La costruzione del patrimonio di conoscenze del territorio è al centro delle politiche ai vari livelli istituzionali, in particolare secondo modelli standardizzati e tramite l’utilizzo di tecnologie avanzate quali i Sistemi Informativi Territoriali (SIT) anche consultabili via web (WebGis). La conoscenza e il monitoraggio dell’attività di cava nella Regione Sardegna, presupposto di base per la costruzione di politiche territoriali, è riconducibile al Catasto regionale dei giacimenti di cava istituito a seguito di una specifica disposizione contenuta nella L.R. 30/89 e al Sistema Informativo Territoriale delle Attività Estrattive (SITAE).
In particolare con il Piano Paesaggistico Regionale (PPR, 2006) la Regione Sardegna ha inteso portare avanti politiche finalizzate all’implementazione e all’aggiornamento delle conoscenze relative alle specificità del territorio regionale. Una nota di attenzione merita il processo attivato dallo strumento di pianificazione paesaggistica che prevede una fase ricognitiva delle specifiche peculiarità del territorio sotto gli aspetti insediativi, ambientali e storico culturali e promuove una attività di studio e analisi da effettuarsi in sede di adeguamento degli strumenti urbanistici al PPR denominata riordino delle conoscenze. Tale attività di ricerca rappresenta il presupposto di base per una pianificazione aderente alle specificità del territorio. Si evidenzia tuttavia che il lavoro di adeguamento degli strumenti di pianificazione al PPR presenta delle criticità in relazione alla difficoltà di far convergere tali dati, come previsto dall’articolo 108 delle Norme tecniche di attuazione del Piano, nel Sistema Informativo Territoriale Regionale (SITR).
In particolare nell’ambito di tali processi è stata attivata la catalogazione dei beni paesaggistici e dei beni identitari di interesse storico culturale, da effettuarsi a cura dei Comuni in collaborazione con la Regione e con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MIBAC) in fase di adeguamento degli strumenti urbanistici al PPR. Tali attività si inseriscono nel quadro delle politiche attivate per lo studio e la ricognizione del patrimonio culturale recentemente rafforzate a livello regionale dalle previsioni contenute nella L.R. 14/2006 che, in particolare, prevede l’istituzione di uno specifico sistema informativo territoriale regionale dedicato al patrimonio culturale.
Il PPR è stato certamente capace di attivare un processo di analisi del territorio, le criticità sono tuttavia da individuarsi nella eterogeneità dei dati in relazione al numero di operatori coinvolti e nel numero limitato dei risultati prodotti.
La capacità delle politiche promosse tramite lo strumento di pianificazione paesaggistica regionale di essere incisive rispetto alla valorizzazione del patrimonio minerario è rappresentato dalla trasposizione e traduzione del patrimonio di conoscenze in regole e scenari progettuali
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all’interno degli strumenti di pianificazione e in particolare di pianificazione locale. Il PPR svolge un ruolo di particolare rilievo, rappresenta infatti lo strumento all’interno del quale è possibile costruire delle politiche specifiche in tal senso. Il numero limitato di enti territoriali che hanno adeguato i propri strumenti di pianificazione al PPR non consente di verificare l’efficacia di tali strumenti rispetto al tema trattato.
Il patrimonio delle cave di matrice storica in Sardegna si presenta secondo un modello estrattivo che caratterizza altre parti del Mediterraneo, in particolare per quanto concerne le cave archeologiche costiere un esempio è rappresentato dalle analogie riscontrate con il modello tunisino. I siti presenti in Sardegna sono di dimensioni ridotte rispetto alla grande area archeologica di El Haouaria, Capo Bon (Tunisia), che si distingue sia per l’estensione sia per la presenza contestuale di luoghi di estrazione a cielo aperto e in sotterraneo.
Le esperienze di tutela e valorizzazione delle specifiche testimonianze archeologico minerarie sono rappresentate dalla tutela che interviene con l’istituzione del vincolo tramite specifico atto formale; dall’esperienza del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna che include siti estrattivi di cava di valore storico e culturale; dalle iniziative finalizzate alla istituzione dei parchi archeologici, in particolare ispirati alle testimonianze della presenza dei Fenici lungo le coste dell’isola. Tuttavia a fronte dell’istituzione del Parco Geominerario lo stesso non risulta ancora essere dotato di un Piano del parco e l’attivazione della rete dei parchi archeologici risulta ancora in fase embrionale.
Le esperienze in Sardegna mostrano che gli strumenti a cui affidare la valorizzazione di tali siti sono in prevalenza i parchi tematici; la circoscritta estensione, la frequente vicinanza ai luoghi della destinazione finale del prelievo, la privilegiata localizzazione in ambiti di particolare valore paesaggistico e ambientale, suggerisce l’integrazione dei siti tramite specifici percorsi, capaci, quando possibile, di enfatizzare il legame tra cava e costruito e di integrare le specifiche valenze minerarie con le altre presenti nel territorio.
I paesaggi di cava storici rappresentano occasioni di valorizzazione culturale e paesaggistica, tuttavia non appare di secondaria importanza l’aspetto strettamente produttivo, le cave rappresentano il negativo dei paesaggi costruiti. I Piani delle attività estrattive affrontano con sempre maggiore attenzione e dettaglio lo studio dei materiali storici e tradizionali e delle relazioni tra gli originari siti di estrazione e la messa in opera finale. Tale studio oltre ad avere un valore di elevato significato scientifico rappresenta una occasione per individuare il legame tra cava e costruito, per implementare la conoscenza contestuale sia delle cave sia dei materiali. Tale aspetto inoltre rappresenta il presupposto per garantire la possibilità di disporre del materiale da destinare sia agli interventi concernenti il patrimonio storico sia alle prove di laboratorio in relazione agli interventi conservativi da attuarsi in particolare sul materiale lapideo in opera.
Il problema della valorizzazione dei materiali storici è in alcuni casi legato alla impossibilità di
riattivare il ciclo produttivo, se non entro limitate quantità. Si contrappongono due aspetti: da un C
O N C L U S IO N I
CONCLUSIONI
lato la tutela dei luoghi del prelievo di materiale e dall’altro la tutela del patrimonio costruito che necessita di materiali e in casi specifici di materiali tradizionali. La conciliazione dei due aspetti deve trovare una compiuta soluzione in un raccordo tra tutela e valorizzazione delle cave e del costruito. La pianificazione delle attività estrattive risulta capace di garantire la valorizzazione dei materiali storici locali, tuttavia è da evidenziare che mentre in altri contesti territoriali i Piani delle attività estrattive portano avanti una conoscenza dettagliata della relazione tra materiali storici e relativi siti di estrazione, nel caso della Sardegna tale tipo di analisi non è disponibile. L’iter di redazione e approvazione del Piano Regionale delle Attività Estrattive della Regione Sardegna, che ha portato nel 2007 alla formulazione della prima stesura del Piano, risulta in corso. Il PRAE si propone di incentivare, oltre alle buone pratiche di coltivazione e di ricomposizione ambientale, la prosecuzione delle attività in essere rispetto all’apertura di nuove cave anche prevedendo delle azioni compensative nelle ipotesi di esercizio dell’attività di cava in aree sensibili. Si prevede inoltre la possibilità di rimettere nel ciclo produttivo siti di cava dismessi al fine di incentivarne il recupero ambientale secondo due modalità distinte definite reinserimento e riattivazione.
In particolare i dati sulle aree estrattive censite dal Catasto regionale dei giacimenti di cava (2007) mostrano un numero discreto di aree estrattive dismesse e in particolare dismesse prima dell’entrata in vigore della L.R. 30/89, periodo storico durante il quale non vigeva ancora la disposizione relativa al recupero obbligatorio al cessare dell’attività di coltivazione. La maggior parte dei siti attivi sono classificati da un punto di vista amministrativo cave in regime di
prosecuzione in istruttoria; molti dei siti estrattivi in esercizio alla data di entrata in vigore della
L.R. 30/89 non hanno ancora concluso l’iter di adeguamento dell’autorizzazione alle prescrizioni della legge e l’esercizio di tali attività prosegue senza idonee garanzie per il futuro recupero delle aree. Questa situazione ha inoltre consentito che alcune attività estrattive in regime di prosecuzione cessassero senza l’avvenuto adeguamento alle disposizioni contenute nella legge regionale sull’attività di cava.
Le politiche finalizzate ad indirizzare gli interventi di recupero sono riscontrabili nelle disposizioni della L.R. 30/89 e negli indirizzi e prescrizioni contenuti nel PPR.
La L.R. 30/89 prevede il recupero delle aree estrattive dismesse una volta cessata l’attività di coltivazione con l’indicazione della destinazione finale dell’area, tuttavia è stato possibile constatare che gli interventi si limitano in prevalenza al recupero ambientale mancando delle politiche alla base che indirizzino verso i riusi funzionali. Il PPR prescrive l’utilizzo di buone pratiche senza fornire specifici indirizzi finalizzati ad incentivare i processi di recupero e di riconversione dei siti estrattivi dismessi o in fase di dismissione.
La Regione Sardegna con L.R. 30/89 ha previsto un fondo per le aree di cava dismesse, gli interventi sono finalizzati alla messa in sicurezza della aree e al recupero ambientale. Tale strumento ha finanziato numerosi interventi promossi dai Comuni anche concernenti siti estrattivi storici, meno interessanti i risultati relativi ai finanziamenti a favore delle Piccole e
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Medie Imprese per lo smaltimento dei materiali di discarica (scarti e sfridi di lavorazione). Analogamente le politiche di valorizzazione e progettazione paesaggistica contenute nel PPR sono state incentivate tramite specifici strumenti di finanziamento che hanno interessato sia la realizzazione degli interventi sia la progettazione degli stessi e la divulgazione dei risultati. Dal quadro sopra delineato emerge la presenza di politiche e di strumenti orientati al raggiungimento degli obiettivi di reinterpretazione dei paesaggi di cava, le criticità riscontrate sono da ricondursi ad una pianificazione frammentata o ancora in itinere, alla mancata vigenza del Piano Regionale delle Attività Estrattive e al limitato adeguamento degli strumenti urbanistici alla pianificazione paesaggistica regionale.