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Nella “Rassegna nazionale” furono pubblicati 346 articoli pubblicati da donne fra il 1879 - anno di fondazione della rivista - e il 1914. Ancora più di quanto avveniva nella “Nuova Antologia”, la maggior parte di essi uscì a puntate, cosicché anche in questa occasione mi è parso opportuno basare il calcolo statistico sul conteggio delle uscite in fascicolo e non sugli articoli in quanto tali. In questo modo si sono potute recensire 789 uscite in fascicolo nei trent’anni considerati, cioè una media di più di venti scritti femminili l’anno. Rispetto alla “Nuova Antologia”, l’andamento generale della partecipazione femminile alla “Rassegna Nazionale” fu decisamente più orientato verso la crescita, anche se pure qui vi furono momenti di forte instabilità, soprattutto nei primi anni di pubblicazione. Mentre nel primo periodo della rivista (1879-89) le donne pubblicarono in media sette articoli l’anno, nell’ultimo periodo considerato (1898-1914) la partecipazione femminile si sarebbe fatta notevolmente più intensa, assestandosi attorno ai 34 articoli l’anno.

Figura 9 – Articoli pubblicati da donne nella “Rassegna Nazionale” (1879-1913)

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Più precisamente, nei primi quattordici anni di pubblicazione della rivista, cioè fra il 1879 e il 1893, i contributi femminili occuparono uno spazio piuttosto variabile. Quasi assenti agli esordi – è stato possibile recensire un solo articolo femminile nel 1879, due nel 1880 e nel 1881 – le donne iniziarono a pubblicare con una certa intensità sulla “Rassegna Nazionale” solo nel 1882, quando uscirono nello stesso anno una decina di articoli e puntate di romanzi. Da allora in poi, la rivista avrebbe alternato del tutto irregolarmente annate con un’importante presenza femminile – 20 articoli nel 1886, 23 nel 1890, 28 nel 1892 – ad altre da cui invece le donne erano quasi del tutto assenti: cinque articoli nel 1887, solamente uno nel 1889, e così via.

La ragione principale dell’instabilità della presenza femminile nel primo periodo della “Rassegna Nazionale” è probabilmente da ricondurre all’assenza di un vero gruppo di collaboratrici assidue simile a quello su cui poteva invece contare la “Nuova Antologia” negli stessi anni. Una sola scrittrice avrebbe partecipato in modo regolare e reiterato alla rivista negli anni ’80: Sofia Fortini Santarelli.

Personaggio del tutto sconosciuto alla storiografia, su di lei ho potuto rintracciare solo notizie frammentarie e lacunose. Esponente di una delle famiglie più altolocate di La Spezia e amica del direttore della rivista suo concittadino, il Marchese Da Passano, frequentatrice del celebre ‘salotto rosso’ di Emilia Peruzzi,61 stimata collaboratrice dell’editore Piero Barbiera,62 cominciò a scrivere per la “Rassegna Nazionale” nel 1882. I suoi primi lavori furono traduzioni dall’inglese di due articoli di immediato interesse politico: Gli Stati Uniti e il Messico e La riforma delle università americane.63 La sua carriera di traduttrice sarebbe proseguita anche al di fuori della rivista: avrebbe collaborato anche con la “Nuova Antologia” e tradusse le prime edizioni italiane dei libri di Herbert Spencer,64 Samuel Smiles,65 Ouida,66 Richard Green,67 George Kennan,68 John

61Sul rapporto di amicizia fra Sofia Fortini Santarelli e Emilia Peruzzi tornerò più diffusamente nel prossimo capitolo. Cfr. infra, p. 201.

62 Per questa informazione si veda Aldo Garosci, Antonio Gallenga, vita avventurosa di un emigrato

dell’Ottocento, Centro studi piemontesi, Torino 1979, p. 636.

63 Cfr. Sofia Fortini Santarelli, Gli Stati Uniti e il Messico, in RN 16 febbraio 1882 e La riforma delle

università americane, in RN 1 marzo 1883

64 Herbert Spencer, L’individuo e lo stato, traduzione di Sofia Fortini Santarelli, Lupi, Città di Castello 1885; Idem, Educazione intellettuale, morale e fisica, Barbera, Firenze1885 e Idem, La giustizia, traduzione di Sofia Fortini Santarelli, con uno studio del sistema etico-giuridico di Spencer del prof. Icilio Vanni, Lupi, Città di Castello 1893.

65 Samuel Smiles, Vita e lavoro. Studio sugli uomini insigno per operosità, cultura e ingegno, traduzione di Sofia Fortini Santarelli, Barbera, Firenze 1888.

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Webb Probyn.69 Dopo il 1883, sulla “Rassegna Nazionale” la Fortini Santarelli si sarebbe occupata soprattutto di narrativa. Avrebbe pubblicato alcune novelle personali e una serie di traduzioni dai romanzi delle scrittrici inglesi e americane più in voga, in particolare George Elliot, Berta Thomas e Florence Pardon, per un totale di circa venti interventi fra il 1882 e il 1897, usciti per lo più a puntate su 105 fascicoli della rivista.

Un gruppo vero e proprio di collaboratrici assidue avrebbe iniziato a formarsi solo nei primi anni ’90, con l’ingresso di alcune scrittrici che sarebbero poi diventate firme abituali della rivista, al pari di altri colleghi uomini.

La poetessa trentina Luisa Anzoletti avrebbe cominciato a collaborare con la rivista nel 1892. Il suo primo articolo, intitolato In casa di Cesare Cantù, avrebbe raccontato i lunghi pomeriggi di lettura a cui l’autrice - allora appena trentenne - aveva avuto modo di assistere nel salotto di via Morigi a Milano.70 Era un saggio che dava spazio soprattutto agli aspetti più intimi e privati dell’attività intellettuale di Cantù, ormai anziano e prossimo alla morte. Per la scrittrice, che sarebbe diventata una delle voci più rappresentative del movimento femminile cristiano, nonché direttrice dell’Associazione femminile per l’arte, l’articolo avrebbe anche rappresentato l’occasione per confermare la vicinanza della proprie posizioni ideologiche con quelle del noto storico cattolico e, di riflesso, anche con quelle della rivista. La collaborazione della Anzoletti con la “Rassegna Nazionale” sarebbe continuata ininterrotta per tutto il periodo considerato da questa ricerca con una media di circa due articoli l’anno: perlopiù articoli di critica letteraria o saggi di stampo critico-biografico su personaggi centrali del contesto culturale italiano, ma anche qualche poesia e qualche racconto.

Fu comunque negli ultimi anni dell’Ottocento che la partecipazione femminile alla “Rassegna Nazionale” si fece intensa per davvero. Questa nuova apertura nei confronti delle donne era indicativa della sempre maggiore presenza delle donne cattoliche nella scena pubblica, resa ben visibile dall’esistenza di organizzazioni, riviste, periodici di vario tipo espressioni del nascente femminismo cristiano, che evidentemente la

67 Richard Green, Breve storia del popolo inglese dalle origini ai giorni nostri, traduzione di Sofia Fortini Santarelli, Barbera, Firenze 1884.

68 George Kennan, Siberia, traduzione di Sofia Fortini Santarelli, Lapi, Città di Castello 1891.

69 John Webb Probyn, L’Italia dalla caduta di Napoleone I (1815) all’anno 1892, traduzione di Sfia Fortini Santarelli, Barbera, Firenze 1892.

70 Sull’amicizia fra Luisa Anzoletti (1863-1925), Cesare Cantù e la figlia Rachele, nota acquarellista, moglie di Angelo Villa Pernice, si veda Germano Maifreda, Governo e rappresentanza degli interessi.

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“Rassegna Nazionale” cercava di intercettare.71 Ma può anche essere letta in relazione al tentativo della rivista di allargare il numero dei propri abbonati per uscire dalla grave crisi finanziaria che l’aveva colpita nel 1898.72 Uno dei principali redattori del periodico, Massimo Grabinski, aveva analizzato molto lucidamente la situazione: in una lettera scritta al Marchese da Passano il 19 novembre 1898, consigliava di acconsentire che la rivista, ancorché sacrificando un poco la qualità delle pubblicazioni, puntasse maggiormente sui racconti e romanzi, anche a scapito della rassegna politica. A suo dire queste erano le uniche materie per le quali non si doveva “assolutamente lesinare” in quanto attiravano il pubblico, soprattutto quello femminile.73

Fu così che la rivista aprì le porte a una serie di romanzi e novelle di autrici già famose – proprio nell’ottica di rendere la rivista appetibile a un numero più ampio di lettori e lettrici – e ad altre che lo sarebbero diventate anche grazie al ‘lancio’ sulla “Rassegna Nazionale”. Quelle più note - Grazia Deledda,74 Dora Melegari,75 Maria Savi Lopez,76 Jolanda77 – pubblicarono più o meno contestualmente, in questi anni a cavallo del secolo, uno o due romanzi a testa, ma non divennero collaboratrici abituali. Fra le scrittrici e le traduttrici di romanzi semi-sconosciute reclutate in quegli anni di fine secolo, almeno due

71 Il rimando è d’obbligo agli studi di Paola Gaiotti De Biase, in particolare Le origini del movimento

cattolico femminile, Morcelliana, Brescia 1963. Si veda inoltre al più recente, ma altrettanto significativo Roberta Fossati, Élites femminili e nuovi modelli, cit.

72 Secondo Pietro Fea, assiduo collaboratore della rivista, il calo degli associati della “Rassegna Nazionale” (solo 600 nel 1898, a fronte dei 3000 della “Nuova Antologia” negli stessi anni) era dovuto alla

“concorrenza terribile che le fanno la Nuova Antologia, la Rivista politica della Tribuna, la Rivista italiana dello Guidi e soprattutto l’apatia del pubblico per ogni genere di libri”, citato da Ornella Confessore,

Conservatorismo politico e riformismo religioso, cit., p. 49. 73 Lettera del 29 giugno 1896, ivi, p. 47.

74 Grazia Deledda, Colomba, in “Rassegna Nazionale”, 15 luglio 1900 e Dopo il divorzio, 1 settembre 1901-1 gennaio 1902.

75 Dora Melegari, Cristina Auberoj, ivi, 15 giugno-15 novembre 1907.

76 Maria Savi Lopez, Un giorno di festa. Racconto, ivi, 1 febbraio 1899 e In altri tempi, 1 settembre 1899-1 febbraio 1900. All’epoca l’autrice (1846-1940), amica di Angelo De Gubernatis e Giuseppe Pitré, in stretto contatto con il network dei folkloristi italiani, aveva già pubblicato numerosi volumi di carattere etnografico (il più celebre, di successo anche internazionale, era Leggende delle Alpi, Loescher, Torino 1889). Di recente aveva dato alle stampe il magnifico volume illustrato da Carlo Chessa, Le leggende del mare, Loescher, Torino 1893, dacui Emilio Salgari avrebbe tratto numerose suggestioni per i suoi libri e alcuni studi sugli indigeni americani. Savi Lopez avrebbe anche collaborato come scrittrice di racconti per l’infanzia con “Il giornalino della domenica” e altri periodici. Sulla sua attività di folklorista si veda Sandra Puccini, L’Itala gente dalle molte vite, cit., p. 159 e Fedora Giordano, Gli Indiani d’America e l’Italia. Atti

del convegno di studi, Torino 14-15 ottobre 1996, Edizioni dell’Orso, Alessandria 1997, p. 151.

Sull’amicizia e la collaborazione con Salgari si veda Giovanna Viglongo, Introduzione a Emilio Salgari, Le

novelle marinaresche di mastro Catrame, Robin, Roma 2002, p. II-III.

77 Jolanda, Sotto il paralume color di rosa, in “Rassegna Nazionale”, 1-15 maggio 1900. Su Jolanda, alias Maria Majocchi Plattis (1846-1917), autrice di numerosissimi romanzi in questi anni a cavallo del secolo, si veda Clemente Mazzotta (a cura di), Jolanda: le idee e l’opera. Atti del convegno di studi (Cento, 28 e 29

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rimasero invece fedeli alla rivista, diventando anzi alcune delle collaboratrici più assidue. Irma Rios78 e Emilia Franceschini iniziarono a collaborare con il periodico come traduttrici, ma ben presto abbandonarono il settore della narrativa per specializzarsi in altri campi. La prima si sarebbe dedicata soprattutto alla scrittura di storia; la seconda si sarebbe specializzata nella scrittura di articoli dedicati a varie tematiche sociali – i diritti delle donne, la condizione degli emigrati italiani, la tutela degli operai e così via - ma avrebbe scritto anche di arte, storia e critica letteraria.

La collaboratrice più feconda e fedele della “Rassegna Nazionale” del periodo primo novecentesco fu comunque la Contessa Sabina Parravicino di Revel. Conosciuta dagli storici soprattutto per essere stata un’esponente di punta del movimento femminile cattolico79 e la prima presidentessa della sezione lombarda del Consiglio Nazionale delle donne italiane nel 1903, Sabina Parravicino redasse sotto lo pseudonimo di Kingswan una delle due rubriche fisse della “Rassegna Nazionale”, Libri e riviste estere, dal gennaio del 1903 alla Prima guerra mondiale. L’autrice avrebbe dato notizia dei problemi politici e culturali dibattuti nei principali periodici stranieri, in particolare francesi, inglesi, americani e tedeschi. Con lo pseudonimo di Theologus sarebbe inoltre intervenuta a più riprese dibattendo i temi culturali e scientifici più disparati.

Questa enorme mole di lavoro – una mezza dozzina di pagine pubblicate ogni quindici giorni per undici anni consecutivi, aiutata solo sporadicamente dal marito – non ha termini di paragone nelle altre riviste italiane prese in considerazione da questa ricerca. Il suo è l’unico caso riscontrato in Italia in cui fosse affidata a una donna – pur celata dietro uno pseudonimo - la redazione di una rubrica fissa di interesse così centrale e per un tempo così lungo. Come ha messo molto bene in luce Ornella Confessore nella sua analisi della “Rassegna Nazionale” negli anni a cavallo del secolo,80 la Parravicino fu una figura centrale per la rivista anche sotto altri punti di vista. Personaggio particolarmente in vista dell’aristocrazia milanese, riuscì a procurare un numero talmente importante di nuovi abbonamenti fra gli ambienti nobiliari lombardi, che la zona di maggiore penetrazione

78 Irma Rios fu la prima traduttrice italiana di Lewis Wallas (Ben-Hur, Aliprandi, Milano 1901), di E. Werner (Novelle, Treves, Milano 1903; Messaggeri di primavera, Treves, Milano 1898, Il vincitore, Treves, Milano 1910; Caccia grossa, Treves, Milano 1902), Henryck Sienkiewicz (Liliana, Baldini e Castoldi, Milano 1900; I cavalieri della croce, Baldini e Castoldi, Milano 1901; Il diluvio, Baldini e Castoldi, Milano 1901) e altri. Su di lei non esistono al momento studi.

79 Su di lei si vedano i riferimenti in Paola Gaiotti De Biase, Le origini del movimento cattolico femminile, cit.

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della “Rassegna Nazionale” in questo periodo divenne proprio la Lombardia. La Parravicino gestì inoltre a nome della redazione i contatti con alcuni degli esponenti del movimento culturale inglese, francese e americano.81 Tramite la sua amicizia con una delle dame di corte, la Marchesa Villamarina, seppe poi procurare alla “Rassegna Nazionale” l’appoggio della Casa reale, che contribuì anche economicamente alla sopravvivenza della rivista.82

Nel complesso, fra il 1898 e la Prima guerra mondiale le donne pubblicarono 227 articoli sulla “Rassegna Nazionale”, corrispondenti a 546 uscite in fascicolo: una media cioè di 14 articoli per 34 puntate l’anno. I contributi femminili arrivarono a rappresentare in questo periodo oltre il 18% dell’intera produzione letteraria della rivista, a fronte del 7% dei vent’anni precedenti. Si trattava di una presenza importante, non riscontrabile nelle altre riviste italiane considerate.

Oltre il 70% degli articoli femminili nei primi quindici anni del Novecento erano tuttavia stati scritti da Sabina Parravicino: se si volesse prendere in considerazione la partecipazione femminile alla “Rassegna Nazionale” senza tenere conto del contributo straordinariamente elevato di questa scrittrice, si otterrebbe un risultato di nuovo vicino al 7%, cioè in linea tanto con le cifre del periodo precedente, quanto con quelle relative alle altre riviste considerate per il contesto italiano.

Figura 10 - Percentuale di articoli pubblicati da uomini e da donne sulla “Rassegna Nazionale” (1879- 1913)

Fonte: 12 - Indici della "Rassegna Nazionale" e Glauco Licata, La “Rassegna Nazionale”

81 Per questi aspetti si veda il saggio di Ornella Confessore, La “Rassegna Nazionale” e l’americanismo, in Umberto Gentiloni Severi, Cattolici e liberali. Il Marchese da Passano e la “Rassegna Nazionale”, cit., pp. 75-97.

82 Il bilancio della rivista fu in passivo almeno finoal 1903 (1200 Lire nel 1898, 700 nel 1902).Per tutti questi problemi si rimanda al volume di Ornella Confessore, Conservatorismo politico e riformismo

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4. “Rivista

Europea”

(1869-1883)

e

“Revue