PARTE I. LO SPAZIO URBANO, L’ISLAM E L’ITALIA
CAPITOLO 2. L’ISLAM E LE MOSCHEE IN ITALIA
2.4 I musulmani: una categoria plurale 63
A chi intendo dunque riferirmi quando parlo di “musulmani” in Europa? La prospettiva scelta è quella di non parlare dell’insieme delle popolazioni che vivono in Europa provenienti da culture o paesi musulmani, bensì a coloro che attivano un proprio riferimento all’islam come religione217. Questo riferimento può avvenire nelle forme e nelle intensità più diverse, a maggior ragione poiché queste popolazioni si trovano in un contesto nuovo e in una posizione minoritaria. Non si può far quindi riferimento a una concezione monolitica e immutabile della religione, bensì a quel processo di ridefinizione e riappropriazione di pratiche e modalità di aderenza al culto218.
Come nota Enzo Pace, il ventaglio di riferimenti individuabili è molto variegato:
si va dall’identificazione più intensa dal punto di vista esperienziale con la religione islamica, sia nelle forme antiche e tuttora vitali tradizioni come quella del sufismo, sia con più recenti rivendicazioni dell’identità islamica elaborate nel tormentato confronto con l’Occidente, come in quel complesso di tendenze in cui si intrecciano politica e religione e che siamo soliti indicare con la categoria di salafismo.219
Vi sono poi attitudini differenti rispetto alla pratica: da chi vi si dedica con minore coinvolgimento, a chi adotta un approccio più dottrinale, più o meno colto, fino ai casi in cui una profonda credenza non corrisponde a una regolare pratica o a quelli, al contrario, in cui un’osservanza meticolosa dei precetti non corrisponde ad alcuna elaborazione dottrinale. Vi è poi un approccio alla sfera religiosa vista come “estremo presidio identitario” che sfocia in una pratica intensa.
La natura pluridimensionale di questo fatto religioso induce Pace a concludere che
l’islam presenta oggi tutta la complessità da punto di vista sociologico, con la conseguente pluralità di piani analitici che legittimamente possono attraversarlo, che caratterizza ciò che chiamiamo in
217 Dassetto Felice, 1996, op. cit., p. 10 218
Metcalf Barbara Daly, 1996, Making Muslim space. In North America and Europe, University of California Press, Berkeley e Los Angeles, p. 21
generale religione, invitandoci quindi a tentare di correggere quella forzatura che si verifica con tanta frequenza nei discorsi dei media e nella retorica politica, ma a volte anche nelle stesse scienze sociali, che tende a reificarlo, attribuendogli con tratto totalmente dominante quello dell’enfasi dell’appartenenza.220
E sottolinea la necessità “di uscire dal campo di effetti di una visione essenzialistica”, che tenga conto della “molteplicità dei piani che articola la relazione tra la religione e le molte dimensioni dell’esperienza di vita nella società di oggi”221. La pluralità dei “musulmani” è data anche dall’eterogeneità delle popolazioni che fanno riferimento a questa categoria religiosa, da un punto di vista della cittadinanza. Vi è, infatti, una parte una minoranza – di cittadini italiani, tra convertiti, persone che abbiano acquisito la cittadinanza nel corso della propria vita e seconde generazioni figlie di stranieri e nate in Italia che, divenute maggiorenni, possono ottenerla. Un’altra parte – la maggioranza – composta da stranieri di provenienza molto varia, da aree del mondo molto diverse tra loro, e molteplici lingue. Non a caso quindi nelle richieste del Centro islamico di Milano si sono storicamente mescolate richieste legate al diritto di culto (la moschea, l’insegnamento islamico a scuola, aree cimiteriali apposite, carne halal nelle mense, etc.) a diritti, come quello di voto amministrativo, maggiormente legato a un accesso a una cittadinanza piena222, un passo ritenuto importante e che permetterebbe di incidere sulla sfera delle decisioni locali. Infine non si può non far menzione alla componente di genere e a quella generazionale, che, anche attraverso una sfera associativa223, contribuiscono a rendere più variegato il panorama dell’islam italiano e a far prefigurare nuove prospettive per l’islam italiano224.
A fronte di questa diversità, le rappresentazioni dei discorsi pubblici, soprattutto dei media e della politica, operano forzature e restituiscono immagini stereotipate225, come quelle che saranno analizzate nell’ultimo capitolo di questa tesi. Soprattutto
220
Ivi, p. 48
221 Ibid.
222 Il Messaggero dell’Islam, n. 75, 1990
223 Cfr. ad es. Associazione Donne Musulmane d’Italia, www.admitalia.org, e Giovani musulmani
d’Italia, www.giovanimusulmani.it
224
Frisina Annalisa, 2007, Giovani musulmani d’Italia, Carocci, Roma
negli ultimi anni, e in particolare in conseguenza dell’11 settembre, delle indagini su alcune moschee italiane e gli arresti che ne sono seguiti, che hanno gettato discredito sull’intera popolazione musulmana nel suo complesso.
Negli ultimi anni l’immagine dei musulmani più diffusa dai media è quella dei musulmani prostrati in preghiera, in strada davanti all’Istituto islamico di viale Jenner, in piazza del Duomo, nel gennaio 2009 (fig. 37) a seguito della manifestazione contro i bombardamenti su Gaza, per tenere come riferimento il caso di Milano: un’immagine che proprio in quegli anni rinforza la costruzione del discorso su un islam invasivo, le cui pratiche sono estranee alla norma dello spazio pubblico. Sono, in fondo, immagini che indeboliscono la loro soggettività, perché si innestano in una situazione di generale mancanza di voce dei musulmani in Italia. In realtà la stessa manifestazione contro i bombardamenti sulla striscia di Gaza, così come le manifestazione in solidarietà a popolazioni musulmane in guerra o oppresse svoltesi negli anni prima, offre elementi interessanti di analisi. È, infatti, interessante notare che l’orizzonte della geografia immaginaria che emerge dal piano del discorso non è assolutamente solo locale. Le manifestazioni più imponenti dei musulmani di Milano sono concentrate su questioni di ordine internazionale, come la guerra dei Balcani o il conflitto israelo-palestinese. Anche il tentativo di legittimazione delle moschee e i riferimenti delle rivendicazioni dei musulmani travalicano la scala locale per ampliarsi a una prospettiva internazionale. Ad esempio, per giustificare le prime ipotesi di moschee, infatti, sono chiamati in causa gli interessi degli uomini d’affari musulmani provenienti da paesi arabi226.