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Ripetizione senza variazione

Nel documento Synch - Fra l'attimo e l'evento (pagine 73-76)

Capitolo II – Ciò che resta dell’ambiente

III.I Ripetizione senza variazione

Un’operazione che troviamo nei lavori di Adam, a fianco alla sperimentazione di nuovi concetti atti a definire le temporalità del wirken, è la ricerca storica delle condizioni di possibilità del suddetto ‘industrial timescape’, insieme alla genesi di un clock-time ‘assoluto’. L’indagine storico-concettuale di Adam verte sull’origine di quello che comunemente viene ritenuto ‘tempo’ nelle società odierne (secondi, minuti, stagioni, anni e così via): il punto di svolta, per la comprensione di una diffusione così capillare della misurazione standardizzata del tempo, riguarda, a giudizio di Adam, la sua

newtonizzazione (o ‘assolutizzazione’).

Giungere alla complessa e rivoluzionaria svolta della scienza newtoniana porta la sociologa a sottolineare come già nella Fisica aristotelica il criterio più esatto per la misurazione del tempo fosse l’insieme dei movimenti compiuti da un corpo. Questa considerazione di Aristotele, così vicina al senso comune, nasce ab origine come qualcosa di più rispetto alla messa in atto di un canone empirico meramente utile per i fisici: quando lo Stagirita stabilisce un legame fra movimento e tempo, il passo ulteriore che viene compiuto riguarda una certa sovrapposizione degli stessi.

137 «While space is associated with visible matter and sense data, time is the invisible other, that which works outside and

beyond the reach of our senses. This makes time such a pertinent focus for environmental issues. Whether we are encountering chemical processes, ozone depletion, air and water pollution, radiation, or a new disease such as BSE, we are dealing with phenomena where the impacts of actions work invisibly below the surface until they materialise as symptoms – some time, somewhere»; Adam 1998, p. 10.

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Il tempo segna il proseguire di un’azione di movimento; inoltre, i singoli movimenti dimostrano che un tempo si dà. È dentro questa relazione, se seguiamo la ricostruzione di Adam, che nasce un rischio di sovrapposizione che non grava tanto sulla diade tempo/movimento, quanto sull’equivoco di una misurabilità, mantenuto nella condivisione di un tempo sociale.

Si potrebbe affermare, da questo punto di vista, che la superficializzazione totale (Merk-) e la newtonizzazione del tempo siano in egual modo condizioni di possibilità dell’accelerabilità del vivente: la possibilità di quest’ultima è data dall’equivalenza fra tempo e velocità di movimenti di un corpo in uno spazio nella misurazione temporale della fisica aristotelica.

A ben vedere, siamo davanti ad uno snodo teorico ancora più arduo da decifrare: addentrarsi nella fisica newtoniana implica trovarsi in un contesto scientifico in cui parlare di una temporalità

accelerata non avrebbe alcun senso poiché, com’è chiaro dal riferimento diretto ai testi di Newton da

parte di Adam, quello che per secoli le scienze avrebbero considerato come ‘tempo della fisica newtoniana’ si connotava necessariamente come qualcosa di assoluto, vero e matematico:

Like Aristotle, Newton was not concerned with time in its own right but with the operational value of time as measure of motion. He conceived of time as a quantity: invariant, infinitely divisible into space-like units, measurable in length and expressible as number. Newtonian time is time taken, the duration between events, which is a measure, in turn, is located in absolute time. Newton believed all things and events to have a distinct position in space and to occur at unique moments in time. He wrote: Absolute, true and mathematical time, of itself, and from its own

nature, flows equably without relation to anything eternal, and by another name is called duration. All motions may be accelerated or retarded, but the flowing of absolute time is not liable to change139.

Nonostante Adam si faccia abilmente interprete di tali snodi critici del pensiero filosofico rispetto al tempo (soprattutto nella prima sezione di Time & Social Theory140), quanto ci interessa maggiormente sottolineare rispetto alla newtonizzazione riguarda le sue specifiche conseguenze rispetto alla sociologia del tempo, che rimanendone influenzata può trovarsi sprovvista di strumenti di ricerca adatti a raffrontarsi con vedute temporali diverse.

Lo scienziato sociale riconosce i contorni dell’orologio e del suo sistema di misurazione (clock

time) appena dietro l’organizzazione industriale, così come per i calendari e i rintocchi di campane

ricostruzioni di stampo storico-sociale sono quanto più necessarie quanto più evidenziano i retroscena politici di cambiamenti apparentemente tecnici; l’arte stessa, ad esempio, con l’implementazione rinascimentale della tecnica prospettica in pittura141, non è più innocente, incentivando la diffusione di un unico criterio rappresentazionale, accordato alla concezione di una misurabilità universale.

Le ripercussioni del medesimo processo teorico, però, non s’arrestano alla fisica newtoniana. L’appiattimento della dimensione temporale a quella spaziale ha tuttora, a giudizio di Adam, drammatiche conseguenze nelle scienze sociali, nella filosofia e nell’approccio scientifico in toto: «This, of course, includes the social sciences. It applies to the social science focus on the measured

139 Ivi, p. 30.

140 Cfr. Adam 1994, pp. 9-47.

141 «It underpins the preference for space over time and the association of the real with visibility. […] This artistic move

towards simplification, reduction and exclusion has been further developed and perfected in Newtonian physics where it is applied to the understanding and explanation of the material world. That is to say, the central characteristics of the linear perspective vision-abstraction from context, objective observation, quantification of sense data and the single fixed focus-constitute the bedrock upon which the laws of traditional science are built»; Adam 1998, p. 39.

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quantity, organisational interaction, linear sequence and cyclical pattern, timing and order, as well as the concern to measure rates of change, duration, and periodicity»142.

L’assolutizzazione del tempo equivale, de facto, alla sua codificazione in un canone scientifico; la modernità è la fase storica in cui il ‘clock time’ dei filosofi e degli scienziati s’impone come strumento di misurazione del tempo collettivo. Non solo la veduta temporale dell’industrializzazione deriva da questo processo, in diretta continuità con esso, ma è possibile considerare l’assolutizzazione del tempo newtoniana come limitazione in base ad altre due aggettivazioni temporali: ‘immutabilità’ e ‘reversibilità’.

Con immutabilità Adam intende sia l’impossibilità di modificare la griglia del tempo sociale, sia la sua supposta infallibilità. Con reversibilità, invece, si figura la proprietà di un ‘tempo’ talmente tanto spazializzato da poter essere scambiato con un altro ‘tempo’: l’interscambiabilità del tempo umano, alla base della mercificazione capitalista, fa leva sul medesimo canone di addomesticazione del pensiero scientifico. Il clock-time, inoltre, è legato da Adam alla metamorfosi della visione astronomica moderna: l’eternità delle sfere celesti della filosofia medievale è dimenticata, in favore della misurazione astrofisica dei movimenti dei pianeti.

I pianeti e i loro movimenti, d’altra parte, sono sempre stati rappresentati in una fissità strumentale (i loro stessi moti vengono concepiti come eternamente identici, nel loro essere ciclici). La fissazione della temporalità cosmica in canoni fisici è compiuta allo scopo di una funzionalizzazione della visione astronomica: i corpi celesti diventano Zeitgeber (indicatori del tempo). Adam descrive tale fissazione originaria della realtà cosmica come l’imposizione della forma della ‘ripetizione senza variazione’ dell’astronomia: «The invariant measure is a human abstraction whilst that which is being measured is a physical, natural phenomenon whose very essence is

repetition with variation. […] The planets are not in step with each other which means that their

overall configuration never repeats itself with the same constellations. The earth's rotation too is slightly irregular with reference to other timekeepers, and the hours of daylight change minimally with each diurnal cycle. All natural Zeitgeber (time givers/sources of time) are characterised by

repetition with variation»143.

L’uniformità del movimento rotatorio, applicata dal pensiero scientifico sin dalle sue origini alla sfera celeste, è miniaturizzata simbolicamente dall’orologio. L’esigenza che un secondo o un minuto siano comuni agli attori sociali, ai fini del coordinamento delle azioni intersoggettive, non solo sorpassa inevitabilmente la Wirkwelt e le possibili differenze culturali e fenomenologiche delle temporalità degli stessi, ma si basa su un assunto scientifico tendenzialmente impreciso: l’orologio è di per sé destinato a non rispettare la sua funzione, non può essere perfetto. Nemmeno i modelli atomici dello strumento riescono a non presentare un momento in cui un certo ritardo o un malfunzionamento rompa l’esatto scandire dei secondi144.

Alla fissazione in cicli della temporalità cosmica, così come all’addomesticamento del tempo sotto il dominio della ripetizione-senza-variazione degli orologi, si accompagna la possibilità teorica per l’ontologia sociale di schematizzare dei ‘cicli sociali’. Mediante la critica alla teoria della

strutturazione di Giddens, Adam elabora una teoria della temporalità umana intimamente connessa

all’idea della potenza trascendente.

142 Ivi, p. 54.

143 Ivi, p. 53, corsivi miei.

144 Sull’esempio di due orologi atomici che tenderanno a differire nei loro ticchettii, Adam scrive: «Two of the latest

identical atomic clocks, beating to their own frequency of atomic resonances, are calculated to get out of step by one second over three million years»; Ibid.

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