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• zone tampone (buffer areas) rafforzano l’azione protetti- va delle vicine zone centrali. Vi si sperimentano metodi di ge- stione delle risorse rispettosi dei processi naturali, si promuove la ricerca scientifica e sperimentale, l’educazione ambientale ed il turismo sostenibile;

• zone di transizione esterne (transition areas) dove si svol- gono attività economiche per il miglioramento del benessere delle comunità locali. Sono quindi presenti insediamenti abi- tativi, industriali, attività agricole ed industriali. Lo sviluppo e la gestione delle risorse naturale deve comunque essere rispettoso dell’ambiente. Queste zone di transizione sono su- scettibili, in futuro, di estensione nelle zone più esterne, per un sempre maggiore coinvolgimento degli attori economici in processi di sviluppo sostenibile del territorio.

Poco meno della metà dell’intero parco è stata dichiarata zona umida di importanza internazionale” ai sensi della Convenzione RAM- SAR con il nome “Lago e Padule di Massaciuccoli - Macchia di Mi- gliarino - Tenuta San Rossore”; dal 2005 il parco è stato insignito del Diploma europeo delle aree protette, una forma di certificazione delle aree protette del Consiglio Europeo che attesta la qualità e l’impor- tanza degli ecosistemi e della loro gestione.

A livello europeo sono stati individuati anche Siti di importanza comunitaria e Zone di protezione speciale.

La rete Natura 200042

In Italia, i SIC, le ZSC e le ZPS coprono complessivamente cir- ca il 19% del territorio terrestre nazionale e quasi il 4% di quello marino; in Toscana occupano il 19% del territorio terrestre (134) e il 3% di quello marino (61).

All’interno del Parco sono presenti quattro siti SIC, ZPS43:

• Dune litoranee di Torre del Lago44; codice Natura 2000:

IT5170001; 121,74 ha, comprende una fascia costiera fra Via- reggio e Torre del lago.

42 http://www.minambiente.it/pagina/rete-natura-2000; ftp://ftp.minambiente.it/

PNM/Natura2000/TrasmissioneCE_2015

43 Schede Natura 2000 presso i siti del Ministero dell’Ambiente e della Regione

Toscana e D.G.R. della Toscana 644/2004.

44 Risorsa disponibile su: http://areeprotette.provincia.lucca.it/public/pdf/SIR%20

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• Macchia Lucchese45; codice Natura 2000: IT5120016;

403,27 ha, compresa fra il sito precedente e viale de Tigli. • Lago e Padule di Massaciuccoli46; codice Natura 2000:

IT5120021; 1908,01 ha, comprende il lago e il padule omo- nimi.

• Selva Pisana; codice Natura 2000: IT5170002; 9658,34 ha, comprende tutte le aree boscate all’interno della Provincia di Pisa.

Questi stessi siti sono anche classificati come SIR (sito di impor- tanza regionale). La Legge Regionale 56/2000 regola la politica di conservazione della biodiversità della Toscana perimetrando specifi- che aree in cui si applicano specifiche norme di gestione attraverso opportune misure minime di conservazione, regolamentari (che posso- no comportare specifici Piani di Gestione) e le valutazioni di incidenza di piani e progetti

I beni naturalistici: i boschi

Le tipologie forestali del parco si possono classificare in un pri- mo momento secondo un criterio dettato dalla natura delle origini del bosco e successivamente analizzare le specie presenti in ogni ambito.

Troviamo dunque, fra i boschi di origine naturale: • Macchia costiera di sclerofille mediterranee • Lecceta

• Bosco misto di specie mesofile • Bosco di specie igrofile Fra i boschi di origine artificiale:

• Pineta di pino domestico • Pineta di pino marittimo

La macchia costiera di sclerofille mediterranee rappresenta l’u- nica formazione vegetale ad avere chiari riferimenti con la vegetazio- ne mediterranea che caratterizza la costa toscana. La macchia è ben rappresentata nella fascia litoranea fra Viareggio e la foce del fiume Serchio, mentre l‘inquinamento e le attività antropiche che hanno in- teressato la costa fino a Calambrone ne hanno limitato lo sviluppo a sud. Le specie sono tipiche della macchia mediterranea: Il Corbezzolo

45 Risorsa disponibile su: http://areeprotette.provincia.lucca.it/public/pdf/SIR%20

24_macchia%20lucchese.pdf

46 Risorsa disponibile su http://areeprotette.provincia.lucca.it/public/pdf/SIR%20

25_lago%20massaciuccoli.pdf

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(Arbutus unedo), il Ginepro coccolone (Junipres oxycedrus), la Filiera (Phyllirea augustifolia); più rari sono l’Alterno (Rhamnus alathernus), il Lentisco (Pistacia lentiscus) e il Mirto (Myrtus communis). Il Pino marittimo (Pinus pinaster) è stato introdotto con più o meno recenti rimboschimenti con lo scopo di infittire la fascia vegetale costiera e proteggere così i più delicati boschi retrostanti. Il ginepro coccolone, o delle sabbie, caratterizza la vegetazione della duna nel settore nord del parco; il lentisco ed il mirto, invece, compaiono nella zona di Tom- bolo. Laddove gli arbusti di grossa taglia si diradano, le dune sono ricoperte dal Cisto Brentine (Cistus salvifolius) e dal Cisto a fiori viola (Cistus incanus).

Il leccio risulta la specie numericamente più diffusa all’interno del parco. La lecceta è un bosco estremamente raro in Italia, secondo alcuni studiosi è presente solo in Sardegna; tuttavia è possibile indi- viduare nel Parco alcuni tratti di bosco di altro fusto di leccio presso- ché puri laddove l’attività umana è assenti da molti decenni. Esempi di lecceta si trovano nella Riserva del Palazzetto (San Rossore) sulle paleo-dune più alte di tutto il parco, e nella Riserva di Cornacchia (Tombolo). In questi ambienti il sottobosco è fortemente penalizzato dalla scarsa illuminazione che giunge attraverso le chiome; troviamo; l’edera, la Robbia (Rubia peregrina), il Pungitopo (Ruscus aculeatus), la Stracciabrache, il Ciclamino (Cyclamen repandum) e il rovo (Rubus ulmifolius). Un’importante presenza delle leccete è rappresentata dalla Sughera (Quercus suber), presente nella Macchia Lucchese, in Tombolo e in Coltano, principalmente in singoli individui e raramente in gruppi, come nella zona di Calambrone. La crescita di boschi non più soggetti a taglio, la sospensione del pascolo e la minor incidenza degli incendi hanno creato una serie di condizioni che stanno portan- do ad un rapido declino di questa specie. La sughera ha esigenza di svilupparsi in un ambiente molto soleggiato: mentre un tempo eventi come incendi e le attività animali portavano altre specie a soccombe- re, lasciando piena luce ala sughera, l’istituzione del Parco ha limitato questi accadimenti determinando le condizioni per la scomparsa della sughera.47

Nel bosco misto di specie mesofile varie specie convivono insie- me senza che una prevalga sulle altre, accumunate dall’esigenza di

47 Cavalli S. Lambertini M. Il parco Naturale Migliarino-San Rossore-Massaciuc-

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disporre di un ambiente né troppo caldo né troppo freddo, ricco di ac- que e con un’umidità atmosferica costante. Il piano dominante è com- posto dalla Farnia (Quercus robur), dal Pioppio bianco (Populus alba e Populs canescens), dall’Ontano nero (Alnus glutinosa) e dal Frassino (Fraxinus angustifolia). Il piano dominato dagli arbusti e dei piccoli alberi è composto dal Biancospino (Crataegus manogyma), dall’Ace- ro campestre (Acer campestre), dal Melo selvatico (Malus sylvestris), dal Coriandolo (Cornus mas), dalla Sanguinella (Conrus sanguinea), dal Prugnolo (Prunus spinosa), dall’Evonimo (Evonimus europeaus), dal Ligustro (Ligustrus vulgare) e dall’Alloro (Laurus nobilis). Oltre alla farnia, di cui si trovano numerosi esemplari, il più vecchio si trova all’in- terno della Tenuta Salviati e ha circa trecento anni, l’alloro è presente costantemente in tutto il parco, ma i popolamenti più belli e folti si trovano nella Tenuta di Coltano. Un singolare bosco mesofilo si trova nella Riserva Bosco degli allori, in Coltano, composta dal Cerro (Quer- cus cerris), il Carpino bianco e dall’alloro. Il carpino si trova anche nella Riserva della Cornacchiaia-Ulivo in Tombolo, in quella Bosco del Chiu- so del Lago in Migliarino e in Sa Rossore, ma sempre consociato alla farnia e al frassino, mentre il cerro ricompare solamente nella Tenuta Salviati, di sicuro impianto artificiale.

I boschi di specie igrofile altro non sono che una specializza- zione del bosco mesofilo. Laddove le depressioni del terreno favori- scono l’accumulo di acqua per molti mesi all’anno formando le co- siddette lame, solo alcune specie possono sopportare la prolungata sommersione dell’apparato radicale: l’ontano nero e il frassino. Dove la permanenza delle acque non è costante si possono invece trovare il pioppo bianco, il melo selvatico, l’olmo, il prugnolo, la sanguinella e il corniolo, mentre particolarmente abbondanti possono essere le forme vegetative lianose. Queste si impiantano sui suoli affiancati alle acque delle lame per poi andare ad occupare gli spazi aerei presenti fra un albero e l’altro. La più importante è senza dubbio la Periploca (Periploca greeca), presente in Italia solamente nel parco toscano e nei laghi Alimini in Puglia. La periploca struscia sul terreno e sopra i cespugli, per poi sfruttare il tronco degli alberi per salire in altezza alla ricerca di luce, necessaria per la produzione del frutto. Nel moto ascendente, la liana si avvolge intorno ai fusti di frassino od ontano secondo un movimento a spirale; crescendo, lignifica il proprio fusto andando a bloccare lo sviluppo diametrale della pianta che la sostie- ne, creando dei punti di debolezza del tronco. Lo sviluppo della pianta è molto sensibile alle condizioni ambientali: oltre alle caratteristiche

Fusto della Periploca Graeca

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microclimatiche è determinante che il terreno sia sabbioso, umido e con una lieve percentuale di argilla. Questi fattori fanno si che la Pe- riploca in certi boschi di Tombolo sia infestante per poi scomparire completamente a poche centinaia di metri di distanza. In migliarino, il Duca Salviati introdusse a cavallo del secolo scorso esemplari di Ci- presso calvo (Taxodium disticum), conifera nordamericana importata, e di Sequoia (Sequoia sempervrens), quest’ultima però ebbe meno fortuna nell’attecchimento e nella diffusione.

Il Pino domestico, (Pinus pinea) è presente su oltre 3.500 et- tari, circa il 30% dei boschi del parco. Possiamo individuare due tipi di pineta (definita come bosco coetaneo ed artificiale) che appaiono totalmente differenti. Laddove la popolazione di ungulati è numerosa (San Rossore e Migliarino), il sottobosco è praticamente assente, com- posto solo da cespugli di erica, specie non brucata dagli animali. Dove la gestione del bosco è migliore, accanto ai pini crescono anche lecci e altre latifoglie, costituendo un vero e proprio “bosco sotto il bosco” quando i pini raggiungono la fase adulta.

Le pinete di pino marittimo sono presenti nel parco solo grazie a rimboschimenti avvenuti nel corso dei decenni, a differenza del pino selvatico però, è una specie autoctona, essendo presente sulla costa tirrenica e lungo tutto il bagno dell’Arno. Fin dalla fine del diciottesimo secolo fu utilizzato per costituire una fascia litoranea capace di resiste- re all’intensità e salinità dei enti marini e di proteggere le specie più interne.

I beni naturalistici: la fauna

Habitat così diversi con situazioni di microclima altrettanto va- rio, fanno si che il Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli sia po- polato da una grande varietà di animali

Le lame e i numerosi canaletti sono frequentati da numero- si anfibi che vi trovano un habitat ideale dove cacciare, riprodursi e trovare ristoro durante la siccità estiva. Troviamo il Rospo comune (Bufo bufo), il Rospo Smeraldo (Bufo viridis), i Tritoni crestati (Triturus cristatus carnifex) e quelli comuni (T. vulgaris meridionalis), la Rana agile (Rana dalmatina) e la Rana verde (Rana esculenta). Anche la Tartaruga palustre (Emys orbicularsi) predilige gli ambienti umidi del parco, dove trova un ambiente ancora integro. Amano invece riposarsi al sole le Lucertole muraiole (Lacerta muralis) e il grande Ramarro (L. viridis), ai quali si aggiunge una nutrita serie di serpenti per completare il quadro dei rettili che possiamo incontrare. Oltre alla Vipera (Vipera

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aspis), unico serpente velenoso, troviamo il Biacco (Coluber viridifla- vus) che può raggiungere il metro e ottanta di lunghezza, il Colubro di Esculapio (Elaphe longissima) e la biscia dal collare (Natrix natrix), simile nella colorazione ala vipera.

Fra i mammiferi terrestri annoveriamo il Topo selvatico (Apode- mus sylvaticus) e la Crocidura minore (Crocidura suaveolens) fra quelli di piccola taglia che si cibano molluschi, insetti, semi di pino e ghiande di quercia. Passando ad un gradino superiore nella catena alimentare, troviamo i predatori: la Volpe (Vulpes vulpes), il Tasso (Meles meles), la Puzzola (Mustela putorius) e la Donnola (Mustela nivalis). I mammiferi più grandi sono il Cinghiale (Sus scropha), diffuso su tutto il territorio del parco, e il Daino (Dama dama) presente invece dentro San Ros- sore, in alcune porzioni recintate di Migliarino e dentro la base Nato di Camp Darby.

I cieli sono frequentati da una delle più grandi farfalle italia- ne, la Pavonia (Saturnia pavonia), e la poco più grande Saturnia del pero (Saturnia pyri). Entrambe notturne, la prima nasce incapace di alimentarsi e, facendo affidamento alle riserve custodite nel grande corpo, vive con il solo scopo di riprodursi. Magnifici sono i disegni che adornano le ali di queste due specie, rappresentanti due occhi di un grande rapace notturno.

Notevolissima è la presenza di avifauna, composta da oltre 200 le specie accertate di uccelli, tra migratori e stanziali. Nelle zone umide aree gli acquatici ed i trampolieri sono in padroni incontrastati; numerosi sono i Germani reali (Anas platyrhynchos), le Alzavole (Anas crecca), i Fischioni (Anas penelope) e codoni (Anas acuta). Nelle ac- que più profonde non è raro vedere il moriglione (Aytha ferina), i li- micoli come il Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus), l’Avocetta (Recurvirostra avosetta), il Beccaccino (Gallinago gallinago) e i più grandi ardeidi come la Garzetta (Egretta garzetta), l’Airone cenerino (Ardea cinerea) e l’Airone bianco maggiore (Egretta alba). Non man- cano spesso avvistamenti più importanti come il Fenicottero rosa (Pho- enicopterus ruber) e la Cicogna (Ciconia ciconia). Nei boschi possiamo invece trovare il Picchio rosso (Dendrocopos major) e il Picchio ver- de (Picus viridis), il Colombaccio (Colomba palumbus) e le Beccacce (Scolopax rusticola) durante i periodi migratori. Negli spazi più aperti è facile incontrare il Gruccione (Merops apiaster), la Cornacchia grigia (Corpus corone), lo Storno (Sturnus vulgaris) e la Poiana (Bute buteo), il più grande dei rapaci del Parco. Ben rappresentati nel numero sono anche dalla Civetta (Athene noctua) e l’Allocco (Strix aluco).

Saturnia del pero

Germano Reale

Alzavola

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Tra i Pesci identifichiamo il Luccio (Esox lucios), la Tinca (Tinca tinca), l’Anguilla (Anguilla anguilla), e il Muggine (Mugil cephalus) che popolano sia le acque dolci che le acque salse. Agli inizi degli anni Novanta, fughe incontrollate da allevamenti siti sulle rive del lago hanno provocato l’insediamento del Gambero rosso americano (Pro- cambarus clarkii) nelle aree umide limitrofe, sviluppatosi velocemente anche per mancanza di predatori naturali.

I beni naturalistici: le riserve naturali

Nel parco sono presenti sedici riserve naturali (10% del territo- rio) che individuano zone con un livello di protezione molto elevato, destinate a salvaguardare il più possibile gli ecosistemi presenti e le loro caratteristiche. Da nord a sud troviamo48:

• Riserva della Lecciona – Tenuta Borbone – 131 ha, com- prende vari tipi di bosco dalla pineta giovane di pino ma- rittimo al bosco di latifoglie mesofile; nell’ambiente dunale si ritrovano associazioni erbacee di psammofite di notevole estensione.

• Riserva della Guidicciona – Tenuta Borbone – 55 ha, in- clude le più belle formazioni di vegetazione forestale mesofila di lama della Macchina Lucchese; vengono convogliate le ac- que di deflusso del bosco con presenza di acque superficiali. • Riserva del Padule Settentrionale – Lago e Padule di Massaciuccoli – 297 ha, il paesaggio vede l’alternanza di va- ste aree di vegetazione palustre a cannuccia e falasco; nel- le aree più interne sono presenti chiari con le più importanti emergenze floristiche.

• Riserva del Chiarone – Lago e Padule di Massaciuccoli – 44 ha, presenta un’interessante alternanza fra zone a vege- tazione palustre e specchi d’acqua, condizione che favorisce la ricchezza delle presenze faunistiche (folaghe e anatre tuf- fatrici).

• Riserva Chiuso del Lago-Guisciona – Lago e Padule di Massaciuccoli – 68 ha, il padule è ridotto ad una striscia peri- metrale al lago, avendo la bonifica di Vecchiano eroso vaste superfici dell’antica palude. È presente il lembo di foresta più

48 Cavalli S. Lambertini M. Il parco Naturale Migliarino-San Rossore-Massaciuc-

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antica della Tenuta di Migliarino, costituita da una pineta di pino domestico (pini di età e dimensioni inconsuete) e da una lecceta. Il bosco che occupa la depressione intradunale è in- vece costituito da un alto fusto di farnia sovrastante un ceduo invecchiato di caprino bianco. Questo bosco costituisce il po- polamento più vasto e numeroso di carpino bianco.

• Riserva della Bufalina – Tenuta di Migliarino – 70 ha, comprende il tratto di arenile e retrodunale meglio conservato e meno frequenta di tutto il parco. Custodisce le più estese e meglio conservate associazioni di specie psammofile dell’inte- ra costa toscana.

• Riserva del Fiumaccio – Tenuta di Migliarino – 43 ha, il Fiumaccio è la lama più lunga ed estesa di tutto il parco, rag- giungendo i due chilometri. È stretta fra due ali di pineta, con sottostante lecceta, nella quale sono presenti anche esemplari di cipresso calvo importato dal Nord America.

• Riserva di Bocca di Serchio – Tenuta di Migliarino e di San Rossore – 116 ha, sulla sponda nord il bosco è costituito da pini domestici e marittimi, quest’ultimi che caratterizzano la sponda sud. L’arenile presenta caratteristiche interessanti nella Tenuta di San Rossore, dove le dune sono più stabili e e presentano vegetazione prevalente a sparto pungente. • Riserva del Bozzone – Tenuta di Migliarino

• Riserva dell’Ugnone – Tenuta di Migliarino – 11 ha, area umida forestale con rigoglioso bosco mesofilo e spazi aper- ti caratterizzati da vegetazione a falasco e tifa. È presente un’abbondante popolazione di tartarughe palustri.

• Riserva del Paduletto – Tenuta di San Rossore – 140 ha, comprende l’antico alveo del fiume Morto che, non avendo più uno sbocco in mare, costituisce a tutti gli effetti una lama anche se con orientamento est-ovest. Il bosco è composto da frassino, farnia, pioppo bianco ed ontano; sulle sponde sono presenti il giaggiolo d’acqua e giunchi. L’area meridionale è priva di bosco ma caratterizzata dalla vegetazione erbacea tipica delle pasture che attira numerosi daini in cerca di cibo. • Riserva di Palazzetto – Tenuta di San Rossore – 100 ha, lembo di bosco mesofilo con lame stabili nelle quali vegetano specie rare (Hipericum elodes, Ibiscus palustris). Accanto alle lame sono presenti paleo-dune fra le più elevate (15 metri) su cui crescono lecci maestosi.

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• Riserva Bosco San Bartolomeo – Tenuta di San Rossore • Riserva Bosco degli Allori – Tenuta di Coltano – 5 ha, il piccolo bosco è costituito da un’inconsueta vicinanza di spe- cie: il piano arboreo dominante è di cerro, quello intermedio di carpino bianco e quello inferiore di alloro. Sono presenti specie forestali rare.

• Riserva Cornacchiaia-Ulivo – Tenuta di Tombolo – 400 ha, area di grandi dimensioni divisa in due dal canale dei Navicelli. Ad ovest il bosco di Cornacchiaia rappresenta la porzione di territorio in cui l’attività umana e quella animale ha meno influito sul grado di conservazione, presentando un fitto sottobosco difficilmente penetrabile. Ad est, invece, il bo- sco dell’Ulivo ha subito danneggiamenti nel sottobosco dovuti al pascolo di bestiame bovino introdotto per sperimentazioni dell’università. A sud sono presenti affioramenti salini che de- terminano la presenza di rare associazioni vegetali di alofite legate ad ambienti costieri umidi.

Nel parco sono presenti anche due Oasi WWF e una riserva LIPU (Lega italiana protezione uccelli), quest’ultima associazione che gestisce la Riserva Chiarone. Uno dei presidi del WWF comprende lo stesso territorio della riserva della Cornacchiaia-Ulivo, mentre l’altro, “Dune di Tirrenia”, si trova sulla costa nei pressi dell’omonimo centro. L’oasi ha una superficie di 24 ettari ed è caratterizzata da dune sab- bioso che raggiungo anche i dieci metri di altezza e custodisce la rara Periploca graeca, una delle poche specie di liana presenti in Italia.

Infine, nella carta viene anche indicata la localizzazione dei cinque alberi monumentali presenti all’interno del Parco: un leccio nei pressi di Villa Borbone; una farnia nella riserva della Guidicciona; un cipresso calvo dentro la riserva di Fiumaccio ed una farnia poco fuori da quest’ultima; una sughera poco più a sud della stazione dei treni dismessa di Tombolo.

I servizi turistici

La carta indica la presenza dei Centri Visita, cinque tutti a nord del fiume Arno, che forniscono informazioni dettagliate e distribuisco- no materiale informativo sul Parco. La conoscenza dei punti noleggio di attrezzature come biciclette, canoe, barche a vela, insieme all’indi- cazione degli approdi marittimi, è importante per la fase progettuale che seguirà, in quanto saranno essi la base su cui ripensare la rete di mobilità interna.

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Le strutture ricettive

Si sono volute indicare quelle strutture che forniscono la possi- bilità di pernottamento e che insistono nel territorio del Parco ma an- che nelle sue immediate vicinanze (Viareggio, Torre del Lago, Marina di Pisa e Tirrenia). Queste informazioni sono state reperite dal PTCP della Provincia di Pisa (QC 06) e dal Sistema informativo territoriale del Comune di Viareggio. La rappresentazione non riporta dettaglia- tamente la posizione di ogni singola struttura, aspetto molto variabile dovuto alla facilità con cui queste attività vengono aperte o chiuse, ma sono stati individuati dei poli in cui si concentrano le particolari tipologie di servizi. Le strutture ricettive sono state differenziate fra campeggi, agriturismi e affittacamere e strutture speciali, tre catego- rie ritenute rappresentabili di tre diverse esperienze di soggiorno. Per strutture speciali si è inteso quelle particolari realtà ricettive che meri- tano di essere differenziate per la peculiarità che le contraddistingue. L’edificio della Sterpaia (antiche scuderie sabaude dentro la Tenuta di San Rossore), la Brilla (antico opificio nel comune di Massarosa) sono