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Capitolo 4 Il Codice Rosa come nuovo modello istituzionale e strategia di azione

4.5 Uno sguardo ai dati

Osservare da vicino l'esperienza dell'A.O.U. Pisana e le sue modalità operative con le quali affronta il fenomeno della violenza di genere, ha permesso di focalizzare l’attenzione sulle criticità che un percorso così particolare e problematico, come il Codice Rosa, si porta inevitabilmente dietro. Posare lo sguardo, sia pure brevemente, sul contesto locale ha dato modo di apprezzare l'impegno aziendale finalizzato al superamento di quegli ostacoli che si possono presentare nell’operativizzare un approccio a tematiche della massima complessità e delicatezza. Inoltre è stato possibile concentrarsi su alcuni dati104 che hanno interessato esclusivamente gli accessi avvenuti al Pronto Soccorso dell'Azienda O.U. Pisanadal 2014, anno in cui è entrata a far parte a tutti gli effetti del progetto regionale Codice Rosa, al 2016, prima della sua costituzione in rete.105

Si è preferito fare un accenno iniziale ai dati riferiti al contesto regionale riportando graficamente il numero di accessi al Codice Rosa durante i tre anni di riferimento, suddivisi per sesso, tipo di maltrattamento subito, fascia d’età e cittadinanza.

104 Tutti i grafici di seguito riportati sono di nostra elaborazione a partire dai dati ricavati dalle rilevazioni raccolte dalla Regione Toscana.

Figura 4.2 Numero di accessi per sesso

Figura 4.4 Numero di accessi per fascia d'età

Da quanto emerge dalla Figura 4.2, a livello regionale si osserva che il sesso femminile è più colpito di quello maschile.

Nella Figura 4.3, che descrive la tipologia di violenza subita, emerge che i maltrattamenti superano l'abuso e lo stalking. Il minor numero di accessi per stalking può essere spiegato considerando che è una tipologia di violenza che meno spesso porta ad aver bisogno di rivolgersi a un Pronto Soccorso.

Dalla Figura 4.4 si evince che la fascia più colpita è quella intermedia che va di 30 ai 49 anni, altro elemento emerso è l'aumento dei casi che interessa una fascia di età superiore ai 70 anni, fattore che sta destando preoccupazione nelle istituzioni.

La Figura 4.5 mostra la maggioranza di accessi al Codice Rosa delle donne con cittadinanza italiana rispetto alle donne straniere presenti sul territorio, dovuto anche alle maggiori difficoltà che queste generalmente incontrano nel rivolgersi ai servizi per chiedere aiuto.

Come già detto precedentemente, in particolare si è voluto analizzare il caso dell’A.O.U.P. sfruttando gli stessi indicatori utilizzati nell’analisi a livello regionale. Inoltre è stato messo in evidenza il totale di accessi al Codice Rosa registrati nei tre anni considerati distinguendoli tra adulti e minori.

Figura 4.6 Numero di accessi per sesso in A.O.U.P.

Figura 4.7 Numero di accessi per tipo di violenza subita in A.O.U.P.

Figura 4.9 Numero di accessi per cittadinanza in A.O.U.P.

Dai dati riportati nella Figura 4.6 si evidenzia che anche a livello locale gli accessi effettuati dalle donne col Codice Rosa superano quelli dei maschi.

Nella Figura 4.7 la tipologia di violenza maggiormente esercitata è il maltrattamento con un trend che vede una diminuzione nel 2015 rispetto al 2014 ma in salita l'anno successivo. Questo aumento dei casi in parte è attribuibile ad una aumentata capacità, da parte degli operatori, di riconoscere i segni della violenza.

La Figura 4.8 mostra che la fascia di età più colpita è quella intermedia dai 30 ai 49 anni.

Nella Figura 4.9 prevalgono gli accessi delle donne italiane ma si evidenzia un aumento da parte delle donne straniere rispetto ai due anni precedenti.

La Figura 4.10 mostra un aumento sul totale degli accessi al Codice Rosa ma una situazione stabile per quanto riguarda i minori negli anni 2014 e 2016 e una diminuzione nel 2015.

In A.O.U.P. esiste una procedura aziendale specifica per i minorenni e la presenza del relativo Referente Codice Rosa, oltre ai kit predisposti appositamente per loro. L'approccio al minore maltrattato o abusato richiede, da parte degli operatori che lo accolgono al Pronto Soccorso, particolari competenze professionali unitamente ad una estrema sensibilità e comprensione della sua fragilità e vulnerabilità, considerando che un bambino/a viene accompagnato/a al Pronto Soccorso da un adulto, generalmente un genitore che potrebbe coincidere con la stessa persona che ha agito la violenza. Nel caso ci sia il sospetto di questa coincidenza, con una scusa clinica lo specialista cerca di trattenere il minorenne per le 24 ore successive organizzando un ricovero e in questo frangente si cerca di attivare la rete, coinvolgendo i soggetti di competenza. Comunque il rischio che il genitore firmi le dimissioni volontarie e porti via il figlio dal Pronto Soccorso è molto elevato bloccando così sul nascere l'attivazione della rete.

I dati mostrati relativi ad una esperienza giovane non esauriscono, ovviamente, l'analisi del fenomeno in esame, ma possono essere un inizio per un monitoraggio futuro più esaustivo, nella consapevolezza che ogni rilevazione in più è un caso in meno di violenza celata che avrà contribuito alla sua emersione.

CONCLUSIONI

Dal lavoro di tesi presentato, approfondendo il legame intercorrente tra benessere psicofisico, salute e ambiti di vita e di interazione, è emerso in tutta la sua criticità il tema della violenza, in particolare di quella familiare e il radicamento profondo di questo fenomeno antico che ancora oggi resta di grande attualità e gravità e continua a riproporsi e manifestarsi in vecchie e nuove forme resistendo alle trasformazioni culturali e sociali. Il tema della violenza non poteva dunque essere affrontato senza prendere in esame altri due elementi ad essa legati: violenza, genere e salute sono concetti imprescindibili e interdipendenti, di forte impatto sulla qualità della vita di ogni persona per la rilevanza che hanno nel determinare lo stato generale di salute. Si è avuto modo di osservare l'evoluzione che ha interessato il concetto di salute fino ad una sua definizione in termini più ampi e quanto il passaggio da una visione negativa ad una positiva abbia influenzato le modalità di approcciarsi alla malattia.

Le scoperte scientifiche hanno ampiamente dimostrato che lo stato di buona o cattiva salute viene influenzato e determinato da un'infinità di fattori esterni tra cui il genere, il quale nell'accezione di differenziazione biologica ha impregnato il tessuto sociale e culturale di stereotipi, oggetti di una trasmissione intergenerazionale senza uguali, che nel tempo hanno creato quelle differenze e diseguaglianze ancora oggi riscontrabili in larga misura.

La crescente attenzione al genere che ha investito negli ultimi anni anche il campo medico ha fatto sì che prendesse forma - non senza difficoltà e a seguito di dibattiti accesi e in buona parte ancora aperti - un nuovo approccio orientato alla valorizzazione delle differenze: la medicina di genere. Seguendo nel tempo questo processo dinamico è emerso che nonostante a vari livelli si riscontri un’aumentata sensibilità al genere, l'attenzione verso questa particolare tematica rimane parziale e frammentaria, e ancora oggi la violenza di genere, malgrado gli importanti danni e costi in termini individuali e sociali, non è ancora ufficialmente inclusa tra i fattori di rischio. Gli studi a disposizione pongono infatti bene in evidenza come la violenza di genere, sia manifesta che taciuta, comporti rischi ed effetti negativi elevati a livello personale, ma anche una problematica che necessita di grande impegno e risorse da parte sia del sistema sanitario sia di quello giudiziario e sociale, per l’urgenza di misurarsi con una dinamica tanto negativa e

complessa e l’esigenza di impiegare risorse ingenti nelle azioni di intervento, recupero, reinserimento e prevenzione.

In merito alle modalità di risposta messe a punto dalle istituzioni, l'attenzione si è focalizzata sulla Toscana potendo apprezzare la sensibilità che l’ha sempre caratterizzata verso le problematiche di genere; lo studio di un caso specifico, il Codice Rosa, come nuova modalità di risposta istituzionale mirata al contrasto e alla prevenzione della violenza di genere, ha reso possibile esplorare una realtà non sempre conoscibile oggettivamente se non attraverso i sensazionalismi veicolati dai media. Le modalità organizzative ed operative di questo approccio hanno evidenziato il potenziale che acquistano le azioni quando fanno parte di un unico progetto condiviso e comune a tutti i soggetti realmente motivati a contrastare il fenomeno.

L’organizzazione della gestione del Codice Rosa e le modalità operative che riesce a mettere in campo con l’attivazione dei relativi servizi fanno guardare alla rete come ad una strategia d’azione tra le più proficue per affrontare la violenza di genere in termini di contrasto, ma anche di prevenzione e rilevazione, farla uscire allo scoperto vuol dire conoscerla maggiormente per combatterla meglio. Il filo tracciato dalla rete raccorda tra loro i nodi che vi appartengono omogeneizzando i loro comportamenti, l’utilizzo migliore delle risorse disponibili evita dispersioni e frammentazioni inutili, rendendole disponibili per essere sfruttate a beneficio delle persone accolte con questo codice, ogni nodo è un valore aggiunto alla rete, asserzione confermata osservando il contributo offerto dall'Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana (A.O.U.P.).

Nel corso della ricerca è stato possibile osservare più da vicino e comprendere le modalità e il livello di attenzione che l'A.O.U.P., peraltro da ben lunga data, rivolge alla gestione delle vittime di violenza. Avvicinarsi a questo contesto e avere a disposizione dati ed esperienze dirette ha reso possibile indossare le lenti più adatte per guardare in modo efficace la situazione locale. La narrazione delle criticità che via via emergono, il modo in cui vengono affrontate dall’impegno aziendale, ha reso tutto più vicino e tangibile permettendo l'acquisizione di una maggiore consapevolezza di questo drammatico fenomeno di cui tante volte si sente parlare ma che non sempre si arriva a comprendere pienamente nella sua vastità e drammaticità. Il presente lavoro lascia spazio a numerose domande che richiedono non solo risposte istituzionali ma una presa di coscienza individuale che permetta ad ognuno di cercare dentro di sé la risposta appropriata a come si pone verso questo problema. Ovviamente ogni intervento mirato

ad ostacolare, limitare e ancor di più a prevenire la violenza se istituzionalizzato si rafforza e dà frutti migliori, ma allo stesso tempo non deve essere motivo di deresponsabilizzazione personale nei confronti del problema.

Come per l'A.O.U.P. è importante la formazione degli operatori per un riconoscimento più preciso dei segni della violenza esercitata su donne, uomini, bambini o anziani, in parallelo dovrebbe esserci una sensibilizzazione rivolta a tutta la comunità, necessaria alla rigenerazione del tessuto sociale, per una società priva di dannosi pregiudizi e stereotipi che hanno dato origine alla violenza e che la mantengono in vita.

APPENDICE D: PARTI PROCEDURA AZIENDALE N° 113

ISTRUZIONI D’USO KIT CODICE ROSA IN ASSENZA DI VIOLENZA SESSUALE

MODALITÀ DI SVOLGIMENTO DEL COLLOQUIO CON LA VITTIMA

APPENDICE E: PROCEDURA GESTIONALE. PERCORSO ASSISTENZIALE PER MINORI VITTIME DI VIOLENZA

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RINGRAZIAMENTI

A fine di questo percorso, motivo di arricchimento personale, un grazie sincero è

rivolto a tutte le persone che amo, mio marito Ugo e i miei tre figli Simone, Chiara e

Martina che mi hanno supportata e sopportata in questo periodo per me così

impegnativo.

Un grazie particolare lo rivolgo alla Professoressa Rita Biancheri che mi ha

accompagnata, con professionalità fino alla conclusione del presente lavoro senza mai

farmi mancare la sua disponibilità e i suoi consigli.

Non dimentico il prezioso aiuto offerto in questi mesi dalla Dottoressa Giulia

Mascagni, sempre pronta a rispondere ai miei dubbi e alla quale va il mio grazie più

sincero.

Un pensiero affettuoso alla mia amica e collega Flavia per tutte le volte in cui ha saputo

ascoltarmi e incoraggiarmi.