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6. UNA NUOVA TEOGONIA E ZOOGONIA

6.2. I cinque corpi solidi

Poste queste premesse di carattere generale sull’anima e sul corpo, e ottenuta la condivisione dal suo uditorio, l’Ospite inizia ora ad esporre le sue opinioni in merito alla teogonia e alla zoogonia, come precedentemente annunciato (980 C 7 – D 5):

ATENIESE: Bisogna ora affrontare un discorso probabile (kat¦ tÕn e„kÒta) sui cinque corpi solidi (stere¦ dὲ sèmata), dai quali si possono plasmare le cose più belle e migliori, mentre tutto l’altro genere (gšnoj) possiede una sola forma (morf¾n

m…an)216

; infatti, non c’è nulla che sia incorporeo (¢sèmaton) e non abbia in alcun modo colore, all’infuori del genere anima (yucÁj gšnoj), che è realmente il più divino (qeiÒtaton). È solo a questo genere che si addice il plasmare e il dare forma (pl£ttein

kaˆ dhmiourge‹n), mentre al corpo, come abbiamo detto, si addice l’essere plasmato,

l’essere generato (pl£ttesqai kaˆ g…gnesqai) e l’essere visibile (Ðr©sqai); all’altra specie – diciamolo nuovamente, infatti, non è una cosa che bisogna dire solo un volta – si addice l’essere invisibile (¢or£tJ), intelligibile (gignèskonti nohtù), l’avere memoria (mn»mhj) e il calcolare l’alternanza del pari e del dispari (logismoà te ™n

peritta‹j te kaˆ ¢rt…aij ¤ma metabola‹j) (981 B 3 – C 4).

216 Tarán, soffermandosi su questo termine, dichiara che è chiaro che in questa sede «l’autore neghi tacitamente l’esistenza separata delle Idee», dal momento che esclude la presenza di altre realtà al di fuori di quelle di corpo e anima (Academica…¸ p. 263). A nostro avviso non è possibile sostenere questa ipotesi, dal momento che l’autore sta qui semplicemente proponendo un confronto tra le caratteristiche dell’anima e quelle del corpo, realtà con caratteristiche e funzioni molto differenti tra di loro. Non si capisce quindi per quale ragione l’Ospite avrebbe dovuto far riferimento in questa sede alle Idee o, al contrario, perché l’assenza di un qualsiasi riferimento ad esse e alle loro caratteristiche costituisca una prova della negazione dell’esistenza separata delle stesse. L’aspetto su cui invece ci sembra interessante riflettere è che quest’espressione si trova ripetuta in maniera identica due volte in poche righe (981 A 9; B5), ed essa ricorre solo qui nell’Epinomide. Nel primo caso, l’anima e il corpo, combinandosi tra loro, possono dare origine ad un’unica forma: il vivente; nel secondo caso, mentre per il corpo si può parlare di genere e specie distinte, nell’anima genere e specie coincidono in un’unica forma. Crediamo che l’autore utilizzi la medesima espressione per sottolineare un punto comune: davanti alla pluralità di soluzioni possibili in una mescolanza o in una realtà, vi siano dei casi in cui sarà sempre un’unica e sola forma possibile risultante.

L’Ateniese si accinge così a proporre al suo uditorio un discorso probabile217 sui cinque corpi solidi; ma, prima di affrontarlo, ricorda nuovamente le caratteristiche dell’anima confrontandole con quelle del corpo: il risultato di tale discorso si può esemplificare così:

ANIMA CORPO

Ha un genere e un’unica forma Ha un genere e cinque forme: terra, acqua, aria, fuoco, etere (981 C 5-8) Incorporeo (¢sèmatoj)218

Invisibile (¢Òratoj)219 Visibile220

Divina (qe‹oj)221 Plasma È plasmato Dà forma È generato Intelligibile Ha memoria222 Sa calcolare223

Da questa breve esemplificazione appare subito chiaro come l’anima assuma un ruolo eminentemente attivo rispetto al corpo, il quale, invece, si trova, rispetto ad essa, in una condizione di completa passività224.

Stabilito quindi che l’anima si trova in una condizione gerarchicamente superiore rispetto al corpo, l’Ateniese inizia la trattazione sistematica dei cinque corpi solidi dicendo:

Dato che i corpi sono cinque, bisogna mostrare che essi sono il fuoco, l’acqua, al terzo posto l’aria, al quarto la terra, al quinto l’etere, e questi, in base al loro predominio, producono molti viventi di ogni tipo. Ma è necessario osservarli uno per uno (981 C 5-8).

Come preannunciato (980 C 7 – D 5), l’Ateniese inizia ad esporre le basi della nuova zoogonia incominciando con l’esaminare singolarmente i cinque corpi solidi, che qui vengono ricordati secondo un generico ordine: 1) il fuoco; 2) l’acqua; 3) l’aria; 4) la terra; 5) l’etere225.

217 Il riferimento ad un discorso probabile è presente più volte anche nel il Timeo: 29 D 2, 53 D 5-6, 55 D 5. 218 Il termine ricorre solo sei volte nel corpus: Fedone, 85 E 3; Sofista, 246 B 6, 247 C 9; Politico, 286 A 4, Filebo, 64 B 6; Epinomide, 981 B 3. Ad eccezione dell’Epinomide, in tutti gli altri testi esso viene usato per definire le Idee.

219 Cfr. Fedone, 79 B-C; Sofista, 247 B 1; Timeo, 36 E 5 (anima del mondo). 220 Cfr. Fedone, 79 B-C; Timeo, 36 E 5 (corpo del mondo).

221

Cfr. Fedone, 80 A 2, 91 C 7; Leggi, X, 904 D 4.

222 Cfr. Cratilo, 437 B 2; Filebo, 33 C – 34 C, 35 B 11, 39 A 1; Leggi, IV, 709 E 6; X, 896 C 9. 223 Cfr. Repubbica, IV, 439 D.

224 Novotný ricorda come «il ruolo attivo dell’anima e la passività del corpo vengano riproposti anche a 983 D 6» (Platonis…, p. 124).

225 Essendo la questione dell’etere una delle più discusse all’interno di questo dialogo, abbiamo scelto d’inserire un’appendice su questo tema (L’etere, pp. 145-158).

Si afferma così che i cinque corpi sono in grado di dare origine a tutti i tipi di esseri viventi, i quali sono originati dalla differente mescolanza di tutti questi elementi: il predominio di un elemento sugli altri determina la specifica classe di appartenenza (il prevalere del fuco creerà esseri ignei, quello dell’aria genererà esseri aerei e così via). L’analisi che seguirà si occuperà di esaminare singolarmente ciascuno dei cinque corpi per poterne osservare da vicino le caratteristiche peculiari e le eventuali somiglianze con gli altri. 6.2.1. LA TERRA

Si comincia così analizzando la specie terrestre:

Per primo poniamo il corpo terrestre (g»inon) che comprende tutti gli uomini, tutti gli esseri dotati di piedi e privi, gli esseri capaci di camminare e quelli privi di movimento, tenuti da radici; bisogna ritenere che l’unità di questi esseri è data dal fatto che, pur essendo composti da ogni tipo di elemento, in essi prevale la terra e la natura stabile (steremn…aj)226 (981 C 8 – D 5).

La caratteristica distintiva dei viventi terrestri è quella di essere formati in prevalenza da terra, in misura minore da tutti gli altri elementi e di avere una natura stabile. Tra di essi, vi sono numerose sottospecie: infatti, sono considerati terrestri gli uomini, gli esseri dotati di piedi e non – presumibilmente pesci, rettili ed uccelli –, quelli dotati di moto e quelli che ne sono privi – come piante e minerali. In sintesi, potremmo pensare che qui l’Ateniese stia associando a questo elemento tutti gli esseri viventi presenti sulla Terra.

6.2.2. IL FUOCO

Dopo la terra, il secondo corpo solido ad essere considerato è il fuoco:

Come seconda bisogna porre un’altra specie di viventi generati e insieme visibili; infatti, essa è per lo più composta di fuoco, pur avendo anche terra e aria e piccole parti di tutti gli altri elementi, ed è per questo che bisogna dire che da questi elementi si generano viventi visibili di ogni tipo. Inoltre bisogna considerare che i corpi celesti sono una specie di viventi, che, nel loro insieme, bisogna chiamare specie divina degli astri: essi hanno avuto in sorte il corpo più bello, l’anima più felice (eÙdaimonest£thj) e migliore (¢r…sthj). Penso che questi esseri non possano che partecipare di uno di questi due destini: infatti, o ciascuno di essi è indistruttibile (¢nèleqron) e immortale (¢q£naton) e per necessità assolutamente divino, o ha una vita così lunga (makra…wna) e conveniente (ƒkanÒn), che nessuno di loro potrebbe desiderarne una maggiore (981 D 5 – 982 A 3).

Anche per questa seconda specie si sottolinea nuovamente che, sebbene sia principalmente costituita di fuoco, in essa sono presenti anche piccole componenti di tutti gli altri elementi. A questa specie appartengono i corpi celesti, che condividono con la specie terrestre precedentemente considerata la visibilità e la generazione: tuttavia, questi viventi si trovano in una condizione del tutto particolare rispetto a quelli delle altre specie, in quanto, avendo avuto in sorte il corpo migliore ed un’anima felice, devono essere considerati

divini227. Questo loro status li pone in una condizione di superiorità rispetto agli altri viventi e, proprio per questa ragione, l’Ospite ritiene che il destino di questi esseri sia di possedere la vita eterna, oppure di avere una vita così lunga da sembrare soddisfacente a chiunque228

. Tale precisazione in merito al destino degli astri è necessaria in quanto, sebbene sia indiscutibile la loro divinità, tuttavia essi restano l’unione di un’anima con un corpo e quest’ultimo, pur essendo di per sé migliore di quello umano, dovrà pagare anch’esso il conto della propria materialità e, quindi, della propria corruttibilità.

6.2.3. LA SPECIE TERRESTRE E IGNEA: UN CONFRONTO

L’Ateniese poi, «prima di completare la scala dei viventi con la descrizione dei tre generi intermedi di creature, si concentra ancora sulla specie ignea dei corpi celesti»229 e, per dimostrare che gli astri sono creature divine dotate di un’intelligenza suprema, si concentra sulla regolarità del loro movimento (982 A 4 – E 6), confrontandolo con quello della specie terrestre:

Innanzitutto consideriamo, rispetto a ciò che stiamo dicendo, che queste due specie di esseri viventi – diciamolo di nuovo – sono entrambe visibili: una, apparentemente, è interamente di fuoco, l’altra di terra e quella di terra si muove in modo disordinato (¢tax…v), quella di fuoco si muove in modo completamente ordinato. Ora, bisogna ritenere dissennato (¥fron) ciò che si muove in modo disordinato, ed è per lo più ciò che fanno i viventi intorno a noi, ciò che si muove in modo ordinato e nel cielo, dev’essere considerato un gran segno di saggezza (frÒnimon); perché il procedere sempre allo stesso modo, l’agire e il patire sempre nel medesimo modo, sono una prova adeguata che questi dispongono di una vita intelligente (982 A 4 – B 5).

L’Ateniese ricorda ora che sia la specie ignea, sia quella terrestre sono caratterizzate dall’essere visibili - questo perché entrambe possiedono una corporeità – e che, solo in apparenza, sembrano essere costituite interamente da un solo elemento230. Ci si sofferma quindi a sottolineare le differenze tra queste specie a partire dalla diversa tipologia di movimento che le contraddistingue: i viventi terrestri possiedono un moto disordinato che è

227 Nelle Leggi troviamo un’affermazione analoga per bocca dell’Ateniese: «Riguardo a tutti gli astri e alla luna, e riguardo agli anni, ai mesi e alle stagioni, quale altro discorso diremo se non questo stesso, cioè che, dal momento che un’anima o delle anime sono risultate cause di tutti loro, buone per ogni virtù, diremo che esse sono divinità, sia che stando dentro ai corpi, essendo creature viventi, regolino tutto il cielo?» (Leggi, X, 899, B 3-8).

228 Specchia nota che «siamo, sostanzialmente, sulla linea del pensiero di Timeo 41 A sgg., dove i corpi celesti sono esseri divini ed il Demiurgo assicura a loro l’eternità […]. Il nostro testo però dà l’impressione di voler meglio precisare: i corpi celesti, essendo composti dalla più pura delle sostanze (il fuoco) e di anima intelligente, o sono divinità oppure immagini perfettissime della divinità» (‘Epinomis’…, p. 95).

229 Tarán, Academica…, pp. 266-267. 230

L’Ospite intende dire che, ad un primo e superficiale sguardo, l’osservatore potrebbe pensare che gli astri siano composti interamente di fuoco e gli esseri terrestri interamente di terra, tuttavia questa è un’illusione, in quanto, come più volte si ricorderà, tutti i viventi sono formati da una mescolanza di tutti e cinque gli elementi.

sintomo di dissennatezza, al contrario gli esseri ignei sono caratterizzati da un movimento estremamente ordinato, che non può che essere indice di assennatezza231.

Il moto disordinato che caratterizza i viventi terresti non viene però ascritto all’uomo: l’Ateniese precisa infatti che tale moto è caratteristico degli esseri che ci circondano, escludendo così l’uomo da tale dinamismo. Infatti, pensando ai molteplici luoghi del corpus in cui Platone sottolinea la presenza di un’anima razionale a guida dell’agire umano232, sarebbe molto strano pensare che qui l’uomo sia caratterizzato da un movimento totalmente disordinato. Ora, se sicuramente si può dire che solo gli astri possiedono un movimento ordinato, tuttavia gli uomini si trovano in una condizione sicuramente inferiore agli astri, ma superiore agli altri viventi terrestri, i quali, invece, sono caratterizzati da un moto disordinato.