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Descrizione delle fonti archivistiche: le proprietà dei Frati Minori del Convento di San Francesco a Follon

Il paesaggio agrario di Montella attraverso l’iconografia del XVIII secolo

F IORENTINO A LAIA 1 , S ABINA P ORFIDO 2 , E FISIO S PIGA

2. Descrizione delle fonti archivistiche: le proprietà dei Frati Minori del Convento di San Francesco a Follon

Gli archivi delle Corporazioni Religiose soppresse sono atti di conventi e monasteri soppressi nel periodo Murattiano a cui si aggiungono quelli soppressi con le leggi italiane del 1866. Contengono titoli di possesso di beni e di godimento di diritti di varia natura, elargiti con bolle papali e vescovili in pergamena che fin dal XV secolo attestano privilegi e concessioni in favore di questi enti religiosi soppressi. Tra tali documenti, rivestono grande importanza le Platee dei monasteri, che risalenti ai secoli XVII e XVIII, riportano tutti i beni

Il paesaggio agrario di Montella attraverso l’iconografia del XVIII secolo

FIORENTINOALAIA,SABINAPORFIDO,EFISIOSPIGA

Fig. 3: Pianta cartografica. Inchiostro acquerellato su carta (510 X 400 mm) “Selva castagnale chiamata Alle Malte” Montella, 1741, redatta da Sebastiano Guerruccio, regio geometra di Montella. Legenda: ABCD confine del castagneto di Francescantonio De Angelis; DE confine dell'altro castagneto del venerabile convento; EFG confine del castagneto degli eredi di Isabella Pascale; GH demanio di Montella; HI confine del castagneto di Michele Lepore; IK confine del castagneto del capitolo di Montella; KL confine del castagneto di Carmine Carfagno Giannettino; LMNOPQRS demanio di Montella; ST confine del castagneto di Fabio Pascale; TA demanio di Montella; OR strada che conduce alla chiesa del Santissimo Salvatore; RA strada che conduce all'Orto dell'Abate; NV strada che conduce alla valle dell'Acera; MX tratturo Resicco; X cisterne; MY tratturo anche Resicco; Z porcino nuovo; § porcino antico; Aa calcara del Santissimo Salvatore. (Avellino, Archivio di Stato, Platea del Convento di San Francesco a Folloni di Montella, fl.241).

da essi posseduti, con la loro descrizione e la rappresentazione cartografica del territorio delle diverse proprietà che ivi si documentano. Da queste carte viene fuori un quadro della reale estensione delle proprietà degli enti ecclesiastici, della loro destinazione e delle pratiche di coltivazione allora in uso.

Il complesso conventuale di San Francesco a Folloni di Montella dista circa un chilometro dall'abitato, posto in luogo pianeggiante, presso il fiume Calore, al margine del bosco denominato Folloni, dal quale trae denominazione. Il monastero con l'annessa chiesa fu prima intitolato alla Santissima Annunziata e dal XVII secolo ad oggi al santo di Assisi. In seguito all'occupazione francese del Regno di Napoli, nel 1808 il convento viene soppresso e il suo archivio, compresa la Platea generale, fu trasferito in deposito presso

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l’archivio della Curia di Nusco1. Durante il Decennio francese, molti territori del convento furono venduti mentre col ritorno dei Borbone, in seguito a numerose petizioni dei frati, dal 1819 il convento rientra in possesso solo di alcuni territori.

Poiché la Platea si conservava presso la Curia di Nusco, per la gestione del patrimonio fondiario, il convento stimò utile estrarre copia delle piante e della descrizione dei territori rimasti di proprietà del convento. A tal proposito viene incaricato Michelangelo Mancini, agrimensore e pubblico perito di Montella. La copia della Platea viene ultimata il 7 febbraio del 18221.

Il Monastero di San Francesco a Folloni di Montella possiede tra gli altri un territorio o castagneto grande, sito nelle pertinenze del comune di Montella in località Alle Malte, un sito in declivio coltivato a castagneto da frutto, dell'estensione di circa centoundici tomoli. Per la sua posizione, è soggetto all'incostanza del clima, a causa del freddo e delle gelate che cadono nel mese di settembre, per cui, in tali casi, il raccolto è compromesso e in quantità ridotta rispetto a quello delle annate fertili.

La pianta di questo possedimento è costituita da un disegno ad inchiostro acquerellato su carta di 510 X 400 mm, denominata “Selva castagnale chiamata Alle Malte”, redatta nel 1741da Sebastiano Guerruccio, regio geometra di Montella2.

2.1 Notai del distretto di Sant'Angelo dei Lombardi

Gli Archivi Notarili del distretto di Sant’Angelo dei Lombardi, costituiscono una fonte preziosa per l’analisi dei rapporti tra cittadini e istituzioni. Sono utili per ricostruire la storia economica, le vicende politiche e anche i fatti del vissuto quotidiano delle persone appartenenti ai diversi ceti sociali [De Lucia, 2006]. Attraverso i testamenti, i contratti di compravendita, i capitoli matrimoniali, le dichiarazioni, le note e le cronache scritte dagli stessi notai, è possibile cogliere i momenti decisivi della vita di una comunità dal XV al XIX secolo. Particolarmente importanti allo scopo di questa ricerca risultano i protocolli del notaio Mariano Vuotto che ha rogato a Montella dal 1795 al 1837. Molto interessante si è rivelato un rogito datato Montella, 3 febbraio 18003, che contiene la descrizione del territorio in questione e le usanze agrarie del tempo. Si tratta di un contratto di affitto in cui intervengono il Reverendo Padre fra Giuseppe Maria de Angelis, «maestro definitore perpetuo, ed attuale superiore del venerabile Monastero di San Francesco a Folloni di Montella e fra Diego Marinaro, laico professo, ed attuale procuratore dello stesso monastero, da una parte e il Signor Don Vincenzo Scandone del fu Giuseppe, il Magnifico Tommaso Fusco» ed altri, tutti della Terra di Montella, dall'altra parte. I suddetti frati affittano ai costituiti Scandone ed altri, per la durata di quattro anni, a far data dal primo ottobre 1800 e fino al 20 novembre 1803, la selva castagnale denominata le Malte per annui ducati 1964.

Con questo contratto stabiliscono di attenersi ai seguenti patti e convenzioni: che gli affittatori debbano corrispondere nel mese di ottobre di ciascun anno, oltre al prezzo convenuto, dieci tomola di castagne scelte, verdi e di buona qualità, cioè tomoli tre dagli affittatori del Terzo denominato Copone e tomoli sette dagli affittatori degli altri due Terzi denominati gli Zavoti e di Mezzo, dove è situato il porcino (costruzione in fabbrica per il ricovero dei maiali). Viene inoltre concesso il permesso al monastero di poter tagliare, ogni anno, dieci alberi di castagni per farne travi, tavole ed altro a suo piacimento, senza che gli affittatori possano pretendere alcuna riduzione dell’affitto per detto taglio nonché di poter potare ed innestare i castagni selvatici che si trovano nel fondo. Il monastero deve consentire l’uso di ambedue i porcini per poter riporre e seccare le castagne, e si riserva

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due stanze del porcino nuovo senza che gli affittatori possano accampare pretese.

Gli affittatori devono conservare intatti i biscigli (castagno giovane) piantati e da piantarsi, che si trovano in detta selva, avendo cura di preservarli dagli incendi. Se dovesse accadere che per colpa degli affittatori si deteriori qualcuno di questi biscigli, questi sono obbligati a riparare il danno causato e tutto quanto occorre fino alla loro sostituzione: il danno viene valutato da un perito nominato di comune accordo tra le parti. Gli affittatori non possono tagliare, o far tagliare alberi di castagno, aste, rami, ed ogni altra specie di legname per qualsiasi uso; in tal caso sono obbligati a riparare il danno.

Non possono, altresì, pretendere la diminuzione dell'affitto per nessun motivo, neanche per il sopraggiungere della siccità. I porcini devono essere consegnati entro il primo agosto di ciascun anno, accomodati e servibili per l'uso e le chiavi restituite appena ultimata la raccolta delle castagne. Ogni anno, i conduttori, sono tenuti a pulire il suolo del castagneto eliminando le erbe e le frasche inutili.

2.2 Catasto Provvisorio del Comune di Montella

Altra fonte preziosa per un’analisi socio-economica delle famiglie e del territorio delle università nel XIX secolo è costituita dal Catasto Provvisorio [De Lorenzo,1985; 1987; 2008]. La ripartizione della contribuzione fondiaria nelle Università fu eseguita fin dal 1807 e i proventi provvisoriamente riscossi col sistema dei ruoli che erano titoli autentici ed esecutori nei quali veniva indicato per ciascun contribuente del comune la quota da esso dovuta per l’anno in corso. Gli Stati delle Sezioni riportano le proprietà di ogni sezione in cui era diviso il territorio comunale, cominciando da quelle collocate a levante, il nome del proprietario, la natura dei beni e la classe di appartenenza.

La Matrice del ruolo, formata sullo spoglio della Stato delle Sezioni, riunisce sotto il nome di ciascun proprietario le diverse proprietà possedute nell’Università. Per la formazione del catasto provvisorio si doveva annotare l’esatta estensione dei territori: si procedette così alla rettifica degli Stati delle Sezioni. Terminate le operazioni di rettifica, furono rinnovati gli Stati di Sezione su cui formare le Matrici di Ruolo, da servire come catasto provvisorio sul quale segnare le successive mutazioni. I Processi di Rettifica sono quasi tutti corredati di piante cartografiche di quei territori del comune di cui si chiedeva la rettifica. Lo stesso vale per i Processi di Verifica e di Valutazione.

I lavori per la formazione del catasto provvisorio nella maggior parte dei comuni della Provincia di Principato Ulteriore furono ultimati tra il 1815 e il 1816.

I dati catastali per ciascun comune sono riportati nella collettiva generale. Da questi si desume la denominazione del comune, il distretto di appartenenza, la popolazione, la data di compilazione del catasto, gli articoli degli Stati di Sezione, le misure agrarie locali. La proprietà territoriale è distinta in base alla sua natura in tre classi secondo la qualità del terreno. E’ riportata la tariffa di valutazione per ogni classe; la rendita netta per ogni classe e l’imponibile per ogni natura.

Le case di abitazione e il numero dei mulini e di altre strutture presenti sul territorio comunale, quali fusari, gualchiere e diversi altri opifici, con la rendita imponibile, sono descritti a margine della collettiva.

Nel Processo di Valutazione del comune di Montella, il castagneto in località le Malte non è più intestato al convento dei frati minori, ma risulta di proprietà di Abiosi Gennaro4.

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Fig.4: Pianta cartografica di Montella, 1820, Agrimensori: Angelostilio Grassi e Donato De Rienzo. Inchiostro nero su carta 420 X 290 mm (Avellino, Archivio di Stato, Catasto Provvisorio, b. 65 fs. 235).

La misura agraria municipale, sulla quale furono eseguite tutte le contrattazioni di compravendita e di affitto dal 1798 al 1807, è costituita dal tomolo. Questo è composto di palmi quadrati 58.800, ossia di passi 1.200 ciascuno di palmi 7, divisibili in 24 misure [Testa, 1881]. Gli agrimensori, per eseguire le misure prescritte negli stati di sezione hanno lavorato dal 18 aprile fino al 18 giugno 1816, sia nelle operazioni di valutazione del territorio, nelle quali furono assistiti da esperti di campagna, sia per redigere le piante geometriche dei territori la cui estensione è da rettificare.

Il processo verbale della divisione del territorio del comune di Montella è datato 20 gennaio 1816. In esso, il territorio comunale è ripartito in sezioni, così come prescrive la legge dell'8 novembre 1806, tali sezioni sono distinte con le lettere dell'alfabeto A, B, C, D, E, e le Malte ricadono nella zona denominata B, di cui si riporta la mappa in figura 4.