La rivista era stato creata come una sorta di vetrina particolarmente prestigiosa per la Maison d’édition Calmann-Lévy, nell’ambito di una strategia di reciproco sostegno commerciale fra il periodico e la sua casa editrice (gli analisti di oggi la definirebbero di ‘co-marketing’): la rivista si appoggiava finanziariamente sulla Calmann-Lévy e godeva grazie a questa della collaborazione degli scrittori più quotati del panorama letterario dell’epoca, da cui traeva prestigio e visibilità; la casa editrice puntava sulla rivista per
105 Arvède Barine, La Grande Demoiselle, in « Revue des deux Mondes », 15 luglio 1899-1 febbraio 1905. 106 Arvède Barine, Madame, mère du Régent, in « Revue des deux mondes », 15 ottobre 1906 – 1 novembre 1908.
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farsi pubblicità presso i lettori più raffinati, testare le probabilità di successo dei propri libri pubblicandoli preventivamente - integralmente o in parte - sul periodico, e nel caso ottenerne infine una recensione.
Fin da subito la “Revue de Paris” avrebbe puntato sulla scrittura femminile per lanciarsi con successo sul mercato del giornalismo d’élite. Il suo primo numero si sarebbe aperto con i romanzi di due autori particolarmente alla moda: uno di Gabriele d’Annunzio,
Episcopo e Cio, e l’altro di Gyp, alias Gabrielle Sybille de Mirabeau, una delle scrittrici più conosciute e amate dal pubblico femminile.107 Nello stesso anno sarebbero seguiti un secondo romanzo della stessa autrice; un racconto di un’altra firma particolarmente cara al pubblico femminile, Judith Gautier, nonché la prima parte dell’autobiografia postuma della scienziata e matematica Sophie Kovalevsky, 108 figura seguitissima all’epoca tanto per i suoi successi di scienziata, quanto per il suo impegno emancipazionista e le tormentate vicende amorose vissute durante l’esilio dalla Russia.
Figura 15 - Articoli femminili nella "Revue de Paris" 1894-1913
Fonte: 17 - Indici della rivista
107 Gabrielle Sybille de Mirabeau (1849-1932), ultima discendente della casata, fu autrice di un centinaio di romanzi, molti dei quali estremamente popolari, e di un numero incalcolabile di articoli. Su di lei si veda la biografia di Willa Z. Silvermann, Gyp, la dernière des Mirabeau, Perrin, Paris 1998 (1995), che mette molto bene in luce l’influenza di questa autrice – bonapartista, boulangista e nettamente antidreyfusarda, nella diffusione e popolarizzazione dell’antisemitismo in Francia sul tornante del secolo.
108 Sophie Kovalevsky (1850-1891) fu la terza donna ad ottenere una cattedra di matematica in Europa. Moglie del paleontologo Waldemar Kowalevsky, studiò in Germania (Heidelberg, Berlino e Göttingen) e ottenne una cattedra nel 1884 a Stoccolma. I sui studi sulla rotazione dei solidi le valsero il plauso di Lagrange ed Eulero, nonché un premio dell’Académie Française. Su di lei si veda, oltre all’articolo di Th. Bentzon, La rançon de la gloire, in “Revue des deux Mondes”, 15 maggio 1894, anche lo studio Ann Hibner Koblitz, A Convergence of Lives. Sophia Kovalevskaia: Scientist, Writer, Revolutionary, Birkhaeuser, Boston-Basel-Stuttgart 1983.
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Fra il 1894 e il 1913 le donne avrebbero pubblicato 151 interventi per un totale di 526 uscite in fascicolo, ovvero circa l’8% di tutti gli articoli usciti nell’arco di tempo considerato, con una media di 16 articoli l’anno. Il loro spazio all’interno della “Revue de Paris” sarebbe però stato piuttosto instabile: nove articoli nel 1901, l’anno seguente 27, due anni dopo solo 13, nel 1906 di nuovo 26, 30 nel 1907 e così via.
L’instabilità – quasi intermittenza - della partecipazione femminile all’interno della “Revue de Paris” dipendeva dalle particolari finalità commerciali della rivista rispetto al suo editore. Come ha giustamente notato Thomas Loué, « la cohérence interne ne jouait pas sur la récurrence des signatures car l’activité éditoriale avait avant tout pour objectif le profit commercial et le lancement des livres ».109 Per questo la politica redazionale della “Revue de Paris” non era mai del tutto autonoma: la scelta degli autori dipendeva spesso – ma non sempre - dagli interessi della Calmann-Lévy e dalle sue necessità di promuovere libri, autori o temi nuovi.
L’atteggiamento della direzione non mutava, per quanto ne sappiamo, nei confronti delle donne. Anche la loro presenza all’interno della “Revue de Paris” era il più delle volte vincolata a un’imminente iniziativa editoriale e con essa si concludeva. Non avrebbe perciò senso fare riferimento in questo caso alla distinzione fra collaboratrici fisse e collaboratrici occasionali come si è fatto per le altre riviste considerate.
E’ pur vero, però, che in qualche modo la rivista tentò di legare il proprio nome a quello di alcune scrittrici: se non proprio per far sì che la loro firma venisse immediatamente identificata con la “Revue de Paris”, quanto meno per sottrarle alla concorrenza.
E’ il caso ad esempio di Judith Gautier,110 figlia dello scrittore romantico Théophile Gautier e della cantante italiana Ernesta Grisi, che quando fu reclutata dalla “Revue de Paris” era già una celebrità nel ristretto mondo del Tout-Paris di fine Ottocento: non solo grazie ai suoi romanzi così originali e esotici – quasi tutti ambientati in Estremo Oriente, terra di cui Judith era affascinata sin da giovanissima – ma anche per le sue intricate vicende amorose. Divorziata dallo scrittore Catulle Mendès, era stata amante di Victor Hugo e successivamente di Wagner. Per lui aveva tradotto in francese il Parsifal, opera
109 Thomas Loué, p. 348
110 Su Judith Gautier (1850- 1917) si vedano le biografie di Joanna Richardson, Judith Gautier, Watts, New York 1987 e Bettina Knapp Judith Gautier, une intellectuelle française libertaire, Harmattan, Paris 2007 (2004).
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che si mormorava fosse ispirata proprio alla sua figura.111 L’autrice avrebbe iniziato a collaborare con la “Revue de Paris” nel 1894 e avrebbe continuato a farlo più o meno regolarmente per tutto il periodo considerato da questa ricerca. Avrebbe pubblicato soprattutto romanzi e novelle, ma anche la seconda e terza parte della sua lunga autobiografia, per un totale di 29 uscite in fascicolo.112
Forse proprio per la sua più spiccata vocazione commerciale, o forse per distinguersi dalle omologhe rivali, la “Revue de Paris” non avrebbe poi esitato a concedere ripetutamente spazio sulle proprie pagine alle opere di giovani autrici anche molto discusse, che difficilmente avrebbero trovato accoglienza nella più tradizionalista “Revue des deux Mondes”.
Si pensi in questo senso a un’altra firma ricorrente della “Revue de Paris”, la scrittrice Marcelle Tinayre,113 figlia di un communard, anticlericale, femminista, collaboratrice del noto giornale emancipazionista “La Fronde” di Marguerite Durand, che fra il 1899 e il 1908 pubblicò qui alcuni dei suoi romanzi migliori (13 per l’esattezza, apparsi a puntate in 31 uscite in fascicolo complessive): quasi tutti descrivevano, con toni talvolta provocatori, l’inadeguatezza delle convenzioni sociali di fronte all’emergere del cosiddetto modello della ‘femme nouvelle’ e sostenevano le posizioni dell’emancipazionismo più estremo. In Hellé ad esempio, pubblicato nel 1899, ma anche nel suo romanzo d’esordio Avant l’amour apparso l’anno prima, l’autrice avrebbe investigato il tema della verginità femminile e messo in discussione i principi della moralità borghese e patriarcale della Francia della Belle Époque.114
Non si può dire che la “Revue de Paris”, per quanto moderatamente progressista e di sinistra, fosse una convinta sostenitrice della causa emancipazionista. Tutt’altro: furono davvero pochi, perfino in confronto alla “Revue des deux Mondes”, gli articoli che affrontarono in maniera specifica la questione della condizione femminile e fra questi quasi tutti presentarono posizioni decisamente moderate.
111 Sui rapporti fra Judith Gautier e Wagner si vedano le Lettres à Judith Gautier par Richard and Cosima
Wagner, a cura di Léon Guichard, Gallimard, Paris 1964.
112 Judith Gautier, Le second rang du collier, in « RdP » 15 novembre 1902-1 luglio 1903 e Le collier des
jours. Troisième rang, 1 febbraio-1 maggio 1909. La prima parte dell’autobiografia è intitolata Le collier des jours. Souvenirs de ma vie
113 Su Marcelle Tynaire (1872-1948) si veda il profilo di Mélanie E. Collado, Colette, Lucie Delarue-
Mardrus, Marcelle Tynaire; émancipation et résignation, Harmattan, Paris 2003. 114 Cfr. Marcelle Tynaire, Hellé, in RdP 1 giugno-15 luglio 1899.
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La rivista seppe però dare voce, in modo molto più consapevole e sistematico delle sue concorrenti, alla progressiva affermazione di quella “brillante et jeune littérature féminine” - come la definì Jules Bertaut115 - emancipazionista e non, che nel complesso fu una delle novità più caratteristiche e destabilizzanti del contesto letterario francese della Belle Epoque.116 Una schiera di nuove scrittrici stava invadendo la scena letteraria vendendo migliaia e migliaia di copie e suscitando le invidie dei loro colleghi: Daniel Lesueur, Anne de Noailles, Marcelle Tynaire, Myriam Harry, Colette Yver, per citarne alcune che collaborarono con la “Revue de Paris”. I suoi direttori non le accolsero tutte indistintamente – non i romanzi provocatori di Rachide o Colette ad esempio – ma non restò indifferente di fronte a questo nuovo fenomeno letterario e, inutile dirlo, di fronte alle opportunità di espansione sul mercato che poteva assicurare.
Nel complesso comunque, gli scritti femminili non rappresentarono mai più del 15% delle pubblicazioni complessive della “Revue de Paris” fra il 1894 e il 1913.
Figura 16 - Articoli scritti da uomini e da donne nella "Revue de Paris" (1894-1913)
Fonte: 18 – Indici della rivista
115 Cit. in Geraldy Leroy e Julie Bertrand-Sabiani, La vie littéraire à la Belle Époque, cit., p. 266. 116 Rachel Mesch, The Hysteric’s Revenge. French Women Writers and the Fin de siècle, Vanderbilt University Press, Nashville 2006.
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