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Uno sguardo in ottica di genere al contesto nazionale

Capitolo 2 Buona salute e cattiva salute: dinamiche e variabili in gioco

2.6 Uno sguardo in ottica di genere al contesto nazionale

Dalla “Sindrome del sesso debole” (Yentl Syndrome) di cui parlò Bernardine Healy nel 1991, negli ultimi anni ci sono stati degli sforzi e delle aperture in questa direzione e l'approccio di genere, sia pure con difficoltà, si sta aprendo un varco nel mondo scientifico, anche se la strada è ancora lunga e tortuosa. In molti Paesi, tra cui l'Italia, pur nella consapevolezza che un approccio al genere è ormai una necessità che deve entrare nella pratica quotidiana, quando si parla di salute della donna prevalgono sempre gli ambiti ginecologico e riproduttivo. A livello nazionale esiste un forte ritardo nell'ambito della medicina di genere, tuttavia negli ultimi anni questo orientamento sta

46 La Comunità Europea dal 1998 aveva incluso nei programmi di ricerca una sollecitazione alle donne a partecipare e a presentare progetti.

47 Il 25/09/2015, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione “Trasformare il nostro mondo: l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”.

prendendo forza e si riscontra una propensione ad accogliere gli input degli Organismi internazionali.

Risale al 1998 il primo progetto “Una salute a misura di donna” ad opera del Ministro per le Pari Opportunità, l'anno successivo si formò, presso il Ministero, un gruppo di lavoro multidisciplinare che includeva figure femminile appartenenti alle diverse discipline sia della ricerca che della clinica, con l'obiettivo di unire e integrare le diverse professionalità per osservare le malattie che colpiscono maggiormente la salute delle donne. Successivamente, sempre con un approccio di genere, nel 2005, furono formulate delle linee guida sulle sperimentazioni cliniche e farmacologiche, nel 2007 è nata la Commissione sulla salute della donna che l'anno successivo pubblicò tre rapporti. Grazie all'impegno costante da parte di alcuni soggetti istituzionali, come l'Istituto Superiore di Sanità e la Società Italiana del Farmaco, è stata organizzata una Tavola rotonda “La medicina di Genere, un'occasione da non perdere”. Il primo Congresso sulla medicina di genere fu organizzato a Padova nel 2009, organizzato da Giovannella Baggio. L'agenzia Italiana del Farmaco, nel 2011, tra i criteri di valutazione del farmaco, ha introdotto l'equità di genere e ha creato un gruppo di lavoro specifico per i farmaci di genere, inoltre ha dato indicazioni alle case farmaceutiche di orientare le ricerche al genere e di elaborare dati disaggregati per sesso; anche l'ISTAT nelle sue elaborazioni statistiche riguardanti la salute distingue i dati raccolti per sesso (sesso stratificazione).

A livello normativo non sono stati fatti grandi progressi per colmare il vuoto esistente, i pochi interventi legislativi riferiti alla sicurezza e alla salute delle donne nei luoghi di lavoro tutelavano la gravidanza e la maternità nonostante l'Agenzia Europea per la salute e la sicurezza sul lavoro avesse da tempo accertato che condizioni lavorative precarie aumentano l’esposizione ai rischi e allo stress professionale. È stato ampiamente dimostrato che le donne sono sottoposte quotidianamente ad un carico lavorativo maggiore rispetto agli uomini, sia nel contesto familiare che lavorativo, e ad fattori stressanti che possono danneggiare la salute, ma il legislatore ha posto l'attenzione verso queste tematiche solo recentemente con il Decreto legislativo 81/2008, che ha introdotto nell'ordinamento nazionale disposizioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro per la tutela della salute e la sicurezza sul lavoro, con riguardo alle differenze di genere. Infatti la legge obbliga il datore di lavoro a prendere in considerazione, in sede di valutazione dei rischi, l'impatto che potrebbe avere la differenza di genere (Nunin 2014). In merito ai probabili fattori di rischio sui luoghi di

lavoro, è stata evidenziata la carenza di studi specifici per valutare i probabili effetti dannosi sulla salute provocati da quei lavori che richiedono maggiormente la presenza femminile, c'è una sottovalutazione del rischio da parte dei soggetti competenti alla valutazione48.

Sempre nel quadro normativo sono state presentate delle Proposte di legge che ancora non hanno completato l'iter parlamentare: due depositate alla Camera dei Deputati nel 2013 (primi firmatari Murer e Vargiu) con lo stesso titolo “Norme in materia di medicina di genere”, con la finalità di individuare disposizioni per il suo riconoscimento in un'ottica di appropriatezza, con corsi di formazione universitaria, campagne di formazione, la creazione di un Osservatorio nazionale alla guida del Ministero della salute e con il suo inserimento nel Piano Sanitario Nazionale. Recentemente, nel 2016, Paola Boldrini, parlamentare e membro della Commissione Affari Sociali della Camera, ha depositata alla Camera dei Deputati, come prima firmataria, la proposta di legge sulla medicina di genere dal titolo “Disposizioni per favorire l'applicazione e diffusione della medicina di genere”. Le finalità, spiegate all'art. 1, sono l'applicazione e la diffusione della medicina di genere attraverso la divulgazione, la formazione e l'indicazione di pratiche sanitarie nella ricerca, prevenzione, diagnosi e cura, basate sulle differenze che derivano dal sesso e dal genere. L'art. 2 prevede che il Ministro della Salute, d'intesa con le Regioni, inserisca tra gli obiettivi del Patto per la salute, la promozione e il sostegno alla medicina di genere come approccio interdisciplinare tra le diverse aree mediche. La proposta di legge recepisce i contenuti delle precedenti, oltre a individuare anche tutti gli Enti nazionali già competenti in materia di salute: Agenzia Nazionale per i Servizi sanitari regionali (AgeNaS), Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR), inoltre, a garanzia dell'applicazione della medicina di genere, nel rispetto delle norme antidiscriminatorie europee, è stato individuato l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazione (UNAR).

48 L’Università di Pisa, in merito alla valutazione del rischio e alla predisposizione delle misure di prevenzione in un’ottica di genere e in ottemperanza del d.lgs 81/2008, sta conducendo una ricerca per conto dell’INAIL della Regione Toscana. L'indagine multidisciplinare, che vede coinvolte diverse figure professionali sia del campo medico che sociologico, pone anche attenzione ai modelli di organizzazione e gestione aziendale al fine di una completa applicazione della legge 81 (Biancheri 2016).

In merito alla formazione, la prima Cattedra di Medicina di Genere viene istituita presso l'Università di Padova nell'anno 2013/201449 (Quaderni Ministero della Salute).

Un notevole contributo alla diffusione di un approccio di genere alla salute è stato offerto dalle associazioni presenti sul territorio nazionale, un sorprendente attivismo si riscontra nell’Osservatorio Nazionale della salute della Donna (O.N.D.A.) con sede a Milano, nato per studiare e approfondire le patologie femminili e le varie problematiche correlate alla salute delle donne. L'Osservatorio, sin dalla nascita avvenuta nel 2005, si è impegnato costantemente per diffondere una cultura di genere in salute e per instaurare un dialogo proficuo con le istituzioni, le donne e il mondo scientifico.

A livello regionale, l'orientamento al genere si sta diffondendo sia pure con differenze territoriali, in diverse regioni sono state approvate norme per garantire equità e appropriatezza. La Regione Toscana è stata tra le prime in Italia ad acquisire la consapevolezza che era giunto il momento di dare spazio ad un diverso modo di approcciarsi alla salute, abbracciando la prospettiva di genere quale approccio innovativo, trasversale e multidisciplinare. La Toscana, facendo proprie le indicazioni degli Organismi e delle Istituzioni internazionali, si è impegnata concretamente nella produzione di Norme, Regolamenti e Protocolli per proporre percorsi culturali e formativi, e a predisporre gli strumenti necessari affinché in ogni Azienda Sanitaria della Regione vengano costituiti centri di riferimento per la medicina di genere50. A conferma della volontà di eliminare qualsiasi diseguaglianza, nel 2009 viene emanata la Legge n.16 sulla cittadinanza di genere, con la quale il legislatore nel Preambolo enuncia che “la Regione si propone di eliminare ogni ostacolo che si frappone al raggiungimento di una piena parità di genere nella vita sociale, culturale ed economica e di evidenziare il carattere trasversale delle politiche di genere...” , all'art. 1 “sancisce il diritto alle pari opportunità fra donne e uomini e alla valorizzazione delle differenze di genere...” e al comma 2 dello stesso articolo stabilisce che “la Regione riconosce il principio di cittadinanza di genere in tutte le politiche regionali e valorizza le differenze

49 All'Università di Siena e di Ferrara, rispettivamente nel 2013/2014 e 2015/2016, sono stati avviati dei corsi sulla medicina di genere. Alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Pisa, recentemente sono stati attivati dei corsi integrativi sulla medicina di genere.

50 Tra i centri di coordinamento di salute e medicina di genere della Toscana si ricorda quello dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, istituito con Deliberazione Aziendale n. 880 del 25/09/2014. Si avvale della presenza di numerose figure professionali e di competenze multidisciplinari e collabora con il Centro di Coordinamento Regionale. L’AOUP, nel 2016, è stata premiata insieme ad altri sette ospedali italiani nella III edizione del concorso Best-Practice, indetto dall’Osservatorio nazionale sulla salute delle donne, nell’ambito dei Bollini Rosa, rete degli ospedali che hanno una particolare attenzione alla medicina di genere. Oggetto del premio è stato il percorso diagnostico-assistenziale multidisciplinare, Donna-cuore, che da tempo si interessa alle patologie della donna legate alla menopausa.

di cui donne e uomini sono portatori”. A distanza di tre anni, la Toscana dà un altro esempio di innovazione e nel 2011, prima Regione in Italia, istituisce una Commissione permanente per le problematiche della medicina di genere, inserendola all’interno del Consiglio Sanitario Regionale, inoltre nel nuovo Piano Sanitario e Sociale Integrato in fase di approvazione, è stato dedicato un capitolo alle tematiche di genere51.

Come più volte ribadito l'approccio nei confronti della medicina di genere ancora non è maturo, difatti per molti è un argomento ancora sconosciuto, gli esperti in materia sostengono che non è la medicina delle donne ma è nella stessa misura sia degli uomini che delle donne, la sua originalità e la sua forza risiedono nella capacità di rispettare le particolarità di ognuno, di valorizzare le differenze e di pensare ad una salute su misura e appropriata ad ogni genere. È auspicabile, da parte di tutte le realtà presenti nel territorio, acquisire la piena consapevolezza che questo nuovo approccio alla medicina ha tutti i presupposti per affrontare la complessità crescente delle società odierne e la capacità di creare quelle condizioni, indispensabili alla salute, di parità, di equilibrio e di benessere.

51 La Commissione, composta da circa 30 professionisti di ambo i sessi con diverse specializzazione che si sono occupati di medicina di genere, è presieduta dalla Dottoressa Anna Maria Celeste, medico chirurgo specializzata in Ostetricia e Ginecologia.