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Situazionismo politico e produzione del consenso

Nel documento Synch - Fra l'attimo e l'evento (pagine 117-123)

Capitolo III – Accelerazione, Istituzioni, Poteri

II.II Situazionismo politico e produzione del consenso

267 Ivi, pp. 226-227. 268 Rosa 2013, p. 264.

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Il concetto di ‘politica situazionale’, che accomuna la prospettiva del votante delle istituzioni democratiche odierne a quella del leader/premier nei termini della decisione accelerata, si manifesta in un cortocircuito del consenso: il cittadino votante e il leader/premier acconsentono (dal latino ‘con- sentire’, sentire insieme) al bisogno di cambiamento sociale, che i dispositivi di potere del capitalismo contemporanei rappresentano come urgente. Per far ciò, la formazione del consenso – nell’atto di

accordatura allo stesso sentire del soggetto votante e del leader/premier – viene accelerata nei termini

di una ‘produzione di opinioni’.

In questi termini, le istituzioni democratiche possono sopravvivere allo Zeitgeist mediante una conformazione al ‘tele-voto’ accelerato. Il soggetto votante, nella ‘formazione’ delle proprie opinioni,

sceglie fra una serie di opzioni che sono state prodotte dai dispositivi di potere: un ‘con-senso’ è,

parimenti, espressione di una direzionalità condivisa che porta all’adattamento sociale.

La particolare forma di sincronizzazione che avviene nella creazione di un consenso, perciò, abbisogna di un nuovo principio di posizionamento (o ‘situazione’) del soggetto politico: in base a

situazioni di volta in volta presentate come più urgenti di altre, la sincronizzazione fra potere politico

e cittadino avviene, inoculando nella soggettività votante la stessa ‘reattività’ richiesta al leader/premier.

La descrizione rosiana della sfera politica contemporanea viene schematizzata in maniera ambivalente, ponendo al centro la decisione politica (Figura 10). L’assetto accelerato richiede, difatti, una ‘contrazione’ della temporalità decisionale, particolarmente evidente rispetto all’urgenza delle difficoltà da affrontare e alla struttura situazionale-cairotica delle decisioni dei leader/premier. La domanda di risorse temporali della soggettività politica impegnata nella formazione di un giudizio, d’altra parte, manifesta un bisogno radicalmente diverso: Rosa pone tale affanno in termini quantitativi, a causa della complessità della ‘realtà-accelerata’ della contemporaneità in termini di variabili da tenere in considerazione e di un’accresciuta ‘contingenza’.

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Figura 10 – Rosa 2013, p. 262

L’urgenza nel prendere decisioni si manifesterebbe, nelle politiche nazionali, mediante una

contrazione dell’orizzonte temporale della sfera politica, causata dalla quantità di decisioni

necessarie da prendere in tempi sempre più ristretti e dalla difficoltà della prevedibilità delle conseguenze che le stesse causeranno, diramandosi nel futuro.

Il tempo necessario alla formazione di un giudizio politico, d’altra parte, si espande, in accordo alla complessità del contesto globale e alla velocità degli scambi – non solo economici, ma anche culturali e diplomatici – internazionali. L’inconsistenza del soggetto politico globale, in questo senso, testimonia ulteriormente l’insostenibilità del modello cosmopolita. Non solo la scelta avverrebbe in modalità più accelerate, ma il bisogno di scegliere si presenta con intervalli più brevi a causa della continua urgenza della sincronizzazione globale: essa richiede alla soggettività politica uno sforzo di adattamento maggiore, titanico, che rafforza un sentimento d’indifferenza causato dall’impossibilità di relazionarsi alla complessità della rete globale.

Rosa presenta, in aggiunta, nel quadro consequenziale all’accelerazione della decisione politica, la tendenza a riconfigurare il processo democratico in un’etero-normazione tecnocratica. Fra le conseguenze della metamorfosi del processo di deliberazione politica delle democrazie contemporanee, difatti, egli elenca la loro giuridificazione («Juridification»), accanto alla ‘de-

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regolazione’ economica ed alla privatizzazione in quanto ‘etica’. Il quadro offerta da Rosa, perciò, evidenzia una s-comparsa della sfera politica in quanto tale nelle democrazie contemporanee, poiché il processo decisionale, per arginare le difficoltà causate dall’accelerazione del cambiamento delle società capitaliste, verrebbe esternalizzato. I parlamenti, mediante politiche di giuridificazione, deregolamentazione e privatizzazione, cercano di spostare l’onere del ‘prendere una decisione’ dalle proprie spalle a quelle di agenzie, istituti ed enti privati.

Il bisogno di esternalizzare il potere decisionale delle politiche parlamentari, a giudizio di Rosa, verte sul principio che le decisioni debbano essere sempre più spesso ‘situate’: il tecnocrate assume, perciò, il ruolo di ‘situare’ la scelta, mutando la natura della decisione in quella di un quando.

Il situazionismo temporale della politica contemporanea parrebbe costituirsi tramite una ‘centratura’ della scelta nell’attimo giusto (centratura attimale). In questa prospettiva, la scelta del voto – intesa, in accordo al senso etimologico della parola, come separazione del migliore dal peggiore (dal latino ‘eligere’) –, così come quella del governo che de-istituisce, si dà esclusivamente mediante l’espressione di una preferenza fra- (rispondendo al principio dell’Ubi maior, minor cessat). Nel caso delle politiche dei governi nazionali e, al contempo, nell’espressione del consenso dei votanti, la scelta che trova maggiore costanza nella contemporaneità è quella di de-responsabilizzarsi, allontanando il processo decisionale dal sé e indirizzandolo direttamente ai dispositivi.

La centratura attimale, d’altra parte, si rivela un’operazione più consona alla sfera ‘tecnica’ più che a quella parlamentare o alla soggettività politica: in questo senso, è possibile parlare di ‘de- centralizzazione’ del politico solamente nei termini di una de-responsabilizzazione della scelta.

A questa dimensione situazionale, di implosione della capacità decisionale nel presente, non viene accordato alcun valore rivelativo: la metafora della nave alla deriva, indicante una post- modernità priva di una rotta, sembra quantomeno trovare un approdo nelle pagine di autori come Rosa e Scheuerman. Più in particolare, Rosa, asserendo il bisogno per le istituzioni democratiche di aggiornare le modalità di voto dei cittadini mediante l’uso di tecnologie informatiche (e-democracy), descrive al contempo la possibilità di un’accelerazione della votazione che realizzi la trasfigurazione del meccanismo elettorale delle società odierne in sondaggio d’opinione:

Nevertheless, in this context hopes for a resynchronization and the establishment of new forms of a public sphere rest above all on the democratic potential of new interactive media, that is, on procedures like Internet debates and Internet voting. However, I fear that while this could clearly accelerate the process of voting, the same is not the case for the formulation and bundling of interests and deliberation. Under the aforementioned conditions of a diffusion of political publics, translation of aggregated private opinions that can be surveyed via the new media into a genuinely public and political (i.e., reasoned) opinion may in fact be more time consuming than ever. Given the enormous time required for such translations, they may increasingly not even be attempted: in place of a contestation with justified and justifiable arguments there is then the political struggle of images and symbols269.

Analizzando l’estratto di Rosa è possibile osservare, inoltre, che se per un verso è presente una differenziazione fra temporalità della formazione di un giudizio e conteggio numerico di voti e opinioni che i nuovi mezzi tecnologici potrebbero rendere meramente più efficiente, in un’altra prospettiva il ‘problema’ della de-sincronizzazione viene immancabilmente connesso ad ipotesi di nuovi tentativi di re-sincronizzazione da parte delle istituzioni democratiche dell’oggi.

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Una descrizione essenzialmente negativa del processo di desincronizzazione accompagna il pensiero rosiano, laddove la ‘capacità adattiva’ richiesta sia alla soggettività votanti che al leader/premier assumerebbe una certa indispensabilità nel quadro della politica situazionale della contemporaneità. Al fine di vagliare la concettualizzazione rosiana della desincronizzazione, è possibile riferirsi al saggio De-Synchronization, Dynamic Stabilization, Dispositional Squeeze, The

problem of Temporal Mismatch (2017), che già nella titolazione accomuna la desincronizzazione al

problema di un mancato adattamento temporale (‘temporale mis-match’).

In un profilo politico, l’idea di un ‘temporal mis-match’ – il verbo inglese ‘mis-match’ può essere tradotto, in questo caso, letteralmente con ‘dis-accordare’ – afferma una mancata corrispondenza fra la decisione del leader (e la sua urgenza) e il giudizio politico della soggettività votante. L’incapacità del soggetto politico di formarsi viene posta nei termini di una desincronizzazione; l’accordatura alla temporalità accelerata della sfera politica odierna, d’altro canto, riporta il soggetto politico nell’attualità: egli è nuovamente contemporaneo se adatta il proprio giudizio a ‘opinione’ e la propria decisione all’espressione di un consenso nei confronti di un leader/premier, mediante il voto.

Fra gli scopi del saggio, il sociologo inserisce la possibilità di ‘ri-sincronizzarsi’ nei termini di un «temporal rebound effect»270 reso possibile dalle nuove tecnologie informatiche (in quanto ‘time- saving’). L’idea della ‘re-sincronizzazione’, d’altra parte, parrebbe indicare l’unica via possibile per l’adattamento del soggetto sociale alle società contemporanee. Sebbene anche Scheuerman non escluda ipotesi riguardanti la riconfigurazione della sfera pubblica tramite tecnologie di tele- comunicazione e cyber-spazio, l’accezione conferita alla desincronizzazione da Rosa parrebbe aprire un solco fra i due autori. Non si trova, difatti, una messa in dubbio della sostenibilità delle istituzioni democratiche nel pensiero di Rosa: la desincronizzazione è inquadrata, da questo punto di vista, come

fonte di patologie sociali della contemporaneità (ad esempio, nel fenomeno di dis-occupazione del

lavoratore o di a-stensionismo del votante)

La sofferenza esperita dal soggetto desincronizzato, a tal riguardo, è spiegata da Rosa mediante il dis-accordo temporale: essa viene esperita, ad esempio, nel momento in cui non si dà più alcuna forma di sincronizzazione fra temporalità soggettiva e ‘temporalità sociale’. La re-sincronizzazione sancirebbe nuovamente l’accordatura fra temporalità soggettiva e tempo sociale; scrive a tal proposito Rosa:

What do we mean when we complain about being short on time, suffering from time-pressure, or even time-famine […] and time-squeeze? Obviously, this ubiquitous sense refers to a perceived

mismatch between the temporal resources allocated to a given task, or a given number of tasks,

and the time needed to do them properly. […] [T]his is the nature of time pressure: the time needed to fulfill the tasks listed on our to do list properly exceeds the time we actually have at hand, and hence the time we can allocate to the individual entries. In this sense, time-pressure increases with the mismatch or disproportion between these two temporalities, it decreases with their leveling271.

Rosa dipinge la postmodernità come tarda modernità (late modernity) perché sempre ‘in ritardo’ rispetto a se stessa272; ciò nonostante, la re-sincronizzazione – che qui viene chiamata in causa nelle

270 Rosa 2017, p. 41.

271 Ivi, pp. 25-25, corsivo mio. 272 Cfr. Ivi p. 28.

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formule di «dynamic stabilization»273 e «adaptive stabilization»274 – incarnerebbe l’unica salvezza

possibile per le società contemporanee, attivando un ri-bilanciamento fra temporalità diverse che ristabilirebbe la possibilità di una ‘good life’ per il soggetto sincronizzato e di una rotta per la nave- Stato.

La capacità adattiva, che il soggetto esercita nei confronti del sistema socio-politico di appartenenza, riflette, d’altra parte, il bisogno primario di una sincronizzazione della temporalità soggettiva al tempo sociale. Essa si ottiene ad un prezzo: l’esclusione, dall’orizzonte dalla temporalità umana, di qualsiasi relazione con l’extra-sociale, inteso contemporaneamente come extra-istituito e non-prodotto.

Al concetto di ‘re-sincronizzazione sociale’ si accosta altresì, ne linguaggio rosiano, il campo semantico del bilanciamento e della competizione atletica: «The chances to catch up with those who

run inside the treadmills of late-modern life decrease progressively if you lack the economic, cultural,

social, and bodily capital to even start the race. If those who start from a privileged position run as

fast as they can to stay in the game, it becomes a completely rational form of behavior for those who

find themselves far behind from the beginning and without the necessary resources to catch up to never even start to run»275.

Mediante l’adattamento, il soggetto sociale afferma, da un lato, la necessità di sincronizzare la

società in cui vive, in toto, all’accelerazione del capitalismo avanzato e al processo di globalizzazione

economica della contemporaneità; dall’altro, egli raggiunge la propria ‘sincronizzazione personale’ escludendo dal proprio orizzonte tutte le temporalità che interferiscono con la temporalità accelerata. Solo tramite questa mediazione, la soggettività politica della contemporaneità può rimettersi in

corsa: essa riscopre una risonanza col mondo sociale, perciò, perfezionando la propria capacità

adattiva. Il soggetto re-sincronizzato può concedersi, d’altronde, un dolce riposo nelle oasi di

decelerazione che la totalità sociale offre; è lecito desumere, però, che nella sfera politica delle società

a capitalismo avanzato dell’oggi non correre verso le urne non possa venir tollerato per le stesse ragioni che portano all’accelerazione della produzione di consenso e opinioni. Ostacolare la formazione del giudizio politico, come s’è reso evidente, diviene un obiettivo prioritario dei dispositivi di potere, che muovono contro questa possibilità la potenza accelerativa.

273 Ivi, p. 31. 274 Ivi, p. 33.

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