31 Figura 9 – Siti estrattivi storici lungo costa, tracce di lavorazione e materiale semilavorato
1.6.7 I siti estrattivi costieri della Sardegna
Lungo le coste della Sardegna è possibile rinvenire esempi significativi di cave costiere storiche databili ai periodi più antichi, per molti di questi siti non è possibili pervenire ad una datazione certa a causa dell’utilizzo delle cave in periodi successivi. In particolare durante il periodo fenicio sorsero lungo le coste della Sardegna numerosi insediamenti costieri che trovarono una continuità durante il periodo punico e romano; tali insediamenti oggi rappresentano un patrimonio archeologico di grande interesse. La localizzazione degli abitati è stata favorita dalla disponibilità di facili approdi e dalla presenza di materiali facilmente estraibili e lavorabili. Un materiale privilegiato per l’estrazione è rappresentato dalle arenarie quaternarie che, come potuto appurare in altri casi di studio e in particolare in quello tunisino (Capo Bon), è stato ampiamente utilizzato nel periodo antico per i motivi sopra citati e per le caratteristiche tecniche. Le cave storiche sono ancora oggi visibili lungo le coste della Sardegna e rappresentano esempi significativi di cave costiere coltivate in periodi successivi, sono numerosi i siti di cava databili al periodo punico e romano.
Tra le cave costiere analizzate alcune sono interessate da fenomeni di subsidenza, in altri casi l’arretramento della linea di costa ha sommerso i cantieri di lavorazione, comunque percepibili sotto il livello del mare. Tra le cave esaminate si citano quelle di Fradis Minoris (Comune di Pula); le cave di Piscinnì (Comune di Domus de Maria); le cave di San Giovanni del Sinis e di Is Aruttas (Comune di Cabras).
In particolare la cava di Fradis Minoris, legata alla edificazione del sito archeologico di Nora41, pur essendo localizzata all’interno del centro di educazione ambientale, nell’ambito del più ampio progetto del Parco archeologico di Nora, non viene inserita negli attuali circuiti di visita né da parte di chi gestisce il sito archeologico, né da parte di chi gestisce il centro di educazione ambientale (Balletto et al., 2010b).
Elemento che caratterizza e accomuna i siti studiati è la mancata valorizzazione; nonostante la loro localizzazione ben si presti per un agevole inserimento all’interno di circuiti turistico culturali le cave esaminate non sono oggetto di attenzione in tal senso. Appare tuttavia importante, in relazione alla peculiarità dei siti esaminati, definire gli interventi possibili attraverso protocolli relativi sia agli interventi di conservazione sia agli interventi di valorizzazione ammissibili; risulta doveroso calibrare le opportunità della fruizione culturale con le modalità di attuazione, evitando di banalizzare i paesaggi di cava.
La volontà di tutelare il patrimonio rappresentato dalle cave storiche nell’ambito dell’esperienza della Regione Sardegna è da ricondursi all’inserimento di alcuni siti di cava all’interno del Parco Geominerario, tuttavia alcune cave storiche potrebbero sia essere inserite all’interno del progetto del Parco Geominerario sia all’interno dei proposti parchi archeologici legati alla presenza degli insediamenti fenici nell’isola.
41 L’insediamento archeologico costiero di Nora è localizzato in un promontorio della Sardegna Meridionale (Comune di Pula), di fondazione fenicia si estese nel periodo punico e romano.
C A P IT O L O 1
CAPITOLO 1
Figura 11 - Cava di Fradis Minoris (Comune di Pula), inquadramento territoriale e immagine della cava
Figura 12 – Cava di Piscinnì (Comune di Domus de Maria), inquadramento territoriale e immagine della cava
Figura 13 - Cava presso San Giovanni del Sinis (Comune di Cabras), inquadramento territoriale e immagine della cava
Figura 14 – Cava in località Is Aruttas (Comune di Cabras), inquadramento territoriale e immagine della cava
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La Legge regionale 20 settembre 2006, n. 14 “Norme in materia di beni culturali, istituti e luoghi
della cultura” ha inteso promuovere politiche di tutela, valorizzazione e fruizione del patrimonio
culturale incentivando l’istituzione di parchi archeologici42 (articolo 10) e di ecomusei43
(articolo
11); nell’ambito di tali politiche si rafforza il già strutturato progetto della rete dei parchi archeologici legati alla cultura dei Fenici in Sardegna. La realizzazione di tale progetto si presta per il riconoscimento formale delle numerose testimonianze della cultura estrattiva presenti lungo le coste della Sardegna anche riferite ai periodi punico e romani.
I citati esempi rilevati nella Regione Sicilia mostrano le possibilità offerte dall’inserimento delle cave storiche all’interno dei parchi archeologici, tuttavia le esperienze dei siti estrattivi della Gallura e del sito di Fradis Minoris dimostrano che l’istituzione di un parco, sia esso un parco geominerario o un parco archeologico, da solo non risulta sufficiente a garantire la reale attenzione nei confronti di tale patrimonio; appare dunque necessario attivare politiche efficaci dedicate alla tutela, alla conservazione e alla gestione dei paesaggi storici di cava.
Alla luce delle esperienze maturate risulta essenziale che la definizione delle politiche di intervento per tali siti si fondi su un’attività ricognitiva esaustiva e multidisciplinare che implementi sia la conoscenza riferita ai siti di cava sia quella relativa al legame che intercorre tra i siti e l’edificato storico, anche in relazione ai numerosi casi di spoliazione delle città antiche che hanno portato al reimpiego dei materiali per la realizzazione di numerosi manufatti che, in alcuni casi, risultano posti in posizione prossima agli insediamenti archeologici e alle cave stesse. L’attività di conoscenza si configura come una solida base per scegliere le strade da intraprendere per la tutela e la gestione delle aree, secondo azioni coerenti rispetto ai caratteri del paesaggio e ai valori culturali ed identitari in esso riconosciuti.
La necessità di procedere ad un censimento dei paesaggi costieri di cava è legata all’esigenza di stimarne la reale consistenza e lo stato di conservazione attraverso la creazione di una banca dati accessibile e facilmente implementabile che possa costituire: un sistema di riferimento per identificare i paesaggi da tutelare, su cui investire risorse per gli interventi conservativi, e i paesaggi meritevoli di valorizzazione, su cui strutturare delle efficaci azioni finalizzate a garantirne la fruizione; uno strumento efficace per il monitoraggio e la gestione dei siti.