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Cartografia storica dei territori bellunesi tra metà del ‘400 e fine ‘

Paesaggio e rappresentazione: il ruolo della cartografia Una rassegna di studi tra Cinquecento e fine Ottocento sull’area montana veneta Il caso d

M ICHELANGELO D E D ONÀ *, D ANIELE T RABUCCO **

1. Cartografia storica dei territori bellunesi tra metà del ‘400 e fine ‘

Dalla metà del Quattrocento ai primi del Seicento il territorio bellunese [De Nard, 1985, 40- 41, n. 3] non ha avuto particolari attenzioni da parte dei cartografi sostanzialmente a causa di tre fattori: la marginalità della sua posizione geografica, l'esiguità degli insediamenti e la modesta rilevanza storica. De Nard evidenzia come «dei più antichi documenti cartografici manoscritti dei territori bellunesi è rimasto ben poco. Ciò principalmente a causa delle

Delli Aspetti de Paesi

Vecchi e nuovi Media per l’Immagine del Paesaggio / Old and New Media for the Image of the Landscape - I

vicende politiche e degli incendi che, in epoche diverse, devastarono gli archivi della Repubblica Veneta ma anche per l'incuria e la poca considerazione con cui sono stati conservati negli archivi locali» [De Nard, 1985, 13]. Prendendo spunto dalla cartografia a stampa e dalle molte edizioni della Geografia di Tolomeo, Marinelli, descrive la «settima carta dell'edizione di Tolomeo, Bologna, 1462... I monti a cordelle, i fiumi a punteggiatura, i paesi più grossi a prospettini, i minori a quadrati con iscrittovi un cerchiello, ecc. I nomi in maiuscoletto. Ecco tutti i nomi della regione veneta... (tra gli altri) Feltri e Belonu» [Marinelli, 1881, 87-88, n. 455]. Leggendo quanto scrive Marinelli per la carta Novella

Italia, contenuta nella Geografia di Francesco Berlinghieri del 1482, si nota qualche

osservazione positiva circa l'orografia e le vallate: «Fiumi, laghi, ecc. i monti a curve concentriche somiglianti alle curve isoipsometriche moderne e segnatevi bene le vallate... Nell'interno dei monti una punteggiatura. Le città a triangoletti... Buono il concetto orografico» [Marinelli, 1881, 89, n. 460]. Giacomo Gastaldi, considerato tra i maggiori cartografi del '500, elaborò carte più dettagliate utilizzando nella rappresentazione del territorio diversi oggetti geografici, anche se persiste il disegno piuttosto approssimativo; facciamo riferimento a La vera descrittione di tutta la Vngheria... parte de Italia (1546),

Marcha Trevisana Nova Tavola (1548) e Lombardia (1570). De Nard, per queste tre carte,

evidenzia come venga posto in risalto il tessuto idrografico, però con un'avvertenza: «se per il Piave è in qualche modo accettabile, non lo è di sicuro per buona parte dei suoi affluenti» [De Nard, 1985, 9]. Nel suo saggio De Nard passa poi in rassegna la Carta del

Friuli di Pirro Ligorio (1563). Segue la Tarvisina Marchia et Tirolis Comitatus del Mercatore

(1589), comprendente quasi tutta la terraferma veneta e parte del Ferrarese. A est indica anche la località bellunese Agronse (Auronzo), ricca di notizie ma sono presenti nomi non esatti [De Nard, 1985, 122]. Per quando riguarda La descrittione del territorio triuigiano di Paolo Rover (1591), Marinelli indica, per quanto ci interessa, i limiti estremi a nord Cividal

di Belluno e ad ovest i monti del feltrino. Vi troviamo un disegnato rilevato per i monti, ci

sono i fiumi, i boschi sono rappresentati ad alberelli, i vescovati col pastorale [De Nard, 1985, 124].

Il progresso della cartografia si registra dalla metà del Cinquecento da una parte per gli influssi teorici di molteplici discipline e dall'altra per una serie di fattori che imporrando il ruolo del topografo come autonoma professione. Già nel 1460 un apposito decreto del Consiglio dei Dieci (organo della Serenissima) ordinò ai rettori delle realtà situate in terraferma (città e castelli) di far rilevare e inviare a Venezia la raffigurazione cartografica dei territori sottomessi alla loro giurisdizione. Tuttavia per diversi decenni si ebbero ancora carte in quantitativo limitato e tra loro assai eterogenee. Soltanto dopo la guerra di Cambrai (1508-1511), quando si comprese la necessità di perseguire la sicurezza e lo sviluppo economico della terraferma aumentando le superfici coltivabili, la Serenissima ripensò l'organizzazione gestionale del territorio al di là dei punti di forza isolati (città e fortezze) istituendo alcune magistrature con competenze specifiche in settori chiave per lo Stato (Provveditorati alla Sanità, 1486; Savi Esecutori alle Acque, 1501; Provveditorati alle Frontiere, 1504; Provveditorati ai Beni Inculti, 1556; Provveditorati ai beni Comunali, 1574) ed agendo con interventi legislativi e tecnico-amministrativi in particolare nei settori della selvicoltura, dell'idrologia e dell'agricoltura [Cacciavillani, 1984, 15 sgg.]. La conoscenza del territorio, quindi il suo governo e la possibilità di ricostruire le varie dinamiche (il prima e il dopo), richiedeva la raffigurazione geometrica dettagliata mentre le magistrature si andavano dotando di archivi cartografici ad hoc e nascevano le carte tematiche. In questo modo era possibile ricostruire le varie dinamiche. Basti pensare all'utilizzo della risorsa

Paesaggio e rappresentazione: il ruolo della cartografia

MICHELANGELO DE DONÀ -DANIELE TRABUCCO

idrica, con tutte le sue implicazioni ambientali ed economiche spesso in conflitto, alla volontà di documentare i propri possedimenti o effettuare trasformazioni e in questo caso il governo veneziano procedeva al controllo delle pratiche e all'eventuale ratifica burocratica. Non meno importante l'utilizzo dei documenti cartografici nelle vertenze giudiziarie che una parte produceva contro l'altra (ad esempio per le questioni confinarie e di usurpazione di terreni, come si vedrà tra poco con i disegni dei Paulini). Da qui la definizione fornita da Jean Boutillier che rende bene l'idea di questo ragionamento: la carta, quale “testimonianza oculare”, permette al giudice la visualizzazione di oggetti contesi o meglio la loro collocazione, senza un'indagine diretta in loco [Paoli, 2013, 212]. Tutto questo senza dimenticare che i mutamenti continui del paesaggio avvengono non solo per l'influenza dell'uomo ma anche della natura (una frana, un'alluvione derivante da abbondanti piogge o per lo scioglimento della neve, fenomeni non trascurabili per il bellunese, territorio caratterizzato da una spiccata fragilità idrogeologica). Da qui la capacità e la prontezza di rappresentare sulla carta i cambiamenti che ne derivano. Vedremo più avanti un caso collegato alla creazione del lago di Alleghe.