The memory of an agrarian landscape through a specific survey document: the “cabrei” of the Ordine Mauriziano
C HIARA D EVOTI 1 , C RISTINA S CALON
1. Territori e cabre
Il cabreo (come è noto corruzione medievale dell’espressione latina capi brevium, nell’accezione di una serie di righe descrittive al termine delle quali si andava a capo, quindi di fatto una sorta di elenco descritto) fa la sua prima comparsa nel contesto notarile spagnolo con la ricognizione di Alfonso XI (1311-1350), ma avrà larga diffusione nel
Fig. 1: Giuseppe Antonio Calcagno, Allegoria della misura nella parte inferiore del cabreo della Commenda Vellati, nel territorio di Villafalletto, 1789. Torino, Archivio Storico Ordine Mauriziano (d’ora in poi AOM), Mappe e Cabrei, Mappe e Cabrei, COM 102, dettaglio.
Delli Aspetti de Paesi
Vecchi e nuovi Media per l’Immagine del Paesaggio / Old and New Media for the Image of the Landscape - I
mondo europeo in età moderna, secondo modelli e scelte comuni, ma anche assolute specificità e caratteristiche autonome [Devoti - Defabiani 2014, 37].Il cabreo risponde a una specifica esigenza, minuta e di dettaglio, distaccandosi per molti aspetti dalle mappe geografiche – dalle quali peraltro mutua non pochi elementi – e costituendo, come è stato messo in luce precocemente dagli studi di Paola Sereno per il Piemonte sabaudo, una sorta di anticipazione della catastazione [Sereno 1990, 58-66; Ead. 2002, 143-161]. Se i cabrei accompagnati da accurate raffigurazioni, sovente rilegate a formare dei veri e propri atlanti, si affermano e crescono di importanza nel corso del Cinquecento, in parallelo con il definirsi sempre più preciso delle norme di rappresentazione (Gemma Frisius, Oronce Finé, Gerardus Mercator sanciscono un progressivo passaggio dalla geometria alla trigonometria con la conseguente sistematica adozione della triangolazione), è anche indubbio che seguono da vicino il costituirsi, negli Stati di età moderna, di sempre più ampie proprietà di spettanza di enti ben precisi (la stessa corona e la nobiltà nel contesto inglese con rilevamenti celeberrimi [Agas 1596, e più tardi Leybourn 1722], e francese, gli ordini dinastici un po’ in tutta Europa, la riorganizzazione monastica in Spagna e nei Paesi Bassi, solo per citare alcuni esempi).
In parallelo con l’affermazione del cabreo quale strumento principe per la conoscenza dell’estensione, della bontà dei terreni e della loro relativa produttività, si afferma anche una schiera ben precisa di misuratori, definiti con i termini non sempre sinonimi seppur tuttavia non di rado usati come tali di «agrimensori», «trabuccanti», «geometri», «misuratori», ma anche «architetti» e più sporadicamente «ingegneri», in una ben definita gerarchia che, per l’area che ci interessa, corrisponde anche a una profonda revisione dei percorsi di formazione alle carriere, in particolare con la riorganizzazione degli studi voluta per gli Stati Sardi da Vittorio Amedeo II nel 1729 e con precise disposizioni riguardo alle operazioni di misura1 [Devoti 2011, 53-59; Palmucci Quaglino 2001, 113].
Se il modello del cabreo appare – soprattutto nella sua accezione di libro figurato, o atlante – abbastanza consolidato in termini di impostazione, non va tuttavia nemmeno dimenticato come le scelte finali, in termini di rappresentazione e di relazione (un aspetto fondamentale della logica del cabreo stesso, sin dal suo nome, ossia il non essere solo una mappa, ma un insieme tra rappresentazione e testo, nella forma di indici, rubriche,
Fig. 2: Pietro Giovanni Petrino, Cabreo de’ Beni della Commenda di S. Secondo d’Asti posti ne’ Territorj di Agliano, e di Montechiaro, 1794. AOM, Mappe e Cabrei, , COM 1, dettaglio con, a sinistra, l’indicazione dei cippi di confine (frecce rosse) e simboli diversi a seconda della natura dei coltivi.
La memoria del paesaggio agrario attraverso uno strumento di misura e stima: i cabrei dell’Ordine Mauriziano
CHIARA DEVOTI,CRISTINA SCALON
descrizioni, atti notarili e richiami giurati), da parte del misuratore, quale che sia il suo “rango” (dal meno esperto semplice rilevatore fino all’architetto inviato per rilevamenti di grande prestigio o complessità) e del notaio che sempre lo accompagna per asseverarne la misura, dipendano dalla natura assolutamente “signorile” dello strumento, sicché si notano non di rado richiami passatisti, elementi ripetuti con insistenza anche a distanza di anni – per esempio in occasione dei testimoniali di Stato che corrispondono a una variazione del commendatario – stilemi costanti, emblemi quasi sempre di continuità nonché del rango della committenza. Il cabreo è quindi più che mai un’immagine del territorio, che certamente ha a che fare con la sua misura e in forma lata con la sua tassazione (nel caso delle commende legate agli ordini cavallereschi il pagamento delle decime o mezze decime al cosiddetto «Tesoro dell’Ordine»), ma che innanzitutto mostra una condizione, uno status il quale, prima ancora che fisico, è giuridico, rappresentazione in mappa «dei rapporti tra gli uomini e tra gli uomini e le cose, operando al doppio livello delle relazioni verticali, tra signore e tributari, e delle relazioni orizzontali, tra membri della famiglia (…) o tra ente possessore e commendatore assegnatario» [Sereno 1990, 58]. I dati che se ne traggono, in termini di lettura dei palinsesti territoriali, non sono per questa logica intrinseca del cabreo meno pregnanti, ma vanno, ben più che nel caso del catasto, ricontestualizzati e soprattutto posti nell’ambito di un’operazione di misura nella quale
Figg. 3-4: Carlo Giacinto Maffei, Armi dell’Ordine Mauriziano, 1788 e Carlo Antonio Castelli, Armi di Sua Maestà, 1717. AOM, Mappe e Cabrei, COM 32, e AOM, Mappe e Cabrei, COM 28. Emblemi di prammatica nelle aperture dei volumi dei cabrei, con stili diversi, ma sempre presenti.
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l’insistita geometrizzazione della terra, imposta dalla rigidità dell’operazione catastale, può stemperarsi in una sottile varietà di segni, in un universo di simboli (dai cartigli ricchissimi ai nastri, agli emblemi) che non hanno meno valore della misura stessa.