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Cerbero

Nel documento Synch - Fra l'attimo e l'evento (pagine 113-117)

Capitolo III – Accelerazione, Istituzioni, Poteri

II.I Cerbero

Il punto di partenza dello studioso statunitense coincide con la tripartizione classica del potere della filosofia politica illuminista: collegandosi a opere come L'esprit des lois di Montesqueiu e il Second

treatrise di John Locke, Scheuerman propone al suo lettore un’interpretazione temporale della

differenza dei tre poteri: potere esecutivo, legislativo e giudiziario si trasmettono in modalità etero-

croniche, pur sincronizzandosi nell’apparato dello Stato. Il potere statuale può immaginarsi, ancora

oggi, come un possente Cerbero a tre teste: ma le direzioni verso le quali il mostro, coi suoi sei occhi, guarda, sono differenti.

La ‘testa-esecutiva’ di Cerbero ringhia e si dimena, impaziente di dirigere il corpo del guardiano infernale nell’esecuzione del potere. La volontà che muove lo spirito esecutivo di Cerbero è quella di annientare il tessuto delle istituzioni, accelerando la ‘struttura-inferno’ nella sua produzione. Esecutivo, in questo caso, è l’aggettivo della politica che ‘guarda al presente’, al tasso di traducibilità del politico mediante un’applicazione diretta. La ‘testa-legislativa’, d’altro canto, sarebbe destinata a guardare al futuro, impegnata nella progettazione di norme che difficilmente rimarranno valide a lungo, così come la ‘testa-giudiziaria’ del potere si volgerebbe costantemente al passato, più specificamente al diritto in quanto traditio, attardando il passo di Cerbero.

260 Per il pubblico italiano è certamente insolito veder figurare Carl Schmitt fra i precursori della SAT. Ricostruire questo

intreccio è un’operazione che deve partire certamente dalla ricezione di Die Lage negli USA a seguito della traduzione dell’opera sotto il titolo The Plight of European Jurisprudence e della sua pubblicazione presso la rivista Télos (1990). La versione inglese del testo di Schmitt – che utilizzeremo – permette una rivisitazione contemporanea del concetto di ‘legislazione motorizzata’, di cui i lavori di Scheuerman e Rosa sono esempio, che spinge verso un’altra direzione rispetto alla ricezione accademica di opere come Der Begriff des Politischen (1927) o Der Nomos der Erde im Völkerrecht des

Jus Publicum Europaeum (1950). Ciò nonostante, è possibile considerare Carl Schmitt un pensatore dell’accelerazione

se si considerano le pagine della produzione schmittiana in cui il tema dell’accelerazione dell’esercizio del potere diviene fondamentale. Da questo punto di vista, nella conclusione di Land und Meer (1942), intitolata Il nuovo stadio della

rivoluzione spaziale planetaria, il processo di velocizzazione che consacra il passaggio dall’era del Behemot a quella del

Leviatano sembra assumere un carattere ancora più decisivo mediante la concezione di una nuova dimensione planetaria alle porte – ove aria e fuoco divengono dominanti –, preannunciata dall’avvento dell’aeroplano e dell’aeronautica militare (Cfr. Schmitt 2002, pp. 106-110). Il tema della nuova dimensione spaziale sembra essere ancora più rilevante nell’ultimo Schmitt, che lo riprende nella conclusione di Der Nomos der Erde: risulta evidente, passando in rassegna i capitoli conclusivi dell’opera, come l’aeronautica rappresenti, per il giurista, un cambiamento spazio-temporale che trascende il mero criterio della vis armorum e riguardi, più intimamente, i meccanismi di controllo (spaziale e dei commerci) e la costruzione di un nuovo orizzonte geopolitico artificiale, il globale (Cfr. Schmitt 2006, pp. 313-320). La velocizzazione dei mezzi, bellici o di semplice trasporto, se adeguatamente immessa in una ricostruzione storica di mutamenti di spazialità e temporalità dal punto di vista delle relazioni geopolitiche internazionali, induce a riflettere su come l’arresto del mezzo di movimento più veloce (nel caso dei conflitti odierni, la dichiarazione di una no-fly zone) equivalga ad una misura offensiva avente lo scopo di bloccare possibili manovre controffensive e arrecare ingenti perdite economiche in tempi accelerati. In questo senso, è possibile immaginare una fenomenologia politica del rallentamento del nemico che comprenderebbe anche gli embarghi come forme di desincronizzazione globale.

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Solo il potere esecutivo mantiene il proprio sguardo fisso sul presente261. Fornite tali

temporalizzazioni del potere, Scheuerman sottolinea come, nel contesto contemporaneo, solo la

‘testa-esecutiva’ del potere possa sopravvivere. Accelerazione sociale, da questo punto di vista, è il nome che l’autore assegna al potere esecutivo per descrivere la sua ascesa; la tripartizione illuminista perde la sua validità, poiché Cerbero è nuovamente integro, monocefalico: «[S]ocial acceleration undermines the temporal presuppositions of the separation of powers, as originally conceived»262.

La teoria del potere della modernità, nella quale la stessa tripartizione era concepita nell’ottica di offrire delle ‘contro-potenze’, resistenti all’emanazione diretta e assoluta del monarca, è superata mediante il leaderismo della contemporaneità. L’archetipo del monarca assoluto rivive microscopicamente, nel ruolo di ‘protagonista’ che il leader assume in quanto portavoce di una forza partitica, e macroscopicamente nel presidenzialismo contemporaneo, in cui il premier è acclamato in base alla capacità di fornire risposte immediate all’urgenza sociale.

In aggiunta, il potere esecutivo risulta avvantaggiato dal nuovo assetto accelerato della contemporaneità, poiché l'imperscrutabilità del futuro e l'incapacità di pre-vederlo portano ad un indebolimento radicale della capacità prospettica del legislatore, che guarda al futuro.

Dove Schmitt attribuiva alla giurisprudenza, inoltre, la capacità di garantire una continuità col passato storico, Scheuerman affibbia alla magistratura, organo rappresentante il potere giudiziario, un giungere ‘a fatti compiuti’: la differita rispetto alla dimensione presente aumenta il valore del pensiero giuridico, che per mantenersi libero dovrebbe muoversi in ritardo. A questo proposito, Scheuerman scrive:

Liberal democracy rests on a temporal separation of powers according to which distinct (legislative, executive, and judicial) functions of government presuppose different temporal

horizons. Social acceleration […] disfiguring the original vision of a system of government

according to which core decision-making activities should be left in the hands of a representative legislature, whereas the executive and judiciary should only possess narrowly circumscribed opportunities for creative activity. […] Social acceleration aggrandize executive power and weaken broad-based popular legislatures263.

Il declino dell'incidenza dei poteri legislativi e giudiziari nelle società contemporanee, ipotizzato da Scheuerman, consegue all’incontrollabilità sul tempo sociale accelerato. L’accelerazione, incrementando la percezione collettiva dell’urgenza sociale, retroagisce nelle modalità di legislazione e deliberazione dei parlamenti e dei tribunali, rendendo al contempo impossibile una progettazione politica a lungo termine.

Il saggio di Scheuerman prende criticamente in considerazione la dimensione temporale del processo deliberativo parlamentare degli Stati europei e del Congresso statunitense: nell’elaborazione delle proposte di legge, l’autentico legislatore dovrebbe concepire norme valide per tempi più estesi del presente. In questo senso, il concepimento di una legge necessita di un tempo storico come

continuum, nel quale ciò che è deciso possa rimanere valido rispetto a criteri etici o a principi di

261 «In the traditional view of liberal democratic government, influential well into the twentieth century, legislation was

supposed to be slow going, deliberate, as well as prospective, or future oriented; the executive was generally conceived as expeditious, or capable of dispatch, and also contemporaneous, or present oriented, when properly fulfilling its core functions; the temporal orientation of the judiciary was generally depicted as retrospective, or past oriented»; Scheuerman 2004, p. XVI.

262 Ivi, p. XVII.

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giustizia sociale. L’abilità del legislatore è, a giudizio di Scheuerman, strettamente connessa alla sua capacità di veggenza264.

La pre-vedibilità, è messa in relazione con la rule of law lockiana, in quanto condition sine qua

non della temporalità giuridica. La relazione fra ‘legge’ e ‘futuro’ s’incrina nel momento in cui il

cambiamento sociale si sussegue a ritmi così intensi da non rendere più possibile, alla scienza giuridica, il presupposto una regolarità del vivente: «[S]ince Locke, the ideal of the rule of law has entailed a preference for legislation that is only supposed to be prospective but relatively stable as well, because only a relatively unchanging body of legal norms is thought to be capable of preserving sufficient legal security and predictability»265.

L’emergenza del decreto esecutivo è da intendersi in linea di continuità con l’impossibilità dell’auto-regolamentazione del sociale: la norma riempie il vuoto della mancata mediazione fra regole sussistenti e amministrazione delle società, poiché l’accelerazione sociale renderebbe la contemporaneità un complesso di fenomeni strutturalmente ir-regolari.

La diagnosi scheuermaniana della crisi del giuridico, perciò, non è comprensibile nei termini di un fallimento dei parlamenti europei o del Congresso concernente le abilità dei singoli deputati o partiti. I parlamentari impegnati nella scrittura delle leggi non possiederebbero più la necessaria 'pro- spettiva' per l’esercizio del proprio compito: a chi deve indovinare, davanti alla profondità di campo del futuro, non è permesso soffermarsi troppo a lungo.

Nell’im-prevedibilità scatenata dall’accelerazione delle società capitaliste contemporanee si accalcano troppe variabili, né, d’altronde, la progettazione legislativa a ritmo accelerato sarebbe esentata dalle leggi della ‘produzione del consenso’. Il confine temporale che distingueva campagna elettorale e legislazione, perciò, viene abbattuto.

La natura stessa dell’eseguire è ricondotta da Scheuerman, d’altra parte, alla bramosia d’immanenza che il ‘discorso-accelerazione’ instilla nei cittadini votanti: nella formazione di un

consenso nei confronti di una forza politica, i ‘fatti’ assumerebbero un ruolo prioritario, in quanto

manifestazione dell’eseguibilità di un programma nel presente.

Gli esecutivi, adattando in tal senso la ritmicità della deliberazione parlamentare all’accelerazione del capitalismo, sarebbero gli unici organi in grado di rapportarsi al presente. Il ruolo del leader (sembrerebbero ancora valide le raccomandazioni di Tito Livio prima, e di Machiavelli poi, secondo Scheuerman) risulta, a tal riguardo, sempre più centrale. Ciò che il leader/premier della contemporaneità esegue è propriamente una liberazione del presente dal passato: «[A]n even more fundamental need to make sure that the present is free from an unduly slavish dependence on the dictates of the past». Leader è colui che spezza il legame con la tradizione, incentrando la diffusione del consenso sulla propria singolarità (self-made man).

Affinché la sua presenza risulti indispensabile, egli si allea con la potenza accelerativa: il suo

mandato consiste, essenzialmente, nel mostrare come l’accelerazione sia gestibile in chiave politica

e come, da essa, il potere esecutivo possa trarre vantaggio. A tal fine, il leader politico contemporaneo

adatta la propria figura alla ricezione del consenso, soprattutto mediante il mostrarsi alla moda, al

‘passo coi tempi’.

264 «Legislation is future oriented because it requires state actors to engage in a forward-looking process of trying

effectively to plan or coordinate future state activities and, albeit to a more limited extent, future social trends»; Ivi, p. 29.

265 Ivi, p. 30. Nel testo di Scheuerman la tradizione giuridica del costituzionalismo è quella che verrebbe maggiormente

esposta ad una corrosione radicale della sua funzione: non solo il ‘costituzionale’ reca con sé una parvenza di irremovibilità e scarsa malleabilità, ormai decisamente incompatibile con la legislazione motorizzata delle società accelerate, ma la sua prospettiva temporale si connoterebbe di pretese di proiezione rispetto al futuro non più strutturalmente sostenibili.

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La divisione dei poteri scheuermaniana in base a temporalità eteromorfe e la descrizione di una ‘politica situazionale’, in cui al leader/premier spetta il ruolo indiscusso di protagonista, conduce l’autore, parimenti, a sottolineare l’evanescenza delle riforme giuridiche del parlamentarismo odierno. I legislatori autentici non riescono a procedere nel loro esercizio e si ritrovano letteralmente – a causa della lentezza intrinseca delle istituzioni entro le quali si muovono, rispetto al tasso di cambiamento di ciò che ne rimane fuori, l’economico – davanti a riforme fatte a pezzi nel giro di pochi anni. Nelle parole di Scheuerman:

Legislators may find themselves debating complex issues and potential objects of regulation which suddenly alter before their eyes, dramatically augmenting the hardships intrinsic to consensus building in the context of complex policy issues. They may finally succeed in pursuing a series of legislative initiatives only to discover that the social and economic presuppositions underlying their policy choices have already shifted. Even when lawmakers succeed in hammering out an agreement about the proper direction of policy, their legislative resolutions risk becoming out-of-date and anachronistic as rapidly as social change itself266.

Un perno fondamentale della conclusione del testo di Scheuerman concerne la pressurizzazione che gli stati nazionali dovrebbero necessariamente imparare ad affrontare a seguito di politiche economiche, che sotto la sigla di ‘globalizzazione’, indirizzano ad una progettazione transnazionale da un lato, e dall’altro ad un contesto dove entità come le corporazioni multinazionali assumono un maggiore peso politico-sociale. Per quanto sia difficile attribuire a Scheuerman qualche indizio che possa portare ad immaginare alternative alle democrazie rappresentative dei sistemi neoliberali dell’oggi, la posizione dell’autore è certamente critica rispetto all’efficacia di un parlamentarismo che – come già era evidente nella Weimarer Republik – non può che ridursi a forza reattiva rispetto all’esecutivo.

Un sistema di legislazione a base democratica, deprivato della temporalità creativa del processo deliberativo-legislativo degli organi parlamentari – basata sul confronto fra schieramenti diversi, sulla mediazione fra diverse elaborazioni e sull’operazione inevitabilmente lenta di una sintesi, da cui la ‘legge’ risulta –, crolla nel rapportarsi al diktat accelerativo dei mercati.

In questo senso, Scheuerman ipotizza un collasso temporale delle strutture democratiche odierne che condurrebbe, nel futuro, nuovamente all’accorpamento dei poteri in un’unica figura. Il destino delle democrazie rappresentative, in tal senso, comprende la metamorfosi delle stesse in

presidenzialismo.

Ciò non implica la scomparsa del meccanismo legislativo, bensì la sua riconfigurazione tramite ‘decreti’ e ‘normative’: tali forme consentirebbero con più facilità ai dispositivi di potere del capitalismo di fare un uso strumentale della normazione. Nel considerare la metamorfosi del diritto, Scheuerman precisa, d’altra parte, come ciò che venga a mancare nella contemporaneità sia la mediazione democratica: la democrazia non corrisponderebbe più, nella sua forma, all’esigenza della riproduzione socio-politica del capitalismo, né, d’altra parte, si presenterebbero nella contemporaneità delle condizioni storico-materiali atte a recuperare la mediazione democratica come economicamente ‘sostenibile’.

La conclusione di Scheuerman, a tal riguardo, riflette l’impossibilità di volgersi al

cosmopolitismo come possibile soluzione del ‘deficit democratico’ delle società occidentali odierne.

Procedere verso una democrazia cosmopolita – percorso in cui il Parlamento Europeo costituirebbe la prima tappa –, a giudizio di Scheuerman, è controproducente: tale deficit verrebbe solo esteso su

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scala mondiale, poiché le istituzioni democratiche scricchiolerebbero già fra le mura dei singoli Stati- Nazione.

Il cosmopolitismo diviene l’immagine politica dell’ultima espropriazione democratica. Mediante una sincronizzazione globale, gli esecutivi rafforzerebbero ulteriormente il loro prestigio – in quanto trasmissioni dirette dei dispositivi di potere –, laddove il potere legislativo e il potere giuridico verrebbero imbrigliati nelle pastoie del passato e nell’inconsistenza del futuro, risultando ancor più anacronistici. Nelle parole di Scheuerman:

[I]t is surely inadequate simply to extend existing liberal democratic institutions to the transnational level because, as I have argued, these institutions are already plagued by serious faults that derive from social acceleration. It is incumbent on those who defend the idea of a

cosmopolitan democracy, for example, to explain exactly how their oftentimes provocative

proposals can help counteract the deeply rooted antiliberal and antidemocratic developmental trends thematized here. How might the invigoration of international supranational political bodies manage the challenge of social acceleration more effectively than the existing nation-state? What evidence exists that might provide a better basis for regulating an increasingly high-speed capitalism?267

Il tema della crisi delle istituzioni democratiche presentato da Scheuerman è, d’altro canto, scandagliato da Hartmut Rosa nell’angolazione della decisione; l’accelerazione sociale renderebbe la decisione democratica, in epoca contemporanea, partecipe di un meccanismo ‘situazionale’: «As a result of the rapidly altering background conditions of social action, the very same contraction of the present causes a progressive shortening of the temporal range of what can be rationally assessed in the course of political planning. […] The need for planning in late modernity increases to the same extent that the range of what can be planned decreases. […] Fewer and fewer things can be provided with regulations once and for all or at least for the period of one or more generations; the limit of the foreseeable moves steadily closer to the present»268.

Il situazionismo del processo deliberativo contemporaneo consiste, più precisamente, nel bisogno di qualsiasi scelta politica di accordarsi alla sincronizzazione del capitalismo: non solo la decisione del leader/premier è efficace o meno in base al situarsi cairotico del momento adatto, ma anche il voto

di preferenza del singolo cittadino risulta, in più aspetti, situazionale.

Il soggetto votante, in questa prospettiva, mediante l’atto del votare esprime il suo consenso nei confronti di un leader politico. La votazione, in parte diretta risultante di una produzione del consenso che rende permanenti le campagne elettorale delle forze partitiche, è connessa, nelle società accelerate della contemporaneità, all’impossibilità della formazione di un giudizio politico. L’opinione del cittadino, perciò, verrà conseguente strutturata in forme accelerate di produzione del consenso, laddove alla formazione del giudizio politico sono ascritte le caratteristiche della lentezza e della riflessione.

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