Capitolo II – Ciò che resta dell’ambiente
III.III Il vivente e il suo doppio
È indubbiamente Timescapes of Modernity il terreno diventa protagonista di una visione critica dell’agricoltura industriale contemporanea. Il sottotitolo dell’opera di Adam, The Environment and
Invisible Hazards, fornisce qualche traccia utile per inquadrare correttamente la compresenza
d’intenti di Adam, di una denuncia ambientalista e di una teoria della temporalità naturale. L’idea di un azzardo, termine derivato dall’antico arabo ‘alsâhr’ per dado, non traina con sé solamente un monito rispetto all’avvenire; il lato costruttivo di un simile utilizzo concerne propriamente la temporalità dell’ambiente, che non può essere anticipata dalla vista e dal controllo e che una prassi commisurata solo a partire dalla Merkwelt non permetterebbe di comprendere.
In una visione critica della Risikogesellschaft di Ulrich Beck161, Adam contrappone l’azzardo al
rischio (originariamente scoglio, dallo spagnolo ‘risco’), inscrivendo quest’ultimo al paradigma della
calcolabilità e della simulazione: «The way the two terms are used in everyday language gives an insight into the difference: one takes a risk which implies calculation and choice but one does not take a hazard; instead, one faces hazards or is threatened by them which implies lack of control and an absence of choice. Business takes risks which turn to no-choice hazards for the wider public»162. Nel calcolo del rischio, a giudizio di Adam, s’incontra il bisogno di ‘esternalizzare’ qualcosa che merita la nostra attenzione – una tensione verso l’esterno analoga a quella dell’esorcizzare – al fine d’ottenere una maggiore presa sul problema tramite strumenti d’indagine già appurati come funzionali e adatti, ignorando il distacco emotivo che l’esternalizzazione scientifica comporta: «Hazards thus externalised become detached, free-floating, independent agents belonging to
everyone and no one in particular. For such externalised hazards, therefore, it is exceedingly difficult
to retain a sense of ownership and responsibility»163.
A tal riguardo, l’inaccessibilità per l’essere umano alla veduta temporale della natura, che nella spontaneità aleatoria ed emergente del suo darsi appare in pericolo ad ogni ondata di sincronizzazione sociale, non impedisce per Adam la possibilità di nuova coscienza ecologica, in cui l’utilizzo della facoltà d’immaginazione diverrebbe essenziale nel tentativo di limitare l’inquinamento sociale dell’invisibile. Alla base all’impegno ecologista, perciò, si staglia una discrepanza fra la sovrapposizione di tempo sociale e temporalità naturale, costitutiva della veduta temporale moderna e industriale.
L’agricoltura, da questo punto di vista, non può essere sovrapposta ad un’agrimensura espropriante del terreno, ad un’espoliazione accelerata: sebbene entrambe presuppongano certamente un terreno (ager), lo specifico del coltivare consisterebbe nell’entrare in sintonia con un aspetto della temporalità naturale, ossia la ritmicità degli esseri viventi all’interno dell’ambiente di raccolta. Questa
161 «Ulrich Beck designates societies at the end of the twentieth century risk societies. What he encompasses within that
term, however, is the condition for a hazard society, a collective future that falls outside the traditional economic way of dealing with the unknown, outside the capacity to calculate risks and insure against them. In other words, the globalised effects of radiation, genetically modified organisms, and hormone-disrupting chemicals, for example, are not insurable and neither are the consequences of global warming, ozone depletion or acid rain. These environmental threats are uninsurable, non-calculable and exclude the element of choice. With the emergence of these hazards, therefore, we have left the relative safety of the world of risks and entered the realm of hazards. To persist with the language of risk for analyses of such environmental hazards is thus inadvertently to contribute to the illusion of calculability and control, to nurture the hope that the knowledge traditions of neo/classical economics and Newtonian science will come up with tried and trusted solutions. That is to say, it encourages business as usual»; Adam 1998, p. 83.
162 Ivi, pp. 82-83. 163 Ivi, p. 85.
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sfera dell’agire umano viene dunque elaborata, nell’opera di Adam, come una rete di sincronia che una sincronizzazione industriale destabilizzerebbe tramite continue operazioni di decontestualizzazione e de-temporalizzazione:
In agriculture, more than any other industry, however, there are limits to the extent to which seasonal and daily variation can be rationalised to conform to a decontextualised and de-
temporalised standard. In other words, abstraction from context and standardisation, both
successfully achieved in other industries, are not so easily imposed when the produce are living entities, when the principles are applied to the growth of plants and the maturation of animals. Plants and animals are ineradicably tied to the rhythmicity of nature and the cosmos: their physiology is determined by it. Their maturation processes are tied to it. Their reproductive cycles oscillate in synchrony with it. Their growth and decay patterns are guided by it. Intense bursts of growth during spring and summer are followed by times of decay or rest, inactivity and recuperation during autumn and winter164.
Affinché la sincronizzazione non rimanga priva di caratteristiche concrete, nell’analisi del settore agricolo scorgiamo aspetti determinanti di siffatte operazioni decontestualizzanti e detemporalizzanti: prima fra tutte il rapporto frazionale fra enormi ‘spazi’ (similmente al Großraum dell’ultimo Schmitt) e ritmi accelerati – o tempi troppo ‘stretti’ – di immissione nel mercato di prodotti finiti.
Azioni, perciò, che restringerebbero il perimetro dell’attesa al presente e al futuro prossimo, tralasciando l’anteriore: «[W]hile their space of operation is the globe, their time horizon of concern is exceedingly narrow. Short-term profit is prioritised over long-term gains. The present takes precedence over the past and future. The future is discounted»165. Ciò avverrebbe soprattutto attraverso un duplice meccanismo: da un lato nell’agricoltura contemporanea s’assiste al prevalere delle monocolture166 al fine di massimizzare gli output, soprattutto per politiche economiche adottate da multinazionali del settore, e dall’altro l’accento più vincolante nei contratti fra corporazioni e contadini locali riguarderebbe la fissazione di tempi di consegna sempre più stringenti, con gravi penalità167 rispetto a ritardi e ripercussioni nella stipula di accordi successivi.
Ogni accelerabilità del processo agricolo acquista un valore decisivo nel sistema economico capitalista, nel momento in cui la priorità viene accordata all’immissione nel mercato di merci acquistabili, a detrimento della qualità dei cibi, della sostenibilità delle colture e dei tempi di rigenerazione del terreno.
‘Agricoltura’, nella sociologia adamiana, è il termine che indica la relazione fra il soggetto produttivo e la temporalità dell’ambiente naturale; da questo punto di vista, Adam sottolinea come sia impossibile accordare alle politiche agrarie del capitalismo globale una reale considerazione della bio-sostenibilità ambientale. In una prospettiva di diritto internazionale, il Free Trade Agreement,
164 Ivi, pp. 140-141, corsivi miei. 165 Ivi, p. 120.
166 «A second way of dealing with risk under the industrial scheme is through an economy of scale based on the assumption
that bigger is better. The larger the outfit, it is argued, the more it can be rationalised with the aid of machines and the more likely it is for the bank to lend money in times of need»; Ivi, p. 136.
167 «A second way to minimise corporate risks is to externalise them to agriculture, to pass them on to the farmers who
supply food processing companies with the raw materials. By stipulating tight contractual conditions about the time of delivery, the quantity, size, colour and uniformity of the product, and even about growing methods and chemical regimes to be used, processing companies have plenty of means to pull out of a contract, should the need arise, since failure on one of these conditions would constitute a breach of contract»; Ivi, p. 138.
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stipulato nel 1995 dietro l’iniziativa dell’Organizzazione Mondiale del Commercio168, viene
interpretato da Adam come un manifesto per la decontestualizzazione dell’ambiente agricolo, avente l’obiettivo di cancellare dal mercato globale assetti economici troppo ‘locali’, e dunque ‘contestuali’, per sopravvivere al ritmo dello scambio accelerato della globalizzazione.
La professione dell’agricoltore viene delineata da Adam come profondamente alterata dall’accelerazione sociale della globalizzazione sotto diversi aspetti. Messa in parentesi già dalla modernità la possibilità di una simbiosi ritmicità naturali, poiché troppo lenta e apparentemente anti- economica nel contesto globale, gli agricoltori dei nostri giorni vengono descritti dall’autrice come «future traders»169; questo comporta che il lavoratore della terra assuma su di sé una certa violenza ‘innaturale’ nel momento in cui uno dei suoi obblighi preminenti è assumersi la responsabilità di diminuire il più possibile il fattore dell’imprevedibilità e della variazione non prevista per il raccolto.
Il raccolto agricolo è ‘standardizzato’, in maniera da assomigliare all’output della produzione industriale. La mediazione nel sistema economico impone all’agricoltore di consegnare ai fornitori quantità precise di ‘prodotti’ corrispondenti a degli ‘standard’ stabiliti dalla domanda: «[F]or trade
in food. unlike for agriculture, the cost of a product is not crucial to wealth creation. Instead it is trade itself that is of importance: the more a commodity changes hands the better. Since the demand
for commodities rises and falls with a number of predictable and unpredictable factors, the traders’ prime concern, like that of the farmers, is to counteract that variability and future uncertainty»170.
Commentando indagini statistiche riguardanti il Regno Unito, la sociologa persegue un intento di denuncia sociale nel ritrarre il profilo professionale dei contadini inglesi in quanto canarini per le
miniere171 della sperimentazione contemporanea di tossine, insetticidi e prodotti sintetici, dipingendo
un quadro in cui tale categoria di lavoratori risulterebbe una fra le più esposte a tumori e col più alto tasso di suicidi a causa di pressioni economiche172.
Il principio di un’accelerazione della produzione che agisce anche sui prodotti, alterandone radicalmente la natura, si ritrova parimenti in alcune modalità di compravendita che riguardano le multinazionali nel momento in cui un output risulta compromesso dal punto di vista igienico-
168 «The very essence of the globally constituted Free Trade Agreement, policed by the World Trade Organisation since
1995, is its dissociation from time and space. In tune with the globalisation of time – that is, world time, standard time and the global present – locality, context, seasonality and history are rendered irrelevant. Absolute decontextualisation is
the ideal condition for money to flow freely and for capital and operations to be moved unencumbered where the circumstances for wealth generation are optimal. In such decontextualised conditions, real people living in particular
places with specific needs are side-lined out of the frame of reference: they have no place in a decontextualised world»; Ivi, p. 119. Il riferimento di Adam al contesto del 1995 può indubbiamente essere aggiornato. Diverse forme di FTA sussistevano già prima della proposta dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, come il NAFTA che regolava scambi di merci fra Stati Uniti, Canada e Messico e, in Europa, l’EFTA entrato in vigore nel 1960. Difficile trovare un riscontro effettivo di un accordo commerciale che comprenda l’intero globo: l’argomento è tornato di pubblico dominio quando, nel 2013, sono state discusse le condizioni per un Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) che consentisse scambi commerciali fra gli USA e l’UE. Per quanto concerne il tema di cui stiamo discorrendo, ossia la sostenibilità nell’agricoltura odierna e politiche economiche che metterebbero in rischio ambienti naturali e consumatori, bisognerebbe far notare che molti punti del TTIP riguardavano l’abbattimento e/o il superamento di regole sanitarie che rendevano il commercio fra le due parti difficoltoso in più versanti. Attualmente il TTIP rimane solo un’ipotesi e non risulta facilmente prevedibile una prossima effettività dell’accordo.
169 Cfr. Ivi, p. 136. 170 Ibid.
171 Cfr. Ivi, p. 139.
172 «It is, moreover, a system that does not inspire confidence about its long-term future prospects. Industrial farmers as
a social group, so we are frequently told in the UK news, have the highest suicide rate and their health records leave a lot to be desired. The State of the World, 1994 Report of the Worldwatch Institute reveals a higher than average rate of certain
cancers among farmers and agricultural workers who are exposed to a wide array of natural toxins and synthetic hazards
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sanitario. Timescapes propone un’analisi dettagliata e poliedrica della Bovine Spongiform
Encephalopathy (dibattuta in Italia in quegli anni nella vulgata ‘sindrome della mucca pazza’), in cui
allo stravolgimento della temporalità agricola mediante l’accelerazione della produzione alimentare s’intrecciano meccaniche d’occultamento dell’economia capitalista, come nel caso del concetto di «bad card».
L’espressione proviene dai giochi di carte ed indica precisamente una carta che viene passata fra le mani dei giocatori il più velocemente possibile: chi rimane, alla fine della partita, con quella specifica carta, ha perso. Nella sfera economica, il gioco della ‘bad card’ descrive un politica delle aziende inquinanti che consiste nel far ‘perdere le tracce’ della provenienza delle merci compromesse tramite una vendita al ribasso dei prodotti, al fine di deresponsabilizzare l’impresa da eventuali incidenti e ridurre le perdite economiche: «Finally, to guard against the potential of having the polluter-pays-principle activated against them, companies play a game similar to the card game where a designated bad card is secretly passed on at great speed so that the players avoid being caught with it at the end of the game. This means that, in order to escape prosecution, companies engaged in risk- intensive socioenvironmental practices get sold and resold many times and at great speed, as was the case with one of the main rendering businesses involved in the BSE crisis»173.
Altrettanto simbolica, e allo stesso modo inevitabilmente legata all’accelerazione della produzione, risulta la trattazione che Adam fornisce rispetto al concetto di rinnovabilità delle energie e allo sfruttamento geologico.
Una metafora che troviamo in queste pagine in riferimento all’agricoltura è quella del
bombardamento temporale; come a seguito di una terribile battaglia, l’equilibrio ambientale e il
terreno stesso vengono deturpati dall’esigenza di estrazione di risorse che, proprio per tenere il passo dei ritmi di società capitalistiche in continua accelerazione, non può certo accordarsi con temporalità secolari e millenarie di rigenerazione del suolo: «The metaphor of the timebomb comes to mind when considering the hazard potential of the industrial mode of exploitation of these […] primary sources of existence»174.
Con una traslazione dall’agricoltura in senso stretto alla gestione delle risorse energetiche, l’autrice ribadisce come la sincronizzazione capitalistica comporti un conflitto fra la temporalità dei cicli produttivi dell’economia, e i loro ritmi, e la temporalità tellurica. Adam si sofferma, a tal riguardo, sul rapporto fra trivellazione e scarsità idrica, dando alla ricerca di fonti acquifere uno specifico significato simbolico.
La trivellazione del suolo, al fine di trovare ed utilizzare l’acqua che giace nelle profondità abissali del pianeta, viene presentata come immagine di una totale sconfitta dei consumatori e dei produttori contemporanei rispetto alla sfida della sostenibilità. Parrebbe costituirsi una corrispondenza fra la discesa in profondità e l’allungamento dei tempi geologici di rigenerazione; l’incapacità dell’economia capitalista di sincronizzarsi alla temporalità naturali conduce alla rinuncia a rapporti ambientali sostenibili e, conseguentemente, al ripiegare su uno sfruttamento incontrollato di quanto appare tutt’ora come non-rinnovabile: «The boring deeper strategy is equally flawed, if substantially more worrying. This is because, unlike the surface water which is a renewable resource, the ground water and the very ancient sources of water below are so slow to regenerate that from the perspective of human action they are non-renewable. As with the soil, we are talking of thousands of
173 Ivi, p. 138.
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years of regeneration time and even then we cannot be sure that the water would regenerate to anything like its current pure and pristine state»175.
Le necessità della circolazione globale e dell’economia de-localizzata che sembrerebbe accompagnarla portano l’autrice ad utilizzare formule come «permanent harvest»176 e «counterfeit
freshness»177: le abitudini alimentari dei consumatori contemporanei indicherebbero un progressivo
allontanamento rispetto a qualsiasi forma di ‘stagionalità’ – la capacità di riconoscere una ‘seasonality’ ambientale – e questo non suggerirebbe unicamente un’accelerazione sociale che passa tramite l’incapacità dell’attesa.
S’aggiunge, infatti, la contrapposizione fra due visioni del frutto che risuonano di temporalità totalmente contrapposte: da un lato si ha un cibo che, più di altri, acquisirebbe qualità e valore in base alla propria ‘freschezza’ (tratto del tutto temporale), qualcosa che può marcire, fiorire ed ha in potenza la sua deiscenza; dall’altro, tipologie di mele come la Golden Delicious o la Granny Smith178, insieme
alla Mr. Cox (sulla quale l’azienda produttrice garantirebbe una conservazione perfetta per almeno un anno179), vengono elette come simboli di prodotti ad alta conservazione, capaci di sopportare
trasporti sempre più lunghi per l’intero globo e di garantire una costante presenza sul mercato. La temporalità di frutti del genere, lontana da quella del loro decorso in natura e generatasi a seguito di alterazioni chimiche, è chiamata da Adam «shelf-life»180 in vista del fatto che
un’esposizione permanente sulle mensole dei supermercati è la reale prova da affrontare per i produttori, più che il giudizio sulla loro qualità intrinseca da parte dei consumatori. Fra una mela e una Mr. Cox si frappone la globalizzazione, che iscrive economicamente al frutto un valore di scambio corrispondente alla sua potenza de-contestualizzante. Alla proprietà ‘naturale’ della freschezza del frutto locale si preferisce una scorza di simulazione, l’illusione dell’inalterabilità del prodotto globale che si ottiene tramite l’uso di «post-harvest preservatives»181 come il tecnazene (gas
per ritarda la fioritura) e l’etilene.
Freschezza, fioritura, deiscenza deterioramento sono alcune fasi di ciò che, nel parossismo dell’accelerazione globale, dev’essere superato: il locale. Non potendo gettarsi alle spalle ex abrupto il sostrato naturale che permea il suo mondo, il soggetto accelerato rivelerebbe già nell’alimentazione un gusto escapista, consistente nel preferire un succedaneo artificiale all’originale. La temporalità- da-mensola del prodotto chiama ad un’estetica diversa per il consumatore accelerato: il frutto che si conserva più a lungo rafforza la mediazione sociale del tempo e allontana contemporaneamente il soggetto dalla temporalità naturale.
Ciò viene evidenziato dalle indagini di mercato riportate da Adam: alterazioni di questo tipo non vengono più percepite come tali e solo una ‘contraffazione’ di tal fatta fa sembrare i nutrimenti, nel caso specifico i frutti, paradossalmente puri ed incontaminati, rendendo la simulazione della freschezza più vendibile della freschezza stessa: «In these computer controlled atmospheric chambers, fruit can be ripened at will, according to just-in-time schedules, and its shelf life extended up to five times the length of traditional storage. […] I am concerned that those buying atmosphericly controlled fruit and vegetables have no means of telling the difference between real and counterfeit freshness. In such cases, it seems to me, we are not dealing with a situation of informed choice but
175 Ibid. 176 Ivi, p. 141. 177 Ivi, p. 151. 178 Cfr. Ivi, p. 150. 179 Cfr. Ivi, p. 141. 180 Ivi, p. 150. 181 Ivi, p. 153.
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deceit: the vegetables are meant to look fresher than they are, supposed to simulate recent harvest and
pure and untainted condition»182.
La condizione ottimale per il modus operandi dell’economia contemporanea sembra coincidere con la soppressione della ‘stagionalità’, intesa come traccia della temporalità naturale. L’impulso alla trascendenza è adesso impegnato nello s-cardinamento dal naturale del sociale tramite un’artificializzazione totale della materia vivente. Viene riletta in questo modo l’azione del pesticida, che eliminando microbi ed insetti non riconoscerebbe la temporalità microbiologica e il tessuto ambientale che la lega alla terra: «Each of the traded bugs have their own unique temporal profile, that is, the typical period between ingestion and the onset of symptoms»183.