• Non ci sono risultati.

La risposta della Regione Toscana alla violenza di genere

Capitolo 3 La violenza e il genere: un antico ma sempre attuale binomio

3.4 La risposta della Regione Toscana alla violenza di genere

Le risposte al problema dovrebbero essere omogenee su tutto il territorio nazionale, purtroppo non in tutte le regioni si riscontra lo stesso interesse e il medesimo impegno per le tematiche della violenza di genere. La Toscana è una tra le Regioni italiane che, sempre attenta ai cambiamenti, ha cercato di dare risposte adeguate osservando il proprio contesto in un'ottica di genere e intervenendo con proprie leggi. La legge regionale 59 del 2007 “Norme contro la violenza di genere” è una dimostrazione della sensibilità del legislatore toscano verso queste tematiche, l'art. 1 racchiude i principi fondamentali, enunciando che “La Regione Toscana riconosce che ogni tipo di violenza di genere, psicologica, fisica, sessuale ed economica, ivi compresa la minaccia di tali atti, la persecuzione, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata, costituisce una violazione dei diritti umani fondamentali alla vita, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità, all’integrità fisica e psichica e costituisce un’autentica minaccia per la salute ed un ostacolo al godimento del diritto a una cittadinanza sicura, libera e giusta”. In ogni articolo della norma è chiara e precisa la volontà di contrastare ogni forma di violenza di genere, sostenendo e incentivando la costituzione di una rete73 tra i soggetti istituzionali e le varie associazioni che si occupano di violenza e sostengono74 le vittime. Un servizio organico e diffuso su tutto il

72 L'associazione D.i.RE, in merito alla Legge 119 sul femminicidio, ha mosso una critica per la mancanza di riferimento a politiche di sostegno economico dei centri antiviolenza e al mancato riconoscimento del ruolo attivo che questi svolgono da anni in Italia.

73 L'art. 3 della legge regionale n.59 asserisce che: “...la Regione sostiene e incentiva la costituzione di una rete di relazioni tra comuni, province, aziende ospedaliero-universitarie, aziende unità sanitarie locali (USL), società della salute […] le forze dell'ordine […] i centri antiviolenza presenti sul territorio che abbiano nei propri statuti tali finalità. […] La Regione adotta linee guida e di indirizzo contro la violenza di genere […] e promuove intese e protocolli per l'attuazione di interventi omogenei tra i soggetti della rete”.

74 L'art. 5 ribadisce che: “la rete […] garantisce un collegamento costante tra i soggetti che la costituiscono al fine di assicurare alla vittima della violenza il soccorso in ogni fase, presso le strutture ospedaliere o presso le aziende USL, l'intervento dei servizi sociali, l'accoglienza, il sostegno e la protezione presso centri antiviolenza presenti sul territorio o presso case rifugio [...] Al fine di garantire un'assistenza adeguata, i soggetti della rete formulano progetti personalizzati che offrono alla vittima ed ai suoi familiari un percorso di uscita dalla violenza compreso il reinserimento sociale, lavorativo, abitativo”.

territorio può essere offerto solo se si creano sinergie tra tutti gli attori presenti, nella legge viene ribadita la necessità di approfondire la conoscenza del fenomeno in modo da poter fornire alle vittime informazioni precise e supporto adeguato per una presa di coscienza del loro vissuto. Determinante per un cambiamento culturale e una sensibilizzazione verso il problema della violenza di genere, è la diffusione capillare della corretta conoscenza del fenomeno, che sappia stimolare nella collettività quel senso critico indispensabile per andare oltre la notizia eclatante veicolata dai media. Altro punto affrontato dal Legislatore è la formazione75 degli operatori, che a seconda del ruolo che ricoprono, possono venire in contatto con casi di violenza, a tutti si devono fornire strumenti idonei per metterli in grado di sostenere e soccorrere le vittime, attivando interventi di protezione nell'immediato e a fine percorso, per sostenere un loro reinserimento nella vita sociale. Particolare riguardo è posto ai centri antiviolenza considerati punti cruciali di ascolto, rilevazione del pericolo, primo orientamento e sostegno, e alle case rifugio e altre soluzioni abitative, dedicando loro due articoli76.

La legge regionale 59 del 2007 analizza tutti gli aspetti importanti che rientrano nelle tematiche della violenza di genere, in considerazione dell'importanza di conoscere e analizzare il fenomeno in ogni suo aspetto ha istituito “l'Osservatorio sociale regionale sulla violenza di genere”, strumento indispensabile per osservare e monitorare la violenza di genere all'interno del territorio regionale, nella consapevolezza che solo attraverso un'analisi sistematica dei dati è possibile esercitare un controllo costante sulle politiche attuate e programmare quelle future. L'Osservatorio regionale collabora con gli Osservatori sociali provinciali e i vari istituti pubblici e privati, ma fonte insostituibile di informazioni accumulate dalla narrazione diretta di chi vive in prima persona il

75 L'art. 9 della legge recita: “la Regione e le province, nell'ambito della disciplina vigente in materia di formazione, promuovono iniziative e moduli formativi [...], con particolare riguardo alla formazione congiunta tra operatori sanitari, operatori degli enti locali, dei centri antiviolenza, operatori delle forze dell'ordine, della magistratura e degli uffici territoriali del Governo-prefetture”.

76 L'art. 6 si sofferma sui centri antiviolenza individuandoli come: “...centri gestiti autonomamente da associazioni operanti nella Regione e iscritte agli albi del volontariato o della promozione sociale, da organizzazioni non lucrative [...] che abbiano come finalità la prevenzione e la lotta alla violenza di genere ed il sostegno e la protezione delle vittime e dei minori. […] dispone di personale adeguatamente formato sui temi della violenza. […] forniscono servizi di ascolto e di sostegno alle vittime...”

L'art. 8, dedicato alle case rifugio e soluzioni abitative temporanee, novella: “le case rifugio, gestite dai centri antiviolenza, sono luoghi protetti, ad indirizzo segreto, dove le vittime della violenza, sole o con figli minori, sono accolte e protette; sono strutture di ospitalità temporanea per salvaguardare l'incolumità fisica e psichica della vittima volte a garantire insieme alla residenza, in ogni caso di carattere temporaneo, un progetto personalizzato complessivo teso all'inclusione sociale delle vittime. […] La rete attiva l'inserimento delle vittime in case rifugio […] al fine di assicurare protezione e anonimato.”

fenomeno, sono i centri antiviolenza sparsi nella Toscana, i quali riescono a trasmettere all'osservatorio dati reali77, non alterati e che rispecchiano una realtà molto complessa. I centri antiviolenza della Regione toscana si coordinano nella rete regionale “Tosca” che raccoglie 13 centri78 distribuiti in maniera non omogenea nelle varie città toscane. È una rete molto attiva sul territorio che si fa promotrice di azioni di sensibilizzazione e di collaborazione con le istituzioni regionali, inoltre raccoglie ed elabora i dati delle donne accolte dai vari centri antiviolenza e li trasmette all'Osservatorio regionale. Dal 01/07/2009 al 30/06/2016 si sono rivolte ai centri di Tosca 15878 donne, di cui il 69,7% italiane e il 30,3% straniere (66,3% non dei paesi comunitari e il 33,7% comunitari), nell'arco temporale luglio 2015, giugno 2016 le nuove richieste di aiuto sono state 2397 (VIII Rapporto sulla violenza di genere in Toscana).

L'Osservatorio regionale, dal 2009 elabora e pubblica annualmente il “Rapporto sulla violenza di genere in Toscana”, questo strumento, peraltro non molto diffuso a livello nazionale, è il risultato di informazioni provenienti dalle diverse banche dati e il frutto di una collaborazione e integrazione tra i diversi nodi della rete regionale79. Il Rapporto viene elaborato nella convinzione profonda che è possibile attuare politiche regionali e locali mirate sia alla prevenzione che al contrasto della violenza, solo se si può attingere ad informazioni e dati oggettivi. Il Legislatore depone la speranza di trovare una “terapia efficace” per debellare definitivamente questa “patologia” devastante che continua a trasmettersi da una generazione all'altra, nella cooperazione e nella sinergia dei diversi attori, è grazie a questa consapevolezza che la recente legge regionale, 67 del 2016, ha istituito un “Comitato Regionale di Coordinamento” che prevede la rappresentanza di tutte le componenti del fenomeno per poterlo affrontare in modo trasversale e integrato80.

77 La Toscana, grazie ai sistemi informativi regionali, ha messo a disposizione per la raccolta delle informazioni e dei dati, un applicativo web che ogni centro antiviolenza può utilizzare per gestire le proprie attività con la finalità di mettere a punto un data base per l'analisi de fenomeno.

78 I centri antiviolenza sono distribuiti sul territorio regionale nelle città di: Firenze, Prato, Arezzo, Grosseto, Lucca, Montecatini, Pisa, Viareggio, San Miniato, Montepulciano, Valdelsa e Siena.

79 Nel mese di novembre 2016 è stato pubblicato l'ottavo Rapporto sulla violenza di genere in Toscana a cui ha collaborato anche l'Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI Toscana).

80 “Legge Regionale 4 ottobre 2016, n. 67 Modifiche alla legge regionale 28 dicembre 2015, n. 82 [...] art. 10 “Interventi contro la violenza di genere [...] La Giunta regionale, al fine di realizzare tutte le iniziative utili, per quanto di competenza regionale, a mettere in atto, in modo omogeneo su tutto il territorio toscano, una efficace strategia di prevenzione, sensibilizzazione, contrasto alla violenza di genere e di sostegno, orientamento, protezione, aiuto alle vittime [...] Per supportare la Giunta [...] è istituito un Comitato regionale di coordinamento sulla violenza di genere. Il Comitato è composto da: il Presidente della Giunta regionale, che lo presiede; i componenti della Giunta regionale competenti in materia di pari opportunità, sociale, sanità, sicurezza, istruzione e lavoro; la Presidente della Commissione regionale Pari opportunità; il legale rappresentante, o suo delegato, di

Il quadro normativo della Toscana, in merito alla violenza di genere, non può dirsi lacunoso, dovrebbe essere esempio e guida per tutti quei luoghi dove ancora scarseggia la sensibilizzazione verso questo tema alquanto spinoso e delicato, ma nonostante l'attenzione istituzionale sia sempre vigile, questa non è sufficiente a diminuire il numero delle vittime della violenza di genere, che continuano ad essere numerose. Nel rapporto del 2016 sulla violenza di genere in Toscana, si legge che i femicidi commessi dal 2006 al 2015 sono stati 88, di queste donne 68 erano italiane e 20 con cittadinanza non italiana. Un particolare rilevabile dal rapporto è quello dell'età delle vittime, che non supera i 49 anni per le donne straniere, mentre per le autoctone supera i 70 anni, in questa fascia i femmicidi sono compiuti per lo più dai mariti o dai figli. Sono numeri agghiaccianti se si pensa che i dati sono riferibili ad una sola Regione dell'intero Paese, così come apre a tanti interrogativi la classe di età maggiormente colpita all'interno di una relazione, considerata da tutti e dalla stessa vittima, come affettiva, ma che di intimo ha visto solo la mano omicida. Sono dati indicativi e allarmanti che devono mantenere alto il livello di allerta e l'attenzione verso il genere nella sua globalità ed è in questa direzione che si muove la Regione, infatti va preso atto che la Toscana, più di tante altre, ha saputo attivare strategie d'azioni innovative e uniche su tutto il territorio nazionale, una di queste è il Codice Rosa, definito nella presentazione dell'VIII rapporto sulla violenza di genere in Toscana, “un'eccellenza toscana divenuta patrimonio di tutto il Paese”.

ciascuno dei centri antiviolenza della Toscana aventi i requisiti di cui all’intesa tra il Governo e la Conferenza unificata sancita il 27 novembre 2014; due rappresentanti designati, anche congiuntamente, da Anci e Upi.[...]”.