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Nancy Posh; ovvero Walter; ovvero Mother Monster

III. Il mondo delle drag queen: famiglia, lavoro, mimes

1. I luoghi e i personaggi 1 I local

1.2 Lo spazio della performance

1.3.4 Nancy Posh; ovvero Walter; ovvero Mother Monster

La prima volta che (non) vidi Walter fu durante il primo incontro a casa di Ro- vyna. Rovyna gli aveva parlato del mio progetto e lui si era mostrato interes- sato ma non fece a tempo a passare quel giorno. Dopo qualche tentativo fallito di incontrarci, un giorno verso la fine di marzo Walter mi propose di parlarci su Skype, per una chiacchierata introduttiva. Parlammo del più e del meno, di RuPaul’s Drag Race17 e delle nostre beniamine – anche Walter, scoprii, era un fan18 – e brevemente dei suoi inizi di carriera. Alla fine della chiamata, fu più che pronto ad invitarmi a vedere il backstage dello Squat di Pasqua che doveva venire, così come lo era stata Rovyna a suo tempo, senza che fossi io a chiederlo. Walter aveva 41 anni, era alto un metro ottanta circa, di corporatura media. Si teneva in forma e teneva i capelli rasati e la barba incolta. Aveva fattezze tipica- mente mediterranee, uno sguardo e un sorriso che definirei comprensivi e una personalità carismatica ma composta. Era una persona divertente e spiritosa, pur rimanendo sempre molto pacato nei modi e nei gesti.

La prima volta che vidi Nancy Posh dal vivo fu durante la sera Squat di Pa- squa. Era arrivata accompagnata da Rachele e Mirkkattiva, che aveva truccate a casa sua. L’impressione, rispetto alla versione in borghese di Walter, era com- pletamente diversa. Tanto Walter era riflessivo e tranquillo, quanto Nancy era elegante, imponente e audace. Audace non solo per la sua mise che dire strimin- zita per il mese di marzo era poco (corsetto, tanga e stivali), ma anche perché quel corsetto nero lucido se lo era fatto stringere poco prima, fuori dal locale, da Rachele. Nel preciso momento in cui Nancy si era aggrappata a un lampione e Rachele facendo leva con una scarpa aveva iniziato a stringere il corsetto, erano

17 Per il contenuto del programma, si veda l’introduzione.

18 Durante il mio primo Squat, scoprii che anche Rovyna aveva cominciato ad appassionarsi al programma, così come molto più avanti anche Simone era diventato fan. Un’altra apasionada oltre a me e Walter era Rachele.

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passati di lì dei fedeli in uscita dalla messa di Pasqua di mezzanotte. Appena arrivata nel camerino, aveva appoggiato i suoi vestiti e la trousse dei trucchi, si era posizionata accanto a me e a mia sorella, e dall’alto del suo parruccone da rockstar glam ci aveva fatto un po’ da guida durante quella situazione frenetica e rutilante.

Quando riuscimmo, più avanti, a fissare un’intervista come si deve, Wal- ter mi parlò ancora degli inizi della sua carriera notturna. Era la metà degli anni ’90 e Walter aveva appena iniziato a lavorare come assistente di volo. En- trò un giorno in un locale, il Gasoline, e si propose come DJ per la serata del giovedì, che allora non andava bene. I gestori, non avendo nulla da perdere, lo assunsero benché non fosse un DJ. Da lì nacque la serata Popsin che presto si tramutò in Popstarz ed ebbe un enorme successo, tanto che

è stato per anni […] un locale di punta del giovedì sera milanese. E lì dopo due/tre anni è iniziato... la situazione drag, anche se non è una cosa – non era concepita così. Nel senso che non ho iniziato dicendo: “Voglio far la drag”. È venuta fuori... (Intervi- sta a Nancy Posh, p. 342)

Come per Rovyna, a maggior ragione anche per la “mamma adottiva” Walter, la nascita di Nancy Posh si colloca in un orizzonte culturale diverso da quello di Fellatia. Se per Fellatia, la drag queen si inserisce in un “senso della storia”, per un certo verso comune anche a Cassandra Casbah, dove le esperienze teatrali occidentali e orientali di uniscono al fenomeno dei femminielli, per Nancy Posh le origini sono da tutt’altra parte, in un contesto culturale meno mainstream e molto più vicino temporalmente:

Era uscito il film Velvet Goldmine... […] un periodo storico, quello, in cui ci si truccava, ci si vestiva anche se eri etero. Il glam era ritornato... […] ecco, Marilyn Manson, quel periodo là. Poi la cosa è un po’ morta, e da lì, il trampolino è stato spianato, conti- nuiamo! E da lì svolta successiva. Appunto: drag con riferimenti ovviamente a […] gente, comunque, con un look […] Molto rock, molto forte. E di donne molto... ancora più di nicchia. (p. 342)

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È un attimo. Relazionalità, performance e politica tra le drag queen di Milano

queen simboleggiata da Fellatia: “proprio il concetto di drag non l’ho mai capito,

e non... è una cosa che mi appartiene”. Quello che faceva lei è mettere musica in drag. Ma subito ammetteva divertito che “poi faccio quello che fanno le drag, però. Ahah!” (p. 342), intendendo con ciò che il risultato sulla sua persona (un uomo vestito in abiti femminili, tacchi e parrucca) non era distante esattamen- te anni luce. Come ammise nell’intervista, un’altra sua grande passione era “al- lev[are] cavie” (p. 344), ovvero convincere praticamente tutti coloro che facava- no parte del suo giro di amici stretti a fare la travestita. Il pattern era sempre lo stesso: “Uno, cioè, glielo dici: «Dai, perché non lo fai?», «Eh, sì... provo una volta». Poi, vabbè, carriere spianate” (p. 346), e la lista di tutte “le costole della Nancy”, come dice LaZelma, era abbastanza nutrita: Rovyna Riot, LaZelma stessa, Erik Deep, Rachele De Niro e Mirkattiva.

Nancy Posh lavorava principalmente come DJ, sia in drag che più rara- mente in borghese, e sia da sola che in gruppo. Gran parte della sua carriera (di cui la lunga stagione di Popstarz, durata ben 13 anni è un esempio) la passò senza dare i natali ad altre travestite, ma anche lei aveva partecipato alle stagioni di

Squat vecchie e nuova e ai tempi della mia ricerca collaborava, su base pratica-

mente fissa, con il Toilet, e non mancava di accettare lavori che le venissero proposti. Party di lancio per i profumi di Dolce & Gabbana o rave party a Venezia o serate in locali milanesi diversi dal Gasoline e dal Toilet – dove la musica chiamava, Nancy accorreva. L’unico vero discrimine e il grande precetto che regolava l’attività lavorativa di Nancy Posh sembrava essere la filosofia, pure assorbita e condivisa da Rovyna Riot, di “fare quello che ti piace”:

Così, come la musica che ho sempre messo: piaceva a me, poi se gli altri la volevano ballare, bene. Se no ciao. E quindi gli altri ragazzi, ragazze che […] stan venendo su, stan seguendo un po’ questo filone. (p. 345)

Seguendo questo precetto, la dimensione remunerativa non rappresentava un problema, anche se ormai era conosciuta nell’ambiente e, per le occasioni in cui non lavorava con amici, aveva un suo vero e proprio “listino prezzi”:

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Sotto i 250 non esco di casa. […] Comunque, è un lavoro, quindi è giusto che venga re- tribuito anche perché se no, fa un po’ ridere, però sminuisci il lavoro che tu fai. (p. 355)

Questo portò Walter a decidere, di recente, dopo l’esperienza di assistente di volo di reinventarsi come massaggiatore ed esperto benessere, e nei panni di Nancy Posh, nel 2010, di prendere parte al collettivo Rovyna una degli altri durante le elezioni, prestando alla causa la sua esperienza di DJ e il suo volto.