4. L’Epinomide ed altri dialoghi platonici: contenuti e rimandi
4.2. Numero, sapienza e bontà: una relazione
La prima parte dell’Epinomide riserva una grande attenzione al numero. Le ragioni di tale interesse sono molteplici. Per prima cosa, a differenza degli oggetti delle altre scienze, il numero è un dono fatto dal dio all’uomo e la sua importanza è tale che, se venisse a mancare, scomparirebbero con lui anche tutte le altre scienze: esso è quindi quell’elemento fondante a cui partecipano tutte le scienze. Inoltre, il numero non riveste solo una grande importanza per
le scienze, ma anche nell’etica: tutto ciò che è giusto, buono, bello o presenta un qualche forma di ordine e armonia ed è perciò connesso al numero, mentre tutto ciò che si trova in una condizione opposta è affine al vizio (978 A 4 – B 6). Ancora, il numero è fondamentale per la virtù, dal momento che senza di esso non sarebbe possibile acquisire l’interezza della virtù. Infine, l’importanza di questa conoscenza ha una ricaduta anche politica perché chi conosce il numero sarà equilibrato, qualsiasi sia il suo ruolo all’interno della città: sia che governi, sia che sia governato (977 B 9 – D 4).
L’Epinomide sembra così suggerire che vi sia una qualche correlazione tra il numero, la sapienza e la bontà ed il testo ci fornisce alcuni elementi per capire quale sia la connessione tra di essi.
Per quanto riguarda il legame tra numero e sapienza, crediamo si possano individuare due direttrici che conducono una verso la dialettica, l’altra verso la metretica. Rispetto alla prima correlazione, quella tra numero e dialettica, essa appare più chiara se si rilegge l’Epinomide tenendo conto di quanto Platone scrive nel Filebo a proposito del numero e delle scienze. Anche nel Filebo egli sottolinea la presenza del numero all’interno delle diverse arti, precisando, come nell’Epinomide, che tutte le scienze hanno una componente matematica al loro interno. Inoltre nel Filebo, così come nell’Epinomide, si afferma che la conoscenza del numero può essere considerata da due punti di vista affini, ma diversi: c’è l’aritmetica dei più e quella dei filosofi394. La differenza tra le due consiste nel fatto che l’aritmetica dei più somma unità tra loro diseguali, come due eserciti o due buoi, mentre la seconda «opera solo su concetti numerici, in quanto omogenei, e non sulle cose, che sono per definizione disomogenee»395. L’Epinomide sceglierà di tener conto solo di questo secondo modo di intendere la conoscenza del numero, assegnando a questo sapere un posto di rilievo all’interno del curriculum delle discipline che le nature migliori devono apprendere prima di poter giungere alla vera sapienza, la dialettica. Tale programma è costituito a sua volta da due nuclei essenziali: da un lato, prevede un insieme di saperi necessari e propedeutici, dall’altro un sapere fondamentale, superiore a questi, che verrà acquisito in seguito ad essi e consentirà ai pochi capaci di praticarlo di essere veramente sapienti.
È evidente che il programma di studi presentato nell’Epinomide ruoti attorno a questi due aspetti, perché, nel corso della trattazione, si trovano diverse allusioni anche alla necessità di trovare dei saperi396 utili a questo vero sapere. L’autore dell’Epinomide è ben consapevole
394
Cfr. Epinomide, 977 E – 978 A; Filebo, 56 D-E. 395 Migliori, L’uomo..., p. 279.
di ciò che vuole mostrare in questo scritto e lo è a tal punto che questi vaghi accenni ad una molteplicità di saperi utili a quello primario si trovano solo nella prima parte dell’opera. Sembra quindi che l’intento dell’Autore sia quello di segnalare al lettore la presenza di un problema, senza però indicarne l’immediata soluzione, dal momento che, per arrivare a questa, sarà prima necessario raccogliere una serie di elementi e complessificare a mano a mano l’argomentazione. In ogni caso, le altre scienze di cui si serve la dialettica, compresa quella aritmetica, sono sì propedeutiche ma indispensabili, in quanto possono essere considerate «come gradini sulla strada del Bene»397. Il Bene, com’è noto, resta il riferimento ultimo della dialettica ed esso possiede una stretta correlazione con l’elemento numerico in quanto il Bene stesso è anche Misura398. La superiorità della dialettica sull’aritmetica risiede quindi nel fatto che l’oggetto della prima ha uno statuto più stabile e vero rispetto a quello dell’aritmetica e questo è un dato che trova la sua conferma in molti scritti platonici399.
Abbiamo prima ricordato che il numero occupa un ruolo di primo piano anche nell’etica. Rispetto a questo tema l’Epinomide si limita semplicemente a segnalare che non è possibile essere sapienti senza conoscere il numero e che quest’ultimo è causa solo di beni. Tuttavia, le ragioni di questa correlazione non vengono adeguatamente chiarite in questo scritto ed è invece sempre il testo del Filebo ad aiutarci nella comprensione. Nel Filebo si dice, infatti, che non solo esistono due aritmetiche, ma vi sono anche due metretiche400, mentre nell’Epinomide si fa riferimento solo alla duplicità dell’aritmetica. Tuttavia, ciò non toglie che in quest’ultimo scritto il riferimento ad un’etica della misura sia presente, anche se non così chiaramente esplicitato come nell’altro: se così non fosse, tutti i riferimenti alla correlazione tra etica e numero non troverebbero giustificazione.
L’Epinomide sembra così presentare un’attenzione sia alla dialettica, sia alla metretica: tuttavia, vi è una sproporzione tra i due aspetti in quanto la dialettica occupa indiscutibilmente un posto di primo piano, mentre la metretica è destinata a rimanere sullo sfondo. La conferma di ciò viene dal fatto che, sebbene nell’Epinomide non si nomini mai esplicitamente né la dialettica, né la metretica, il vero sapere che l’uomo politico deve giungere a conoscere è la dialettica. Come spiegare allora la massiccia presenza di rimandi al
397 M. Erler, Il senso delle aporie nei dialoghi di Platone. Esercizi di avviamento al pensiero filosofico, traduzione italiana a cura di C. Mazzarelli, Vita & Pensiero, Milano 1991, p. 377.
398
Cfr. M. Migliori, Sul bene. Materiali per una lettura unitaria dei dialoghi e delle testimonianza indirette, in New Images of Plato, Dialogues on the Idea of the Good, Edited by G. Reale and S. Scolnicov, Academia Ver- lag, Sankt Augustin 2002, pp. 115-149; M. Migliori, L’Idea del Bene nel Filebo, in AA. VV., Studi in onore di Antonio Possenti, a cura di G. Almanza Ciotti, S. Baldoncini, G. Mastrangelo Latini, Istituti Editoriali Poligrafici Internazionali, Pisa-Roma, Macerata 1998, pp. 429-457.
399 Eutidemo, 290 C; Repubblica, VII, 533 B-D; Parmenide, 135 A – 136 C; Filebo, 57 E – 58 A. 400 Cfr. Filebo, 56 C – 57 A; Politico, 283 B – 287 B.
piano etico? Essa ha una duplice ragione: da un lato, trova la sua conferma nella relazione strutturale presente tra Leggi ed Epinomide, dove la discussione etica e antropologica trova il suo completamento nella dimensione cosmologica e viceversa. Dall’altro lato, la ragione di questa duplice relazione tra numero/dialettica e numero/metretica trova la sua logica più profonda nel riferimento sottinteso, ma fondante, al Bene che è anche Misura401.
In quest’ottica si comprende allora il senso profondo del discorso teso a mostrare come il fondamento della realtà non possa che essere numerico: tutto ciò che nel nostro mondo rispetta i canoni di ordine, misura, proporzione, bellezza, ovvero possiede in sé il numero, non può che essere una diretta manifestazione del Bene. Si comprende così che dialettica e metretica sono due saperi fondamentali, il primo però superiore al secondo, per chiunque aspiri ad essere un uomo completo: infatti, c’è una scienza, quella qui ricercata, che è in grado di rendere sapiente, buono e armonico colui che la possiede ed è la dialettica. L’uomo politico, che è il destinatario ultimo di questa formazione, sarà quindi un uomo equilibrato per riuscire ad aver adeguatamente cura degli altri uomini, come l’arte politica richiede. Per essere davvero tale, è però necessario che egli prima abbia avuto cura di sé, dedicandosi ad essere un uomo virtuoso e, dato che senza il numero non si potrà mai essere buoni e felici, egli dovrà inevitabilmente conoscere l’arte metretica.