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Il venerdì: decentramento vs accessibilità 139

PARTE II. L’ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO ISLAMICO.

CAPITOLO 2. ISLAM IN UNO SPAZIO URBANO:

2.2 Tra centro e periferia: le traiettorie variabili dell’islam a Milano 133

2.2.2 Il venerdì: decentramento vs accessibilità 139

Di fronte a queste difficoltà, due delle prime associazioni milanesi e tra le più frequentate, la Casa della cultura islamica di via Padova e l’istituto culturale di viale Jenner, hanno tentato di trovare nuove soluzioni. Le dimensioni ridotte della Casa della cultura islamica di via Padova la costringono a organizzare la preghiera su più turni. Inoltre, la sua accessibilità è meno diretta rispetto ad altri spazi. Trovandosi in una via che per metà (il senso di marcia che va verso l’esterno della città) è stata resa preferenziale, le automobili possono percorrerla solo in parte, e ancor più difficile è

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Estratto dall’intervista a Abdel Hamid Shaari, Presidente dell’Istituto culturale islamico, da me realizzata a Milano il 6/5/2013

parcheggiare anche nelle strette vie del circondario. L’unico mezzo di trasporto che raggiunge lo spazio è un autobus che percorre tutta la via da piazzale Loreto, per poi terminare la sua corsa nel quartiere Adriano. Ogni venerdì all’ora della preghiera, per le cinque fermate che la collegano alla fermata della metropolitana di Loreto, l’autobus è gremito di persone che si recano alla preghiera.

Dalla metro di piazzale Loreto ho preso il bus 56 per raggiungere la Casa della cultura islamica, verso le 11.30 (la prima preghiera iniziava alle ore 12). Molta gente è scesa con me alla fermata della Casa della cultura: stavano andando alla preghiera. Anche dai bus successivi sono scese molte persone che si recavano al centro.433

La Casa della cultura islamica ha quindi deciso di trasferirsi, individuando e acquistando un edificio, un ex stabilimento dell’Enel, nella stessa via, a qualche chilometro di distanza verso l’esterno della città. Come si è già visto, però, la divisione della comunità seguita all’acquisto, ha fatto sì che solo una parte di essa vi si sia trasferita e via abbia stabilito la propria sede, costituendosi come Associazione Islamica di Milano. Nonostante i pochi chilometri che separano i due edifici, il paesaggio urbano subisce un netto cambiamento. La nuova Associazione islamica sorge in un’area poco abitata e delimitata dalla tangenziale da un lato, composta perlopiù da campi, capannoni e qualche cascina. Tuttavia, è un punto facilmente accessibile, sia con i mezzi pubblici, la metropolitana che vi si ferma a pochi passi, che privati, data la vicinanza di una tangenziale e la presenza di un ampio parcheggio.

Figura 23: I dintorni dell’Associazione islamica di Milano

(Fonte: Google Maps, , consultato nel febbraio 2013)

Coloro che sono rimasti nella vecchia sede della Casa della cultura si sono organizzati utilizzando una palestra vicina e organizzando anche una preghiera del venerdì presso i locali di una piscina in zona Niguarda. Anch’essa ben servita da metropolitana e mezzi pubblici.

L’Istituto culturale islamico di viale Jenner è stato invece obbligato a trasferire la propria preghiera del venerdì dalla task force istituzionale coordinata dall’intervento del Ministro degli Interni in persona, nell’estate del 2008. L’obiettivo dell’intervento era quello di porre fine innanzitutto alla preghiera del venerdì che a causa del sovraffollamento del centro si riversava da anni sul marciapiede antistante l’Istituto culturale islamico. Anche l’intero centro e le sue altre attività, però, avrebbero dovuto essere spostati perché anche le sue attività quotidiane erano fonte di disagi per il quartiere. Di fronte alla proposta delle istituzioni, nella persona del vicesindaco di centrodestra De Corato (Forza Italia) di spostarsi “in un’area non urbanizzata”434, il Presidente dell’Istituto culturale islamico dichiara le proprie condizioni:

Siamo disponibili ad accettare il trasferimento della struttura fuori dal centro storico di Milano, purché nel territorio comunale e in una zona servita dai mezzi pubblici435.

L’Istituto ha quindi trovato una soluzione in accordo con le istituzioni, trasferendo la preghiera del venerdì “temporaneamente” al Palasharp, un palazzetto che allora ospitava eventi pubblici e concerti.

Si tratta di una soluzione che, a distanza di quattro anni, sembra funzionare per Shaari.

Tutto il problema è qua, proprio solo ed esclusivamente immobiliare. Naturalmente loro dicono si vediamo, però non vicino alle case… guarda la soluzione del Palasharp. Sono anni che andiamo lì, non abbiamo mai creato problema, va benissimo perché c’è la metropolitana che arriva lì, a Lampugnano, e la nostra gente si è abituata al luogo, c’è un parcheggio grossissimo a pagamento, 4 ore a 1 euro. Ci sono tutte le possibilità.436

L’evoluzione e l’aumento della partecipazione musulmana a Milano da una parte sta quindi portando all’apertura nuovi spazi di preghiera, temporanei come nel caso del Palasharp, e più decentrati ma facilmente accessibili, in cui i musulmani si recano per partecipare alla preghiera del venerdì. La raggiungibilità in un breve tempo sia con mezzi pubblici che privati, a seconda delle esigenze, è, infatti, particolarmente importante per questa preghiera che si svolge nella breve pausa dal lavoro di un giorno feriale. Come spiega ancora Shaari, infatti

È per questo che la preghiera del venerdì la facciamo alle 13.30, proprio in funzione di quelli che lavorano fino alle 12.30-13 poi arrivano a pregare e poi scappano in fretta perché hanno preso un permesso […] e hanno il tempo molto ristretto. Per questo insistiamo sul fatto di trovare un posto vicino alla metropolitana, perché ci aiuta a gestire la cosa in funzione di quei lavoratori che devono venire a pregare. Fanno già fatica a lasciare il lavoro per venire a pregare a Lampugnano, se c’è la

435 “«Una moschea a Milano per l’Expo» Spunta l’ipotesi di via Rubattino. La Regione: potrebbe

sorgere anche ad Arese. Disertato il vertice di oggi in prefettura”, Corriere della Sera, 5 luglio 2008

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Estratto dall’intervista a Abdel Hamid Shaari, Presidente dell’Istituto culturale islamico, da me realizzata a Milano il 6/5/2013

possibilità di muoversi facilmente va bene, altrimenti diventa molto difficile, per noi ma anche per loro437.

In questa corsa contro il tempo, d’altronde, la prossimità “topografica”438, caratterizzata da continuità e contiguità, ha un valore relativamente importante in una città come Milano, le cui strade sono molto trafficate di giorno, e in particolare nelle “ore di punta”, dotata di una buona rete di servizi di trasporto pubblico di superficie e di una rete non molto sviluppata di metropolitana. È piuttosto la prossimità “topologica” a contare maggiormente, ovvero la connessione, “la prossimità permessa da reti, trasporti, comunicazione”439. I fattori dunque che condizionano la velocità dello spostamento sono molti e interdipendenti, come ad esempio il collegamento o meno con i mezzi di trasporto pubblico, l’orario in cui esso avviene, il percorso da seguire – variabile a seconda dei mezzi, per dirne qualcuno. È per questo motivo che il collegamento diretto a una linea di metropolitana (come ad esempio nel caso del Palasharp e di Cascina Gobba)

437 Estratto dall’intervista a Abdel Hamid Shaari, Presidente dell’Istituto culturale islamico, da me

realizzata a Milano il 6/5/2013

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Lussault Michel, 2007, op. cit., p. 65

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Figura 24: Moschee e trasporti sotterranei milanesi

rende il percorso molto più rapido e lo spazio più accessibile (fig. 24). In compenso, il cambio di localizzazione sembra che permetta di ottenere luoghi di maggiori dimensioni, più confortevoli e in grado di accogliere tutti. Posti che si sottraggono ai conflitti territoriali che si innescano in “centro” e dove i musulmani possono quindi pregare indisturbati. Un compromesso, quindi? Sembrerebbe proprio così e si basa su un assunto implicito: l’islam dei grandi numeri, come quelli del venerdì, deve decentrarsi, per trovare posti poco visibili e che non disturbino. Si tratta di disposizioni neutre, urbanistiche, necessarie nel caso di grandi eventi, oppure è proprio la preghiera islamica che non può avere un posto nella città, o come ha

sostenuto il vicesindaco dell’amministrazione Moratti, “Noi rispettiamo, eccome, il diritto di riunirsi per pregare”, ma per la moschea “a Milano non c’è spazio”440?