• Non ci sono risultati.

III. Il mondo delle drag queen: famiglia, lavoro, mimes

2. Madrine, novizie e il decalogo

2.7 Il decalogo della travestita

2.7.1 Cassandra madrina

Allora, sì, c’è stata una persona che era Miss Understood che ha lavorato per i primi due anni alla Gaudenzia. E poi c’è stata una rottura. […] Adesso sto facendo da fata

111

È un attimo. Relazionalità, performance e politica tra le drag queen di Milano

madrina di un altro personaggio, che è ospite alla Gaudenzia, che è Huma. […] E però ci sono molte […] allieve, che poi invito alla Gaudenzia e qualcuno li ho incontrati in-, nei laboratori che ho condotto e... e sono Luz La Truz, Ladalgisa e Lady Violet. […]E poi c’è Jo Marcio, che è un’altra figura drag king in realtà. […] Su cui ho lavorato. […] Questi sono miei protégés. Poi, come dire, sono persone che nella vita fanno altro e non fanno spettacoli da soli. Cioè, si attivano nel momento in cui io li coinvolgo nelle mie serate, li invito come ospite. Però nascono da[i] […] laboratori, da... comunque, una sintonia nata con loro. (Intervista a Gianluca De Col, pp. 333-334, corsivi miei)

L’esperienza di Cassandra di “fata madrina” inizia dal reclutamento nei labo- ratori di nuove leve con cui lavorare. Gianluca usa un termine particolare per descrivere i performer che ha preso sotto al sua ala al di fuori di Miss Understo- od e Huma, ed esso è “allieve”. Sebbene il rapporto tra Gianluca e le allieve Lady Violet e Ladalgisa sia sostanzialmente e funzionalmente di madrina-novizia, un fattore complica questo tipo di rapporto che altrove sembra presentarsi in modo più che naturale: l’età. Generalmente, una novizia è più giovane della sua madrina. Nel loro caso però, Gianluca è coetaneo se non di poco più giovane di molti suoi protegés. Questa anomalia, diciamo così, ha creato un cortocircuito nella definizione del rapporto di commaratico: la madrina non è vecchia ab- bastanza per avere l’autorità a lei spettante; la novizia non è esattamente “di primo pelo” (p. 335). Da entrambe le parti, dunque, non fu fatto ricorso ai termi- ni madrina e novizia durante le interviste. Cassandra non era dunque “madrina”, ma “maestra e maestra di cerimonie” (Intervista a Lady Violet, p. 22). Ladalgisa non definì il ruolo di Gianluca con nessun termine specifico, ma ne sottolineò il fondamentale ruolo registico, ponendo automaticamente sé nella posizione di attore professionista piuttosto che in quella di performer in drag agli inizi. Dico “agli inizi” perché, sebbene Lady Violet e Ladalgisa si esibissero alla Gaudenzia da ormai due anni, e quindi a livello attoriale fossero performer sicuramente molto più esperti di Huma, quando si parlava di trucco (una delle caratteristi- che fondanti della performance in drag) si dimostravano assolutamente non autonome. Questo obbligava ogni volta Gianluca e Huma (da quel punto di vista più esperta) a truccarle, ed era una conferma del fatto che, nella preparazione delle performance, il ruolo di nurture di Cassandra, madrina o maestra o regista che fosse, era ancora necessario sia nei confronti di Huma che delle altre due.

112 Marcello Francioni

In pratica, quello che per Gianluca rappresentava la parte centrale del suo insegnamento di madrina non era tanto il complesso trucco-parrucco-abito, ma era di stampo più squisitamente registico e teatrale:

Il mio ruolo di madrina consiste nel... […] nel far sì che... che siano scenicamente il più... potenti possibile. […] E questo di fa attraverso la scelta delle giuste canzoni. Perché certe canzoni, fatte in playback sono più adatte a un tipo che ad un altro. E consigliando, prestando vestiti, consigliando... e truccando spesso... […] attraverso il consiglio ma anche il prestito di – mai i miei costumi, mai; quello, no. Costumi che sono lì nel... quello [il seminterrato del Cicco Simonetta]. E poi, preparando il numero, per cui guardo il numero prima che lo facciano. […] E, a volte, faccio dei piccoli interventi; a volte, monto il numero completamente. E questo è il mio ruolo di madrina. E sostanzialmente rompo il cazzo. (Intervista a Gianluca De Col, p. 334)

Ciò che interessava a Gianluca era che i numeri preparati fossero “potenti”, che i performer da lei preparati riuscissero a portare a termine delle esibizioni pensate ed efficaci. Il trucco e gli abiti, d’altra parte, sono una cosa che non insergnò loro e su cui loro dipendevano da lei. L’unica che faceva eccezione, e l’unica che Gianluca non scovò in uno dei suoi laboratori, era proprio Nic- colò/Huma, la sua ultima novizia, la quale sapeva truccarsi e anzi si alternava a Cassandra durante le serate più affollate per numero di ospiti, come ebbi modo di osservare io stesso durante il backstage della Guadenzissima che ho ripreso. “Quando ho finito di truccarmi da solo, trucco anche loro” (Intervista a Niccolò Umattino, p. 6).

Come racconta Huma:

Mi ha detto: “Vabbè, visto che vieni a Milano, ormai ci conosciamo. So come lavori, eventualmente, sai che tutti i giovedì faccio la serata Gaudenzia e vieni, iniziamo, facciamo magari o ci sistemi i costumi o fai da truccatore” – di fatti, ho iniziato come visagista delle dive – “poi eventualmente più avanti, con calma, facciamo un paio di numeri insieme, e poi quando penso che tu sia pronto, ti butto sul palco. In realtà è successa un’emergenza, perché una delle ospiti delle ospiti non c’era perché stava male, e quindi mi ha chiamato il martedì e mi ha detto: “Per giovedì preparami due numeri”. (Intervista a Niccolò Umattino, p. 2)

113

È un attimo. Relazionalità, performance e politica tra le drag queen di Milano

damentale: ‘Divertiti quando fai le robe’”, “Il trucco, esagera sempre. […] e fai il meno possibile però fallo fatto bene” (intervista a Niccolò Umattino, p. 17), ma questo non vuol dire che non ne seguisse lei. Infatti, nel suo modo di fare performance, ad esempio durante la Gaudenzia, erano iscritte alcune regole, anche se queste attenevano ad ambiti della serata generalmente dominio di Cassandra soltanto, come le parti di improvvisazione:

All’interno della serata ci sono comunque delle cose fisse, in cui io so che ci passo per forza. Quello che succede in mezzo, è un... è un mistero per me, però ha delle rego- le, per cui: so che in quella cosa lì, di: “Vediamo cosa succede”, in qualche maniera rientro. E che è: ordino da bere, gioco col pubblico, ho una serie di testi che scelgo a secondo del mood della serata. Per cui se capisco che il pubblico è reattivo, leggo una cosa un po’ seria, un po’ poetica. Se capisco che il pubblico è depresso, allora vado con una roba comica e risollevo. (Intervista a Gianluca De Col, p. 317)

Oppure, altre regole che attenevano a quello che va o non va fatto sul palco e durante le serate:

Ho delle regole: che per tantissimi anni io sul palco o nelle pause mai senza parruc- ca e mai senza tacco a spillo. […] Eccezione, i numeri in cui faccio, tipo, Illusione di Giuni Russo, in cui faccio la casalinga e c’ho le babbucce con i fiori. […] O se faccio dei numeri in cui faccio la sfigata, allora può essere valutato l’uso di una ballerina. Poi, ultimamente ho fatto dei numeri senza parrucca ma perché o utilizzo altri coprica- pi, in cui si vede però che sono rasato, e gioco proprio su questa cosa, oppure quando mi è capitato di fare dei numeri senza parrucca perché mi raso completamente e mi faccio la testa dorata. (Intervista a Gianluca De Col, p. 322)

Quello su cui si concentrava, con le sue novizie, era proprio la preparazione dei numeri. Come raccontò Lady Violet:

Il rapporto con lui è un rapporto di... di interazione rispetto a una figura che in questo senso ha mo-, ha più esperienza, ha più capacità di... di lavoro in questa direzione. Per cui, dopo che ho lavorato ai miei brani, cosa che in genere faccio per conto mio […] in base alle suggestioni che-, che i brani mi danno […] dopodiché, ovviamente con lui facciamo le prove, sempre prima della-, della serata e quindi lui poi interviene rispetto quello che secondo lui può essere più o meno efficace, nell’ottica dell’inserimento di questa cosa che io propongo nella situazione, che è la serata, e nella modalità che questa serata-, su cui questa serata si basa, fonda-

114 Marcello Francioni

mentalmente. Quindi magari dà degli-, dei suggerimenti spesso in chiave ironica. Oppure, dà dei dettagli e inserisce dei piccoli particolari, magari serve un oggetto. […] E... poi un altro rapporto, come hai visto anche tu con i tuoi occhi, è quello pro- prio della creazione concreta del personaggio dal punto di vista del trucco […]. Nel pittare fisicamente, nel dare la forma, dal punto di vista cromatico... ché anche... anche quella è un’arte che... che io non ho mai approfondito. (Intervista Lady Vio- let, pp. 11-12)

Il termine che usò Lady Violet ,“maestra di cerimonie”, sottolinea come l’inse- gnamento di una techne performativa coesista con una dinamica di potere che viene giocata sul palco. La Gaudenzia era territorio di Cassandra, e Cassandra era, sì, ben felice di accogliere ospiti, ma il taglio registico della serata doveva rimanere nelle sue esperte mani. Dava ora piccoli ma acuti consigli per un maggiore effetto dei numeri proposti, ora rimontava i numeri da zero. Questa dinamica di potere, però, non era emersa dall’intervista con Huma, la quale essendo più inesperta e giovane sia di Lady Violet che di Gianluca non si pose nella posizione da poterla portare alla luce in modo così articolato. Anche La- dalgisa, durante la nostra intervista, mi raccontò in cosa consisteva il ruolo di Cassandra:

Ho dei brani e li propongo a Gianluca. Di solito lui ci lascia abbastanza liberi, sia quando propongo dei brani come assoli, che anche quando facciamo in coppia. […] Abbiamo questi brani, facciamo una prova con Gianluca e di solito noi abbiamo già un po’ provato, Gianluca ci dà degli accorgimenti di carattere coreografico, ci mette addosso degli oggetti, ci dice di utilizzare magari un carattere più negativo, o uno più positivo, oppure ci dice come interagire tra di noi in un certo modo... Tipicamen- te, non so, ti dice di riprovare a fare questa cosa con l’ombrello aperto, con la borsa in mano, con la chitarra, seduto, in piedi... […] Gianluca riesce sempre a trovare rispetto quello che facciamo noi, anche se io non lo so bene all’inizio, lui riesce sempre a tro- vare come un sentimento, come un’emozione, che... in realtà tu hai un po’ dentro. (Intervista a Ladalgisa, p. 2)

L’apporto di Gianluca riguardava principalmente l’efficacia della performance: grazie alle sue indicazioni, le sue “allieve” riuscivano a sviluppare una techne sce- nica che plasmavano di volta in volta attraverso i numeri e che permetteva loro di leggere l’esito della performance già in corso d’opera attraverso le proprie azio- ni e le reazioni del pubblico a quelle. Se le azioni, consigliate a ragion veduta da

115

È un attimo. Relazionalità, performance e politica tra le drag queen di Milano

Gianluca, sono eseguite nel modo pattuito, se i performer “sono nei gesti giusti”, l’effetto sarà buono e il pubblico reagirà in modo caloroso, e viceversa:

L’aiuto che Gianluca dà è fondamentale perché con dei pochi gesti e delle poche cose, tratteggia o approfondisce questi personaggi. Tra l’altro, dall’interno, siccome è una cosa appunto molto teatrale, per me, noi ci accorgiamo quando siamo nei gesti giu- sti che sono spesso misurati sulla canzone, e quindi sono fatti appositamente per creare un momento di riso, un momento di smarrimento eccetera, e invece delle volte invece che non siamo così precisi, siamo un po’ più liberi, ci accorgiamo subito che il pubblico in effetti reagisce meno, oppure una volta ci ha chiesto il bis, l’altra volta non ce l’ha chiesto [della stessa performance ripetuta durante due serate di- verse], ma noi lo sapevamo perché, dall’interno, se manchi quel passaggio che è quel passaggio comico così, al pubblico non arriva l’emozione. (Intervista a Ladalgisa, p. 3)

Cassandra non è stata solo madrina, ma ha anche avuto una madrina, Lady O. Gianluca la conobbe che era già un performer con dell’esperienza alle spalle (non posso dunque dire che sia stato novizia di Lady O), ma “questa creatura meravigliosa” fu per lei non di meno una “maestra”, sebbene le abbia trasmesso degli strumenti senza atteggiarsi a tale:

E lei è stata una maestra, per i costumi, perché me ne ha regalati di suoi, meravi- gliosi. […] E per la presenza scenica, perché... […] solo a guardarla è scuola. Perché una che ha fatto per tutta la vita spettacoli, e […] io ho imparato moltissimo da Lady O, per esempio, […] sulla cura del costume, sulla cura del... del dettaglio visivo. Poi Lady O si incazza con me e mi dice che sono sciatta quando lavoro. […] Cioè, è proprio un dato di fatto. E Lady O c’ha le scarpe coordinate per ogni costume. Io no, io no. E mi dice... delle cose tremende ridacchiando, a volte. Però […] capisco esattamente quello che-, che vuole dire. Cioè, e se devo dire la persona che più mi ha [aiutato] in questa cosa, è Lady O. Perché poi, è una che regalandomi una volta una... una spilla, una volta, dicendo: “Ma che cazzo! Come sei truccata, che sembri una cinese... metti un po’ di nero sotto!”, è una che mi ha dato degli strumenti in una maniera-, senza fare la maestra, per cui meravigliosa. (Intervista a Gianluca de Col, pp. 331-332)