• Non ci sono risultati.

II.13 Cartas Reales

II.13.3 Le Cartas Reales di Giovanni I il Cacciatore (1387-1396)

Nuovamente Francesco C. Casula è autore di una preziosa edizione del 1977 che raccoglie le Cartas Reales prodotte sotto il regno di Giovanni I il Cacciatore, tra 1387 e 1396, e relative al territorio italiano580.

Il primo documento significativo per questa ricerca è il n. 13 emesso a Barcellona il 16 aprile 1388 che tratta del «pietoso caso di Bartolomeo Pantalea di Longosardo il quale reclamava la restituzione della moglie Olita trattenuta illegalmente da Pietro Giovanni de Rocacrespa»581. Si legge che «dictus Iohannes de Rocha Crespa durante dicto tempore sex

annorum separavit dictum supplicantem Bartolomeo Pantalea e dictam eius uxore Olita ponendo eum in servitute cum altero ad dictum tempus retenta penes se dicta Olita eius uxore quam per vim carnaliter cognovit et ex eadem infantes procreavit». Si tratta in questo frangente della vicenda dei coniugi Bartolomeo e Olita i quali, a seguito dei sei anni trascorsi da entrambi al servizio di Petro Iohanni de Rocha Crespa come da accordi stipulati, vengono separati da Rocacrespa che trattiene la donna dalla quale nel frattempo ha anche avuto dei figli. Sembrerebbe quindi, qualora non si ipotizzi un poco probabile consenso della donna, che una servitute di tipo pattizio inizialmente definita temporalmente si trasformi in un rapporto di dipendenza più vincolante ed esteso che prevede tra il resto anche la impossibilità di recupero della moglie da parte del legittimo marito.

Il termine servi è attestato invece nella lettera n. 23 (Saragozza, 1° aprile 1391) che tratta della presenza di ebrei nel Castello di Cagliari. Si legge in particolare «verum cum omnes

580 F.C.CASULA, Carte Reali Diplomatiche di Giovanni I il Cacciatore, Re d’Aragona, riguardanti l’Italia,

Padova 1977.

581 Ibidem, p. 41. Il regesto e testo completo recita «Giovanni I ordina ai suoi ufficiali competenti di risolvere

celermente, con giustizia, il pietoso caso di Bartolomeo Pantalea di Longosardo il quale reclamava la restituzione della moglie Olita trattenuta illegalmente da Pietro Giovanni de Rocacrespa. La vicenda del sardo è così presentata “…cum dictus supplicans (Bartolomeo Pantalea) et Olita eius uxor ex pacto convenerint cum Petro Iohanni de Rocha Crespa qui eos emerat et eidem servire durante guerra Sardinie (sic) vel non per sex annos finitos in proximo preterito festo sancti Luce evangeliste et dictis sex annis finitis fuisent habiti per alfores ab omni eius servitute, ut apparret in quodam instrumento de hiis in Cancellaria nostra exibito, atamen dictus Iohannes de Rocha Crespa durante dicto tempore sex annorum separavit dictum supplicantem a dicta eius uxore ponendo eum in servitute cum altero ad dictum tempus retenta penes se dicta Olita eius uxore quam per vim carnaliter cognovit et ex eadem infantes procreavit. Nunch dictus suplicans postquam dictum servivit tempus voluisset recuperare dictam eius uxorem, dictus Petrus Iohannes de Rocha Crespa contradixerit eam tornare dicto suplicanti eius viro et cum eadem afugerit hinc inde per diversas dominaciones dignaremur ei super hiis de condecenti iusticie remedio providere…”». Cfr. anche C.LIVI, Sardi in schiavitù

iudei in nostro dominio existentes cuiuscumque fuerint nacionis sint servi nostre camere»582 con riferimento tuttavia non a condizioni giuridiche particolari, quanto a

disposizioni di carattere fiscale-tributario che prevedono imposte specifiche a carico della popolazione ebraica583.

Una missiva da Valenza, datata 2 maggio 1393, ha per Giovanni I lo scopo di convocare «il suo consigliere Bartolomeo Sirvent presso l’arma riunita a Port Fangós, pronta per salpare per la Sardegna». In essa viene adottato il termine sotsmeses in riferimento alla popolazione sarda tutta e indistintamente a prescindere dallo status individuale, in quanto facente parte del regno di Sardegna controllato da re Giovanni I, dunque con valenza esclusivamente politica, come sinonimo di “sudditi”584.

Una lettera di cui non si conosce precisamente l’anno (Cagliari, 5 febbraio) sollecita il re d’Aragona a inviare la conferma di una «carta de franquea» concessa alla città di Cagliari,

582 Ibidem, pp. 47-48. «Carta contraddetta, inviata da Giovanni I al governatore e al baiulo generale del regno

di Sardegna nella quale è scritto, sulla residenza degli ebrei nel Castello di Cagliari: “…Percepimus quod vigore cuiusdam ordinacionis nostre habentis inter cetera quod intus Castrum Calleri non habitarent nec de nocte dormirent nisi solummodo Cathalani et Aragonenses, espulistis seu expellere nitimini a dicto Castro Calleri quamplures iudeos utriusque sexus quos pretenditis non esse cathalanos nec aragonenses; verum cum omnes iudei in nostro dominio existentes cuiuscumque fuerint nacionis sint servi nostre camere nosterque censeantur thesaurus et sub aliquibus ordinacionibus de iudeis non facientibus mencionem intelligi non debeant nec aliquatenus comprehendi, vobis et vestrum cuilibet dicimus et districte precipiendo mandamus expresse et de certa sciencia sub nostre ire et indignacionis incursu quatenus vigore ordinacionis predicte aut alias, nisi hoc sciveritis de nostri voluntate et ex nostri speciali mandato procedere, iudeos aliquos utriusque sexus cuiuscumque fuerint nacionis a Castro predicto nullatenus expellatis, quinimo omnes illos qui ibi nunc habitant et alios qui decetero habitare voluerint cuiusvis fuerint nacionis tam de die quam de nocte inibi stare et habitare, ac eorum pro libito voluntatis negotia gerere livere permittatis nullum eis vel eorum alicui super hoc obstaculum apponendo…”».

583 Cfr. tra gli altri M.DAVIDE, Sassari città multietnica, in A. MATTONE e P.F.SIMBULA (a cura di), I

settecento anni degli Statuti di Sassari cit., pp. 555-582 e G.OLLA REPETTO, Vicende ebraiche nella Sardegna

aragonese del ‘300, in “Archivio Storico Sardo”, XLII (2002), pp. 291-325.

584 F.C.CASULA, Carte Reali Diplomatiche di Giovanni I il Cacciatore cit., pp. 85-86. «Per il giorno 1°

agosto del corrente anno Giovanni I convoca il suo consigliere Bartolomeo Sirvent presso l’armata riunita a Port Fangós, pronta per salpare alla volta della Sardegna: “Lo rey. Com nos per los ardits continuats que havem cascun dia del gran damnatge que per occasio de la rebellio e tracio de Brancha Leo Doria, Elienor sa muller, e Mariano fill lur, e dels Sarts a elss adherens, son fets a nos e a nostres sotsmeses en lo regne de Sardenya, haiam en nostre consell ab ferm proposit deliverat esser a Port Fangos lo primer dia d’agost primer vinent ab tot nostre estol per fer mijançant la gracia divinal nostre beneventurat passatge en lo dit regne per obviar al dit damnatge e per confondre e delir la dita rebellio. En lo qual passatge vos zelant ab affeccio cordial lo be e honor de nostra reyal Corona vos sots profert per vostra gran naturalesa liveralment seguire e servirnos per IIII meses a vostre despens; la qual cosa axi com devem, havem hauda e havem per molt agradable, perque serem e som tenguts a proseguir e remunerarvos de gracies e favors. Pregamvos affectuosament, eus requerim per virtut de la dita proferta, que decontinent vos apparellets segons aquella per vos a nos feta, e que vingats lo dit dia al port damunt designat, on personalment nos trobarets per recullir e seguirnos en lo dit regne, car nos haurem alli, Deus volent, sens falla alfuna nostre estol ab naus, galees, fustes e altres vexells ornat, on porets anar ab vostres apparellaments. E no esperets d.aço altres letres nostres si a nos james cobeiats servir e complaure, e esmaginatsvos lo damnatge irreparable quis poria seguir per vostre triga…”».

contestualmente alla richiesta di intervento militare contro le azioni di Brancaleone Doria. Tale missiva ricopre tuttavia interesse esclusivamente commerciale e non giuridico in termini di variazione delle condizioni personali dei cagliaritani, in quanto riferita alla esenzione dal pagamento di diritti di dogana in Sicilia585.

L’ultima lettera qui citata è la n. 145, anch’essa non datata, costituita da «fogli contenenti la copia delle proposte presentate da Eleonora a Giovanni I per una pace fra gli Aragona e gli Arborea; il parere del governatore di Cagliari e di Gisperto di Campllonch sui detti capitoli; l’impegno che si assume Brancaleone Doria nei confronti del re per una pace definitiva»586. Un foglio in particolare contiene dettagli circa franchigie e libertà richieste.

Si tratta del foglio VI «Item, volen e demanen los dits Sarts, ço es de Saçer e dels altres lochs grosses, que lurs franqueses e livertats lus sien servades segons que de fur e de raho es feedor ne ells n’agen privilegis. E que plaçia a la merçe del senor rey que Sent Luri axi com es sia en aquella franquetat que es Vila d.Esgleyes», della risposta fornita alla stessa richiesta «Item, al VI° capitol responen los damunt dits quels par sia raonable que lo dit senyor rey lus dege confirmar lurs franqueses et lurs privilegis. Quant en ço que demanen de Sent Luri es cosa que ha affer lo dit senyor, pero quells hi faran lur poder» e, ancora, «Al VI: Lo senyor rey ignora lurs privilegis et livertats, perque hauda primerament

585 Ibidem, pp. 122-123. «I consiglieri e probiuomini del Castello di Cagliari scrivono all’infante Martino,

duca di Montblanch, per metterlo al corrente sulla situazione militare dell’isola e della necessità di un intervento armato del re d’Aragona per fermare Brancaleone Doria, e per sollecitarlo all’invio della “carta de franquea” concessa a suo tempo alla città dalla regina Maria di Sicilia: “Molt alt senyor, ben sab la vostra molt gran altea com lo senyor rey frare vostro ha proposat ab son gran stol de passar en la present isla de Sardenya. Placia a Deu tot poderos, que la sua venguda sia presta axi com a nos es de gran necessitat per lo gran perill en que stam, car sens neguna falla misser Brancha s’esforça de metra hic gents stranyes; e de fet ha hayts ha C ballestes, e CCC quen spera tots jorns, cor hom ha per ell en terra ferma quils ha acordats. Perque placa a la vostra gran altea quens haia per recomanats car ben sap la vostra gran altea quel es provisions de Cathalunya son laguioses, e ans quens hagussen acorregut poriam rehebre un scarn en los appendicis sil dit misser Brancha se metia en cor de calarsich ab son poder. E axi, senyor, apres lo senyor rey mes hi va a vos que a negun altri. Item, senyor, ha sab la vostra gran altea com açi vos presentam la carta que la senyora reyna nos fey de franquea en tota la isla de Sicilia, e per la vostra senyoria fon açi confirmada, e la carta de la dita confirmacio manada el scriva de la vostra corta ci en Castell de Caller; pensam nos, senyor, que per les grans faenes quius son sobravengudes en la dita isla de Sicilia la dita carta no haiam pogut haver encara. Perque, senyor, humilment vos supplicam que la dita carta ab tot acabament sia liverada a mossen Francesch de Montboy. E daço, senyor, nos farets gracia e merce. Nostro senyor Dey, senyor, vos don vida longa e salut e victoria de tots vostros enemichs. Scrita en Castell de Caller a V de fabrer”». Maria-Mercè Costa fa riferimento al documento qui ripreso «El 20 d’agost de 1384, Joan de Montbui i un seu familiar, Francesc potser et seu fill, actuaren com a testimonis en un fet de certa importància per als callaritans. La princesa Maria de Sicilia, en atenció a la bona acollida que havia trobat a la ciutat de Càller, declarà els seus habitants livres de pagar els drets de la duana siciliana», M.M.COSTA, Oficials de la Corona d’Aragó a Sardenya (segle XIV), in “Archivio Storico Sardo”, XXIX (1964), pp. 323-377 (qui citata p. 359).

586 F.C.CASULA, Carte Reali Diplomatiche di Giovanni I il Cacciatore cit., pp. 176-179. Il riferimento è lo

d’aquells vertadera informacio, que respondrals lo dit senyor. E no li par a present deja esser atorgat que Sentluri sia en aquella franquesa que es Vila de Sgleyes». Anche in questo caso, tuttavia, i riferimenti sono esclusivamente di carattere economico e amministrativo senza conseguenze in tema di rapporti di dipendenza e condizioni giuridiche.

II.13.4 I Registri e le Cartas Reales di Fernando I d’Aragona (1412-