II.7 Sardegna e Pisa (secoli XII-XIV)
II.7.1 L’Opera di Santa Maria di Pisa in Sardegna (fine secolo XI – XIV secolo)
L’Opera di Santa Maria di Pisa inizia la sua attività nel 1063 con la fondazione della omonima chiesa per poi costruire nel corso dei secoli un vasto patrimonio terriero tramite donazioni e concessioni che spesso riguardano anche individui caratterizzati da condizione di dipendenza personale nei confronti di signori fondiari laici o ecclesiastici.
L’analisi qui proposta, basata in prima istanza sulla già citata opera di Pasquale Tola, il
Codice Diplomatico della Sardegna, e su significativi lavori di Francesco Artizzu336,
335 Cfr. tra gli altri M.BRIGAGLIA,A.MASTINO eG.G.ORTU (a cura di), Storia della Sardegna, 1. Dalle
origini al Settecento, Roma-Bari 2006 e in particolare il contributo di G.G.ORTU, I giudicati: storia, governo e società, pp. 94-115.
336 F.ARTIZZU, L’Opera di Santa Maria di Pisa e la Sardegna, Padova 1974. ID.,Un inventario dei beni sardi
Rosalind Brown337, Bianca Fadda338, è volta alla identificazione di elementi significativi in
merito alla documentazione della natura dei rapporti di dipendenza attestati in territorio sardo attraverso la presenza e l’attività dell’Opera sull’isola, tenendo conto che «l’Opera ebbe proprietà in tutti e quattro i giudicati; di minore entità, però, nell’Arborea a causa della politica indipendentistica e filo-genovese di questo Giudicato»339.
Nella prima parte del suo saggio, Artizzu menziona una donazione, la prima attestata in Sardegna, da parte del giudice Mariano de Lacon, giudice di Torres, a favore dell’Opera di Santa Maria di Pisa effettuata il 18 marzo 1082340 e comprendente anche la chiesa di San
Michele di Plaiano, rimasta nelle disponibilità dell’Opera fino al 1116, come documentato in CDS al documento n. XXII (1116, 6 novembre)341, anno in cui viene ceduta a Pietro
abate di San Zenone dell’Ordine di Vallombrosa342. La stessa chiesa di San Michele di
Plaiano risulta anche attestata in alcune schede del condaghe di San Pietro di Silki ma, per quanto concerne lo specifico periodo compreso tra il 1082 e il 1116, solo in una, la n. 74 (1082-1127)343, nella quale vi si fa riferimento in merito a un «kertu de servos» che viene
risolto «in corona de iudike Gosantine in Sanctu Migali de Plaianu».
Risale invece al maggio del 1103 il documento n. I raccolto da Fadda (analogo al n. II di CDS con datazione leggermente posteriore, maggio 1104)344 che registra una donazione a
favore dell’Opera consistente in «quatuor donicalgias cum servis», quelle di Ogliastro, Tolestra, Treche e Tamari, e di qualche anno successivo, tra 24 settembre 1107 e 24 marzo 1108 in Fadda – 1108 per Tola in CDS –345, un’altra donazione da parte di Torchitorio II
337 R.BROWN, L’opera di S. Maria di Pisa e la Sardegna nel primo Trecento cit..
338 B. FADDA, Le pergamene relative alla Sardegna nel Diplomatico della Primaziale dell’A.S.P., in
“Archivio Storico Sardo”, XLI (2001), pp. 9-354.
339 F.ARTIZZU, L’Opera di Santa Maria di Pisa e la Sardegna cit., pp. 41-42. Cfr. per l’Arborea ID., L’Opera
di Santa Maria di Pisa nel giudicato arborense, in G.MELE (a cura di), Giudicato d’Arborea e Marchesato di Oristano: proiezioni mediterranee e aspetti di storia locale cit., pp. 99-109, anche per i documenti citati in
seguito.
340 ID., L’Opera di Santa Maria di Pisa e la Sardegna cit., pp. 44-46. Per il documento si veda B.FADDA, Le
pergamene relative alla Sardegna nel Diplomatico Coletti dell’Archivio di Stato di Pisa cit., doc. II, pp. 114-
116.
341 CDS, Tomo I, Vol. 1, pp. 194-195.
342 Cfr. anche in merito A.SODDU, Un documento pontificio sui beni dell’abbazia vallombrosana di S.
Michele di Plaiano in Sardegna (1176), in “Quaderni Bolotanesi”, XXXVIII (2012), pp. 133-143.
343 CSPS, scheda n. 74, pp. 134-135.
344 B.FADDA, Le pergamene relative alla Sardegna nel Diplomatico della Primaziale dell’A.S.P. cit., pp. 57-
58. CDS, Tomo I, Vol. 1, p. 178.
345 B.FADDA, Le pergamene relative alla Sardegna nel Diplomatico della Primaziale dell’A.S.P. cit., pp. 59-
62. CDS, Tomo I, Vol. 1, doc. VI, pp. 181-182. Sul tema delle donnicàlias e per dettagli aggiuntivi circa la datazione di alcuni dei documenti citati, cfr. anche A.SODDU, Donnicàlias e donicalienses (XI-XII secolo):
un’anticipazione di concessioni feudali in Sardegna?, in AA.VV., Tra diritto e storia. Studi in onore di Luigi
di Lacon comprendente «quattuor curtes que domnicalie vocantur […] cum omnibus servis, et universas anchillas majores ac minores».
Datata 14 marzo 1112 una donazione effettuata da Padulesa di Gunale, vedova di Torchitorio de Zori giudice di Gallura, e riguardante la «curtem integram quam habeo in loco et finibus Larathano […] cum omnibus servis et anchillis», inclusa la chiesa di «Sancta Maria, posite iuxta eamdem curtem cum omnibus suis servis et anchillis»346. La stessa viene
successivamente confermata, sebbene con l’indicazione di soli servi347.
Del 1108 un altro inventario dei beni concessi dal giudice di Cagliari Mariano-Torchitorio alla chiesa di Santa Maria di Pisa; di particolare rilievo la sezione finale di quest’ultima carta, dove si legge «Et non appat Zerga de Turbari Gimilioni, si non unu aerem serviat ad Sancta Maria propter Deum, et anima mea; et vivat cum servos de pauperum»348. Questa la
trascrizione di Tola nell’edizione citata, sebbene sia da notare quanto evidenziato recentemente in merito da Paola Crasta in un lavoro pubblicato nel 2010 nel “Bollettino di studi sardi” che riesamina il testo in oggetto trascrivendo così la stessa sezione: «et non appant zerga de turbari gimilioni si non unu aa renu et serviant ad Sancta Maria propter Deum et pro anima mea, et non vivent um servos de pauperu», interpretando quindi il contenuto del documento come segue: «I servi di S. Maria, inoltre, vengono esentati dall’obbligo di prestare un solo servizio a stagione alla corte giudicale e viene loro fatto obbligo di non risiedere insieme ai “servos de pauperu”»349.
In data 8 maggio 1116 l’Opera riceve ancora «quattuor ecclesias nostras que sunt in loco de Galluri cum servis et anchillis»350.
1080 e ID., Vassalli pisani e genovesi nella Sardegna del XII secolo, in “Memorie della Accademia Lunigianese di Scienze «Giovanni Capellini»”, LXXIX (2009), pp. 385-405.
346 B.FADDA, Le pergamene relative alla Sardegna nel Diplomatico della Primaziale dell’A.S.P. cit., doc.
III, pp. 62-64. CDS, Tomo I, Vol. 1, doc. X, p. 184. Tola colloca il documento l’anno successivo, 14 marzo 1113.
347 Si legge in questo caso «curtes cum suis serviis atque peculiis seu pertinentiis». B.FADDA, Le pergamene
relative alla Sardegna nel Diplomatico della Primaziale dell’A.S.P. cit., doc. IV, pp. 64-66, datato tra 14
marzo 1112 e 8 maggio 1116. CDS, Tomo I, Vol. 1, doc. XIX, pp. 191-192, collocato da Tola tra 1115 e 1116.
348 CDS, Tomo I, Vol. 1, doc. XXV, p. 197. Tola colloca il documento nel 1119. Per la datazione qui
considerata cfr. A.SODDU, Donnicàlias e donicalienses (XI-XII secolo): un’anticipazione di concessioni feudali in Sardegna? cit., p. 1060.
349 A.SODDU,P.CRASTA,G.STRINNA, Un’inedita carta sardo-greca del XII ecolo nell’Archivio Capitolare
di Pisa, in “Bollettino di studi sardi”, 3 (2010), pp. 14-21. In questo lavoro si ridimensiona anche la precisa
indicazione cronologica offerta da Tola, collocando la stesura del documento in un arco temporale più ampio, tra 1108 e 1130.
350 B.FADDA, Le pergamene relative alla Sardegna nel Diplomatico della Primaziale dell’A.S.P. cit., doc.
VI, pp. 67-69. CDS, Tomo I, Vol. 1, doc. XXIII, p. 195. Tola colloca questo documento un anno dopo, 8 maggio 1117.
Devono trascorrere altri quindici anni per ritrovare interessanti dettagli in un documento del 6 marzo 1131, il n. XL351 in CDS, che fornisce per la curtis di Bosove un elenco di
quasi cinquanta servos¸ uomini e donne ed eventuali figli, donati insieme a molti altri beni nuovamente alla chiesa maggiore di Santa Maria di Pisa, con riferimento anche alle varie quote di proprietà precedentemente citate (intregu, latus, pede o pedes) e, in un caso, anche a due giornate, verosimilmente mensili, a integrare il latus di una certa Deietata. È inoltre presente una particolare sezione dove si legge «cum omnibus rebus, quas predictos servos abent vel abebunt, et cum liveralitate de predictos servos, ut non debeant eos imperare ultra eorum voluntatem, neque judice, neque curatore, neque nullo majorale, neque nullo ordinato, sed sint proprii iuris operarii sancte Marie, vel eorum missi». È definita quindi la possibilità per questi servi di essere proprietari di beni e che la cessione degli stessi è effettuata in modo completo, quindi con pieno diritto da parte dell’Opera di Santa Maria escludendo interferenze di qualsiasi altra autorità.
Undici anni dopo, il 15 ottobre 1142, viene registrata la vendita da parte del vescovo di Galtellì a due operai dell’Opera di due «curtes integras cum servis et anchillis»352. Il 31
luglio 1144 si conclude un’altra vendita a favore di «Iohanni castaldo et fidelis pisane ecclesie archiepiscopatus Sancte Marie totum […] tam de rebus mobilius et immobilius tam de servis et anchillis»353.
Ancora una scheda del condaghe di San Pietro di Silki registra nel 1144-1146 una lite intentata dall’operaio di Santa Maria di Pisa, donnu Giovanni, contro il priore di San Pietro,
351 CDS, Tomo I, Vol. 1, p. 206. B.FADDA, Le pergamene relative alla Sardegna nel Diplomatico della
Primaziale dell’A.S.P. cit., doc. VIII, pp. 71-74; nella sezione finale si legge: «In curte de Bosoe damus servos
Simeone Pisano et filio suo intregos, Gavino Corsello et filio suo intregos, Gavino Corbu intregu, Furatu Oste tres pedes, Torgotori Pira intregu, et mulier sua et filio suo intregu, Iorgi de Sassalo cum duos filios suos intregos, Maria Ixerrutthu cum tres filios suos intregos, Susana Arvorelxesa cum filia sua intrega, Elena Corrottha intrega, Gaittana intrega, Barbara intrega, Filittica et duos filios suos intregos, Iannosti intregos, Susanna di Campiliolo intrega, Andrea Barbattos latus et Iorgi filio suo III pedes, et Deietta filia sua lato et duos dies, Iorgia Falcalato et uno filio suo intregu, Petru Murta intregu, Gavini Thucali intregu et de filia Deiettata pedes, Iurgia de Usine III pedes, Martine Cocorgitta lato, Saio Pinna lato, Furato Becco pede, de filio de Andrea Barbato III pedes, Petru Carta intregu et de filio suo Costantine lato, Petru de Usine intregu, Costantine de Bari intregu, Ianni Capanna intregu et uno filio suo intregu et lato de alio filio suo, et de Gavini de Bari lato, et lato de filia Martinu Cocoriatto».
352 B.FADDA, Le pergamene relative alla Sardegna nel Diplomatico della Primaziale dell’A.S.P. cit., doc.
IX, pp. 74-77. CDS, Tomo I, Vol. 1, doc. LI, pp. 213-214. Tola colloca il documento un anno dopo, il 15 ottobre 1143.
353 B.FADDA, Le pergamene relative alla Sardegna nel Diplomatico della Primaziale dell’A.S.P. cit., doc.
Mariniano, in merito alla figlia di un suo servu, Preziosa de Mocon, lite infine vinta da Giovanni354.
Un documento del 1173 riguarda poi la cessione di «duas anchillas ki furun coniuvatas, s’una cun servo suo in loco de Mola, e s’attera in Templo cun servu de Malusennu; a s’una naran Maria Thirkillo, a s’attera Iorgia Furkilla, s’una fuit de sa domo de Villaalba e s’attera fuit de Sanctu Petru de Surake, pro partire isso fetu ke fu natu. E appimus cunventu de partire sos filios de Gavini, totu su ki appit cun anchilla de Sanctu Petru de Surake»355,
includendo quindi sia le anchille che i figli concepiti con i relativi servi. Un decennio dopo, si registra nella «domo de Sevenes» la presenza di «servos et anchillas», compresi figli e quote di proprietà che prevedono anche ladus356.
Chiude il XII secolo una donazione del 1186 da parte di Pietro I giudice di Arborea all’Opera, nella quale sono rivelati interessanti dettagli in merito a 41 servi e anchille che vengono elencati individualmente, consorti e figli inclusi. Si legge infatti nella sezione successiva all’elenco «Et do et cedo et concedo […] omnia iura et actiones directas et utiles in rem et in personam vel mixtas mihi de predicta competentia»357. Si ritrovano anche in
questa occasione i riferimenti a diritti esigibili su beni, persone o entrambi, con rimando al tema del «reales et personales» già in parte affrontato e che ricorre anche in altre fonti in ambito di conseguenze legate a una condizione personale-giuridica non-libera.
A cavallo tra XII e XIII secolo è collocabile un altro importante documento ricco di dettagli significativi per questa ricerca e relativi alla sopra citata Bosove: il condaghe di Barisone II358. Sono in esso contenuti elenchi di fondi e relativi servi e anchille in varie quote di
proprietà, in merito a donazioni e altri scambi effettuati a favore dell’Ospedale di San
354 CSPS, scheda n. 372, pp. 304-305.
355E.BLASCO FERRER, Crestomazia sarda dei primi secoli cit., Vol. I, doc. XXV, p. 177. Cfr. anche B.
FADDA, Le pergamene relative alla Sardegna nel Diplomatico della Primaziale dell’A.S.P. cit., doc. XII, pp. 81-83 e CDS, Tomo I, Vol. 1, doc. C, pp. 243-244.
356 B.FADDA, Le pergamene relative alla Sardegna nel Diplomatico della Primaziale dell’A.S.P. cit., doc.
XIII, pp. 83-85; documento datato giugno 1184. CDS, Tomo I, Vol. 1, doc. CXIII, p. 254; la datazione di Tola è giugno 1185.
357 B.FADDA, Le pergamene relative alla Sardegna nel Diplomatico della Primaziale dell’A.S.P. cit., doc.
XIV, pp. 85-88. CDS, Tomo I, Vol. 1, doc. CXXIII, pp. 260-261. Il documento è datato 25 marzo – 23 settembre 1186 da Fadda e 1187 da Tola.
358 Vi si è fatto breve cenno nel paragrafo dedicato a CSNT (Paragrafo II.2), ma ora se ne approfondisce
l’analisi. Per le citazioni si considera G.LUPINU, S.RAVANI, Per una nuova edizione critica del “Condaghe di Barisone II”, in “L’Italia dialettale. Rivista di dialettologia italiana”, LXXIII (2015), pp. 49-74. Cfr. anche
G.MELONI, A.DESSÌ FULGHERI, Mondo rurale e Sardegna del XII secolo. Il Condaghe di Barisone II di
Torres cit.; E. MELIS, Una copia settecentesca del Condaghe di Barisone II cit.; E. BLASCO FERRER,
Leonardo di Bosove, affiliato all’Ospedale San Leonardo di Stagno di Pisa. Nei brani citati in nota si rileva nuovamente il ricorso al generico termine homines seguito dai termini tipici associati a condizione servile quali intera proprietà (intregu) o quote di proprietà (latu,
pede, die, anche composti «latus et pede» o «pede et I die» o «duas dies in mese», e alcuni
utilizzati anche in riferimento a quote di proprietà di beni fondiari). Si legge anche del valore di un pede di una anchilla, equivalente a venti pecore («Comporaili a Gosantine Tussia su pede de Iusta Piras et deindeli XX berbekes») o di corrispettivi in altre compravendite: un bue risulta per esempio essere il controvalore di 3 dies – moglie, figlia e figlio – e di beni non meglio definiti su un saltu, un bosco o pascolo («Comporaili a Comita Gattone I die in Maria Piras et I die in sa fiia Iusta et I die in su fiiu Gosantine. Et ego posilu in manu a donnikellu a dareli I boe»; «Comporaili ad Petru de Flumen su cantu bi aviat in su saltu d’Acketas, et deindeli unu boe»); un die di una anchilla equivale a grano per il valore di un’oncia di argento, considerando che tre once di argento fuso e due o cinque moggi di grano sono il valore di una vigna («Conporaili a Luckesu I die in Iusta Piras, et ego deindeli tridicu ki balsit I untha d’argentu»; «Comporaili a Petru Gusai sa vinia sua de valle de Vosove cun boluntate dessos fiios, et deindeli III unthas d’argentu coctu et V moios de lavore»; «Comporaili a Iusta Gusai mugere de Ithocor de Cortes sa vinea sua de balle de Bosove cun boluntate dessas fiias, et deivili III unthas d’argentu coctu et duos moios de lavore»). Un servu sembrerebbe comparire come testimone («Testes: previteru Gavini de Bare su de Bosove, et Petru d’Ardu, et Dorgotori de Nugula, et Nikita su servu de Blaianu»)359.
359 G.LUPINU, S.RAVANI, Per una nuova edizione critica del “Condaghe di Barisone II” cit., pp. 54-63: «
Et doli assu ispitale meu de Bosove sa domo de Enene, sa parte cantu vili intravat ad Petru frate meu ki aviat ad in cumone cun fiios d’Ithocor frate meu latus ad latus, et corte, et binias, et ortos cun pumu issoro, et issu saltu de Castru Muratu, et issu saltu de Concas, et issu saltu de Bados, et issu saltu de Corona Vaia, et issos homines cantos bi aviat: Similike a s’intrega et tres fiias suas, Berona Belia et Iusta et Elena, Iorgia Murta et in ssu fiiu latus, et issa sorre Berona intrega, in su fiiu de Berona Iuvanne latus, Maria Contu et Iuvanne su fiiu intregos, Elene Contu, Iorgia Vacca, Susanna Locco, Iorgia sa fiia, Marcusa Locco et duos fiios suos, Mariane et Elene, Orovesa sa sorre latus, in Iunesu latus et in tres fiios suos, Elene Gasole latus, Simione fiiu d’Iscurthi Plana latus, Muscu Laura pede et pede in su fiiu Gosantine, in sa sorre Maria duas dies, Cosantine Thanca intregu in inanti de faker fiiu, et Amantha intrega, Elene Cankella II dies, Muscu Pettenata pede et in su fiiu Petru pede, in Gosantine Sesta pede et in Petru su fiiu latus et pede. Et ecustu mi deit a mimi frate meu Petru et ego dolu assu spitale de Bosove pross’animamea et de mugere mea et de fiios meos, pro appatinde prode usque in perpetuum. […]Comporaili a Fruscu in Bosove ad Sardinia intrega, Latina et a duos fiios suos, a Comita de Rosa et assa sorre, a Susanna d’Ures et a Iorgia de Carros, in Maria de Ioscla pede et duas dies, in Ithocor su frate tres pedes, in Maria Bardea pede, in Petru su fiiu pede, in Comita su fiiu II dies, in Maria d’Erisa pede, in Maria Piras pede et I die, et pede in Iuvanne Pisanu et tres fiios de Iohanne Pisanu III pedes, et latus in Iuvanne Pipiu, et Petru Bacca intregu, et latus in su patre de Iuvanne Pipiu,net pede in Tedora Labra, et duas dies in Gosantine su fiiu, et duas dies in sa fiia Elene, et I die in Ghantine, et I die in Iuvanne su fiiu de Tedore, a Nikifori intregu, et Iorgia Thanca intrega, et issa sorre intrega, et Barbara intrega. Et ego
L’analisi si sposta ora al XIII secolo, caratterizzato dalla affermazione politica ed economica di Pisa in Sardegna e che si riflette anche nei documenti disponibili relativi all’Opera, come segue.
Arrigo Solmi pubblica nel 1912 su “Archivio Storico Sardo” una lettera del 1230, ripresa da Artizzu, che registra alcune concessioni fatte dal comune di Pisa a favore dell’operaio e dei funzionari dell’Opera, concessioni recepite in seguito negli Statuti comunali pisani del 1286, riguardanti anche servizi di carattere personale per i quali viene prevista una immunità360. Si tratta tuttavia in questo caso di disposizioni che, sebbene facciano ricorso
batussi ave Muntania a Bictoria Masala et tres fiios suos, et batussila a Caterina, et battussila a Margarita et ad Iorgia Gallulesa et a Elene Masala, dessa datura de Bruscu, et latus de Iuvanne Pira, et pede de Marcusa Kerella, et II pedes in Ianne su fiiu, et Petru fiiu de Marcusa intregu. Et ego fathonde vene ad Sanctum Leonardu dessu ispitale de Bosove. […] Dessu kertu de Comita Pigna deitimi a Iorgi Manus, et latus in Ithocor Capra prossu datu ki se posit in Locudore. Deitimi Ithocor d’Iscanu latus de Gosantine de Balles cun parthone canta aviat. […] Fiios de Gosantine Palas derunmi prossu argentu pede de Marcusa Kerella et pede in Ianne su fiiu in sa data de donnu Bruscu Furatu Melone. Kertai cun donnu Mariane Thelle su plovanu prossa fiia de Iuvanne Pipio, et deitimi in campania duas dies de Marcusa Kerella et duas dies dessu fiiu Comita. Comporaili a Gosantine Tussia su pede de Iusta Piras et deindeli XX berbekes. […] Deitimi donnu Benedicte s’operaiu de Pisas latus de Comita Carta prossu cantu vi avia in Iorgia Capagna et in sos fiios, ca su latus meu si fuit. Testes: Gelardinu de Cunittu et Petru Secke. Et apponke appus sa domo latus de Petru Puione, fiiu de Furatu Puione. Comporaili a Comita Gattone I die in Maria Piras et I die in sa fiia Iusta et I die in su fiiu Gosantine. Et ego posilu in manu a donnikellu a dareli I boe. […] Conporaili a Luckesu I die in