• Non ci sono risultati.

La risposta della Toscana: il Codice Rosa

NUMERO TOTALE FEMICID

4.3 Il Codice Rosa

Si è accennato precedentemente, che la Toscana è una delle Regioni che più di altre ha dimostrato, e ancora dimostra, particolare attenzione verso le problematiche di genere, compresa la violenza. Con leggi proprie e con strategie d'azione innovative, la Regione Toscana è un esempio di buone pratiche. Dal 2010, essa ha siglato un protocollo82 con la Procura della Repubblica, grazie al quale, è stato attivato il Codice

81 Spesso tra i diversi attori presenti sul territorio non si ha una condivisione del concetto di rete. Secondo

Cimagalli (2014, p. 78): «per alcuni con essa s’intende una sorta di percorso che la donna deve compiere, a ogni tappa del quale si deve trovare un attore che fa la sua parte, il suo lavoro utilizzando le proprie competenze, seguendo le prassi stabilite in condivisione con gli altri soggetti della rete. In questa concezione si ritrovano soprattutto le forze dell’ordine, i centri antiviolenza e il privato sociale. Un’altra visione di questo concetto è quella per cui la rete è formata da diversi attori, ognuno dei quali può e deve intercettare la richiesta di aiuto della donna che subisce violenza, e lì la deve tenere, servendosi ovviamente anche del supporto di altri soggetti, ma cercando di occuparsi da solo di tutti gli aspetti principali. Appartengono a questa corrente di pensiero soprattutto enti e istituzioni, servii sociali e Asl».

82

Biancheri (2016, p. 35) riporta: «nell’aprile del 2010 a Grosseto viene firmato il Protocollo d’Intesa Codice Rosa per la costituzione di una task force interistituzionale tra azienda sanitaria e procura, tesa alla promozione di strategie condivise finalizzate alla prevenzione e al contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle fasce deboli. Negli anni successivi, gli assessorati della Regione Toscana competenti

~ 122~

Rosa (successivamente esteso in tutti i presidi ospedalieri, ex ASL provinciali): preso in esame come modello di risposta istituzionale che si spera abbia degli effetti positivi sull’integrazione socio-sanitaria e sull’approccio multidisciplinare per il contrasto alla violenza di genere. Un’eccellenza toscana che possiamo considerare patrimonio per tutta la nazione e che ha messo in moto la sinergia tra diversi servizi e operatori della rete. Possiamo definire, il Codice Rosa un percorso speciale di accoglienza, di cura, di protezione attivato all’arrivo in Pronto Soccorso83 e dedicato a tutte coloro che, per particolari condizioni di fragilità e vulnerabilità, si ritrovano ad essere oggetto di svariate manifestazioni di violenza. Si tratta di donne che si rivolgono al Pronto Soccorso di fronte ad un medico per curare le loro ferite fisiche ma che difficilmente trovano il coraggio di chiedere aiuto e sostegno per quelle profonde e nascoste. Il Codice Rosa si affianca, senza sostituirli, agli altri codici di gravità (triage)84 bianco, azzurro, verde, giallo e rosso, attribuiti ai pazienti che si presentano al Pronto Soccorso, secondo le classi di urgenza/emergenza in base alla gravità del loro quadro clinico. Questo è un codice criptato assegnato dal personale sanitario preparato appositamente a saper individuare i segni della violenza sul corpo, anche se questa non è dichiarata.

In Toscana, il Codice rosa, ormai presente in tutti i pronto soccorso, è riuscito a far emergere tanti casi di violenza che altrimenti sarebbero rimasti sommersi85. Al Codice rosa è dedicata una stanza apposita nel Pronto Soccorso, detta “stanza rosa” e, non appena questo è segnalato dal primo operatore che accoglie la donna, entra in funzione una task force, nel pieno rispetto della riservatezza del soggetto, composta dal

sui temi e il Procuratore Generale della Repubblica confermano la validità della prima esperienza e la riconoscono come progetto regionale, ne promuovono la diffusione tramite una più ampia sperimentazione che nel 2012 prende avvio nelle Aziende sanitarie di Arezzo, Lucca, Prato, Viareggio e Grosseto. A inizio 2013 il progetto viene esteso alle Aziende sanitarie di Pisa, Livorno, Empoli e alle Aziende ospedalieri Careggi e Meyer. Nel 2014 si completa la diffusione a livello regionale con l’ingresso delle AUSL di Massa e Carrara, Pistoia, Siena, Firenze e delle Aziende ospedaliere Pisana e Senese. A settembre 2015, con un’iniziativa promossa dalla Federazione di Asl e ospedali (FIASO), è stato poi dato avvio all’operazione Codice Rosa Bianca coinvolgendo 20 ASL sul territorio nazionale e un relativo bacino di circa 8 milioni di utenti. Le Task force vedono la partecipazione – secondo il già collaudato modello toscano – di Aziende sanitarie, Procure e Forze dell’Ordine unite nella difficile attività di presa in carico e tutela delle vittime di violenza e abusi».

83

Meucci definisce «una piccola rivoluzione questo modo nuovo di affrontare i casi di violenza sulle donne e i soggetti più deboli a cominciare dal primo approccio con la struttura» (Meucci 2011, p. 30).

84Dall’1 gennaio 2018, in ogni pronto soccorso della Toscana, si avranno codici di priorità esclusivamente

numerici: dall’1 dell’emergenza al 5 della non urgenza. Una rivoluzione, questa, che fa parte della riorganizzazione del Pronto soccorso varata dalla giunta regionale con la delibera approvata nel corso dell’ultima seduta avvenuta a luglio 2017. Per uno approfondimento si rimanda al seguente link:

http://www.infotoscanasanita.it/bye-bye-colori-accesso-al-pronto-soccorso-da-gennaio-i-codici-di- priorita-saranno-numerici/.

~ 123~

personale sanitario (medici, infermieri, psicologi) e dalle Forze dell’Ordine, che si attivano per assicurare le opportune cure e supporto psicologico e legale. L'accoglienza delle vittime di violenza da parte del personale sanitario richiede sicuramente una preparazione appropriata per riconoscere i segni, spesso negati, dei maltrattamenti subiti. Oltre alle cure mediche, garantite dal personale prettamente sanitario, è previsto il sostegno psicologico che accompagna la donna nel suo percorso di ripresa e di uscita dalla violenza.

Con questo modello istituzionale, che dal 2014, è attivo in tutte le Aziende Ospedaliere della Toscana, si vuole offrire a tutto il personale ospedaliero, coinvolto nelle fasi di accoglienza e presa in carico, e alle altre figure sociosanitarie implicate, delle nuove linee guida dando importanza alla relazionalità e alla fiducia che viene a intrecciarsi in questi contesti. È riconosciuto all’operatore tanto sanitario quanto sociale operante all’interno dell’Azienda Ospedaliera, un ruolo importante di riconoscimento e denuncia per contribuire a far emergere il fenomeno che fino a qualche decennio era considerato esclusivamente un problema di ordine privato. Riporta Meucci che:

«quando la verità emerge, si deve essere attrezzati e muniti degli strumenti giusti per far scattare i meccanismi di tutela psicologica delle vittime e anche quelli giudiziari che dovranno portare all’individuazione e alla punizione dei colpevoli. Insomma, per cambiare certe statistiche e farle corrispondere alla verità dei fatti ci vuole uno sforzo congiunto di competenze diverse – mediche, investigative, giudiziarie – da codificare e trasformare in una procedura istituzionale. Non è un sogno lontano e irraggiungibile. Si può fare» (Meucci 2011, pp. 17 – 18).

Il Protocollo d’Intesa n. 486/2010 ha previsto, come detto in precedenza, la predisposizione, all'interno del Pronto Soccorso, di un locale appositamente attrezzato, la cosiddetta “stanza rosa”. All’interno di questa si cerca di accogliere le vittime nel miglior modo possibile; infatti, al fine di garantire il pieno rispetto del diritto di riservatezza, i pazienti non sono costretti a spostarsi, ma sono i medici a recarsi nella stanza per effettuare tutti gli esami e le visite necessarie. La formazione e la preparazione mirata degli operatori, oltre alla predisposizione personale, diventano le basi per sviluppare una relazione empatica con la vittima, fondamentale per strutturare gli interventi successivi orientati a un aiuto concreto e a un supporto psicologico sufficiente per trovare il coraggio di denunciare e far emergere in superficie le risorse necessarie per dire basta a una realtà quotidiana intrisa di maltrattamenti e abusi. Marotti rafforza la consapevolezza, ormai decennale, che “il successo della

~ 124~

collaborazione tra più istituzioni, con il coinvolgimento di diverse categorie professionali, adeguatamente formate, è la strada giusta per contribuire all’emersione di un fenomeno di cui quello che si vede, è solo la punta dell’iceberg” (Marotti in Meucci 2011, p. 11). Dall’esperienza della Toscana, emerge come la risposta integrata garantita dalla realizzazione del Codice Rosa, può essere considerata un modello per gli altri servizi sanitari sparsi sul territorio e un’attestazione concreta che l'intervento istituzionale, congiuntamente a tutti gli altri attori coinvolti sia pubblici che del privato sociale, diventa determinante per contrastare fenomeni diffusi come appunto quello della violenza di genere. Scaramuccia, nel 2011, auspicava circa

«la convinzione del lavoro di squadra, sinergia di risorse, integrazione fra le istituzioni e quindi una efficace presa in carico delle situazioni più critiche» (in Meucci 2011, p. 7).

Nel 2012, anno in cui il Codice Rosa, da esperienza pilota locale si è ampliato fino a costituirsi in progetto regionale86, si è posto l’obiettivo di superare la frammentazione delle risposte tra i soggetti, permettere l'emersione della vera dimensione del problema e uniformare le modalità di risposte da parte dei diversi contesti territoriali. Tutto questo a beneficio della tutela e della sicurezza delle vittime, perché come sostiene Meucci (2011, p. 67):

«si comprende bene che i singoli componenti del fenomeno “violenza” non possono essere affrontati in maniera settoriale o parcellizzata (aspetto sanitario, sociale, giudiziario) altrimenti il fenomeno non sarà mai sconfitto e debellato».

Dalla documentazione in questione emerge che i dati di attività raccolti nelle strutture di Pronto Soccorso hanno permesso l'avvio di studi in grado di misurare sul territorio il fenomeno della violenza pur nella consapevolezza che tanta ancora non riesce a emergere. Dall’Ottavo rapporto della Toscana emerge che dal 2006 al 2015 i casi di femmicidio/femminicidio in Toscana sono 88. Nella seguente tabella è stato riportato il dato per anno, da cui si nota una diminuzione per l’anno 2015.

86 Il progetto regionale “Codice Rosa” prese avvio il 1 gennaio 2012 a seguito della firma del protocollo

d'intesa tra l'Assessore al Diritto alla salute e il Procuratore Generale della Repubblica di Firenze, avvenuta il 17 giugno 2011.

~ 125~

Tab. 5 - Numero di femmicidi avvenuti in Toscana dal 2006 al 2015

Rassegna Stampa 2006 9 2007 6 2008 8 2009 8 2010 12 2011 7 2012 6 2013 10 2014 15 2015 7 TOTALE 88

Fonte: Ottavo Rapporto della violenza di genere in Toscana. Anno2016. Un’analisi dei dati dei Centri Antiviolenza (p.30).

É un numero spaventoso se si considera il breve periodo cui i dati si riferiscono e il limitato contesto geografico, comprensivo solo una piccola parte di tutto il territorio nazionale. Sono numeri che costringono a porsi delle domande a cui si cercherà di dare risposte idonee sempre più istituzionalizzate e mirate a limitare e contrastare la violenza di genere nella sua escalation.

Il progetto Codice Rosa sta avendo, in questi ultimi anni, un riscontro a livello nazionale. Infatti, dal 2014 è diventato Protocollo nazionale e nel 2015 è stato presentato il progetto Codice Rosa Bianca87, su iniziativa della Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere (FIASO), in collaborazione con l'Azienda Sanitaria di Grosseto. Il progetto d’interesse nazionale sta, dunque, prevedendo il coinvolgimento di numerose ASL, aziende Ospedaliere, Procure della Repubblica, Forze dell'ordine, associazioni di volontariato88.

87 Codice rosa bianca non indica un colore ma il nome di un fiore “rosa bianca” per indicare la delicatezza

del fiore e la neutralità del colore per rappresentare il percorso del Pronto soccorso dedicato a tutte le persone che subiscono violenza (Doretti 2011).

88

Le Aziende coinvolte nel progetto nazionale “Codice rosa bianca” oltre a quelle Toscane di Grosseto, Empoli, Siena e A.O. Meyer, sono: nel Lazio A.R.E.S 118, A.S.L. di Latina, A.S.L. di Viterbo, A.S.L. RM, A.O.S. Camillo Forlanini; Liguria A.S.L. 5 Spezzino, A.S.L. 4 Chiavari, E.O. Galleria di Genova; Emilia Romagna A.U.S.L. Bologna, A.U.S.L. di Modena, A.U.S.L. di Parma; Basilicata A.O. San Carlo

~ 126~

Il contribuito apportato dalla sperimentazione e dalla realizzazione del progetto Codice Rosa è evidente, sia a livello regionale ma soprattutto all’interno di un raggio più ampio quale l’intero contesto nazionale. Ha sviluppato un nuovo modo di intervenire nei casi di violenza, ha dettagliato un percorso di monitoraggio del fenomeno sul territorio e ha contribuito in maniera consistente alla sua emersione, portando alla luce situazioni altrimenti nascoste. Sempre, dall’ultimo Rapporto sulla violenza di genere, emerge che tra le vittime di violenza che si presentano al Pronto Soccorso sempre meno, sono coloro che addebitano la causa delle loro ferite a incidenti domestici o altre cause lontane dal motivo reale. Questa nuova ed emergente tendenza ad aprirsi con l'altro è in buona parte merito dell'ambiente idoneo che le vittime trovano quando arrivano al Pronto Soccorso, a dimostrazione che la formazione professionale degli operatori, aggiornata e continua è la base per creare quelle professionalità qualificate in grado di offrire alle vittime un'accoglienza adeguata, una presa in carico appropriata in grado di valutare anche i fattori di rischio immediati e futuri. Una presa in carico globale che tenga conto di tutti gli aspetti fisici, psicologici e sociali, deve essere collettivizzata tra tutti gli attori del territorio; ecco che il Codice Rosa da progetto si è trasformato in Rete regionale, con la delibera n. 1260 del 05/12/2016. L’obiettivo è “offrire alle persone vittime di violenza e abusi un aiuto pronto e tempestivo, articolato e complesso, attraverso sicure e precise sinergie tra strutture ospedaliere e servizi territoriali, assicurando, fin dalla fase dell'emergenza, supporto sanitario, sociale e psicologico e l'attivazione dei servizi territoriali”.

Si evidenzia un ulteriore progresso per il Codice Rosa che, nato come esperienza locale, mira a essere un vero e proprio modello istituzionale per garantire il coordinamento sia delle azioni messe in atto dalle Aziende sanitarie sia per intensificare e integrare i rapporti tra le politiche sanitarie e politiche sociali, per offrire risposte omogenee e univoche a prescindere dal luogo geografico nel quale la violenza si è consumata. Il progetto ha avuto una diffusione sempre più progressiva così riportata dall’Ottavo Rapporto sulla violenza di genere in Toscana (p.81)

«dal 1° gennaio 2012 al 30 giugno 2016 gli accessi al Pronto Soccorso segnalati come Codice Rosa sono stati 12.387, di cui 10.773 riferiti ad adulti e 1.614 a minori (pari al 13%)».

di Potenza, A.S.M. Matera1; Lombardia A.O. Valtellina Valchiavenna; Sardegna A.S.L. 3 Nuoro; Friuli Venezia Giulia A.O. Riuniti di Trieste; Puglia A.S.L. Barletta e Trani; Sicilia A.O. Papardo di Messina, A.O. Civico di Palermo.

~ 127~

Per quanto riguarda la comunicazione e l'informazione, la Regione, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne del 2016, ha lanciato la campagna di comunicazione la violenza sulle donne forse non si vede ma si sente per diffondere una sensibilizzazione al tema capace di arrivare a tutto il tessuto sociale. Il documento è stato tradotto in più lingue per arrivare anche a tutti coloro che non conoscono la lingua italiana, compresi gli immigrati. La diffusione del numero telefonico 1522 e l’informazione corretta permette l'acquisizione di una maggiore consapevolezza del fenomeno della violenza di genere, che si ripercuote positivamente sulla decisione di sporgere denuncia.

L’Ottavo Rapporto sulla violenza di genere in Toscana (pp. 80-81) sottolinea l’estensione del progetto a livello nazionale con ricadute anche a livello internazionale. Nel 2015, l’ASL 9, attraverso la Task Force Codice Rosa, è tra i partecipanti di 2 progetti biennali nazionali CCM (Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie) in collaborazione con Istituto Superiore Sanità. Si tratta del progetto “Un programma di formazione blended per operatori sanitari e non, mirato al rafforzamento delle reti territoriali per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere” e il “Progetto nazionale CCM- REVAMP per la sorveglianza e il contrasto della violenza sulla donna e sul minore”. Inoltre, il Codice Rosa è approdato anche in Repubblica Dominicana/Haiti con un progetto di cooperazione internazionale - “Alla ricerca di un lavoro dignitoso. Diritti, lavoro e migrazione tra Repubblica Dominicana e Haiti” - sostenuto dalla Regione Toscana e nato dalla collaborazione fra Oxfam Italia, Provincia di Grosseto, Task Force Codice Rosa ASL9 di Grosseto, Collettiva Mujeres y Salud.