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PIANO REGIONALE ATTIVITÀ ESTRATTIVE

4.2 Inquadramento territoriale

“Il paesaggio costiero assume in Sardegna, particolare rilevanza per la comprensione del

fenomeno dell’urbanizzazione; il binomio mare-città è, infatti, uno dei parametri guida utilizzati dai Fenici prima e dai Cartaginesi poi per disegnare insediamenti urbani costieri dalle peculiari caratteristiche” 3 (Stiglitz, 2002).

La città costiera di Cagliari, fondata dai Fenici nel VII sec. a.C., è situata nel sud della Sardegna e rappresenta il centro urbano di maggiori dimensioni dell’isola. Il paesaggio urbano e costiero è caratterizzato dalla presenza del sistema dei colli calcarei4 e dalle dominanti ambientali della laguna di Santa Gilla e dello Stagno di Molentargius. I colli sin dall’antichità furono i luoghi privilegiati per l’insediamento e per l’approvvigionamento della materia prima da costruzione. Figura 1 – Comune di Cagliari, inquadramento territoriale5

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Stiglitz A. (2002), Osservazioni sul paesaggio costiero urbano della Sardegna punica: il caso di Cagliari, in L’Africa Romana XIV, Atti del XIV convegno di studio “Lo spazio marittimo del Mediterraneo occidentale: geografia storica ed economica”, Sassari, 7 - 10 dicembre 2000, Carocci Editore, pagg. 1129.

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S. Elia e S. Ignazio (Promontorio di S. Elia), Monte Urpinu, Bonaria, Castello, Buoncammino, Tuvixeddu, Tuvumannu, Monte Claro, S. Michele.

5 Le elaborazioni cartografiche relative al Capito 4 sono prodotte in sovrapposizione alle ortofotocarte (2008), Fonte: Regione Autonoma della Sardegna, Servizio Sistema Informativo Territoriale Regionale, Direzione Generale della Pianificazione Urbanistica Territoriale e della Vigilanza Edilizia.

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Il paesaggio urbano è fortemente connotato dalla geologia del territorio riscontrabile nell’edificato costruito in pietra e nella roccia messa a nudo ad opera dell’uomo, che con la vegetazione anche spontanea generano uno scenario cromatico unico e simbolico della sapiente integrazione tra natura, storia e costruito.

L’utilizzo costante del materiale locale per la costruzione della città ha creato una singolare situazione, si rileva infatti la presenza di siti estrattivi databili ai vari periodi storici.

La continuità nel tempo del prelievo minerario ha cancellato parte dei segni più antichi legati alla attività estrattiva (Salvi et al., 2006); l’espansione edilizia ha contribuito alla scomparsa di alcuni paesaggi di cava, tuttavia, in numerosi casi, le stesse trasformazioni urbane hanno svelato alla città importanti cave storiche.

Nonostante l’attività nell’ambito urbano sia cessata da tempo è possibile ancora distinguere i fronti di scavo testimonianza di una intensa attività produttiva, i colli, in particolare, mostrano ben visibili i segni dell’estrazione del materiale utilizzato per la costruzione della città antica prima e delle espansioni recenti dopo. La più recente attività di cava riconducibile al periodo che intercorre dalla fine dell’Ottocento sino agli anni Settanta del Novecento, finalizzata all’estrazione del materiale da destinare alla produzione di calce e cemento, ha caratterizzato in modo profondo il paesaggio urbano e periurbano ed è stata causa della compromissione di emergenze storico archeologiche segnando in modo indelebile la storia della città.

Il presente studio si propone di analizzare i paesaggi di cava e le politiche e gli strumenti interpreti dei luoghi del prelievo del materiale localizzati nel territorio del Comune di Cagliari.

4.3 I materiali

La città di Cagliari è il risultato della stratificazione storica dell’insediamento e della costante presenza dell’uomo favorita dalla posizione geografica e dalla disponibilità della materia prima da costruzione facilmente estraibile e lavorabile.

Nell’area di Cagliari la serie miocenica è strutturata in senso discendente dalla “pietra forte”, dal “tramezzario”, dalla “pietra cantone”, dalle “arenarie di Pirri”, dalle “argille e marne del Fangario” (Barrocu et al., 1981). In particolare i colli della città sono formati da rocce carbonatiche distinte dalla “pietra forte”, dal “tramezzario” e dalla “pietra cantone” e per questo sono stati sin dalle più antiche origini fonte di approvvigionamento della materia prima da costruzione.

L’attività di scavo praticata nei colli della città è riconducibile all’esigenza di reperire il materiale da costruzione, alla necessità di realizzare cisterne per la raccolta delle acque; inoltre pratica diffusa era quella di scavare per la realizzazione delle necropoli di cui ampia testimonianza è stata tramandata sino ad oggi. Le necropoli sono state rilevate nei colli di Bonaria e di Tuvixeddu-Tuvumannu, in particolare nel colle di Tuvixeddu Cagliari ospita una delle più estese e meglio conservate necropoli fenicio - puniche del Mediterraneo.

Il materiale calcareo disponibile nel sottosuolo cittadino è stato estratto a partire dal periodo punico, l’attività di cava divenne intensa durante il periodo romano. La costante attività estrattiva

C A P IT O L O 4

CAPITOLO 4

è testimoniata dai rinvenimenti delle cave archeologiche e dalle evidenti tracce lasciate dalle cave recenti; la pietra locale inoltre caratterizza l’edificato storico della città sia nell’edilizia minore sia in quella monumentale. Nell’area urbana l’attività estrattiva si concluse intorno agli anni Settanta del Novecento quando divenne inconciliabile con le funzioni urbane. Il materiale calcareo ha subito nel corso del tempo utilizzi diversi legati all’evolversi delle tecniche costruttive, prima utilizzato per le strutture portanti e come rivestimento e poi come materia prima per la produzione di leganti a livello industriale. La città storica di Cagliari identificabile nei quattro quartieri di Castello, Villanova, Stampace e Marina è realizzata con la pietra locale; il paesaggio costruito della città antica rappresenta la visibile documentazione dei caratteri geologici del territorio.

Figura 2 – Immagini della città storica

La “pietra forte”, calcare organogeno di scogliera molto compatto di colore generalmente bianco, è il litotipo più pregiato della serie miocenica, presenta caratteristiche di consistenza e tenacità, proprietà per le quali è stata la pietra maggiormente utilizzata per le costruzioni monumentali più importanti della città e messa in opera per le opere faccia a vista (Barrocu et

al., 1981; Grillo, 2009 ). Il contenuto di CaCO3 è pari al 90% (Pitzalis, 1998a).

Il “tramezzario” è un calcare argilloso, biancastro con clasti minuti, che conferiscono alla roccia un aspetto farinoso, e frammenti organogeni; il contenuto di CaCO3 è pari al 85 - 88% (Barrocu et al., 1981). Il “tramezzario” è stato ampiamente utilizzato nell’edilizia storica della città

prevalentemente ad uso interno per la costruzione delle tramezzature, presenta caratteristiche di portanza discrete e una buona lavorabilità.

La formazione della “pietra cantone” è costituita da un calcare argilloso più o meno arenaceo; il contenuto di CaCO3 è variabile e in media si attesta al 75 - 80% (Barrocu et al., 1981). La “pietra cantone”, roccia localmente ed erroneamente chiamata tufo, ha scarse qualità di portanza e geomeccaniche, si presenta molto tenera e facilmente estraibile. È stata ampiamente utilizzata per la costruzione degli edifici nel nucleo storico cittadino, la sua buona lavorabilità ha consentito che venisse utilizzata anche per la realizzazione dei decori da porre in opera negli edifici di pregio; l’utilizzo prevalente, desumibile dal nome stesso, è comunque legato all’impiego come pietra angolare. Le caratteristiche igroscopiche impediscono la messa in opera della “pietra cantone” senza opportune misure di impermeabilizzazione necessarie per

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renderla più resistente agli agenti atmosferici, tuttavia la “pietra cantone” è stato il materiale maggiormente utilizzato prima della diffusione delle moderne tecniche costruttive; generalmente gli edifici realizzati con tale materiale risultano intonacati, infatti le caratteristiche sopra descritte non agevolano l’utilizzo della pietra come faccia a vista.

Le “arenarie di Pirri” rappresentano dei sedimenti clastici costituiti da arenarie e sabbie ben costipate di colore grigio - verdastro costituiti da quarzo, feldspati e miche a cemento calcareo; si rilevano a Pirri, San Michele, Is Mirrionis, Sa Duchessa, Monte Urpinu (Barrocu et al., 1981; Pitzalis, 1998a).

Altro materiale estratto è l’argilla, le “argille del Fangario” è una formazione argillo-marnosa (Barrocu et al., 1981) il cui prelievo è finalizzato ad alimentare l’industria dei laterizi. L’area di prelievo di tale materiale, molto estesa, è quella identificata con il toponimo Fangario dove sono presenti attività di estrazione dismesse e in fase di dismissione; l’area conserva importanti segni dell’attività di estrazione e di trasformazione del materiale.