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31 Figura 9 – Siti estrattivi storici lungo costa, tracce di lavorazione e materiale semilavorato

1.6.8 Casi di studio a confronto

I casi di studio analizzati mostrano che una delle politiche di maggiore importanza nel campo delle cave storiche è certamente rappresentata dalla politica della conoscenza, il caso delle antiche cave dell’Egitto, della Giordania e della Turchia ha mostrato come una sapiente opera

42 “Articolo 10 Parchi archeologici

1. Il parco archeologico è un ambito territoriale caratterizzato dalla presenza di importanti testimonianze archeologiche, insieme a valori storici, paesaggistici o ambientali, organizzato e gestito per assicurarne la fruizione e la valorizzazione a fini scientifici e culturali. (…)”. 43 “Articolo 11 Ecomusei

1. L’ecomuseo è un’istituzione culturale volta a rappresentare, valorizzare e comunicare al pubblico i caratteri, il paesaggio, la memoria e l’identità di un territorio e della popolazione che vi è storicamente insediata, anche al fine di orientarne lo sviluppo futuro in una logica di sostenibilità, responsabilità e partecipazione dei soggetti pubblici e privati e della comunità locale in senso lato. (…)”.

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di studio rappresenti il presupposto per avviare concrete operazioni di tutela e valorizzazione in un campo che dimostra di avere ancora interessanti prospettive per la ricerca. Un altro esempio ritenuto particolarmente significativo è quello concernente i siti estrattivi situati nel promontorio di Portovenere, dalle interessanti potenzialità di valorizzazione in un ambito di particolare pregio naturalistico e paesaggistico. Il promontorio di Portovenere rappresenta un paesaggio dalle caratteristiche uniche e bacino di estrazione di un materiale storico molto pregiato e raro che ha caratterizzato l’edilizia locale e i monumenti di città d’arte come quelle Toscane. Le cave presenti nell’isola di Favignana sono state sfruttate continuativamente nel tempo e oggi rappresentano la testimonianza della reinterpretazione spontanea dei luoghi estrattivi ad opera della popolazione locale che si concilia con la vocazione turistica dell’area. Nei casi delle cave di Portovenere e in quelle di Favignana convivono gli aspetti paesaggistici con quelli produttivi; in particolare nel caso di Faviganana la soluzione intrapresa dal PRAE della Regione Sicilia tenta di accompagnare la cessazione dell’attività estrattiva a favore della tutela paesaggistica, senza tuttavia trascurare l’aspetto produttivo in relazione ai limitati volumi da estrarre necessari per soddisfare il fabbisogno locale di materiale. Il processo spontaneo di riconversione dei

paesaggi di tufo rappresenta un caso emblematico ma non sistematico, la pianificazione

territoriale e quella paesaggistica in particolare rivestono un ruolo importante indirizzando le politiche di tutela e valorizzazione, orientando il progetto del paesaggio alla scala territoriale verso obiettivi coerenti con i valori da tutelare.

La reinterpretazione del patrimonio archeologico minerario presente in Sardegna, promossa tramite l’istituzione del Parco Geominerario, rappresenta un esempio esemplificativo di valorizzazione dei siti estrattivi storici attraverso l’istituzione di un parco tematico, tuttavia le cave storiche a fronte di un riconoscimento formale che ne ha consentito l’inserimento all’interno del Parco, non hanno trovato una concreta valorizzazione. Le politiche del Parco non si sono ancora concretizzate in interventi strutturati, inoltre la mancata approvazione del Piano territoriale del parco potrebbe determinare perduranti criticità nell’attuazione del progetto complessivo a favore di interventi puntuali, sfumando la possibilità di costruire un percorso unitario e complessivo di valorizzazione a rete.

I casi analizzati mostrano il crescente interesse nei confronti dei paesaggi di cava ma anche la necessità di approfondire il campo di conoscenza delle cave e della relazione con il costruito. Il caso della Regione Sardegna in particolare ha mostrato che nonostante gli sforzi compiuti i risultati ottenuti nei confronti dei paesaggi di cava storici sono lontani dal risultare soddisfacenti.

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2.

LE CAVE RECENTI

2.1 Premessa

La tematica relativa alla reinterpretazione dei paesaggi estrattivi recenti costituisce per la pianificazione territoriale oggetto di grande interesse e attualità. Le esternalità negative legate all’esercizio di tale attività e la situazione venutasi a creare in alcune aree geografiche, dove ad uno sfruttamento intensivo della risorsa mineraria non si sono susseguite adeguate politiche atte a garantire e a incentivare le fasi del recupero delle aree estrattive dismesse, rende necessario occuparsi del futuro di tali paesaggi produttivi.

La Regione Veneto rappresenta un esempio di territorio che ha subito un profondo cambiamento dovuto all’attività estrattiva quando nel processo di sviluppo del dopoguerra la domanda di materiali e in particolare di inerti ha raggiunto quantità considerevoli; il caso di studio viene affrontato all’interno del progetto di ricerca internazionale denominato “Rekula”1, che analizza sia il problema legato alla definizione delle prospettive di riuso dei siti sia quello della qualità progettuale e paesaggistica degli interventi (Zanon, 2006a, 2006b).

Nell’ambito del presente lavoro con il termine di cave recenti si indicano le cave dove la coltivazione è avvenuta ed avviene con tecniche e tecnologie di estrazione evolute, che hanno consentito la commercializzazione del prodotto anche su mercati non strettamente locali. Tale definizione include sia cave dove l’attività si è svolta in assenza di specifiche autorizzazioni sia cave dove l’esercizio dell’attività di coltivazione è stato subordinato a specifici iter autorizzativi a partire dagli anni Settanta del Novecento, includendo un arco temporale che va dalla fine dell’Ottocento agli inizi del Novecento sino ai giorni nostri. Nelle cave recenti la coltivazione avviene con tecniche industrializzate in costante sviluppo che garantiscono l’estrazione di grandi quantità di materiali in tempi ridotti e con elevate rese.

La distinzione tra cave storiche e cave recenti è un limite molto labile e variabile; il passaggio dalle tecniche elementari a quelle più moderne, che hanno consentito di estendere la commercializzazione dei materiali su bacini extralocali, è avvenuto gradualmente anche nell’ambito di attività di estrazione in corso.

Le cave testimoni dell’evoluzione delle tecniche estrattive e in particolare quelle attive a cavallo dei secoli XIX e XX, oltre il significato strettamente culturale, rappresentano degli interessanti

1 Il caso di studio della Regione Veneto è stato analizzato nell’ambito del progetto “Rekula” (Restructuring Cultural Landscapes), progetto cofinanziato dall'Unione Europea all'interno dell'iniziativa comunitaria Interreg III B 2000 – 2006 per lo Spazio Europeo Centrale, Adriatico, Danubiano e Sud-orientale. Il progetto ha visto coinvolti: la Fondazione Benetton studi e ricerche (Project Partner), l’IBA (Internationale Bauausstellung - International Building Exhibition) Fürst-Pückler-Land (Lead Partner), la Regione Veneto, il Politecnico di Gliwice.

Il progetto di ricerca si è occupato dei paesaggi industriali dismessi tramite casi di studio differenti: i villaggi operai in Slesia, le miniere di lignite in Lusazia, le cave di inerti in Veneto.

Le ricerche della Fondazione Benetton hanno sviluppato il caso delle cave di inerti della Regione Veneto e si sono svolte dal 2003 al 2006 con la supervisione di Domenico Luciani e il coordinamento generale di Simonetta Zanon.

La descrizione dettagliata del progetto è disponibile su internet all’indirizzo:

http://www.settoreweb.com/fondazione/ita/pagine.php?s=&pg=190; [ultimo accesso: dicembre 2010].

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casi di studio trovandosi spesso in posizioni geografiche singolari: esempi significativi sono rappresentati dalle cave costiere e dalle cave che ubicate in posizione limitrofa ai centri abitati sono state successivamente incluse nei tessuti urbanistici delle espansioni recenti. La particolare localizzazione geografica dei siti costieri dettata da esigenze funzionali e consentita in periodi storici caratterizzati da una diversa attenzione nei confronti del paesaggio costiero, li rende siti particolarmente interessanti dal punto di vista della pianificazione territoriale e occasione di sperimentazione progettuale.

Le cave recenti localizzate in ambito costiero sono destinate alla dismissione, la riconosciuta importanza del paesaggio e degli habitat costieri pone in discussione la possibilità di proseguire l’attività estrattiva in relazione alla tutela di tale spazio geografico. Tale indirizzo è confermato dalle scelte operate dalla Regione Sardegna che, come già evidenziato, nella redazione del proprio Piano Paesaggistico Regionale (PPR, 2006) ha ritenuto necessario pianificare prioritariamente il paesaggio costiero prestando particolare attenzione alla porzione di territorio definita “fascia costiera” che, riconosciuta bene paesaggistico d’insieme e risorsa strategica, è sottoposta a specifiche misure di tutela, conservazione e valorizzazione.

Gli strumenti di pianificazione e di governo del territorio ai vari livelli affrontano la questione relativa ai paesaggi estrattivi di cava, secondo un approccio orientato al raggiungimento della sostenibilità nei processi di coltivazione e di recupero dei siti estrattivi. L’obiettivo finale è rappresentato nel riuscire ad inserire l’intero ciclo produttivo della cava, dall’apertura alla dismissione, all’interno di un sistema di gestione sostenibile, orientato alla compensazione e alla perequazione, non solo ambientale ma anche urbanistica e paesaggistica.

Il presente lavoro si pone l’obiettivo di inquadrare i principali aspetti legati al tema della reinterpretazione dei paesaggi estrattivi, con particolare attenzione ai paesaggi estrattivi in ambito costiero, inserendosi nel filone di ricerca che promuove la riqualificazione d’uso dei paesaggi di cava, paesaggi capaci di generare nuovi scenari dopo il ciclo produttivo.

Dal punto di vista paesaggistico le reinvenzioni più suggestive sono rappresentate dalle cave di pietra, ma esempi quali il cimitero di Stoccolma2 dimostrano che anche nelle ipotesi di cave di inerti è possibile raggiungere risultati di elevata qualità paesaggistica (Zanon, 2006a, 2006b).