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4. I PERSONAGGI, IL TEMPO E IL LUOGO DEL DIALOGO

4.2. Il tempo del dialogo

Per quanto concerne il tempo in cui si svolge il dialogo, non abbiamo alcuna esplicita indicazione temporale, ad eccezione dell’informazione iniziale, fornitaci da Clinia, che i tre interlocutori si sono ritrovati per discutere il problema del sapere, prestando così fede ad un accordo precedentemente stipulato.

Il primo problema che si pone è dunque quello di cercare di capire dove si sia sostenuta la necessità di dover affrontare una discussione sul sapere e, dal momento che i personaggi dell’Epinomide sono i medesimi delle Leggi, è necessario ricercare se, all’interno di quest’opera, vi sia qualche esplicita indicazione a riguardo. All’interno delle Leggi però non troviamo alcun riferimento esplicito alla necessità di proseguire in un secondo momento la discussione87: l’Epinomide sembrerebbe così aprirsi con un rimando ad un accordo che in realtà non è mai stato esplicitamente stipulato.

Siamo però convinti che, all’interno delle Leggi, si trovino alcuni accenni chiari alla

possibilità di un proseguimento della trattazione, soprattutto nelle sezioni finali di

quest’opera, in cui l’Ateniese si accinge a delineare la composizione, il ruolo e la formazione

86 Turolla, I dialoghi…, p. 705, nota 1.

87 Novotný ricorda come «l’incontro riferito dall’autore del dialogo è finto e non riguarda alcun luogo delle Leggi», perché «la questione che Clinia propone di discutere non si ritrova alcun riscontro in nessun passo nelle Leggi» (Platonis…, pp. 47-48); dello stesso avviso è Harward, il quale precisa che «non è dato alcun dettaglio del tempo o del luogo, e non c’è alcuna menzione di tale impegno nelle Leggi» (The ‘Epinomis’…, p. 18). Specchia ritiene, invece, che l’Epinomide fu composto «per necessità di chiarimento e sviluppo di qualche punto delle Leggi stesse, bisognoso, secondo l’opinione dell’autore, di ulteriori approfondimenti», tant’è che «l’Epinomide sul piano contenutistico è corollario alla grande opera di Platone, appunto perché fornisce lo sviluppo di un argomento cui il filosofo ha semplicemente accennato nella sua opera maggiore» (‘Epinomis’…, p. 9). Anche Des Places muove in direzione analoga a Specchia, sostenendo che tra le Leggi e l’Epinomide vi sia una continuità «nello stile così come nelle idee» (Oeuvres…, p. 93). Tarán ritiene invece che «il progetto per la legislazione della colonia cretese sia incompleto e alla fine delle Leggi l’Ospite di Atene rifiuti di legiferare sul Consiglio Notturno», tema che sarà così oggetto della discussione dell’Epinomide (Academica…, p. 18).

del Consiglio Notturno88. Tale organo dovrebbe costituire il vertice politico della città, e la sua composizione dev’essere tale che:

sia misto di giovani e di vecchi, e si radunerà ogni giorno obbligatoriamente dall’alba all’aurora; ne faranno parte prima di tutto i sacerdoti premiati con i primi premi per la loro virtù e poi, dei custodi delle leggi, sempre i dieci più anziani; inoltre il nuovo magistrato che cura l’educazione generale, ultimo in carica, e tutti gli altri che lo hanno preceduto e hanno lasciato tale magistratura (XII, 951 D 3 – E 3).

Il Consiglio sarà così un gruppo misto che si radunerà tutti i giorni all’alba e, come specifica subito l’Ateniese,

la loro riunione e i loro discorsi vertano sempre sulle leggi e sulla propria città (XII, 951 E 5 – 952 A 1).

Ma, poco oltre, si precisa anche che:

Prima di tutto bisognerebbe fare una lista di quanti sarebbero idonei a quella che è per natura la custodia, per età, capacità di acquisire conoscenze, indole del costume di vita, abitudini. Dopo di ciò non è facile trovare le discipline che essi dovranno

apprendere, né lo è diventare noi discepoli di un altro che le ha trovate (XII, 968, C 9

– D 4)89.

La priorità è così quella di individuare i candidati idonei a ricoprire tale incarico e di educarli in modo accurato selezionando sia le discipline che essi dovranno apprendere, sia coloro che, conoscendo tali saperi, possono insegnarli90. Clinia chiede quindi suggerimento all’Ospite su come procedere in questa ricerca, ed egli risponde così:

Io rischierò insieme a voi col dirvi e lo spiegarvi ciò che penso sull’educazione e sulla formazione, argomento ora di nuovo sollevato dai nostri discorsi; il rischio non sarà piccolo né simile a certi altri (XII, 969 A 1-3)91.

Con queste battute sembra quindi che l’Ospite lasci intravedere la difficoltà di un proseguimento della conversazione rispetto all’educazione dei componenti del Consiglio Notturno, nonostante il tema dell’educazione in quanto tale abbia già avuto un’ampia trattazione all’interno dei primi due libri delle Leggi.

88

Più volte nel corso della trattazione delle Leggi si era menzionato il Consiglio (X, 908 A 3-4; 909 A 3-4), ma è nel finale se ne delineano le caratteristiche (XII, 951 D 3 – E 3; 961 A 1 – B 8; 968 A 1 – B 2).

89 Corsivi nostri.

90 All’interno del VII libro delle Leggi (817 E 6 – 818 A 1) si erano ricordate tre discipline (aritmetica, geometria, astronomia) al cui studio «non devono affaticarsi i molti, ma solo certi pochi - chi siano lo diremo procedendo verso la fine» (818 A 1-3). Vi sarebbe così un elenco di saperi al quale solo pochi, ovvero i membri del Consiglio Notturno, avrebbero diritto di accedere e Brisson ritiene, in maniera condivisibile, che questo sia un possibile punto a partire dal quale viene sviluppata l’argomentazione dell’Epinomide (‘Epinomis’…, p. 15). 91

Taylor (The ‘Epinomis’…, p. 221) trova nel passo ora riportato l’unico possibile collegamento tra le Leggi e l’Epinomide, ed anche Radice (in Platone, Tutti i dialoghi, a cura di G. Reale, Rusconi, Milano 19923, p. 1788, nota 3) cita questo passo come unico luogo di connessione tra i due scritti. Specchia (‘Epinomis’…, p. 70), al contrario, tralascia completamente di occuparsi del problema dell’Ðmolog…a posta nella prima riga dell’Epinomide, passando direttamente a prendere in esame il tema della sapere. Novotný (Platonis…, p. 47) ritiene invece che non sia possibile ravvisare alcun collegamento con le Leggi.

Si rimanda così l’esposizione dell’educazione e della formazione ad un altro momento, anche se poi all’interno delle Leggi tale questione non verrà più ripresa, e l’opera si concluderà con uno scambio di battute tra Megillo e Clinia:

MEGILLO: O caro Clinia, da tutto quanto ora ci è stato detto, io capisco che o dobbiamo abbandonare l’impegno di fondare lo stato o non dobbiamo lasciar andare quest’ospite ma, pregandolo e usando ogni altro mezzo, dobbiamo associarlo a noi nella fondazione dello stato.

CLINIA: E’ verissimo, Megillo, quello che dici, ed io farò proprio così come dici

tu, e tu aiutami.

MEGILLO: Ti aiuterò (XII, 969 C 4 – D 3).

Nel finale delle Leggi si intuisce così l’intenzione, da parte di Megillo e Clinia, di trattenere l’Ateniese per poterlo unire a loro nella fondazione dello stato. Questa impresa di fondazione a cui l’Ospite è chiamato a partecipare sembra che, stando alle prime battute dell’Epinomide, resterebbe incompleta qualora non si trovasse:

attraverso quale sapere l’uomo mortale può essere sapiente (973 B 2-3), dal momento che:

per quanto concerne tutte le altre cose consideriamo conclusa l’istituzione delle leggi (973 A 5 – B 2).

L’Epinomide sembra quindi farsi carico delle posizioni raggiunte a livello normativo, tanto da poterlo considerare concluso, mentre dichiara la necessità di ricercare questo sapere o, come si preciserà poi, quei saperi (974 D 6), in grado di rendere davvero sapiente colui che li possiede, pena il lasciare incompiuta l’intera trattazione svolta fino a questo punto. Questa ricerca del sapere si presenta così come il coronamento ed il fine ultimo dell’indagine precedentemente svolta e l’intera argomentazione dell’Epinomide sarebbe quindi volta a cercare di definire al meglio la formazione dei membri del Consiglio.

Questa formazione dovrà tenere conto sia dell’adeguata conoscenza della divinità degli astri e del culto che va loro tributato (980 C-988 A), sia di una serie di discipline il cui studio, già nelle Leggi, era stato considerato come riservato a pochi92: l’aritmetica, la geometria, la stereometria, l’astronomia, l’armonica e la dialettica (990 C - 991 B).

La conferma della connessione su questo piano tra le Leggi e l’Epinomide la troviamo nelle battute finali di quest’ultimo dove si afferma che il programma di studi proposto servirà a far sì che:

coloro che si sono dati da fare in queste cose (992 D 3-4),

una volta raggiunta la vecchiaia, abbiano le massime cariche all’interno della città. Per tale ragione sarà giusto e doveroso

92 Leggi, VII, 817 E 5 – 818 A 7.

indirizzare a questa sapienza il Consiglio Notturno e i suoi membri, dopo averlo conosciuto ed esaminato correttamente (992 D 7 – E 1).

Guardando a queste precisazioni ci sembra quindi che l’Epinomide presenti una continuità con le Leggi, sia da un punto di vista strutturale, sia da un punto di vista contenutistico, anche se nelle Leggi gli interlocutori non esprimono mai esplicitamente la necessità di proseguire la loro discussione in un momento successivo. Però, se le Leggi e l’Epinomide sono state solo trascritte da Filippo di Opunte, allora questa mancanza di un collegamento esplicito tra i due scritti non fa che rafforzare la nostra ipotesi: solo in un lavoro abbozzato alcuni passaggi possono non collimare perfettamente. Tuttavia, l’asse portante che lega i due scritti, ovvero la formazione dei membri del Consiglio Notturno è chiaramente anticipata nelle Leggi e trova la sua completa spiegazione nell’Epinomide.

PRIMA PARTE: ORGANIZZAZIONE DELLA RICERCA