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Le organizzazioni islamiche in Italia 186

PARTE III. LA DEFINIZIONE DI UN USO LEGITTIMO DELLO SPAZIO

CAPITOLO 2. RAPPRESENTANZA

2.1 Le organizzazioni islamiche in Italia 186

Durante il fascismo, nel 1937, fu creata l’Associazione musulmana del littorio (Aml) allo scopo di “garantire i servizi religiosi essenziali ai musulmani dell’impero553 presenti nella penisola, curando anche l’applicazione del diritto coranico in campo civile e familiare”554.

L’organizzazione, però, ebbe fine con la caduta del regime. Successivamente, nel 1947, un gruppo di albanesi musulmani che avevano lasciato la Iugoslavia comunista, fondarono a Roma l’Unione islamica occidentale, poi Unione islamica in Occidente (Uio)555. L’organizzazione rimase l’unica in Italia fino alla nascita del Centro islamico culturale d’Italia, ma nel tempo, come spiega Allievi,

è diventata un’organizzazione di qualche prestigio, che si occupa dell’insegnamento in arabo per i figli dei diplomatici e i ricchi commercianti, e della diffusione della lingua e della cultura islamica, attraverso corsi e, sotto la dizione di Accademia della cultura islamica, editando un’elegante rivista culturale in italiano, «Islam. Storia e civiltà».556

552 Cit. in Spreafico Andrea, Coppi Andrea, op. cit., p. 107

553 Nel 1937 Somalia, Libia, Eritrea ed Etiopia erano sotto il controllo dell’Italia fascista, e nel 1939 vi

finì anche l’Albania

554

Ibid.

555

Allievi, 2003, op. cit., p. 90

Il Centro islamico culturale d’Italia (Ccii)557, nato nel 1966 a Roma, oltre ad essere stata una delle prime organizzazioni musulmane in Italia è anche l’unica ad essere stata riconosciuta come ente morale dotato di personalità giuridica558. Il Centro è considerato espressione del cosiddetto “Islam degli Stati”559, per via della gestione del suo consiglio di amministrazione, di cui fanno parte gli ambasciatori di numerosi paesi islamici accreditati presso la Repubblica italiana e la Santa Sede. Le due componenti che prevalgono, in termini di peso politico e sostegno finanziario, sono la Lega del mondo islamico – per diversi anni rappresentata in Italia dall’ex ambasciatore Mario Scialoja - e in particolare l’Arabia Saudita e il Marocco. Per il suo carattere istituzionale il Ccii viene visto come poco vicino alle comunità di immigrati560, che frequentano la grande moschea di Roma soprattutto in occasione della preghiera congregazionale del venerdì.

Nel 1971 nasce invece l’Usmi, Unione degli studenti musulmani in Italia, su iniziativa di un gruppo di studenti universitari musulmani provenienti principalmente da Siria, Giordania, Libano e Palestina, a Perugia561, sede dell’Università per stranieri. In Italia dunque, come notano Spreafico e Coppi, “a differenza del resto d’Europa (dove i protagonisti sono stati i lavoratori), sono stati gli studenti musulmani immigrati a organizzare veramente l’islam”562. L’Usmi decide, infatti, di organizzare attività legate alla pratica della religione islamica e si radica inizialmente a Bologna e Perugia, due città marcatamente universitarie. “Nei primi anni le attività dell’associazione sono rivolte soprattutto all’organizzazione della preghiera del venerdì, nel mese di Ramadam e ai contributi allo studio per gli studenti più volenterosi”563. L’organizzazione si diffonde poi rapidamente in numerosi altri centri urbani italiani. È dunque interessante sottolineare questa prima geografia delle organizzazioni musulmane, costituitesi non nelle grandi città industriali, ma nei centri universitari italiani, ad opera degli studenti universitari.

557

Promotore della grande moschea di Roma

558 D.P.R. 21 dicembre 1974, n. 712, “Gazzetta ufficiale”, 11 gennaio 1975 559 Spreafico Andrea, Coppi Andrea, op. cit., p. 111

560 Ronchi Paolo, op. cit., pp. 97–144 561

Del Sette Luciano, 2005, Guida all’Islam in Italia, Airplane, Bologna

562

Spreafico Andrea, Coppi Andrea, op. cit., p. 108

Nel 1974, nasce a Milano il Centro islamico di Milano e Lombardia, anche ad opera dell’allora segretario dell’Usmi, Ali Abu Shwaima, trasferitosi intanto da Perugia. Il Centro nasce per rispondere all’esigenza di una comunità che non è composta esclusivamente da studenti, ma anche da molti lavoratori. Pensato come primo Centro islamico a livello popolare in Italia564, “costituitosi di fatto, come punto di riferimento religioso e culturale della modesta presenza islamica a Milano, nel 1974 e, successivamente, formalizzato con atto notarile nel 1976”565. Si è pubblicamente presentato per molti anni come “il più qualificato soggetto rappresentativo dell’Islam in Italia”566, come si può ripetutamente leggere nelle pagine de Il Messaggero

dell’islam. Il Centro islamico, infatti, rifiuta la concezione di un Islam composto da

molteplici anime:

La comunità musulmana è unica ed è costituita, al di là delle sigle, da tutti coloro che hanno come loro codice di vita il Sublime Corano e come maestro di Vita il Profeta Muhammad, che Allah lo benedica e l’abbia in gloria. Anche il Centro Islamico di Milano e Lombardia non è «una comunità musulmana», bensì è la struttura organizzativa locale della presenza a Milano e Lombardia di appartenenti alla Comunità Islamica in Italia. Il carattere essenziale dell’Islam è, infatti, l’unitarietà! Non esistono, come certa propaganda afferma, «molti e diversi Islam». L’Islam è uno, unico e indivisibile.567

Il Centro islamico affermava che il proprio primato

su tutte le altre realtà di base locali, nate negli ultimi anni, non si ferma soltanto al dato cronologico, ma si allarga a tutte le sfere di attività socio-cultural-religiosa. È del Centro islamico l’unico periodico di islamologia esistente in Italia […]; è dalle mani dell’Amir del Centro islamico che fu presentata all’allora Presidente della commissione affari costituzionali, Onorevole Labriola, la prima bozza per un’ipotesi di Intesa tra la Repubblica italiana e la Comunità musulmana d’Italia: è del Centro islamico la fondazione della prima struttura architettonica, avente le caratteristiche tradizionali della Moschea, in Italia. Questo ed altro sul piano dell’attività culturale e sociale fanno del Centro islamico di Milano e Lombardia il più qualificato soggetto rappresentativo dell’Islam in Italia568.

564 Estratto dell’intervista ad Ali Abu Shwaima, Presidente del Centro islamico di Milano e

Lombardia, da me realizzata a Milano il 22/9/2012

565 Il messaggero dell’islam, n. 118, 1995 566 Ibid. 567 Ibid. 568 Ibid.

Il Centro islamico di Milano e Lombardia ha dunque provato a lungo a presentarsi come soggetto rappresentativo dei musulmani d’Italia, anche in virtù della propria capacità organizzativa e presentando per primo una bozza di richiesta di Intesa, che non andrà a buon fine, per l’islam con lo Stato italiano. Il Centro islamico di Milano e Lombardia ha “poi finito per delegare all’Ucoii […] a proporsi come soggetto per una eventuale Intesa con lo Stato italiano”569. L’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia (Ucoii) è un’altra importante organizzazione a livello nazionale, fondata ad Ancona nel 1990. Il Centro islamico di Milano e Lombardia è tra i suoi fondatori, tanto che Ali Abu Shwaima ne diviene primo segretario570. Nasce in qualche modo in continuità con l’Usmi, che, di fronte a una presenza islamica sempre più stabile e articolata, non può più mirare a essere un “contenitore di tutti i musulmani d’Italia”571. Come rappresentante di numerose associazioni radicate sul territorio nazionale, uno dei principali obiettivi che l’Ucoii si prefigge è quella di erigersi a “interlocutore a livello nazionale per la comunità islamica”572. Per questo, L’Ucoii ha richiesto di essere riconosciuta come “ente rappresentante della confessione islamica, nei rapporti con lo Stato per le materie di interesse generale dell’islamismo”573.

Tra le altre organizzazioni di musulmani in Italia, figura la Comunità religiosa islamica (Co.Re.Is.), nata all’inizio nel 1993 come Associazione Internazionale per l’Informazione sull’Islam, con presidente Abd al Wahid Pallavicini. La Co.Re.Is è composta perlopiù da italiani convertiti all’islam e non ha molti rapporti con il mondo dell’immigrazione. Anche per questo motivo, se da un lato è caratterizzata da un deficit di rappresentanza proprio di quel mondo, dall’altro cerca di porsi come interlocutore affidabile, come rappresentante di un islam aperto al dialogo, come intermediario tra due culture di fronte alle istituzioni, sia locali – come nel caso di Milano – che nazionali – ad esempio, con la presentazione di una bozza d’Intesa.574

569

Spreafico Andrea, Coppi Andrea, op. cit., p. 108

570 Il messaggero dell’islam, n. 73, 1990

571 Estratto dell’intervista ad Ali Abu Shwaima, Presidente del Centro islamico di Milano e

Lombardia, da me realizzata a Milano il 22/9/2012

572

Ibid.

573

Guolo Renzo, op. cit., p. 72

L’Associazione musulmani italiani (AMI), composta anch’essa soprattutto da italiani convertiti, oggi occupa una posizione molto defilata nel panorama associativo islamico575. Entrambe queste due associazioni di ridotte dimensioni, hanno avanzato proposte di Intesa con lo Stato italiano, proponendosi come interlocutori islamici affidabili e compatibili con la società e l’ordinamento italiani576. L’Unione musulmani d’Italia (UMI), nonostante le sue dimensioni ridotte, ha goduto di una forte esposizione mediatica, soprattutto dovuta al suo fondatore, Adel Smith, un convertito italiano, e dei suoi toni fortemente polemici contro i simboli cristiani. Una visibilità che “ha rappresentato per molti mass media un modo per creare timore nei confronti dell’islam tra i telespettatori”577. Di fatto, però, a fronte di questa esposizione corrisponde un seguito modesto nel mondo dell’immigrazione, “ed è visto spesso con fastidio dalle altre organizzazioni islamiche, e da molti musulmani, che paventano precisamente le conseguenze della sua intensa attività polemica e apologetica”578. Infine, la più recente organizzazione è la Confederazione islamica italiana (CII), nata nel 2012 dopo un percorso complesso che ha portato all’unione di federazioni regionali di organizzazioni islamiche579.