Capitolo 4 Il Codice Rosa come nuovo modello istituzionale e strategia di azione
4.3 La risposta toscana si rafforza nella “Rete Regionale Codice Rosa”
Il Progetto codice rosa ha dato origine ad un nuovo modo di intervenire nei casi di violenza, il contributo apportato è innegabile, ha permesso di iniziare un monitoraggio del fenomeno sul territorio e ha contribuito in maniera consistente alla sua emersione, portando alla luce situazioni altrimenti rimaste nascoste. Infatti tra le vittime di violenza che si presentano al Pronto Soccorso sempre meno sono coloro che imputano la causa delle loro ferite a incidenti domestici o altre cause lontane dal motivo reale. Questa aumentata propensione ad aprirsi con l'altro è in buona parte merito dell'ambiente idoneo che le vittime trovano quando arrivano al Pronto Soccorso, a dimostrazione che la formazione professionale degli operatori, aggiornata e continua è la base per creare quelle professionalità qualificate in grado di offrire alle vittime un'accoglienza adeguata, una presa in carico appropriata in grado di valutare anche i fattori di rischio immediati e futuri.
Una presa in carico globale che tenga conto di tutti gli aspetti fisici, psicologici e sociali, deve essere collettiva e diffusa tra tutti i gli attori del territorio e per questo che il codice rosa da progetto si trasforma in rete regionale. Le azioni messe in atto a livello progettuale sono state diverse, la Regione per garantire la loro continuità in maniera che si possano radicare nel tessuto istituzionale e diventare vere risposte assistenziali da parte del sistema sanitario regionale, ha approvato, con delibera n. 1260 del 05/12/02016, la costituzione della “Rete Regionale Codice Rosa per offrire alle persone
Camillo Forlanini; Liguria A.S.L. 5 Spezzino, A.S.L. 4 Chiavari, E.O. Galleria di Genova; Emilia Romagna A.U.S.L. Bologna, A.U.S.L. di Modena, A.U.S.L. di Parma; Basilicata A.O. San Carlo di Potenza, A.S.M. Matera1; Lombardia A.O. Valtellina Valchiavenna; Sardegna A.S.L. 3 Nuoro; Friuli Venezia Giulia A.O. Riuniti di Trieste; Puglia A.S.L. Barletta e Trani; Sicilia A.O. Papardo di Messina, A.O. Civico di Palermo.
vittime di violenza e abusi un aiuto pronto e tempestivo, articolato e complesso, attraverso sicure e precise sinergie tra strutture ospedaliere e servizi territoriali, assicurando, fin dalla fase dell'emergenza, supporto sanitario, sociale e psicologico e l'attivazione dei servizi territoriali”. La struttura organizzativa della rete si articola in più livelli decisionali e operativi tra di loro coordinati, le figure previste sono: il Responsabile della Rete, scelto tra le figure professionali con specifiche competenze in materia con il compito di coordinamento di tutta la rete; il Comitato90 con i vari componenti, assicura la funzione strategica di coordinamento e monitoraggio, tra le numerose funzioni assegnate garantisce il raccordo costante con i numerosi soggetti91 coinvolti nella rete, promuovendo e valorizzando le varie iniziative. Inoltre il sistema di valutazione previsto a livello regionale attraverso il monitoraggio di indicatori, permette di effettuare un'analisi della gestione di tutte le fasi dei percorsi attuati Codice Rosa (Delibera Regione Toscana n.1260).
La sistematizzazione del progetto in rete regionale permette un'ulteriore crescita del Codice Rosa che diventa una modalità istituzionale per garantire il coordinamento sia delle azioni messe in atto dalle Aziende sanitarie sia per intensificare e integrare i rapporti tra le politiche sanitarie e politiche sociali per poter offrire risposte omogenee e univoche a prescindere dal luogo geografico nel quale la violenza si è consumata. La rete è uno strumento in diffusione che sta trovando ampio consenso anche in sanità, ambito nel quale si stanno diffondendo le “reti cliniche”92 come modalità lavorativa
nuova, già utilizzata nei paesi anglosassoni, che permette integrazione e collegamento tra le aziende per ottimizzare il tempo che spesso diventa il fattore determinante per alcune patologie per le quali l'intervento tempestivo diventa anche salvavita. La Regione toscana recentemente ha fatto proprio il modello delle “reti cliniche tempo-
90 Il Comitato è composto dalle seguenti figure: responsabile della rete con funzioni di coordinamento; i responsabili aziendali codici rosa; il coordinatore dello sportello presente al Meyer “Abuso Infanzia e Adolescenza (GAIA); il responsabile del “Centro di Riferimento Regionale Violenza (AOUC); i coordinatori dei Comitati di Area vasta; i dirigenti dei settori regionali coinvolti della Direzione Diritti di Cittadinanza e Coesione Sociale competenti n materia.
91 I soggetti coinvolti nella rete sono i seguenti: Comitato Regionale di Coordinamento sulla violenza di genere; Rete dei Centri antiviolenza e le altre associazioni accreditate del Privato Sociale; Procura Generale della Repubblica presso la Corte d'Appello e gli altri Uffici Giudiziari requirenti del distretto che hanno aderito con protocolli specifici; Centro di salute globale; il Garante Infanzia Adolescenza; Garante diritti dei detenuti; Laboratorio MeS della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa; Commissione regionale per le pari opportunità; Laboratorio Regionale per la Formazione Sanitaria, (Allegato A Delibera n.1260 del 05/12/2016).
92 L'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS) ha definito la rete clinica come “un modello organizzativo che assicura la presa in carico del paziente mettendo in relazione, con modalità formalizzate e coordinate, professionisti, strutture e servizi che erogano interventi sanitari e sociosanitari di tipologia e livelli diversi nel rispetto della continuità assistenziale e dell'appropriatezza organizzativa”.
dipendenti” per sviluppare al massimo la collaborazione tra Aziende Ospedaliere e quelle del territorio per tutti quei percorsi dove la sincronizzazione e il coordinamento tra le diverse professionalità diventano elementi determinanti93. Obiettivo delle reti cliniche tempo dipendenti è quello di permettere a tutti di accedere alle cure che a causa dei costi elevati non potrebbero essere resi disponibili in tutte le realtà locali (Toscana notizie). L'intenzione è soddisfare il principio di equità inteso come capacità e responsabilità dei sistemi sanitari di saper rispondere ai bisogni dei cittadini evitando gli sprechi, e creare valore aggiunto per i pazienti in termini di appropriatezza, qualità ed equità (Nuti 2014).
La rete codice rosa rientra nelle reti tempo dipendenti per la sua peculiarità di riuscire ad attivare nel più breve tempo possibile le giuste connessioni per un'adeguata risposta ai bisogni delle vittime della violenza di genere, che come spesso ripetuto, può colpire ogni fascia di età, di sesso o etnia. La rete, grazie ai collegamenti che riesce ad attivare e alla capacità di sfruttare al meglio le diverse competenze e professionalità, diventa uno strumento indispensabile per supportare la vittima non solo all'interno del Pronto Soccorso, ma in un percorso futuro per un suo reinserimento sociale, lavorativo e anche abitativo. A prescindere dalla denuncia o meno, le persone una volta fuori dal Pronto Soccorso non si devono sentire abbandonate e per offrire loro quella sicurezza necessaria al recupero della propria autonomia occorrono risorse stabili e sicure. La Regione per far fronte a questo impegno ha messo a disposizione per la rete codice rosa, risorse proprie94 insieme a quelle stanziate dallo Stato. Considerando il numero elevato di accessi registrati per codice rosa95 dall’inizio del progetto ad oggi, le risorse disponibili possono non essere sufficienti al bisogno reale, per cui è fondamentale investirle e veicolarle in modo ragionato per poter trarre il massimo proficuo. Investire parte delle disponibilità economiche in prevenzione è stata un’azione presa in considerazione a livello regionale. Per quanto riguarda la comunicazione e l'informazione la Regione, in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione
93 La Regione ha attivato le reti cliniche tempo dipendenti al fine di assicurare risposte omogenee con un'unica regia regionale, queste sono articolate su due livelli, il primo regionale e l'altro livello in sottoreti organizzative di Area Vasta, quelle attivate riguardano patologie come ictus, infarti e grandi traumi (Toscana notizie).
94 La Toscana per l'anno 2017 ha quantificato, per la costituzione della rete regionale Codice Rosa, la somma di 150000 euro di cui 100000 andranno alle Aziende sanitarie coinvolte nella rete per gli interventi socio-sanitari attivati in emergenza, la ripartizione avverrà a cadenza semestrale dopo rendicontazione di ogni Azienda della somma realmente utilizzata. Gli altri 50000 euro verranno utilizzati per l'attività formativa, equamente divisi tra formazione regionale (FORMAS) e la formazione aziendale per quelle inserite nel Programma Annuale Attività Formative (PAAF).
95 Nella delibera n. 1260 si legge che nel periodo che va da gennaio 2012 a giugno 2016 gli accessi per codice rosa sono stati in totale 12387 di cui 10773 adulti e 1614 minori.
della violenza sulle donne del 2016, ha lanciato la campagna di comunicazione “la violenza sulle donne forse non si vede ma si sente” per diffondere una sensibilizzazione al tema capace di arrivare a tutto il tessuto sociale.
Il materiale con il numero telefonico dedicato96,è stato tradotto in più lingue per poter arrivare anche a tutti coloro che non conoscono la lingua italiana, compresi gli immigrati. Un'informazione corretta, senza sensazionalismi, veicolata dai canali giusti è la strada che permette l'acquisizione di una maggiore consapevolezza del fenomeno della violenza di genere, che si ripercuote positivamente sulla decisione di sporgere denuncia.
La prevenzione passa anche dal recupero dei soggetti che agiscono violenza, pensare ad un processo educativo rivolto a queste persone, generalmente uomini, mirato all'acquisizione dell'assunzione di responsabilità verso gli atti compiuti è un aspetto della massima rilevanza che la Regione non ha trascurato offrendo il proprio contributo a sostegno dei centri per uomini maltrattanti. L'importanza di agire a livello preventivo sugli autori della violenza in modo tale che una volta scontata la pena, nel caso di denuncia, non ricommettano lo stesso reato è una modalità di contrasto alla violenza che nel lungo periodo potrebbe portare degli esiti positivi. I centri per uomini maltrattanti in Toscana non sono molto diffusi, il primo in assoluto a livello nazionale, “centro di ascolto uomini maltrattati (CAM)” è stato aperto a Firenze come progetto sperimentale nel 2009 promosso dall'associazione Artemisia, l'anno successivo grazie ai contributi della Azienda Sanitaria Locale di Firenze e della Regione ha iniziato la propria attività. Il centro, nel quale svolge la propria attività un gruppo multidisciplinare formato da psicologi, psichiatri, educatori e psicoterapeuti, prende in carico gli uomini intenzionati a fare un percorso di cambiamento assumendosi la responsabilità dei loro comportamenti violenti con l'obiettivo di interrompere il ciclo della violenza. L'altra associazione di promozione sociale “Nuovo maschile. Uomini liberi dalla violenza” ha iniziato la propria attività a Pisa nel 2012, l'interesse è rivolto non solo agli uomini maltrattanti e abusanti, ma anche a tutti coloro che l'hanno vissuta in famiglia o in altri contesti significativi durante l'infanzia o la loro adolescenza.
96 Il numero di pubblica utilità,1522, antiviolenza e stalking, riportato sull'opuscolo della campagna informativa antiviolenza, è stato attivato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri è collegato alla rete dei centri antiviolenza e a tutte le altre strutture presenti sul territorio per il contrasto alla violenza di genere. L'accoglienza è in più lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo) il numero è attivo 24 ore su 24 ed è gratuito sia su rete mobile che fissa.
Azioni preventive unitamente ad azioni educative sono armi efficaci anche per contrastare il fenomeno della violenza di genere, questa consapevolezza si sta diffondendo e sta prendendo forma nei diversi contesti lavorativi e professionali. Precedentemente si è sottolineato l'importanza che riveste una formazione continua, multidisciplinare e trasversale degli operatori coinvolti nella rete, e di quanto la Regione investa su questo aspetto organizzando periodicamente corsi di formazione. Le esperienze formative sono state sviluppate su più livelli: regionale per omogeneizzare l'assistenza su tutto il territorio regionale, di area vasta per permettere la condivisione sia delle strategie adottate che di specifici strumenti operativi in dotazione alla singola area vasta, aziendale per operativizzare all'interno della specifica struttura aziendale le scelte strategiche definite a livello di area vasta (VIII Rapporto sulla violenza di genere in Toscana).
Le campagne di comunicazione e una buona informazione contribuiscono in larga misura ad una presa di coscienza collettiva e ad una sensibilizzazione verso il problema il quale spesso sembra non appartenere al proprio contesto e alla propria realtà, mentre è un fenomeno molto più vicino di quello che il pensare comune suppone e che coinvolge l'intera comunità alla quale, molte volte, sembra mancare quell'educazione necessaria che porta al rispetto l'uno dell'altro. Un'educazione orientata ad uno stile di vita non violento e alla comprensione del concetto di promozione alla salute, come inteso dall'OMS quale processo di crescita delle proprie capacità e consapevolezza delle proprie scelte, apporterebbe un notevole contributo a quel cambiamento culture indispensabile per arginare la violenza di genere. Un ruolo primario nel processo educativo lo ha sempre avuto la scuola, luogo idoneo per lo sviluppo di tutte quelle potenzialità da cui avranno origine senso di responsabilità e autonomia e che troveranno conferma nel rispetto dell'altro. Il processo educativo è lungo e dinamico, deve iniziare dalle scuole primarie e non dovrebbe mai abbandonare la crescita e la maturazione di ogni persona e, come affermato da Monica Barni in una recente intervista97: “ogni cambiamento culturale deve passare dai giovani, è importante un'educazione alla differenza per creare un clima di rispetto tra i sessi”.
97 Monica Barni è vicepresidente e assessora alla cultura della Regione Toscana, ha rilasciato una video-intervista nella presentazione dell'ebook per la campagna di comunicazione “la violenza anche se non si vede si sente” lanciata nel mese di novembre 2016.
4.4 Il Codice Rosa nell'esperienza locale: la peculiarità dell'Azienda Ospedaliero