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Nella « Revue des Deux Mondes » sono stati recensiti 255 articoli scritti da donne fra il 1874 – inizio della “Troisième periode” della numerazione in serie della rivista - e il 1907. Spesso pubblicati a puntate (per un totale di 298 uscite in fascicolo) essi rappresentarono circa il 5% degli articoli pubblicati complessivamente dalla rivista in quel periodo: una cifra inferiore – ma non di molto - a quella riscontrata per le altre riviste italiane e francesi considerate da questa ricerca.

A distinguere l’andamento della partecipazione delle donne alla “Revue des Deux Mondes” rispetto alle sue omologhe italiane e francesi non fu la scarsità dei contributi femminili, bensì la sostanziale continuità della presenza femminile all’interno della rivista nel lungo periodo. Non solo gli articoli femminili nella “Revue des Deux Mondes” occuparono uno spazio pressoché invariato durante i ventiquattro anni che intercorsero fra il 1874 e il 1907, cioè il periodo che interessa più da vicino la mia ricerca, ma è possibile rilevare una sostanziale stabilità fra questi dati e quelli relativi ai quarant’anni precedenti: una stabilità interrotta solo per breve tempo negli anni ‘40. Se durante la Restaurazione la “Revue des deux Mondes” aveva pubblicato in media sette articoli scritti da donne l’anno, nei primi anni del Novecento ne avrebbe pubblicato solo due o tre di più.

Figura 13 - Articoli femminili pubblicati dalla "Revue des Deux Mondes" (1831-1907)

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Fu George Sand, alias Aurore Dupin, la principale collaboratrice femminile della “Revue des Deux Mondes” durante la Restaurazione: a lei si devono più dei due terzi degli articoli femminili pubblicati dalla rivista negli anni ’30. Com’è noto, Sand aveva ottenuto dal direttore François Buloz un contratto vessatorio ma al contempo abbastanza vantaggioso dal punto di vista economico: 4.000 franchi l’anno in cambio di 32 pagine settimanali.91 Lavorando a ritmi intensissimi, spesso anche di notte, e non solo per quella rivista, l’autrice produsse una trentina di opere fra il 1833 e il 1840: prevalentemente romanzi, ma anche articoli di critica letteraria e impressioni di viaggio. Fu l’unica scrittrice a collaborare in modo continuativo alla rivista nel primo decennio di pubblicazione. Le altre collaboratrici dell’epoca - quattro in tutto92 – pubblicarono uno o al massimo due interventi a testa.

Quando, nel 1840, George Sand interruppe la sua collaborazione dopo essersi duramente scontrata con François Buloz che non approvava le sue posizioni politiche di orientamento socialisteggiante,93 altre scrittrici trovarono spazio al suo posto nelle pagine della “Revue des Deux Mondes”.

Mme Charles Reybaud – entrata alla “Revue” grazie a una raccomandazione particolarmente influente, quella di Adolphe Thiers -94 e Cristina di Belgiojoso divennero le principali collaboratrici femminili della rivista fra gli anni ’40 e ’50 dell’Ottocento. La prima pubblicò soprattutto romanzi e novelle, la seconda diede alle stampe alcune delle

91 Per uno sguardo d’insieme puntuale e molto completo rinvio alla bibliografia disponibile sul sito promosso dal Ministero della cultura francese in occasione del duecentenario della nascita di George Sand (1804-1876): www.georgesand.culture.fr, dove sono dedicate varie pagine agli studi di carattere critico- letterario, biografico e storico sulla scrittrice, così come alla vasta filmografia a lei dedicata. Mi limiterò qui a citare i soli studi che si sono occupati più da vicino della collaborazione della scrittrice con la “Revue des deux Mondes”: oltre al già citato studio di Marie-Eve Thérenty, “Ne nous séparons pas, nous devons

finir ensemble”, cit., della stessa autrice Mosaïques. Etre écrivain entre presse et roman (1829-1836), Champion, Paris 2003 ; Femmes, journalisme et pensée sous la monarchie de Juillet, « Lieux littéraires/La Revue », n. 7-8, numero monografico curato da Christine Planté, Féminin/Masculin, écritures et

répresentations, giugno 2005, pp. 93-112, che fanno anche luce sul ruolo di Sand come modello di riferimento per molti rapporti di collaborazione fra donne e periodici nella Francia della Restaurazione e del Secondo impero.

92 Amable Tastu (1798-1885), poetessa e scrittrice per l’infanzia, pubblicò nella “Revue des deux Mondes” una lirica (La pauvreté, 15 giugno 1832) e un articolo di critica letteraria (Une jeune poète anglaise:

Laetitia Landon, 15 maggio 1832). Marceline Desbordes-Valmore (1786-1859), celebre poetessa autodidatta, pubblicò nel febbraio del 1832 una lirica, C’est moi, romance, con musiche di Mme Menessier Nodier, autrice anche della poesia À une jeune fille, nello stesso fascicolo. Frances Trollope (1780-1863), nota scrittrice inglese dell’età vittoriana, pubblicò un racconto, Le mariage du major, 1 novembre 1832. 93 Per un’antologia degli scritti politici sandiani e per un’analisi del suo pensiero, si veda Huguette Bourchadeau, George Sand. Politique, HB, Nîmes 2004, 2 voll.

94 Per questa informazione cfr. Marie Louise Pailleron, François Buloz et ses amis. Les écrivains du Second

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sue opere più celebri, fra cui L’Italie et la Révolution italienne de 1848 (settembre ’48- gennaio ’49) e negli anni ‘50 una serie di articoli sul suo recente viaggio in Oriente raccolti sotto il titolo La Vie intime et la Vie nomade en Orient. Ma poiché nessuna scrittrice attiva in questo periodo raggiunse i ritmi di produzione di George Sand, si assistette a una vera e propria marginalizzazione della scrittura femminile nella rivista: gli anni ’40 segnarono il momento di minore presenza assoluta delle donne nella “Revue”. Gli interventi femminili tornarono a occupare uno spazio quantitativamente importante solo nella seconda metà degli anni ’50: un po’ grazie all’ingresso di nuove collaboratrici – in questo periodo fu ad esempio reclutata Dora d’Istria, che avrebbe continuato a pubblicare nella rivista per tutti gli anni ’60 – ma soprattutto per merito, ancora una volta, di George Sand che, rappacificatasi con François Buloz, tornò a scrivere per la rivista. E’ in effetti impossibile parlare del rapporto fra le donne e la “Revue des Deux Mondes” senza fare riferimento alla figura di George Sand: non solo perché da sola produsse la maggior parte degli scritti femminili apparsi sulle pagine della rivista nei primi quarant’anni di pubblicazione, ma anche perché la sua esperienza divenne un modello – o perlomeno un antecedente autorevole - per quasi tutte le relazioni fra la “Revue” (e non solo) e le sue scrittrici, anche dopo la sua uscita dalla rivista.

Nell’arco di tempo che interessa più direttamente questa ricerca – gli ultimi decenni dell’800 e i primi anni del Novecento - la partecipazione femminile alla “Revue des Deux Mondes” si strutturò sul contributo massiccio e determinante di pochissime collaboratrici – una o due a seconda del periodo - particolarmente fedeli alla rivista, disposte a scrivere molto e a ritmi sostenuti: esattamente come aveva fatto George Sand nel corso dei decenni precedenti. L’impressione che si ricava studiando l’andamento della partecipazione femminile alla “Revue des deux mondes” è che i rapporti privilegiati fra queste ‘pupille’ e i loro direttori finissero per sottrarre spazio ad altre possibili collaboratrici: come se nella “Revue” ci fosse stato spazio per una sola donna alla volta, o al massimo due. Non per nulla, gli articoli scritti da collaboratrici occasionali della rivista rappresentarono solo il 30% delle pubblicazioni femminili: in proporzione decisamente meno delle collaborazioni occasionali di donne recensite negli altri periodici considerati, così come quelle recensite nella “Revue” per gli uomini nello stesso periodo (pari a circa il 45%).95

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Fra gli anni ’70 e ’90 la principale collaboratrice fu Thérèse Blanc.96 Entrò nella “Revue des Deux Mondes” proprio agli inizi della sua carriera, dopo aver pubblicato un solo romanzo, Le Roman d’un muet nel 1868,97 oltre a qualche sparuto articolo sulla “Revue politique et culturelle” e sul “Journal des Débats”. Con lo pseudonimo di Th. Bentzon avrebbe pubblicato un numero straordinario di articoli nella “Revue des duex Mondes”– 102, usciti in 128 puntate totali - fra il 1872 e il 1906: per la maggior parte articoli di critica letteraria, ma anche qualche romanzo e alcuni resoconti di viaggio.

La sua collaborazione con la rivista di François Buloz era iniziata proprio sul finire di quella di George Sand, che avrebbe pubblicato il suo ultimo racconto – Marianne - nell’agosto del 1875 per poi morire l’anno seguente. Fra le due sembrava esserci stato una sorta di passaggio del testimone all’interno della rivista, benché la fama della storica collaboratrice della “Revue des Deux Mondes” non potesse essere paragonata a quella della sua giovane collega, allora ancora poco conosciuta al pubblico. I loro interessi culturali erano inoltre distanti, poiché la prima era prima di tutto una scrittrice di romanzi, mentre la seconda prediligeva piuttosto la forma del saggio o dell’analisi critica. Ma in un certo senso Th. Bentzon sarebbe stata quella che fra le collaboratrici della “Revue” del periodo repubblicano avrebbe saputo meglio cogliere l’eredità lasciata da George Sand nella rivista: sia perché per oltre dieci anni la sua sarebbe rimasta la sola firma femminile proposta con regolarità ai lettori della “Revue” - così come fino ad allora lo era stata quella di George Sand – sia perché dopo il ritiro di quest’ultima, Th. Bentzon sarebbe rimasta l’unica voce a sostenere la causa dell’emancipazione delle donne all’interno della “Revue des deux Mondes”.

96 Su Thérèse Blanc (1840-1903), alias Th. Bentzon, non esistono studi, né di carattere biografico né di critica letteraria, benché fosse un personaggio estremamente in vista nel contesto letterario europeo di fine Ottocento. Qualche riferimento ai suoi numerosi travelogues (tutti pubblicati nella “Revue”) si trova in Bénédicte Monicat, Itinéraires de l’écritures au féminin, Voyageuses au XIXe siècle, Rodopi, Amsterdam-. Atlanta 1996, pp. 20 e 24. Ma le poche notizie su di lei le ho per lo più raccolte a partire dalle sue

corrispondenze, conservate alla BNF (N.a.Fr 12993) e da alcuni ritratti biografici apparsi sui giornali e le riviste dell’epoca, in Francia come all’estero (ad esempio quello di Laura Groppallo, Thérèse Bentzon, in “Nuova Antologia”, 15 maggio 1907). A testimonianza della fama di cui l’autrice godeva oltreoceano cfr. il

Biographical Sketch of Madame Blanc di Mario Bertaux, in apertura della traduzione inglese del suo volume sulle donne in America, Marie-Thérèse Blanc, The Condition of Woman in the United States. A

Traveller’s Notes, translated by Abby Langdon Alger, Robert Brothers, Boston 1895. Cfr. inoltre l’intervista apparsa sul “New York Times del 14 gennaio 1894, Impressions of Th. Bentzon, Novelist and

Translator of American Authors. Si vedano anche i profili biografici contenuti ei dizionari di Angelo De Gubernatis, Dizionario biografico degli scrittori contemporanei, Le Monnier, Firenze 1879-80 e

Dictionnaire International du jour, Le Monnier, Firenze 1888, ad vocem; Gustave Vapereau, Dictionnaire

universel des contemporains, ad vocem; M. Prevost e Roman d’Amat (a cura di), Dictionnaire de

biographie française, Paris 1949, ad vocem.

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Negli anni ’80 a lei si sarebbe unita Cécile Vincens,98 che aveva già pubblicato il suo primo articolo nella “Revue” nel 1872 utilizzando fin da allora lo pseudonimo che l’avrebbe resa famosa, Arvède Barine: si trattava di una versione riassunta e tradotta del romanzo inglese di Katherine King, La reine du Régiment. Ma solo a partire dagli anni ’80 dell’Ottocento anche lei avrebbe iniziato a collaborare regolarmente con la “Revue des deux Mondes”, nonostante la raccomandazione di un cugino, Maurice Vernes, segretario di redazione appena licenziatosi, che l’aveva a sua volta segnalata all’ex- collega Weiss.99 Sarebbe stato Ferdinand Brunetière, all’epoca solo capo-redattore della rivista, a scoprire per caso il talento della scrittrice, scrivendo qualche anno più tardi a Charles Vincens - marito di Cécile e curatore del bollettino letterario della “Bibliothèque Universelle” - per ringraziarlo di una recensione favorevole apparsa sulla prestigiosa rivista ginevrina. Questi gli aveva confidato che in realtà non era stato lui, “surchargé d’occupations qui n’ont rien de littéraire”, a scrivere quell’articolo, bensì sua moglie:

98 Di Cécile Vincens (1840-1908), e più in particolare del suo contributo alla scrittura di storia, si è recentemente occupata Isabelle Ernot, Une historienne au tournant du siècle. Arvède Barine, in « Mil Neuf Cent », Figures d’intellectuelles, n.16, 1998, pp.93-118; Eugénie Vauvilliers, Arvède Barine e la storia

delle donne nella Francia dell’Ottocento, in Maura Palazzi e Ilaria Porciani (a cura di), Storiche di ieri e di

oggi. Dalle autrici dell’Ottocento alle riviste di storia delle donne, Viella, Roma, 2004, pp. 95-108, e

L’histoire des femmes et ses premières historiennes (XIXe- début XXe siècle) / Women Writers of

Women's History During XIXe and First Half of XXe : Historians ?, in “Revue d’histoire des sciences humaines”, n.16, 2007, pp.165-194.

99 Si veda in proposito la lettera di Maurice Vernes a Cécile Vincens, Parigi, 17 luglio 1872 (BNF, N.a.Fr. 18349, ff. 30-31): “Hélas ! Ma chère couisine, vous avez devant vous le mortel le plus consterné du monde et des deux mondes ; car cette noble dame, dont je vous avais dit si volontiers les manies et les tics, cette noble dame a cessé depuis tantot deux mois d’etre celle de mes pensés, ou, pour parler plus clair, de mes instants et de mes journés. Transformez pour un moment cette majesteuse duchesse en un grand vieillard, bien sourd et bien maussade ; supposez que le 1er Juin au matin j’entre dans le cabinet de travail de ce malin et peu honnete savoirien et que je lui dise : Monsieur, vous m’aviez promis tant quand je suis entré à votre service, vous m’avez donné tant, ce qu’est beaucoup moins, et cela n’est pas gentil ; cela et si peu gentil que, si vous ne me donnez pas l’assurance que la chose changera, ou plutot est changé par une declaration explicite, - je prends mon chapeau et je m’en vais sur l’instant.[…] Bref, je commencais à en avoir assez de ce métier, où l’on est le valet d’un vieux homme sans éducation et sans honneté, et comme il prétendait de donner des appointements dérisoirs je l’ai laissé à sa aimable caractère et à ses rages. D’où il résulte que votre lettre ne jette dans la confusion et que je suis honteux de ne la pas mériter, sans compter qu’en quittant M. Buloz je lui ai dit plusieures choses très rudes et que nous nous sommes séparés dans le plus mauvais termes, et qu’en conséquence je ne puis pas aller voir un peu la manière dont il traitent la Reine du

régiment. Au reste vous ne pouviez trouver un meilleur introducteur que M. Weiss, et sa raccomandation est la meilleure que vous poussiez jéter au cerbère de la rue Bonaparte. […] Vraiment, sauf la correction du style, je n’en sais absolument rien, j’ai vu refuser de très jolies choses et admettre des médiocrités sans nom. C’est presque uniquement affaire de hasard. Quand l’un des sécretairs – nous étions deux – avait donné son jugement conscienceux et décidement favorable, il arrivait qu’un jeune crétin, fils de Buloz, jetait un coup d’oeil sur la chose, la declarat détestable ou simplement peu interessante, - et l’affaire était enterré, car M. Buloz, qui est à moitié aveugle, c’est à dire plus que borgne, ne lit jamais les manuscrits. Concluez avec moi de tout cela qu’une bonne recomandation de M. Weiss vaut plus que les services que j’aurais essayé de vous rendre, si votre manuscrit était descendu sur mon bureau ».

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“Elle pourra, si vous y tenez, vous dire le nom de mon remplaçant; mais je vous prie de m’en garder le secret”.100

Brunetière avrebbe allora raccomandato Cécile Vincens al direttore Charles Buloz e preteso per lei un buon trattamento economico. Grazie al suo intervento, nel 1885 Barine avrebbe ottenuto di essere pagata dalla rivista 200 Franchi per foglio di stampa (ovvero 16 pagine della rivista): una cifra piuttosto elevata per una collaboratrice di fresca acquisizione della rivista. Di solito - come ci tenne a precisare Charles Buloz in una lettera diretta alla scrittrice – tale trattamento economico era “attribué à ceux de nos collaborateurs qui nous ont rendu des services depuis longtemps déjà”.101

Come Th. Bentzon, anche Arvède Barine avrebbe iniziato la sua carriera all’interno della “Revue” dedicandosi soprattutto alla critica letteraria, in particolare straniera. Così, negli anni ’90, erano precisamente queste due figure femminili a gestire una buona parte della critica delle letterature anglosassoni, russe e scandinave all’interno della “Revue des deux Mondes”: quella stessa rivista che, come osservava Henry Bordeaux nel Livre du

centenarie, “pour être reinsignée sur l’étranger, a fait appel tour à tour à Philarète Chasles, à Emile Montégut, à Valbert-Cherbuliet”102 e ora si affidava a due donne.

Una volta nominato direttore, il 1 gennaio 1894, Brunetière avrebbe cercato di legare in maniera ancora più stretta il nome di Barine a quello della “Revue des deux Mondes”. In cambiò di una “collaboration plus regulière”, egli le offrì “tous les avantages qu’elle pourra désirer”:103 una proposta che si inseriva all’interno di una più generale operazione di rinnovamento della rivista che Brunetière – proprio come Giovanni Cena e Maggiorino Ferraris nella “Nuova Antologia” qualche anno dopo – avrebbe portato avanti riunendo intorno alla propria redazione un gruppo di collaboratori fedeli e per vari versi innovativi rispetto al passato.104 Per qualche anno Barine avrebbe continuato a dedicarsi soprattutto alla critica e alla storia letteraria. Poi, incoraggiata e sostenuta tanto moralmente quanto finanziariamente da Ferdinand Brunetière, avrebbe iniziato a scrivere esclusivamente di storia. Nei primi anni del Novecento l’autrice avrebbe pubblicato uno studio dedicato alla vita di Anne-Marie-Louise d’Orléans, la “Grande Mademoiselle”, in 11 puntate uscite fra

100 BNF, N.a. Fr. 25051, f. 208, lettera di Charles Vincens a Ferdinand Brunetière, Parigi, 22 febbraio 1879. 101 BNF, N.a.Fr. 18340, f. 266, lettera di Charles Buloz a Cécile Vincens, Parigi, 16 maggio 1885. 102 Henry Bordeaux, Arvède Barine, in Le livre du centenaire, cit., p. 447.

103 Lettera di Ferdinand Brunetière a Arvède Barine, cit. in ibidem. 104 Cfr. Thomas Loué, La Revue des deux Mondes, cit., pp. 539-541.

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il 1899 e il 1905;105 seguito da un secondo studio, fra il 1906 e il 1908, anch’esso dedicato alla storia delle donne della Corte di Francia, ma questa volta dalla prospettiva di Anna d’Austria, madre di Luigi XIV.106

Barine avrebbe pubblicato 40 articoli fra il 1879 e il 1908. Nei primi anni del Novecento, con il ritiro della collega Th. Bentzon, sarebbe rimasta la sola donna a collaborare in maniera regolare con la “Revue”. In quel periodo gli scritti femminili sarebbero arrivati a rappresentare circa il 7% dell’intera offerta della “Revue”: un cifra solo di poco superiore al 4-5% dei decenni immediatamente precedenti.

Figura 14 - Articoli scritti da uomini e da donne nella "Revue des Deux Mondes" (1874-1907)

Fonte: 16 - Tables des matières de la "Revue des Deux Mondes"