• Non ci sono risultati.

Politiche e strument

ESTRATTIVI DI VALORE STORICO, CULTURALE, PAESAGGISTICO E GEOLOGICO

157

contenuti all’interno della pianificazione paesaggistica e le scelte specifiche operate tramite gli strumenti di pianificazione. In particolare allo strumento di pianificazione urbanistica comunale è affidato il compito di costruire una disciplina atta a garantire la conservazione delle cave storiche; nello specifico le ipotesi di valorizzazione che prevedono l’utilizzo funzionale di tali aree devono necessariamente tenere in debita considerazione i valori ritenuti meritevoli di tutela. La riconversione di un sito estrattivo può conciliare l’aspetto funzionale con quello strettamente culturale tramite precisi protocolli finalizzati ad evitare la cancellazione dei segni distintivi del paesaggio estrattivo.

Tabella 1 – Politiche, strumenti e azioni (siti estrattivi storici)

POLITICHE STRUMENTI AZIONI

Incentivare la costruzione e l’implementazione del patrimonio di conoscenze

Catasto regionale dei giacimenti di cava storici

Censire e analizzare le aree di cava storiche e ricostruire la relazione cava - costruito

Incentivare il riconoscimento formale dei siti di cava storici quale patrimonio di interesse storico, culturale, paesaggistico e geologico

Riconoscimento formale ai sensi del D.Lgs. 42/2004 e degli strumenti di pianificazione paesaggistica

Individuare e selezionare le aree meritevoli di essere tutelate e valorizzate

Incentivare la tutela e la valorizzazione culturale e paesaggistica delle aree estrattive - Parco tematico - Parco geominerario - Parco archeologico - Ecomuseo - Piano paesaggistico - Piano delle attività estrattive - Piano urbanistico locale

- Piani e programmi di valorizzazione

- Individuare specifici indirizzi all’interno degli strumenti di pianificazione paesaggistica da recepire e implementare negli strumenti di pianificazione urbanistica alla scala locale e negli strumenti di valorizzazione culturale - Inserire i siti di cava nei parchi tematici (esempio Parco geominerario, Parco archeologico)

Incentivare interventi compatibili con il contesto paesaggistico e con i valori da tutelare

Linee guida per gli interventi di recupero, restauro dei siti di cava

Approvare e realizzare interventi coerenti con le linee guida

Incentivare la diffusione delle buone pratiche e il confronto sul tema

- Progetti di ricerca multidisciplinari - Progetti pilota

- Concorsi di idee - Seminari di progettazione

Divulgare i risultati

Sostenere gli interventi di tutela e valorizzazione

- Finanziamenti pubblici - Finanza di progetto

- Forme di cooperazione tra pubblico e privato

- Prevedere bandi pubblici dedicati e premialità nei bandi pubblici non dedicati - Stipulare accordi di cooperazione tra pubblico e privato

Implementare la condivisione delle scelte

- Strumenti partecipativi - Concertazione istituzionale - Accordi di programma - Intese istituzionale

Definire gli scenari futuri per i paesaggi estrattivi tramite percorsi condivisi

C O N C L U S IO N I

CONCLUSIONI

Appare importante evidenziare che l’aspetto culturale di un sito estrattivo può esistere non solo nei siti estrattivi dismessi da lungo tempo ma anche nei siti estrattivi attivi, in fase di dismissione o dismessi di recente. In particolare la presenza di siti estrattivi recenti che insistono in aree estrattive di vecchio impianto merita una riflessione in relazione al patrimonio culturale da preservare nei futuri interventi. Sarà cura degli strumenti di pianificazione paesaggistica e urbanistica prevedere specifiche indicazioni al fine di garantire negli interventi di recupero di tali aree la conservazione delle testimonianze della passata attività di cava.

Per quanto riguarda le cave recenti i siti estrattivi dismessi possono essere suddivisi in siti dismessi prima dell’emanazione delle leggi specifiche in materia di attività di cava, periodo nel quale non esistevano dispositivi normativi che garantissero il recupero della cava una volta cessato il ciclo produttivo, e in siti dismessi successivamente all’emanazione di tali norme, periodo a partire dal quale sono state introdotte disposizioni finalizzate ad assicurare obbligatoriamente il recupero al cessare dell’attività di coltivazione.

La presenza di un numero rilevante di siti dismessi e abbandonati dove non risulta possibile individuare un soggetto obbligato al recupero ambientale delle aree estrattive necessita di politiche specifiche finalizzate alla risoluzione del problema. Gli strumenti di pianificazione delle attività estrattive si propongono di svolgere un ruolo di rilievo in tal senso prevedendo azioni di riattivazione e di reinserimento finalizzate al recupero; forme di compensazione per la prosecuzione di alcune attività in aree sensibili che si concretizzano in azioni di recupero dei siti dismessi e abbandonati; inoltre numerose Regioni prevedono specifici fondi finalizzati a sostenere il recupero di tali aree estrattive. Appare opportuno che gli strumenti di pianificazione indichino con dettaglio, in riferimento alle cave dismesse, quelle che necessitano di interventi di recupero, quelle ritenute suscettibili di essere riattivate e quelle che non necessitano di alcun intervento al fine di definire le politiche citate.

Le politiche orientate al recupero funzionale dei siti possono trovare una sede portante all’interno dello strumento di pianificazione paesaggistica. Il piano paesaggistico consente infatti di indirizzare le scelte di pianificazione locale anche suggerendo dei veri e propri progetti alla scala territoriale. I Piani paesaggistici, attraverso appositi dispositivi normativi e spaziali, hanno l’occasione per delineare le future trasformazioni delle aree degradate da pregresse attività di cava, anche individuando aree di intervento da sottoporre ad accordi specifici tra gli attori interessati quali gli Accordi di programma e le Intese istituzionali. Le politiche e gli strumenti di livello sovralocale hanno il compito di incentivare gli interventi di recupero anche verso il riuso funzionale, le politiche delineate dagli strumenti di pianificazione paesaggistica e delle attività estrattive possono trovare una concreta attuazione tramite lo strumento di pianificazione urbanistica comunale; un obiettivo di primaria importanza è da individuarsi nel riuscire a raccordare gli strumenti di pianificazione delle attività estrattive con quelli sovraordinati di pianificazione paesaggistica attribuendo un ruolo strategico alla pianificazione comunale di carattere urbanistico. Gli strumenti di pianificazione locale sono chiamati ad implementare i

159

propri dispositivi con contenuti paesaggistici al fine di tradurre le azioni di piano in ricadute positive in termini di qualità nella progettazione del territorio e, nel caso specifico, dei paesaggi estrattivi.

Per incentivare la riqualificazione d’uso delle aree estrattive risulta necessario attribuire alle aree dismesse idonea destinazione urbanistica in relazione alla possibilità di soddisfare i fabbisogni stimati in termini urbanistici (esempio: spazi sociali, ricreativi, residenziali, turistici, produttivi), idonei indici di edificabilità capaci di attivare investimenti privati. Appare importante che le previsioni urbanistiche siano accompagnate da indirizzi finalizzati a garantire nella progettazione attuativa la lettura e la interpretazione dei segni del paesaggio, e in particolare del paesaggio estrattivo, delineando scenari capaci di rappresentare le aspettative della comunità.

È stato possibile constatare che in alcuni casi le azioni di riqualificazione di aree dismesse, nonostante la previsione di destinazioni urbanistiche finalizzate alla creazione di opportunità d’impresa, non sono state capaci di concretizzarsi per la mancata previsione di condizioni che potessero rappresentare degli investimenti appetibili per l’operatore economico privato, contestualmente esempi significativi mostrano che l’attrattività dell’area in termini urbanistici va calibrata in relazione alla presenza di valori di interesse pubblico da tutelare. La trasformazione ambientale e paesaggistica causata dall’attività di cava non rappresenta necessariamente un valore assoluto negativo. La scelta della riqualificazione d’uso di aree interessate da pregresse attività di cava non è risultata sempre condivisa in relazione alla presenza di interessi pubblici prevalenti legati anche alla tutela di valori ambientali, paesaggistici e culturali ritenuti non negoziabili. A tal fine una delle politiche di rilievo è rappresentata dal costruire attraverso percorsi partecipati e condivisi le modalità di intervento e il futuro di questi paesaggi.

I siti estrattivi possono essere localizzati in contesti dove non risulta possibile attivare meccanismi di riqualificazione tramite il coinvolgimento dell’operatore privato in relazione alla sensibilità dell’area o alla scarsa attrattività. Tali situazioni possono essere affrontate tramite specifici finanziamenti pubblici o tramite percorsi di compensazione urbanistica e paesaggistica. Le ipotesi di compensazione urbanistica e paesaggistica possono trovare concreta attuazione, se adeguatamente valutate, in relazione alla realizzazione di importanti interventi di trasformazione del territorio che contestualmente prevedano il recupero di aree estrattive dismesse anche per destinarle a finalità pubbliche.

La previsione del recupero quale azione obbligatoria al cessare dell’attività di coltivazione dovrebbe rappresentare una garanzia per il futuro recupero delle aree anche in virtù dell’esistenza, alla base dell’autorizzazione all’escavazione, di un progetto di recupero e di una garanzia fidejussoria; tuttavia è stato possibile constatare che le garanzie poste alla base delle autorizzazioni non sono sempre risultate sufficienti. In alcuni casi i siti di cava, una volta cessata la coltivazione, vengono abbandonati senza gli adeguati interventi. Si rileva inoltre che i recuperi previsti dagli operatori del settore estrattivo in prevalenza escludono la riqualificazione d’uso. Per quanto riguarda le prospettive di recupero funzionale la criticità di maggiore rilievo

C O N C L U S IO N I

CONCLUSIONI

per i siti in attività e per le nuove autorizzazioni è da individuarsi nella difficoltà di definire a priori la destinazione futura delle aree; difficilmente risulta possibile ipotizzare degli scenari in relazione ai periodi lunghi di durata della coltivazione mineraria.

Appare prioritario incentivare le buone pratiche quali il recupero ambientale delle aree estrattive per lotti successivi contestualmente al procedere della coltivazione e il miglioramento delle garanzie a favore della effettiva realizzazione degli interventi che, se verificata per lotti, eviterebbe l’abbandono di estese aree a coltivazione cessata in stato di degrado. Si registra comunque una sempre maggiore attenzione in tal senso da parte degli operatori del settore impegnati a riscattare la generalizzata percezione negativa nei confronti del settore produttivo estrattivo.

Figura 2 – Schema metodologico (siti estrattivi recenti)

La scelta finale della tipologia di intervento sui siti di cava dovrà necessariamente affrontare: la fattibilità tecnica in relazione alla morfologia dello scavo; la compatibilità ambientale e paesaggistica in relazione alla localizzazione e alle caratteristiche del sito; la coerenza con gli strumenti di pianificazione e programmazione; la fattibilità economica. In particolare la