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9. ESAME DELLA SAPIENZA RICERCATA

9.5. Il programma di studi

9.5.6. Il fine delle discipline

L’Ateniese ha quindi prospettato una serie di discipline di fondamentale importanza per le nature migliori al fine di poterle rendere effettivamente tali. Egli può allora concludere osservando che:

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È opinione condivisa da tutti i critici che il passo presenti notevoli difficoltà di traduzione: la ragione di ciò sta nel fatto che «probabilmente l’autore non ebbe la possibilità di elaborarlo» (Specchia, ‘Epinomis’…, p. 125). Ancora una volta quest’idea di una mancata revisione dell’opera sembra avvalorare la nostra iniziale ipotesi di lavoro.

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Cattanei, ‘Arithmos’…, p. 168. 365 Cattanei, ‘Arithmos’…, p. 168-169. 366 Specchia, ‘Epinomis’…, p. 127.

367 Cattanei, ‘Arithmos’…, p. 169. Vale la pena ricordare quanto Turolla scrive commentando questa sezione del testo: «nell’‘Epinomis’, insomma, Platone ha di fronte alla mente il medesimo processo genetico del numero cosmico; assai difficilmente, aggiungeremo, questa bellissima pagina, a primo aspetto quasi incomprensibile, può essere scritta da altri che non sia lui stesso» (Dialoghi…, p. 741, nota ad loc.).

Bene, dunque, sia l’origine di tutte le discipline e il loro contenuto ma per comprendere il loro fine, bisogna andare alla divina generazione e insieme alla natura più bella e divina delle realtà visibili, in base a quanto il dio ha concesso all’uomo di contemplare (katide‹n), ma, senza le discipline che abbiamo stabilito, nessuno potrà vantarsi di contemplarle e venirne a conoscenza con facilità (991 B 5 – C 1).

L’Ospite pensa sia necessario che, per quanto è nella natura umana, l’uomo si sforzi di risalire al fondamento di questi saperi, lasciando così intendere che vi sia una conoscenza superiore, che necessita della preliminare acquisizione delle discipline sopra elencate: per apprenderle quel fondamento è necessario risalire all’origine divina delle realtà visibili, la quale è più bella e divina. Egli sembra così suggerire che questi saperi trovino la loro piena realizzazione in un fine estrinseco alle loro competenze.

L’Ateniese segnala al suo uditorio quale sia la finalità di queste conoscenze: In ciascuna delle nostre conversazioni bisogna portare il particolare all’unità (prÕj

toÚtoij dὲ tÕ kaq'ἓn tù kat' e‡dh prosaktšon ™n ˜k£staij ta‹j sunous…aij),

interrogando (™rwtînta) e confutando (™lšgconta) le cose dette in modo non corretto; di certo, infatti, questo diviene per gli uomini il modo più bello e la prima prova per valutare se parlano correttamente, mentre ogni altra che pretenda d’essere tale, è davvero fatica inutile (991 C 2-6).

Il fine ultimo diviene allora la capacità dell’uomo di ricondurre il molteplice all’unità e, per fare ciò, per prima cosa egli deve essere in grado di interrogare e confutare ciò che viene detto in modo scorretto368: il metodo dialettico è allora il primo passo che gli uomini devono compiere tra di loro per valutare se parlano adeguatamente e, soprattutto, per vedere se sono in grado di cogliere l’elemento unitario sotteso al molteplice369. L’Ateniese è persuaso che solo questo sia l’approccio corretto: ogni altro «che pretenda d’esser tale, è davvero fatica inutile» (991 C 6)370.

L’Ospite ripropone nuovamente al suo uditorio i capisaldi dell’argomentazione che ha portato avanti sin dall’inizio per poter fare le ultime valutazioni:

368 Anche all’inizio dell’Epinomide (974 C 3-8) si era fatto riferimento a questa capacità di confutare se stessi e gli altri.

369 Il riferimento alla dialettica, sebbene non la si nomini esplicitamente, ci sembra evidente (cfr. Fedro, 265 D), come d’altra parte sostengono in modo unanime anche i critici (Novotný, Platonis..., p. 216; Turolla, Dialoghi…, p. 742; Specchia, ‘Epinomis’…, p. 128; Harward, The ‘Epinomis’…, p.140; Tarán, Academica…, p. 341). 370 Tarán, e con lui molti critici (cfr. p. 111, nota 337), ritiene che il fine delle discipline che viene qui ricordato sia l’astronomia (Academica…, p. 340). Noi dissentiamo da tale interpretazione, per lo meno per due ragioni: la prima è che dell’astronomia si è già parlato e non si comprende come mai l’Ateniese non la nomini esplicitamente; la seconda è che, come appare in maniera evidente dal linguaggio usato nelle righe immediatamente successive, il fine delle diverse scienze è la dialettica. Pertanto, condividiamo pienamente la lettura di Specchia, il quale osserva: «abbiamo qui un riferimento alla dialettica: anche se breve, il conciso concatenamento delle poche espressioni è sufficiente prova che Platone non ha mai rinunziato alla teoria della conoscenza sulla base del metodo dialettico» (‘Epinomis’…, p. 128). È inoltre interessante notare come nei commentatori neopitagorici e neoplatonici non vi sia il minimo dubbio che qui Platone stia facendo riferimento alla dialettica (Giardina, L’‘Epinomide’…, p. 378).

Dobbiamo determinare la precisione del tempo (t¾n ¢kr…beian toà crÒnou)371, come vengano compiute esattamente le rivoluzioni celesti, in modo che colui che è persuaso dalla verità del discorso che ritiene l’anima più vecchia e più divina (presbÚterÒn ¤ma kaˆ qeiÒteron) rispetto al corpo, riterrà che sia cosa bellissima e adeguata dire che “tutto è pieno di dèi”372 e in nessun caso, né per oblio né per mancanza di cura (l»qV mhdὲ ¢mele…v), siamo trascurati (parwligwrÁsqai)373 dagli esseri superiori. Bisogna pensare riguardo a tutte queste cose che, se qualcuno apprende rettamente ciascuna di queste <discipline>, colui che le apprende nel modo corretto ne ha grande vantaggio, se non lo fa, è meglio invocare sempre il dio (991 C 6 – D 8).

L’Ateniese si preoccupa di ricordare come sia importante l’osservazione della precisione dei moti astrali, perché è qui che si può cogliere la prova della presenza di un’anima intelligente che li guida (982 B 5 – C 5). Inoltre rammenta al suo uditorio che l’anima è ontologicamente superiore al corpo, che il divino è pervasivo di ogni cosa e, proprio per quest’ultima ragione, si deve credere che gli dèi abbiano cura di noi. Oltre a ciò, colui che si dedicherà all’apprendimento delle discipline di cui si è appena parlato, avrà dei grandi vantaggi, in caso contrario dovrà solo affidarsi alla benevolenza del dio.