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Il Codice Rosa da esperienza locale a progetto regionale

Capitolo 4 Il Codice Rosa come nuovo modello istituzionale e strategia di azione

4.2 Il Codice Rosa da esperienza locale a progetto regionale

La legittimazione di questa collaborazione multidisciplinare e innovativa per contrastare e prevenire il fenomeno della violenza di genere, ha fatto sì che Il Codice Rosa, nato come esperienza locale, in pochi anni si diffondesse con un “effetto domino”, inizialmente sul territorio regionale, successivamente in altre regioni tanto che oggi si parla di questa strategia come di un modello istituzionale di interesse nazionale84. Può essere considerato un prototipo per gli altri servizi sanitari sparsi sul territorio e una dimostrazione concreta che l'intervento istituzionale, unitamente a tutti gli altri attori coinvolti sia pubblici che del privato sociale, diventa determinante per contrastare fenomeni dilaganti come appunto quello della violenza di genere.

A seguito dell'esperienza di Grosseto, si è diffusa tra i decisori politici regionali la consapevolezza che risultati positivi si possono ottenere solo mettendo in atto politiche

84 La legge 208 del 2015, legge di stabilità per il 2016 all'articolo 1, commi 790 e 791, in materia di contrasto alla violenza fa riferimenti ispirati all'esperienza del progetto “Codice Rosa” della Regione Toscana.

Nel comma 790 si legge: “In attuazione dei princìpi di cui alla direttiva 29/2012/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato, in attuazione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ratificata ai sensi della legge 27 giugno 2013, n. 77, nonché in attuazione del decreto- legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, è istituito, nelle aziende sanitarie e ospedaliere, un percorso di protezione denominato «Percorso di tutela delle vittime di violenza», con la finalità di tutelare le persone vulnerabili vittime della altrui violenza, con particolare riferimento alle vittime di violenza sessuale, maltrattamenti o atti persecutori (stalking). All'istituzione del Percorso di tutela delle vittime di violenza si provvede con le risorse finanziarie, umane e strumentali previste a legislazione vigente. Istituzione nelle aziende ospedaliere del “Percorso tutela vittime di violenza”.

Nel comma 791 si legge: “Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con i Ministri della giustizia, della salute e dell'interno, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, tenuto conto delle esperienze già operative a livello locale, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definite a livello nazionale le linee guida volte a rendere operativo il Percorso di tutela delle vittime di violenza, di cui al comma 790, anche in raccordo con le previsioni del Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, di cui all'articolo 5, comma 1, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119. L'attuazione delle linee guida avviene attraverso l'istituzione di gruppi multidisciplinari finalizzati a fornire assistenza giudiziaria, sanitaria e sociale, riguardo ad ogni possibile aspetto legato all'emersione e al tempestivo riconoscimento della violenza e a ogni tipo di abuso commesso ai danni dei soggetti di cui al comma 790, garantendo contestualmente la rapida attivazione del citato Percorso di tutela delle vittime di violenza, nel caso in cui la vittima intenda procedere a denuncia, e la presa in carico, da parte dei servizi di assistenza, in collaborazione con i centri antiviolenza. La partecipazione ai gruppi multidisciplinari di cui al secondo periodo non comporta l'erogazione di indennità, gettoni, rimborsi di spese o altri emolumenti”.

concordate attraverso un lavoro comune e sinergico in modo tale da superare la frammentazione, spesso caratterizzante le azioni messe in atto dalle istituzioni. La Regione concretizza questa consapevolezza con il protocollo d'intesa che dà avvio al progetto regionale “Codice Rosa”85 con la finalità di superare la frammentazione delle risposte tra i soggetti, permettere l'emersione della vera dimensione del problema, uniformare le modalità di risposte da parte dei diversi contesti territoriali.

All'avvio del protocollo d'intesa aderirono al progetto regionale cinque Aziende Sanitarie Locali86, un numero destinato a crescere nei due anni successivi87 e nel 2014 tutte le strutture sanitarie locali si dotarono del codice rosa nei loro Pronto Soccorso, completando la diffusione a livello regionale.

La costruzione di nuclei operativi interistituzionali, voluti dalla Regione per garantire sia la tempestività delle cure nel pieno rispetto dei tempi imposti dalla gravità dell'urgenza, il raccordo tra le istituzioni del territorio, la necessità e l'utilità di operare secondo protocolli, procedure e linee guida condivise, ha consentito di omogeneizzare le strategie di azione tra le varie strutture sanitarie a beneficio della tutela e della sicurezza delle vittime. Inoltre i dati di attività raccolti nelle strutture di Pronto Soccorso hanno permesso l'avvio di studi in grado di misurare sul territorio il fenomeno della violenza pur nella consapevolezza che tanta ancora non riesce ad emergere. Nonostante questa certezza, i primi dati di attività raccolti dalle strutture di Pronto Soccorso delle sole Aziende coinvolte inizialmente nel progetto, rimandano a una casistica in progressione: nel 2012, anno di avvio del progetto con il coinvolgimento di cinque strutture sanitarie, ASL 2 di Lucca, 4 di Prato, 8 di Arezzo, 12 di Viareggio e 9 di Grosseto, sono stati registrati 1455 casi di violenza fra maltrattamenti e abusi, di cui

85 Il progetto regionale “Codice Rosa” prese avvio il 1 gennaio 2012 a seguito della firma del protocollo d'intesa tra l'Assessore al Diritto alla salute e il Procuratore Generale della Repubblica di Firenze, avvenuta il 17 giugno 2011.

86 La Legge Regionale n. 84 del 28/12/2015 “Riordino dell'assetto istituzionale e organizzativo del sistema sanitario regionale. Modifiche alla L.r. 40/2005” prevede l'accorpamento delle Aziende Sanitarie da 12 a 3 quali:

- Azienda USL Toscana Centro che riunisce le precedenti aziende dell'area vasta centro, le Asl: 3 di Pistoia, 4 di Prato, 10 di Firenze, 11 di Empoli;

- Azienda USL Toscana Nord Ovest, che riunisce le Asl: 1 di Massa Carrara, 2 di Lucca, 5 di Pisa, 6 di Livorno, 12 di Viareggio;

- Azienda USL Toscana Sud Est, che riunisce le Asl: 7 di Siena, 8 di Arezzo, 9 di Grosseto;

Mentre per le quattro Aziende Ospedaliero Universitarie (AOU) di Careggi, Meyer, Pisana e Senese, resta tutto invariato.

87 Le Aziende USL che aderirono al progetto sin dalla sua nascita furono: l'ASL 2 di Lucca, la 4 di Prato, la 8 di Arezzo, la 12 di Viareggio e la 9 di Grosseto, dove il codice rosa era nato come progetto pilota. Successivamente, dal 1 gennaio 2013 si unirono: l'ASL 5 di Pisa, la 6 di Livorno, la 11 di Empoli e le Aziende Ospedaliero Universitarie di Careggi e Meyer. Dal 1 gennaio 2014 ne fanno parte: l'ASL 1 di Massa e Carrara, la 3 di Pistoia, la 7 di Siena, la 10 di Firenze, inoltre l'Azienda Ospedaliero Universitaria Senese e quella Pisana.

1314 adulti e 141 minori. Nel 2013 alle strutture sanitarie precedenti si aggiungono l'ASL 5 di Pisa, la 6 di Livorno, la 11 di Empoli più le Aziende Ospedaliero Universitarie di Careggi e del Meyer, i maltrattamenti e gli abusi diventano 2998 di cui 352 minori e 2646 adulti. Nel 2014, quando il progetto è ormai diffuso a livello regionale con l'ingresso delle ASL 1 di Massa e Carrara, la 3 di Pistoia, la 7 di Siena, la 10 di Firenze, oltre all'Azienda Ospedaliero Universitaria Senese e quella Pisana, sono

3268 i casi di violenza, 2827 riferiti agli adulti e 441 ai minori. Dai dati considerati si

evince che il numero di casi violenti è proporzionale all'aumento dei nuovi codici entrati a far parte del progetto ma se si considerano gli anni 2015 e 2016, quando la diffusione territoriale è ormai completata, i dati illustrano comunque un aumento del fenomeno preoccupante; nel 2015 il totale di abusati e maltrattati arriva a 3049 di cui 2623 adulti e 426 minori, un andamento in crescendo che nel 2016 registra 3451 casi con 2938 adulti e 513 minori, nei quattro anni considerati il numero totale arriva a 14221, con 12348 adulti e 1873 minori (Toscana notizie). É un numero raccapricciante se si considera il breve lasso di tempo a cui i dati si riferiscono e il limitato contesto geografico comprensivo solo una piccola parte di tutto il territorio nazionale e che di questo totale emerso tante sono le violenze mai dichiarate i cui numeri rimarranno per sempre nascosti. Sono numeri che costringono a porsi delle domande che, nonostante la complessità e delicatezza, cercano delle risposte idonee sempre più istituzionalizzate e mirate a limitare e contrastare la violenza di genere nella sua escalation e nella sua prevenzione.

L'interesse dimostrato per il codice rosa non appartiene solo alla Toscana, tante altre realtà italiane si sono appropriate di questa metodologia/strategia di azione che sta dando risultati positivi. Dal 2014 è diventato Protocollo nazionale, nel 2015 è stato presentato il progetto “Codice Rosa Bianca”88, su iniziativa della Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere (FIASO), in collaborazione con l'Azienda Sanitaria di Grosseto. Il progetto di interesse nazionale, sulla scia del modello improntato alla collaborazione e integrazione tra le istituzioni, già sperimentato in Toscana, ha visto il coinvolgimento di numerose ASL, aziende Ospedaliere, Procure della Repubblica, Forze dell'ordine, associazioni di volontariato89. Questo nuovo

88 Codice rosa bianca non indica un colore ma il nome di un fiore “rosa bianca” per indicare la delicatezza del fiore e la neutralità del colore per rappresentare il percorso del Pronto soccorso dedicato a tutte le persone che subiscono violenza (Doretti 2011).

89 Le Aziende coinvolte nel progetto nazionale “Codice rosa bianca” oltre a quelle Toscane di Grosseto, Empoli, Siena e A.O. Meyer, sono: nel Lazio A.R.E.S 118, A.S.L. di Latina, A.S.L. di Viterbo, A.S.L. RM, A.O.S.

approccio istituzionale con le sue modalità d'intervento innovative, in pochi anni è riuscito a suscitare un interesse che va oltre il territorio nazionale, tanti sono i soggetti europei che prestano attenzione al codice rosa, inoltre è stato esportato anche in Repubblica Dominicana/Haiti con un progetto di cooperazione internazionale sostenuto dalla Regione Toscana “Alla ricerca di un lavoro dignitoso. Diritti, lavoro e migrazione tra Repubblica Dominicana e Haiti” (VIII Rapporto sulla violenza di genere in Toscana).