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smistava verso Pisa il marmo proveniente da Carrara. Dalle Cascine Vecchie si poteva imboccare anche via del Gombo, che conduceva, passando in mezzo si boschi, alla torre del Gombo. La strada di Ma- rina percorreva invece la tenuta in tutta la sua lunghezza, passando dalla Palazzina nei pressi dell’Arno, dalla torre Riccardi (ricordo della linea costiera cinquecentesca) fino a raggiungere il Fortino nei pressi di Bocca di Serchio. Dopo una breve parentesi di dominazione francese, durante la quale molti animali furono destinati a sfamare le truppe, tornò ad occuparsi della tenuta la famiglia dei Lorena. Leopoldo II procedette anche alla ristrutturazione del Monastero di San Lussorio, alla costruzione della Villa di Cascine Vecchie (nel 1829) e a quella di un villino presso il Gombo, tutte strutture rase al suolo il secolo successi- vo durante la seconda guerra mondiale. Particolare attenzione venne data alla funzione rappresentativa che rivestiva la tenuta, e vennero realizzati ampi viali rettilinei che univano i punti centrali delle attività e le zone più importanti. Fu tracciato il nuovo viale del Gombo, il viale dal ponte alla Sterpaia alla torre Riccardi, il viale da Cascine Nuove alla Palazzina e a Bocca d’Arno, la via delle Cateratte e il nuovo viale delle Cascine. Nel 1854 fu inaugurato l’ippodromo, mentre dopo l’U- nità d’Italia i Savoia costruirono le stalle reali alla Sterpaia e rifecero completamente le Cascine Nuove. Volontà di quest’ultimi fu di chiu- dere la tenuta all’accesso del pubblico, e la realizzazione di un ponte che da Cascine Nuove collegasse con la tenuta di Tombolo. Il Ponte delle Cascine o Ponte Vittorio Emanuele II vide tre delle otto arcate distrutte dalla piena del 1920; distrutto e ricostruita una passerella in ferro, venne poi fatto saltare durante la seconda guerra mondiale.

Giovanni Gronchi, neoeletto Presidente della Repubblica, riuscì a far annettere la tenuta alla dotazione del Capo dello Stato, e intra- prese un’opera di riordinamento della stessa che culminò nella realiz- zazione della Villa del Gombo. Questa fu realizzata sulle macerie del- la Villa Reale realizzata a metà Ottocento. Nel 1979 la Tenuta entra a far parte del Parco naturale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, istituito per legge regionale, insieme al lago di Massaciuccoli e alle pi- nete del Tombolo, di Migliarino e della Macchia Lucchese. Infine, nel 1999 il Presidente Oscar Luigi Scalfaro ha donato la proprietà di San Rossore alla Regione Toscana, che ne demanda la gestione all’Ente Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli.

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Le terre a sud del fiume Arno furono interessate fino all’Alto Medioevo dalla presenza di lagune, quando iniziarono a ridursi a pa- ludi per l’interrimento dei fiumi e l’abbandono delle opere idrauliche. Tale situazione orografica spinse la Repubblica Pisana a localizzare il suo porto in una laguna più meridionale, in una zona riparata dall’a- vanzata della spiaggia. Tuttavia, già nel ‘400 la palude raggiunse questi luoghi, e il porto perse la sua funzione di avamposto pisano, funzione poi esercitata dalla nascente città di Livorno. Fino a metà dell’Ottocento la proprietà di questi territori, che andavano dall’Arno a Livorno, fu della Mensa Arcivescovile. Questa non incise particolar- mente sullo stato dei luoghi, sia per la scarsa volontà di sfruttare in maniera vantaggiosa questi possedimenti, sia per l’impossibilità di ef- fettuare interventi complessi. In seguito alle allivellazioni della fattoria di Casabianca, di cui oggi non si riesce a definire una localizzazione certa, alla fine del XVIII secolo si costituì la tenuta di Arnovecchio, in un’area di forma triangolare prossima a bocca d’Arno. Proprio per la sua vicinanza alla foce, tale area risultò paludosa e soggetta ad alla- gamenti fino alla realizzazione degli impianti idrovori. Nel Settecento l’ambiente della tenuta era disegnato dall’alternanze di zone dunose asciutte, i tomboli, e zone depresse umide. Il bosco, che andava da San Piero a Grado fino a Calambrone, era composto da pini, lecci, querce e cerri, e vedeva la presenza di ampie lame parallele alla linea di costa. Nella prima metà dell’Ottocento furono impiantate pinete e realizzati fossi che limitarono, anche se di poco, le zone umide. A fine del secolo, invece, furono tracciati i viali rettilinei diretti al mare, seguendo i quali fu poi organizzata un’azione di bonifica dagli anni venti in poi. Questa avvenne grazie all’installazione di due idrovore nelle zone più basse di Arnovecchio e della Cornacchia, e di una serie di canali accessori. Di questi anni è anche l’intervento che conferì al canale dei Navicelli un andamento rettilineo, dopo diversi interventi di ampliamento dei secoli precedenti. Tale canale fu voluto da Cosi- mo I dei Medici, aperto nel 1574, metteva in collegamento la Porta a Mare di Pisa con la fortezza vecchia di Livorno, favorendo non solo gli scambi commerciali ma permettendo l’attraversamento delle ampie zone paludose che separavano i due centri. Dopo la bonifica di inizio secolo, che vide l’abbattimento di un’ampia fascia boccata, furono messi a cultura i terreni prosciugati, e iniziò il sempre più massiccio sfruttamento della costa con lo sviluppo dei centri di Marina di Pisa, Tirrenia e Calambrone. A est di questi centri si trova la fascia più am- piamente boscata che vede la presenza di due zone militari, mentre

La Tenuta di Tombolo e Arnovecchio