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Tracce di una storia del paesaggio agrario: i luoghi della produzione dalle origini al Cinquecento

The rural landscape of the Diano Valley, seen in the modern era

R OSA C ARAFA

1. Tracce di una storia del paesaggio agrario: i luoghi della produzione dalle origini al Cinquecento

Un‟antica terra questa del Vallo di Diano, dall‟intreccio millenario di antichità e civiltà dalla vocazione agricola ancora oggi evidente; un‟area frequentata sin dal Neolitico con un‟azione, ipotizzata, di attività pastorali sia sui pendii del Cervati che nelle zone basse della fondovalle a cui si affiancano e coesistono attività venatorie, pastorali ed agricole, provenienti dagli influssi del mondo egeo, decisivi nello sviluppo e diffusione della vita associativa e dell‟esercizio agricolo [Loguercio 1988, 19-20].

Affiora il carattere distintivo e l‟impronta culturale delle attività pastorali ed agricole pervenute dai contatti col mondo greco e dalla dominazione lucana, persistenti nell‟area, ma l‟impianto delle maglie paesistiche di questa zona- della sua agricoltura e dei suoi insediamenti urbani- trae origine dalla conquista e colonizzazione romana del Vallo con il reticolo viario e giuridico della centuriazione del territorio, tra „direttrici‟ varie, nel segno di canali, acque e strade interpoderali e la messa in opera della via consolare Popilia -Annia (la Capua -Reggio). Un assetto territoriale che procura una radicale modifica, improntando il paesaggio agrario col sistema del maggese su quello a campi d‟erba [Loguercio 1988, 20]; una configurazione oltremodo favorita dalla realizzazione di opere pubbliche quali

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Fig. 1: Tabula Peuntigeriana,part. da Tabula Peuntigeriana. Le antiche vie del mondo, a cura di Franco Prontera, Leo S. Olschki, Città di Castello, 2009.

Fig. 2: ASN, Corporazioni religiose soppresse, busta 5637, Valle del Tanagro, sec.XVI (fine), (concessione n.13/2016).

Il paessaggio agrario del Vallo di Diano in età moderna

ROSA CARAFA

appunto la costruzione della strada consolare, i lavori di bonifica del fiume che favoriscono l‟incremento delle attività agricole, la creazione di colonie e l‟attuazione della riforma graccana. Peculiarità che non passano inosservate all‟anonimo cartografo autore della

Tabula Peutingeriana, (copia del XIII secolo di un'originale risalente al 64 a.C.-12 a.C.),

unica fonte cartografica che rappresenta il mondo conosciuto nell'età antica. La tavola finalizzata ad illustrare la rete viaria pubblica su cui si svolgeva il traffico commerciale dell'impero, documenta la piena visibilità del Vallo di Diano, riconoscibile nei toponimi Foro

Popili (la fondovalle) ed ancora in Consilianum (Sala Consilina) e Grumento, nell'antica

Lucania (fig. 1) [Tabula… 2009].

Nell‟Alto Medioevo se l'agricoltura del Vallo rispecchia fondamentalmente una tipologia agraria poco difforme dal passato [ Tortorella 1988, 25], a partire dal X-XI secolo i territori cominciano ad essere conformati differentemente, attraverso pratiche agrarie esercitate da diversi soggetti, laici e religiosi, quest‟ultimi in forme organizzative quali gli stanziamenti monastici di matrice italo-greca e quelli di origine benedettina. Una gestione del patrimonio fondiario attestato da rogiti notarili, attraverso vendite e donazioni di vaste aree di interesse agrario, veri e propri possedimenti fondiari elargiti dai dominatori longobardi prima, e normanni poi, alle istituzioni monastiche presenti sui territori meridionali del Principato Citra, affidando loro il compito di mediazione nelle relazioni tra i concessionari laici della terra e il sostrato produttivo del tessuto sociale [Alaggio 2004, 39-40].

Affiora la vocazione di guida pratica e spirituale messa in atto dai monaci italo-greci, con interventi di tipo economico e sociale, adottando le tecniche migliori di utilizzazione delle risorse naturali, con dissodamenti, messe a coltura, impianti di specie vegetali, organizzazione della produzione e degli scambi, e configurando aggregazioni di nuclei abitativi, gravitanti intorno al monastero come documentano Santa Maria a Pertosa, il cenobio di Sant‟Arsenio e quello di San Pietro a Montesano. Scaturisce un diverso assetto del territorio, alternato tra le fasce collinari e pedemontane e, con una produzione variegata coltivata a cereali o occupate da pascoli, con piccoli appezzamenti destinati a colture orticole, ma anche a piantagioni caratterizzate da vigneti, castagneti e riserve di caccia.

Una profonda trasformazione della realtà agricola della regione del Tanagro avviene attorno al XIV-XV secolo, con l‟avvento dei Sanseverino, insediatisi a Teggiano (antica Diano), ma scaturito, essenzialmente, da un potenziamento degli assetti politici e sociali delle realtà feudali del Vallo di Diano. Inoltre le migliori condizioni dettate dall'aumento demografico diffuso in più parti della regione, determinano un utilizzo più ragionato delle risorse agricole del territorio, con l‟aumento dei terreni messi a coltura, anche lungo i rilievi pendiosi. A tutto questo si affiancano i tentativi per migliorare idrogeologicamente la Valle, attraverso alcuni interventi per la bonifica del fiume, come quello assunto da Tommaso Sanseverino che, nel 1306, interviene per l‟espurgo del „Fossato del Maltempo‟, nel territorio di Polla, per migliorare il deflusso delle acque del Tanagro [ Didier 1988, 33]. A partire dal XIV secolo è la vite ad assumere un forte rilievo nel paesaggio agrario del territorio. Nel Vallo di Diano così come documentato da Rosanna Alaggio [Alaggio 2004, 26-27] la coltivazione della vite è attestata con una certa frequenza lungo la fascia pedemontana, compresa tra Sala Consilina, Padula e Montesano e nelle fasce adiacenti i centri abitati. Analogamente a Polla la sua coltivazione sembra concentrarsi sulla destra del fiume, a riparo dalle esondazioni del Tanagro e favorita dal maggiore irraggiamento di questo versante. Negli stessi secoli la presenza di vigneti e pastini è attestata, anche

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lungo il versante occidentale del Vallo, nel ristretto di Teggiano, con una concentrazione nelle aree poste alle pendici nord-orientali dell‟abitato. Rari invece sono i riferimenti a consistenti impianti di uliveto o frutteti. Piante di ulivi, noci e altri alberi da frutta si trovano di rado in terreni destinati ad altre colture, a volte associati a vigne o orti, quest‟ultimi ubicati nelle vicinanze o all‟interno dei centri abitati.

2. Il territorio negli apprezzi e negli inventari sei-settecenteschi della badia di Santa