environmental transformations as depicted in archival documents and the photography of Consorzio di Bonifica
E NRICA P ETRUCCI , F RANCESCO D I L ORENZO Università di Camerino
3. Le trasformazioni del paesaggio fluviale nel XX secolo e la nascita dei Consorzi di Bonifica
Se la lettura dei documenti e delle mappe catastali ottocenteschi ha facilitato l‟interpretazione delle trasformazioni del paesaggio fluviale nel corso del XIX secolo, per la prima metà del Novecento, i cambiamenti sono testimoniati da un ricco repertorio di immagini fotografiche, soprattutto relative al periodo in cui vengono avviati i più moderni ed aggiornati lavori di bonifica del fiume Tronto.
Nel 1865 il Ministero dell'Agricoltura promuove un'indagine, firmata dall‟ing. Raffaele Pareto, al fine di disporre di un quadro globale sulla condizione dell'agricoltura nazionale e di finanziare opere di risanamento. Interesse dell'inchiesta è anche quello di censire i terreni paludosi, calcolati all'incirca in un milione di ettari, improduttivi e anzi nocivi per la salute pubblica [Prosperi 1986, 9]. L‟inchiesta culmina con la promulgazione della Legge Baccarini del 1882, denominata “Norme per la bonificazione delle paludi e dei terreni paludosi”. Il nuovo strumento promuove lo sviluppo igienico a livello locale attraverso interventi limitati e di natura puntuale, non essendo ancora maturato quel concetto di bonifica “integrale” che caratterizzerà le grandi opere di riassetto territoriale degli anni „30. Il 17 gennaio 1908 è istituito il Consorzio per la sistemazione del Fiume Tronto che, nel 1913, avvia un piano di sistemazione della bassa valle impostato su sistemi di difesa costituiti da pennelli ortogonali alla sponda, utili a regolare le acque di piena e a permettere la creazione di nuovi terreni per l'agricoltura, attraverso una “sedimentazione guidata”. I lavori, anche a causa degli eventi bellici, sono ultimati solo nel 1930. Negli anni di attività, il Consorzio svolge una continua opera di bonifica, riguadagnando circa 250
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Figg. 6-7: Difese “a martello” poste nell'alveo del fiume Tronto dal Consorzio nel primi decenni del XX secolo (Consorzio per la sistemazione del Fiume Tronto 1933).
ettari di terreni golenici. La tecnica prevede la cattura dei sedimenti tra repellenti “a martello” e argine, poi consolidati da gabbionate vegetali. Gran parte dei nuovi lotti sono piantumati con pioppi del Canada il cui legno, di proprietà del Consorzio stesso, è venduto per assicurarsi le risorse da utilizzare nella manutenzione degli argini [Consorzio per la sistemazione del Fiume Tronto 1933, 5-7] (figg. 6-7). Elemento base dei "martelli" di difesa sono le gabbionate, costituite da pietrame raccolto in situ contenuto da reti di filo di ferro zincato, adatte per la notevole durata, il basso costo di costruzione, la velocità di posa in opera e la facilità di riparazione. Tali elementi sono poi compendiati da sistemi di difesa vegetale, posti sull'orlo delle gabbionate per proteggere i sedimenti e consolidare i nuovi terreni. Questo tipo di sistema è preferito alle murature in cemento armato, più costose, difficilmente realizzabili in presenza di acqua e poco adattabili ai continui cedimenti dei terreni golenici [Consorzio per la sistemazione del Fiume Tronto 1933, 8-9].
I moderni consorzi di bonifica nascono ufficialmente nel 1933 per provvedere alla bonifica dei territori, occupandosi della sicurezza idraulica dei corsi d‟acqua, della gestione dei canali e dei sistemi di irrigazione per l‟agricoltura e della realizzazione di opere e infrastrutture pubbliche. La normativa in materia, racchiusa nel R.D. 215 del 13 febbraio 1933, instaura nuove modalità operative ed un nuovo concetto di bonifica, vista come un piano generale di sviluppo economico e sociale, attraverso la costruzione di opere per il riassetto idrogeologico, per l‟implementazione delle reti viarie e di approvvigionamento e per la sistemazione agraria [Prosperi 1986, 11]. Fra le attività sono comprese la progettazione, esecuzione, manutenzione ed esercizio della rete idrografica, dei manufatti, degli impianti idrovori e di sollevamento, aventi la finalità di mettere in sicurezza i territori urbanizzati e produttivi e di rendere coltivabili i terreni mediante irrigazione. L‟attività di bonifica riveste quindi due funzioni che si integrano in un delicato equilibrio: da una parte la bonifica si pone a salvaguardia del territorio, dall‟altra consente il razionale sviluppo dello stesso, sia a fini strettamente agricoli che produttivi [Lenzi 2001, 4].
Il Consorzio di Bonifica del Tronto è istituito con R.D. 4880 del 14 novembre 1935, a seguito della fusione di tre enti: il Consorzio per la Sistemazione del Fiume Tronto (1908), il Consorzio di Irrigazione della Valle del Tronto (1928) e il Consorzio di Trasformazione Fondiaria dei Bacini dell'Ascensione (1931). Inizialmente, la superficie di competenza dell‟ente è di 26.926 ettari, comprendente tutto il bacino idrografico sia in area montana che in area valliva [Prosperi 1986, 11]. Nel Documento Programmatico d‟istituzione sono
La bassa valle del Tronto tra XIX e XX secolo: le trasformazioni al contesto rurale
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contenute osservazioni riguardo alla situazione della valle che sottolineano il forte dissesto idrogeologico e la conseguente minaccia per la stabilità dei terreni agricoli e delle aree edificate. Inoltre, lo stesso documento evidenzia lo scompenso tra una popolazione in continua crescita ed una superficie agricola in diminuzione, continuamente erosa dal Tronto. Preoccupa ancora, nonostante i ripetuti rimaneggiamenti operati nel secolo precedente, la condizione della zona di confluenza fra il Tronto e i suoi affluenti Marino e Bretta, dove, in occasione di forti piogge, si verificano straripamenti con l‟accumulo di un‟ingente quantità di materiali di trasporto. Nei primi anni di attività, il Consorzio realizza diverse opere fra cui ulteriori tratti di arginature in terra per regolarizzare l'alveo fluviale, la cui larghezza all'epoca varia dagli 80 ai 600 m della foce. Si edificano, poi, quattro case di guardia prossime all'alveo, per il monitoraggio e la manutenzione delle infrastrutture. Nel primo ventennio di attività, il Consorzio porta a compimento 35.000 m di argini, 60 difese continue, 240 argini trasversali e repellenti, 5.000 m di difese vegetali e una strada di servizio sulla sponda destra lunga 26 km [Consorzio di Bonifica del Tronto 1953, 12]. Per i citati torrenti Marino e Bretta, il Consorzio appronta un piano di sistemazione idraulico- forestale basato sull‟innesto di nuova vegetazione e sulla costruzione di briglie e arginature. Fondamentale per l'economia dei paesi afferenti alla valle è l‟impianto di circa 70.000 pioppi, che si aggiungono a quelli già piantati nei precedenti anni, sfruttando 200 ettari di aree golenali prossime alle sponde del fiume [Prosperi 1986, 17]. Dal 1945 al 1952 il Consorzio è impegnato nella manutenzione e nella riparazione dei danni di guerra; le opere sono cofinanziate dal Ministero dei Lavori Pubblici e dal Ministero dell'Agricoltura. Spicca, in questo senso, lo sforzo per la riparazione dei ponti distrutti dall'esercito tedesco in ritirata, tra i quali quelli sul Tronto in contrada Bretta e in località Pagliare.
Nel 1951, la superficie di competenza del Consorzio ammonta a 114.942 ettari, suddivisi tra tre regioni (Marche: 78.496 ha, Abruzzo: 22.429 ha, Lazio: 14.017 ha), quattro provincie (Ascoli Piceno, Teramo, L'Aquila e Rieti) e 37 comuni (dei quali 25 appartenenti alla Provincia di Ascoli). Negli stessi anni è decretata la nascita della Cassa per il Mezzogiorno, creata al fine di realizzare opere straordinarie, di pubblico interesse, nelle località economicamente depresse dell‟Italia centrale e nel Mezzogiorno. Grazie ai nuovi e cospicui fondi, il Consorzio avvia un programma organico di miglioramento del sistema irriguo su tutta la vallata, concentrandosi sulla realizzazione di un consistente sistema di canali alimentati da dighe artificiali. I nuovi impianti modificano gli assetti dei terreni agricoli, il modo di lavorare e l'immagine stessa del territorio;la valle, già di per sé fertile, si trasforma in un terreno ricchissimo e adatto ad ogni tipo di coltura (figg. 8-9).
Dai primi anni „60, Il territorio vallivo è interessato da un consistente processo d‟industrializzazione, con l'istituzione di un Nucleo Industriale della Valle del Tronto. Tra le prime fabbriche ad insediarsi, allettate dagli aiuti statali della Cassa per il Mezzogiorno, si annoverano alcune importanti realtà produttive, fra cui la cartiera Mondadori. L‟impianto, appena edificato, si inserisce in un contesto agricolo ancora intatto in cui predominano i seminativi arborati (fig. 10).
In pochi anni l‟insediamento industriale comporterà una alterazione dei caratteri originari di tale paesaggio. Fino agli anni ‟70, esaurita la missione iniziale di difesa fluviale e sanificazione dei territori circostanti, con regimazioni superficiali e sistemazioni idrauliche, il Consorzio riesce a dotare l'area di strutture di trasformazione dei prodotti agricoli, con la realizzazione di grandi cantine per la lavorazione delle uve, essiccatoi per cereali, frantoi per olive, impianti per la conservazione dei prodotti ortofrutticoli o produzione di cremogenati.
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Figg. 8-9: Nuove difese con struttura a cassoni eseguiti dal Consorzio di Bonifica e costruzione della nuova diga in località Campolungo (http://www.bonificamarche.it).
Fig. 10: Il nuovo stabilimento Mondadori in una foto dei primi anni Sessanta.
Conclusioni
Percorrendo la vallata del Tronto, si coglie la percezione di un paesaggio privo di ordine nel quale si susseguono, senza soluzione di continuità, insediamenti produttivi, commerciali e residenziali. A questo fenomeno nel corso del tempo si è associata la progressiva perdita delle gerarchie spaziali. Le preesistenze storiche, tra cui le aree centuriate poste lungo la via Salaria, le antiche ville signorili, i borghi ecc., scompaiono o vengono assorbiti dalle massicce urbanizzazioni. Lo stesso processo legato alle pressioni antropiche interessa anche i corsi d‟acqua, sempre più degradati e privi di vegetazione riparia, e delle alberature che un tempo facevano da corona ai vecchi collegamenti stradali. La stessa via Salaria ha perso progressivamente il suo ruolo di elemento ordinatore tra territori diversi, divenendo di fatto una sorta di strada a carattere locale. L‟intenso sviluppo urbanistico e insediativo che ha interessato la valle del Tronto ha il suo naturale proseguimento lungo il tratto di costa del territorio piceno, occupando
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progressivamente tutte le aree pianeggianti disponibili. Per una strategia di valorizzazione dei caratteri della vallata del Tronto è, in prima istanza, necessario sviluppare una consapevolezza delle potenzialità dell‟area stessa, da parte della popolazione, impiegando strumenti che conducano al superamento di interessi localistici in favore di interventi a carattere comprensoriale. Dovranno essere studiate misure di riqualificazione dell‟asta fluviale, sviluppando azioni di conservazione in situ del germoplasma delle specie arboree, attraverso una connessione ecologica multifunzionale tra zone urbanizzate e zone naturali, cercando un nuovo equilibrio fra risorse ambientali ed economico/produttive presenti nella vallata del fiume Tronto.
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Sitografia
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Note
1Ascoli Piceno, Archivio di Stato, Archivio Sgariglia, cas. XIII.
2Ascoli Piceno, Archivio di Stato, Delegazione Apostolica di Ascoli Piceno, 1819, b.1, fasc. 2, prat. 3. 3Ascoli Piceno, Archivio di Stato, Amministrazione Provinciale, Ufficio Tecnico, b. 10, fasc. 3.
4Ascoli Piceno, Archivio di Stato, Amministrazione Provinciale, Ufficio Tecnico, 1810-1910, b. 1, Delegazione
di Ascoli, Acque e Strade, Fortificazioni nel Fiume Tronto.
5Ascoli Piceno, Archivio di Stato, Ufficio Tecnico Erariale, mappe, 1813-35.
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