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Colle Val d’Elsa: la difficoltosa costruzione di uno spazio legittimo 96

PARTE II. L’ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO ISLAMICO.

CAPITOLO 1. CARTOGRAFARE LE MOSCHEE ITALIANE

1.3 Colle Val d’Elsa: la difficoltosa costruzione di uno spazio legittimo 96

Uno dei casi più interessanti di moschee italiane, è quello della moschea inaugurata nel 2013 a Colle Val d’Elsa, centro abitato di circa 20.000 abitanti in provincia di Siena. Quello che ha portato all’apertura della moschea è stato un lungo e complesso percorso, caratterizzato da opposizioni e conflitti che hanno destato l’attenzione nazionale.

Tali vicende sono al centro di uno studio324 di Maria Bombardieri, che le descrive, assieme a quelle di altri casi conflittuali relativi alla proposta di costruzione di una moschea a Genova, Brescia e Padova, allo scopo di inquadrare le motivazioni che stanno alla base dei numerosi conflitti che si verificano frequentemente laddove vi sia la proposta per la costruzione di questo genere di edifici.

La prima proposta ufficiale di costruzione di una nuova sede per il Centro islamico di Colle Val d’Elsa la si ritrova nel programma elettorale del sindaco Marco Spinelli, candidatosi al un secondo mandato alle elezioni comunali del 1999. Il Centro

islamico esistente dal 1993325, ubicato in piazza Bartolomeo Scala, veniva infatti giudicato inadeguato a rispondere ai bisogni dalla comunità musulmana locale, che fa quindi richiesta all’amministrazione di uno spazio più grande e adeguato. Il Centro, infatti, non si limita a svolgere l’importante funzione di luogo di preghiera, bensì rappresenta più in generale un luogo di aggregazione dei musulmani. Nel 2001 la giunta comunale individua e destina, con apposito atto, l’area adatta alla costruzione del nuovo centro in località Abbadia: un fatto che inizialmente non causa reazioni importanti da parte dell’opposizione in consiglio comunale. Nell’ottobre dello stesso anno, però, in un clima quindi fortemente influenzato dagli eventi dell’11 settembre, l’opposizione in consiglio comunale solleva il caso della domanda sottoposta al Comune da parte della comunità islamica locale per “un appezzamento di terreno su cui costruire un nuovo centro culturale islamico”326. L’accusa verte in particolare quindi sul presunto contributo economico pubblico concesso dal Comune. La polemica si concentra soprattutto sul nodo cruciale dei finanziamenti e l’accusa nei confronti del Comune è quella di aver contribuito economicamente all’opera. Il Comune smentisce, però, un proprio coinvolgimento in tal senso e si difende dalle accuse:

La polemica politica nasce a causa di un coinvolgimento economico del comune, che in realtà non c’è, e si colloca nel contesto della critica situazione internazionale venutasi a creare dopo l’11 settembre 2001, con gli attacchi terroristici alle Torri Gemelle di New York e agli Stati Uniti d’America. Il sindaco Marco Spinelli, accusato dall’opposizione di non aver informato in modo adeguato i cittadini e lo stesso consiglio comunale sull’operato della giunta e sugli sviluppi nella questione della costruzione di un nuovo centro culturale islamico, difende la trasparenza delle operazioni ribadendo il fatto che la realizzazione dell’edificio sarà completamente finanziato dalla comunità islamica colligiana. L’amministrazione comunale ribadisce inoltre come la costruzione di un nuovo centro culturale islamico possa essere un’opportunità per l’arricchimento culturale e la crescita sociale dell’intera comunità colligiana327.

325 Ivi, p. 283 326

Comune di Colle Val d’Elsa, Il Centro culturale islamico: le origini della vicenda,

www.collevaldelsa.it, consultato nell’aprile 2013

Contraria al progetto, all’inizio del 2002 l’opposizione di centrodestra annuncia di voler proporre un referendum popolare per interpellare i cittadini sulla possibilità di concedere l’uso del terreno pubblico in questione per il nuovo Centro islamico. A peggiorare il clima di scontro, è l’annuncio a settembre da parte dell’amministrazione della costruzione di un cimitero islamico accanto a un cimitero della città, con un contributo pubblico di 50.000 euro. Costruzione che, secondo il Comune, “era già inserita nel programma elettorale di Marco Spinelli nel 1999 e nel piano delle opere pubbliche per l’anno 2002”328. Nonostante le dure polemiche, il 30 dicembre 2003 viene deliberata329 dal consiglio comunale la concessione in diritto di superficie di un terreno situato in località Abbadia. Con questo atto, il terreno viene concesso per 99 anni alla Comunità dei musulmani di Siena e Provincia per la realizzazione di un centro islamico. Inoltre, viene stabilito il canone che l’Associazione islamica sarà tenuto a pagare al Comune, che consiste in circa 11.000 euro annui330. Su proposta della comunità islamica, però, l’inizio dei lavori viene preceduto dalla stipula di una convenzione di accordo per l’utilizzo della struttura tra l’Associazione “Comunità dei Musulmani di Siena e Provincia” e l’amministrazione comunale. Le scelte dell’amministrazione sono condivise e portate avanti anche dal candidato sindaco del centrosinistra Paolo Brogioni, secondo il quale

la convenzione vuole rappresentare anche l’occasione per diventare attori del processo di gestione della nuova struttura condividendone le regole di funzionamento e con la possibilità di un controllo che non ci sarebbe stato se il centro culturale islamico fosse stato realizzato con un’iniziativa spontanea e delocalizzata in una zona periferica della città con il rischio di una pericolosa ghettizzazione ed emarginazione della stessa comunità islamica locale.331

Il tentativo sembra quindi essere quello di portare avanti il progetto governandolo, se non controllandolo da vicino. La moschea si può fare, ma non si può lasciar fare. Nella stessa direzione si inserisce l’istituzione di un Protocollo di intesa, che avrò

328 Ibid.

329 Delibera 111/2003 330

Bombardieri Maria, 2010, op. cit., p. 284

331

Comune di Colle Val d’Elsa, Il Centro culturale islamico: le origini della vicenda, www.collevaldelsa.it, consultato il 26 aprile 2013

modo di analizzare in seguito, firmato a dicembre del 2004 dal sindaco Paolo Brogioni e da Feras Jabareen, imam della comunità islamica locale.

Il progetto del centro islamico prevede una struttura di circa 570 m2 e si compone di una biblioteca, una sala di preghiera capace di circa 500 persone, una sala per le riunioni e un ufficio332. La struttura è inoltre coronata da una cupola con una mezzaluna d’oro e un minareto di cristallo (fig. 9). Il progetto è oggetto di una riflessione su un modello ideale da adottare:

La realizzazione di un edificio con una funzione così nuova per il repertorio italiano poteva lasciar spazio all’immaginazione e suggerire aspetti formali legati a luoghi lontani e con caratteristiche architettoniche avulse dalla normalità edilizia delle nostre città. Proprio questo è stato il punto di partenza per definire un edificio che fosse al contrario integrato con il territorio locale, con la città e che avesse il diritto di unicità in relazione al suo contesto. Il lavoro si è concentrato infatti verso la ricerca dell’integrazione sociale e di quella urbanistico - architettonica. […] L’aspetto dell’integrazione urbanistico-architettonica nasce dalla consapevolezza di dover adeguare una tipologia di edificio così specifica al contesto italiano e soprattutto a quello locale. I concetti chiave per lo sviluppo dei lavori sono stati l’equilibrio e la normalità. Normalità edilizia, con conformità alle prassi edilizie diffuse; normalità nel non rendere percettivamente forte l’impatto visivo; normalità nelle dimensioni, dal momento che si tratta di un edificio discreto e con dimensioni contenute; “normalità civile” delle cose, che ha generato la scelta di realizzare tale edificio in risposta al bisogno di una parte importante dei cittadini. Equilibrio invece nel concepire una struttura che non fosse svuotata dei suoi contenuti essenziali, sia tipologici che simbolici, ma che potessero contestualizzarsi senza dissonanze o conflitti con l’ambiente circostante.333

Si tratta di una riflessione spaziale di un Comune che si sta investendo in prima persona nella realizzazione di una moschea. È dunque interessante rilevare che il discorso ruota intorno al concetto di normalità, soprattutto architettonica e visiva, e punta quindi a neutralizzare l’idea di eccezionalità della religione islamica, che, come si è già detto, gioca un ruolo molto importante nei conflitti sulle moschee. Ed è un discorso di normalità riferito a un edificio che possiede alcuni elementi stilistici

332

Bombardieri Maria, 2010, op. cit., p. 284

333

“Il centro culturale islamico di Colle di Val d’Elsa”, www.collevaldelsa.it, consultato nell’aprile 2013 (cors. mio)

chiaramente riconoscibili, come un piccolo minareto e la cupola con una mezzaluna alla sua sommità (fig. 9).

Figura 9: Immagine del progetto Centro culturale islamico di Colle Val d’Elsa

(Fonte: www.liophitti.com334, consultato nell’aprile 2013)

Un altro aspetto da rilevare è il fatto che nei progetti per la realizzazione di moschee costruite ad hoc, e penso anche a quelli non realizzati a Milano, lo spazio non è mai dedicato interamente alla funzione del culto (fig. 10), anzi molo spesso non è nemmeno la funzione prevalente dal punto di vista dell’impiego dello spazio. Al contrario, vengono incluse nei progetti molteplici attività socio-culturali, a riprova del fatto che le moschee rappresentano in un contesto come quello italiano qualcosa di più di un semplice luogo di culto e che vi siano poste in gioco maggiori.

Figura 10: Immagine del progetto Centro culturale islamico di Colle Val d’Elsa

(Fonte: www.liophitti.com, consultato nell’aprile 2013)

I lavori per la realizzazione del centro partono nel 2006, grazie anche all’ingente contributo di 300.000 euro della Fondazione Monte dei Paschi di Siena335. Già l’anno successivo, però, i fondi a disposizione finiscono, i lavori si fermano e l’associazione islamica è costretta a ricominciare una raccolta di fondi tra la comunità dei musulmani locali e su tutto il territorio nazionale.

Nonostante le numerose difficoltà, la realizzazione è infine giunta al termine e nella primavera 2013 è solamente in attesa dei definitivi permessi per l’apertura.

L’opposizione al progetto

In occasione della presentazione del Protocollo, vengono consegnate 4.000 firme raccolte contro l’apertura del Centro islamico nel parco di San Lazzaro dal comitato “Giù le mani dal parco”, composto da residenti del quartiere de La Badia, e dalla lista civica “Insieme per il Colle”, nata con l’adesione dei membri del comitato e presentatasi alle elezioni amministrative di quel 2004. Le argomentazioni dell’opposizione di questi gruppi ruotano soprattutto intorno alla scelta della “zona

individuata per la costruzione del centro culturale islamico - come spiega l’amministrazione comunale di Colle Val d’Elsa nel proprio sito -, con l’obiettivo di opporsi non tanto alla costruzione di una nuova moschea, che poi non sarebbe nemmeno tale dal momento che si parla di un centro culturale islamico, quanto piuttosto alla decisione di costruirla in un parco pubblico, quello di San Lazzaro, e senza aver prima interpellato la popolazione residente”336. È interessante notare la sottolineatura operata dal Comune a proposito della natura del progetto: non sarà una moschea, bensì un centro culturale islamico.

Il Comitato e la lista civica propongono tra il 2005 e il 2006 due quesiti referendari contro la realizzazione del centro culturale islamico all’interno del parco di San Lazzaro. Entrambi i quesiti vengono dichiarati inammissibili sia dal Collegio di garanzia, istituito presso il Comune di Colle di Val d’Elsa, sia dal consiglio comunale. Anche il Tribunale di Siena, chiamato nel 2006 ad esprimersi sul secondo tentativo di proposta di referendum dal ricorso del Comitato, giudica inammissibile il referendum. Tale decisione viene peraltro motivata dal riconoscimento del fatto “che i diritti delle minoranze etniche e religiose sono una delle materie escluse dalla consultazione referendaria sulle quali l’amministrazione comunale è libera di attuare il proprio potere di indirizzo politico come espressione della maggioranza che governa la città”337.

Famosa è ormai anche l’opposizione della giornalista Oriana Fallaci, che nel 2006 dichiarava al New Yorker di voler far esplodere il centro islamico di Colle Val d’Elsa:

“If I’m alive, I will go to my friends in Carrara — you know, where there is the marble. They are all anarchists. With them, I take the explosives. I make you juuump in the air. I blow it up! With the anarchists of Carrara. I do not want to see this mosque — it’s very near my house in Tuscany. I do not want to see a twenty-four-metre minaret338 in the landscape of Giotto. When I cannot even wear a cross or carry a Bible in their country! So I blow it up!”339

336 Comune di Colle Val d’Elsa, Il Centro culturale islamico: le origini della vicenda, www.collevaldelsa.it, consultato nell’aprile 2013

337

Ibid.

338

nel progetto si prevedeva, però, un minareto di circa 8 metri

Numerosi inoltre sono gli atti intimidatori verificatisi nei confronti della costruzione del centro islamico, da una testa di porco rinvenuta nel cantiere del centro a dicembre 2006, alle manifestazioni leghiste (novembre 2006) in cui l’eurodeputato della Lega Nord, Borghezio, interveniva con lo slogan “Toscana cristiana mai musulmana”340. Infine, la realizzazione del centro islamico è stata più volte accusata di irregolarità fino ad arrivare a un processo per abuso edilizio iniziato nel 2011, che ha visto imputati l’imam Feras Jabareen, il direttore dei lavori, il rappresentante dell’impresa che li ha compiuti e il responsabile del cantiere- per la costruzione di un seminterrato in cemento armato senza autorizzazione341. Il processo si è concluso nel 2012 con l’effettiva condanna dei quattro imputati342, avvenimento che però non ha impedito la continuazione dei lavori. Anche l’autofinanziamento della comunità musulmana è stato oggetto di accuse di irregolarità e di mancanza di trasparenza, smentiti però dal controllo del Ministero dell’Interno.

Il caso della moschea di Colle Val d’Elsa è molto utile a introdurre lo studio del caso milanese. La realizzazione di un progetto con elementi architettonici riconoscibili e rapportabili ad esempi di architettura islamica che viene allo stesso tempo inquadrato, e giustificato, in un discorso di “normalità” estetica che dunque rimanda a una definizione di visibilità legittima, e illegittima, per i luoghi di culto islamico; l’opposizione e le proteste contro il progetto, rivolte in particolare al coinvolgimento del Comune; l’intrecciarsi con gli eventi internazionali dell’attacco alle Torri gemelle. Questi aspetti, infatti, li si ritroverà e saranno approfonditi più approfonditamente a breve, quando mi concentrerò sui luoghi di culto di Milano.

340 Bombardieri Maria, 2010, op. cit., p. 284 341

“Colle, il comitato anti-moschea sarà parte civile nel processo”, La Repubblica, 11 giugno 2010

342

“Moschea a Colle di Val d'Elsa, il Comitato dopo le prime condanne per abusi edilizi: «Il progetto deve essere fermato»”, www.valdelsa.net, 5 marzo 2012