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La differenza che genera diseguaglianze: Il genere come determinante di salute

Capitolo 2 Buona salute e cattiva salute: dinamiche e variabili in gioco

2.3 La differenza che genera diseguaglianze: Il genere come determinante di salute

Da quanto precedentemente osservato le disuguaglianze all'interno dei Paesi sono la principale causa di iniquità e di ingiustizia sociale che deve essere combattuta per

24 Saluteinternazionale.info è coordinato da Gavino Maciocco e sostenuto tra gli altri da Il pensiero Scientifico Editore.

25 Iona Heath, medico di base e presidente del Royal College of General Practicioners, tra il 2004 e il 2009 ha guidato il comitato etico dei British Medical Journal. È impegnata contro la privatizzazione dell'assistenza medica, contrasta l'overdiagnosi e tutte le politiche sanitarie discriminatorie (SaluteInternazionale.info).

raggiungere un livello di salute soddisfacente. La salute e la malattia sono influenzate e determinate dal gradiente sociale, indicativo della quantità e della qualità di vita non solo tra i diversi Paesi ma anche all'interno dello stesso Paese: è un dato ormai confermato che tanto più bassa è la posizione sociale tanto peggiore è lo stato di salute delle persone e secondo la Commissione dell’OMS i Paesi devono impegnarsi con politiche mirate a ridurre tutti i tipi di disuguaglianze, comprese quelle di genere. L’identità di ogni persona viene definita dal sesso e dal genere, la dimensione biologica definisce i caratteri sessuali e le funzioni riproduttive e quella sociale definisce il genere, un prodotto culturale influenzato dai ruoli e dagli stereotipi che ogni società attribuisce all’essere maschio o femmina; le due dimensioni interagiscono tra loro e dipendono l’una dall’altra poiché ogni individuo è il risultato sia del patrimonio geneticamente ereditato che delle esperienze vissute nel proprio ambiente (Biancheri 2007). Il sesso in quanto tale è solo un elemento di differenziazione e non crea diseguaglianze, queste non vengono determinate dalla biologia, ma da tutti quegli aspetti sociali, culturali, ambientali e relazionali che formano il genere, dimensione umana socialmente costruita. Questa costruzione sociale della differenza biologica ha contribuito a differenziare i due sessi sul piano comportamentale, dell'apprendimento e dei diversi ruoli assegnati e svolti anche all'interno della famiglia. Infatti il ruolo della donna, inteso come insieme di norme, obblighi e aspettative, è sempre stato quello di cura, sia della casa che delle persone. Questi modelli comportamentali non sono mai stati libere scelte ma obblighi imposti dalla società, che hanno relegato per secoli l'essere femminile a una posizione di inferiorità e di subordinazionerispetto al maschio e ad un carico di lavoro domestico e di cura maggiore per le donne a causa della ineguale distribuzione dei compiti all'interno della famiglia, influenzando sia la qualità della vita che le aspettative (Biancheri 2008). La storia dell’umanità trasmette una visione del mondo androcentrica, di una realtà costruita al maschile in cui l’essere femminile non trova una propria identità e un’adeguata collocazione, nonostante siano stati riconosciuti tutti quei diritti fondamentali che per secoli erano rimasti una prerogativa maschile.

È storia recente il lungo e faticoso percorso che ha portato all’emancipazione femminile, in Italia, ad esempio è solo negli anni 70 del secolo scorso che tante problematiche sono emerse dall'ombra in cui erano state per troppo tempo nascoste. La Costituzione ha sancito in diversi articoli l’uguaglianza e i diritti delle donne, sia nel

lavoro che come moglie e madre26, ma è solo grazie ai dibattiti portati avanti dai movimenti femministi che si è iniziato a parlare del lavoro non retribuito svolto dalle donne, del lavoro di cura, di quello sommerso e delle diseguaglianze di genere (Balbo 2006). Le donne, grazie ad un’aumentata scolarizzazione e ad una maggiore consapevolezza del divario che le separava dagli uomini, hanno sentito l’esigenza di staccarsi dall’immagine comune, improntata al modello breadwinner27, che le vedeva a tempo pieno dedite alla casa, ai figli e al marito, rivendicando i propri diritti di cittadinanza e cercando uno spazio nel mercato del lavoro. Inizialmente la presenza femminile nella sfera produttiva si sviluppò maggiormente in quei settori che permettevano di conciliare il lavoro retribuito, svolto fuori dalle mura domestiche, con quello tradizionale di cura e assistenza che continuavano a svolgere all'interno della propria famiglia. Il ruolo che per secoli la società aveva affidato alla figura femminile resisteva a tutti i cambiamenti sociali che si erano verificati a seguito del loro massiccio ingresso nel mercato del lavoro, il primato della cura della famiglia e dell'assistenza continuava ad essere appannaggio del mondo femminile. L'appartenenza al genere femminile perpetuava e aumentava le difficoltà dando origine a nuove forme di diseguaglianze, si verificò una femminilizzazione del lavoro, infatti in tanti settori lavorativi si preferivano le donne, si originarono così forme di segregazione occupazionale: orizzontale e verticale28 che ancora oggi continuano a permanere e a creare differenze, nonostante ci siano norme e raccomandazioni da parte di Istituzioni internazionali per l'abolizione di ogni forma di disparità esistente. Il gap di genere, sia

26 La Costituzione Italiana, approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947, promulgata il 27 dicembre dello stesso anno e entrata in vigore il 1 gennaio1948, enuncia nei seguenti articoli:

art. 3: “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di

razza, di lingua, di religione…”

art. 29 “…l’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi…”

art. 37 “la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al

lavoratore…”

art. 31 “la Repubblica protegge la maternità…”

art. 51 “tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in

condizioni di eguaglianza…”

27 Per Parsons la famiglia è nucleare, al suo interno avviene una differenziazione di funzioni e di ruoli: al maschio, marito e padre spetta quello di Bread-Winner, capo della famiglia, egli è il principale procacciatore di risorse, titolare dei diritti sociali, redistribuisce le risorse, si occupa della famiglia e della sua interazione con la società. La donna è vista come moglie e madre, titolare di diritti derivati dal suo stato di moglie, a lei è affidato il lavoro di cura dei figli e della casa (Naldini 2006).

28 La segregazione orizzontale è la concentrazione dell'occupazione femminile in limitati settori e professioni; la segregazione verticale è la persistente barriera invisibile che impedisce alle donne l'accesso alle posizioni apicali. La segregazione verticale è ancora più evidente in seguito all'aumentato livello di istruzione femminile che in pochi anni ha superato quello maschile, a cui però non è seguito un eguale trattamento lavorativo (Reyneri 2011).

pure con differenze territoriali dovute ai diversi tipi di Welfare presenti29, continua a resistere e per certi versi ad aumentare, la doppia presenza30 della donna è un fenomeno sempre attuale e il soffitto di cristallo31 continua a limitare l’orizzonte femminile. Gli impedimenti sono imputabili non solo all’inadeguatezza delle politiche che in tanti Paesi, tra cui l'Italia, sono state inefficienti e incapaci di supportare con interventi mirati i cambiamenti culturali e sociali verificatisi in un breve arco di tempo, ma anche all’arretratezza culturale che ancora permea il pensiero comune e al radicamento di stereotipi.

Il problema dell'uguaglianza tra i sessi è stato affrontato e discusso numerose volte sia a livello politico che sociale, tante sono state le battaglie vinte e i diritti riconosciuti, ma in ogni società e in ogni epoca nascere di sesso femminile o maschile ha avuto e continua ad avere un peso sociale con forti implicazioni sullo stato di salute. Il riconoscimento formale dei diritti ha permesso una parità civile e politica tra i due sessi ma non ha garantito quella parità sostanziale, indispensabile per una reale emancipazione sociale e culturale, che può verificarsi solo mettendo in atto profondi cambiamenti in grado di trasformare non solo il sistema familiare e produttivo ma anche i ruoli sociali e i rapporti relazionali tra i due sessi. È importante acquisire la consapevolezza che il concetto di uguaglianza non implica il disconoscimento delle differenze biologiche, ma è la successiva trasformazione in donne e uomini, plasmata dalla cultura di appartenenza, dai tanti stereotipi e pregiudizi, che dà vita e alimenta le disuguaglianze. In quest'ottica la reale parità si potrà concretizzare solo con il riconoscimento e la valorizzazione delle differenze eliminando ogni giudizio di valore che possa influire e limitare il raggiungimento di un tale obiettivo, che richiede ancora il superamento di numerosi ostacoli.

29 In Italia è presente un Welfare conservatore, residuale e particolaristico che non ha saputo stare al passo con i cambiamenti che si sono susseguiti in un breve arco di tempo, con politiche familistiche orientate alla tutela delle lavoratrici madri e non al raggiungimento di una reale parità tra uomo e donna. Nei Paesi del nord Europa il Welfare, con politiche di de-familizzazione. ha permesso il trasferimento dei servizi dalla famiglia alla collettività per sopperire ai carichi familiari più gravosi e favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro (Naldini 2006).

30 Laura Balbo parla di doppia presenza per spiegare l'esperienza del vivere della donna in ambiti e ruoli

tradizionalmente definiti come differenti e separati: famiglia-lavoro, privato-pubblico (Balbo 2006, pag.62)

31 Soffitto di cristallo, dall’inglese glass ceiling, metafora utilizzata per indicare quella barriera invisibile ma insormontabile che blocca l’avanzamento di carriera o il raggiungimento della parità dei diritti per discriminazioni sessuali o razziali (Vocabolario Treccani).