Gregorovius su Lucrezia Borgia:

La Lucrezia Borgia del Gregorovius non è ancora giunta e se tarda alcuni giorni dovrò comperarlo. Intanto, ho letto diversi scritti d’altri autori che trattano lo stesso argomento.91

88 BNCF, CV 132, f. 117, Eadem a idem, Firenze, 18 gennaio 1874. 89 Eadem a idem, Firenze, 15 maggio 1874, cit.

90 BNCF, CV 132, f. 120, Eadem a idem, Firenze, 17 febbraio 1873. 91 BNCF, CV 132, f. 102, Eadem a idem, Firenze, 4 giugno 1874.

171 E poi:

Ho ricevuto stamani l’opera del Gregorovius inviatami da Lei, ma io l’avevo già comperato, non potendo più a lungo indugiare nel cominciare il mio lavoro. […] Appena avrò terminato l’articolo (comincio forse domani, finora ho raccolto il materiale per farlo nei libri che trattavano quell’argomento) le scriverò.92

“Mi interesso sempre di più alle sorti della Nuova Antologia” – aveva scritto nel gennaio del 1874 – “e vorrei che gli sforzi dei suoi redattori e l’efficace sua direzione la spingessero sempre più innanzi nella via che percorre, quella di conquistare ogni mese fama, diffusione e autorità nel paese”.93 Nel giro di pochi anni la scrittrice aveva conquistato un posto importante all’interno della redazione e conquistato la fiducia del direttore. Questi le avrebbe allora affidato l’incarico di indagare, presso alcune conoscenze milanesi, quale potesse essere la formula più convincente per migliorare la rassegna bibliografica della rivista, alla quale la stessa autrice aveva contribuito negli anni precedenti. Trovava che le notizie bibliografiche della “Nuova Antologia”, che fino ad allora erano state fornite in modo un po’ disordinato e senza un criterio ben preciso, meritassero di essere valorizzate e organizzate meglio. L’indagine non aveva avuto un buon esito, poiché pochi avevano risposto all’appello:

Le risposte si fanno aspettare […] Tranne i redattori del Bollettino stesso, pochissimi vorranno o potranno discutere seriamente tale argomenti. In generale, anche fra le persone più colte, è difficile trovare chi voglia rispondere prontamente ad una interrogazione come questa che oggi mi ha fatto. I Bollettini Bibliografici sono accolti con indifferenza, si leggono qualora siano redatti bene, altrimenti si lasciano in disparte, senza che il pubblico si dia per ciò pensiero di correggere gli scrittori e indagare l’origine del male.94

Emilia Ferretti avrebbe allora colto l’occasione per propogli, di sua iniziativa, alcuni suggerimenti personali. Si era documentata leggendo e analizzando i format adottati dalla riviste straniere più prestigiose: “S’intende – premetteva, dando come sempre prova di rispettare la gerarchia interna della rivista - che se le cose che sto per dirle non le sembrano opportune o discutibili le metterà senz’altro da parte, mentre se alcuna le parrà

92 BNCF, CV 132, f. 113, Eadem a idem, Firenze, 10 giugno s.a. [1874]. 93 BNCF, CV 132, f. 93, Eadem a idem, Firenze, 25 gennaio 1874. 94 BNCF, CV 132, f. 117, Eadem a idem, Firenze, 18 gennaio 1874.

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buona, la farà sua, la discuterà, la modificherà, come meglio le piace”.95 E poi aggiungeva:

Ho letto in questi giorni parecchi Bollettini Bibliografici in varie Riviste ed ho osservato che i Bollettini inglesi erano redatti meglio degli altri. E’ da così poco tempo che ho rivolto la mia attenzione a questo argomento che, lo ripeto, ciò che io possa suggerire non reggerà al confronto dei più saggi consigli che le saranno sottoposti dai signori redattori del Bollettino stesso. […]

Un Bollettino Bibliografico buono, sarebbe di un’utilità e di un valore indiscutibili, valore e utilità totalmente ignorata dalla maggioranza del pubblico che per acquistare la convinzione dovrà prima vedere quest’opera nel suo pieno sviluppo allorquando per forza propria sarà giunto ad imporre al pubblico tutta la sua autorità. […]

A me pare che se il Bollettino deve conquistare fama e autorità nella nostra società letteraria e scientifica, egli deve essere redatto da poche persone e sempre le stesse, al fine di non cadere nel grande difetto di una disparità nei giudizi, deve inoltre spingere l’imparzialità sino allo scrupolo, ma deve avere anche delle tendenze generali chiaramente delineate. Gli scrittori d’Italia devono confidare in quelle opinioni e tendenze generali, come in una misura immutabili, colla quale verrà misurato il giusto valore delle loro opere. […] Devono collettivamente tutti i redattori uniformarsi a un indirizzo generale, affinché unito e compatto il Bollettino imponga sempre la sua autorità sul pubblico. […]

Non so se Ella rammenta in qual modo è redatto quello della Westminster Review. Forse non lo ricorda e io gliene faccio un cenno. La Rivista inglese divide il suo Bollettino in sei redazioni. La I Filosofia e teologia, la II Politica e viaggi, economia ecc., la III Scienze, la IV Storia e biografia, la V Belle lettere.96

E’ difficile dire se Francesco Pronotari fosse già in precedenza autonomamente propenso ad adottare la formula proposta da Emilia Ferretti ispirata alla “Westimster Review”. Certo è che egli ne discusse con gli altri membri della redazione97 e il Bollettino

Bibliografico della “Nuova Antologia” fu organizzato proprio secondo lo schema suggerito da Emilia Ferretti, cioè secondo una divisione in sezioni, ciascuna delle quali

95 Ibidem 96 Ibidem

97 Questo passaggio si deduce da una lettera che Emilia Ferretti scrisse a Francesco Protonotari il 25 gennaio 1874 (BNCF, CV 132, f. 93) : “Temo di averla annojata assai l’ultima volta che le scrissi, e oggi dovrei tornare sullo stesso argomento, avendo ricevuto un parere da persona competente e autorevole, che io avevo interrogato a proposito del Bollettino. Attendo però che Ella mi invii a farlo, temendo di trattare un tema già esaurito nell’ultima conferenza che Ella ebbe con la sua Redazione in Roma. Sono desiderosissima di sapere quali conclusioni furono fatte in quel convegno e se la forma attuale è stata in alcun modo modificata.”

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era dedicata a un singolo genere letterario o a una singola area tematica e poi affidata ad un unico redattore, che doveva assolvere il duplice compito di selezionare i libri da recensire e poi scriverne brevi commenti.

Visti l’interesse della scrittrice e le competenze che aveva acquisito in quegli anni, Francesco Protonotari decise di affidarle la redazione della parte del Bollettino dedicata ai romanzi e alle novelle. Dal febbraio del 1874 la scrittrice si sarebbe occupata del duplice compito di scrivere alcuni articoli di critica letteraria da pubblicare nel corpo centrale della rivista e altri, più brevi e anonimi, destinati a comparire nel Bollettino.

Il compito non sarebbe stato dei più semplici. Di per sé, il lavoro del redattore di un bollettino bibliografico prevedeva particolare costanza e abnegazione, perché occorreva tenersi sempre al corrente delle uscite librarie, quindi gestire i rapporti con gli autori e le case editrici, farsi inviare i libri e poi scrivere un numero fisso di pagine ogni mese. In più, essendo il Bollettino della “Nuova Antologia” una novità, la scrittrice avrebbe anche dovuto elaborare una linea critica originale, solida e ben riconoscibile al fine di renderlo autorevole e diverso dagli altri dello stesso genere:

La ringrazio tanto per le gentili parole che Ella mi scrive per il mio Bollettino. Esse mi hanno fatto molto piacere; ciò che mi sorprende è che gli autori, gli editori, non abbiano mandato dei libri, vuol dire che toccherà a noi l’andarli a cercare; se essi hanno avuto paura delle nostre critiche hanno avuto torto perché se la critica non è giusta e severa non può essere seria e rispettata e Lei fa benissimo a esigere che nella sua Rivista si faccia a giusto modo. Sarà per i primi tempi un incaglio se gli editori fanno così, ma poi vedrà che faranno a gara per trovar posto nel Bollettino allorché il Bollettino avrà acquistato fama e credito come se lo merita.98

A complicare le cose si sarebbero aggiunte le difficoltà connesse alla limitatezza del mercato librario italiano rispetto ad altri contesti europei, per cui - come notava la stessa Emilia Ferretti - “In Italia i romanzi sono così scarsi che è difficile assai trovarne di frequente quanto basti per farne una raccolta”.99 Nelle lettere inviate a Protonotari non avrebbe fatto segreto delle sue perplessità e lo avrebbe costantemente reso partecipe dei problemi che incontrava, chiedendogli consigli e suggerendo a sua volta proposte di miglioramento:

98 BNCF, CV 132, f. 90, Eadem a idem, Firenze, 17 marzo 1874. 99 BNCF, CV 132, f. 87, Eadem a idem, Firenze, 20 febbraio 1874.

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Perdoni se vengo a tediarla con mille interrogazioni, ma il tempo stringe, devo finirle il Bollettino e non trovo materia a gusto. Un romanzo storico siciliano che speravo fosse buono mi dicono che non val proprio niente e ho dovuto metterlo da parte, mi recai da Bocco, cercai nella Bibliografia italiana, ma non trovai lavori originali di racconti o novelle. Ci sono delle traduzioni dal tedesco e inglese: devo parlare di quelle? Vidi inoltre qualche commedia o dramma ma non credo che Lei voglia che ne parli nella mia rubrica. […] Attendo perciò una risposta da Lei. Sono i primi passi del Bollettino e per questo le chiedo consiglio. Vorrei anche sapere se le commedie (s’intende quelle stampate e che si trovano in commercio come produzioni sotterranee e non teatrali) entrano nella mia povera rubrica che minaccia di essere sempre scarsa assai se i signori scrittori di racconti non ne fanno di più. Ho riveduto un romanzo assai pregiato. Un tesoro di donnina del Farina che non fu comparso nel Bollettino del gennaio, ma è dell’anno scorso e non vorrei stabilire un cattivo precedente parlandone ora; però il libro merita e se credesse che ne facessi notizia quasi l’avessi dimenticata nel gennaio, lo farei.100

Forse scoraggiata dalle difficoltà che aveva incontrato, Emilia Ferretti avrebbe curato il

Bollettino dei romanzi e delle novelle solo per pochi mesi. Già nel maggio del 1874 avrebbe chiesto a Protonotari di cercarle un sostituto, che fu trovato a settembre.101 Questa rinuncia non le sarebbe però costata la fiducia del direttore. Negli anni a venire avrebbe anzi continuato a collaborare con la “Nuova Antologia”, la sua posizione all’interno della redazione avrebbe subito alcune modifiche e sarebbe stata caricata di nuove responsabilità. In questo periodo Emilia Ferretti avrebbe anche iniziato a dedicarsi alla scrittura di romanzi e novelle. Dal 1874 al 1878 la scrittrice avrebbe pubblicato dodici contributi non anonimi fra articoli di critica letteraria e racconti di fiction, per un totale di 18 uscite in fascicolo. Il suo impegno letterario non l’avrebbe distolta completamente dalla critica, alla quale Protonotari teneva particolarmente, ma senza dubbio questa sarebbe passata in secondo piano:

Ho finito il racconto e spero che andrà benino – scriveva a Francesco Protonotari nel giugno del ’74 – […] Se ora, prima che mi rimetta a fare qualcos’altro, Ella desiderasse da me qualche lavoro critico o volesse che facessi qualche articolo intorno a libri nuovi la prego di

100 Ibidem

101 “E per il Bollettino ha trovato il mio successore? La prego di rammentarsi che io sono sempre a sua disposizione fin tanto che il successore non è trovato.” (BNCF, CV 132, f. 100, Eadem a idem, 15 maggio 1874).

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farmelo sapere subito indicandomi quello che Lei desidera maggiormente che io faccia. Come