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i colori degli antichi e gli strumenti adatti per raccontarl

Per i non addetti ai lavori è abbastanza faticoso comprendere che la statuaria classica, greca e romana, così come numerose decorazioni architettoniche, fossero in origine po- licrome. I musei, luoghi della cultura e dell’educazione all’arte per eccellenza, nella loro funzione di sviluppo e promozione della conoscenza, cosa fanno per comunicare corretta- mente i colori degli antichi? Il progetto Gold Unveiled© è stato avviato con il tentativo di rispondere a due domande fondamentali: quanto e in che forma riusciamo a comunicare conoscenze così complesse (i.e. le dorature) e articolate (sovrastrutture culturali)?

Nel paragrafo precedente abbiamo discusso sulla nuova logica del digitale e del suo uso in ambito museale: nonostante ciò il pubblico che frequenta i musei italiani è ancora troppo esiguo se confrontato con i dati dall’estero13, poiché serpeggia la convinzione che

esso sia un luogo statico, «usufruibile» da pochi, fatto di percorsi prestabiliti associa- ti o meno a visite guidate anch’esse preconfezionate, contenitore di opere che, spesso fuori contesto (eccezion fatta per le collezioni antiche se ancora nella loro collocazione originale), comunicano con affanno la loro intrinseca natura. Andare per musei talvolta significa muoversi all’interno di contenitori, i cui contenuti sono compresi parzialmente, inducendo un comportamento passivo del visitatore, che si ritiene esterno all’esperienza e inidoneo a esprimere la propria potenzialità creativa. All’utente raramente sono poste domande ma fornite solo risposte (percorsi di visita); barriere quali un linguaggio com- plesso e articolato, lacune nella conoscenza, ma più semplicemente cordoni, allarmi, custodi-sentinelle (tutti necessari ma talvolta in esubero o sotto numero) mutilano l’ap- proccio immersivo individuale e si traducono in esperienze unidirezionali che, nei casi più estremi, inducono i visitatori ad aggirarsi spaesati nelle sale dei musei, suscitando

12 In seguito alla recente riforma consta di circa 1260 pezzi perché sommata alle collezioni di Boboli e Palazzo Pitti. 13 Fonte ANSA Cultura.it del 14/01/2016: nel 2015 i visitatori di musei, gallerie monumenti e aree archeologiche italiane sono stati circa 30 milioni (totali, paganti e non paganti). I visitatori di siti, monumenti e musei francesi (fonte LesEcos. fr) sono quasi il doppio, nonostante la riduzione del 5% in seguito agli attentati terroristici. (il museo che ha subito il maggior contraccolpo è il Louvre con un calo del 6,45 % ricevendo da solo ben 9,3 milioni di visitatori). In Inghilterra, a Londra, Natural History Museum, National Gallery e British Museum hanno totalizzato da soli 18 milioni di visitatori! Si legga anche questo articolo di Gian Antonio Stella: « Tutti i musei pubblici d’Italia guadagnano meno del Louvre» uscito in data 11 aprile 2011 sul Corriere della Sera: http://www.corriere.it/cronache/13_aprile_11/tutti-musei-pubblici-italia- guadagnano-meno-louvre-26-euro_d15f2bc0-a266-11e2-b92e-cf915efd17c3.shtml

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IMPIEGO DELLE TECNICHE VIRTUALI E INTER AT TIVITÀ NELL’ESPERIENZ A DIDAT TICA

in loro unprofondo senso di inadeguatezza, escludendoli di fatto dalla comprensione dei significati delle opere, relegandoli nell’infelice ruolo di acritici contemplatori14! Possono

le nuove tecnologie cercare di in-trattenere un pubblico generalista ma esigente? Curioso ma non esperto? Quanto può la visita al museo tradursi in un’esperienza di conoscenza? Quanto invece certi musei allontanano? L’utilizzo, cauto e mirato, a fini esclusivamente educativi delle nuove risorse tecnologiche favorirebbe, proprio per la loro duttilità e fun- zionalità, un approccio contemporaneo all’antico.

Per avviare Gold Unveiled©, oltre agli analytics sulla tipologia di pubblico, è stata condotta un’indagine non solo nelle Gallerie ma in alcuni dei più importanti musei fio- rentini per comprendere quale fosse lo strumento digitale più utilizzato, che è risultato essere lo smartphone: giovani e anziani (questi senza grosse difficoltà) lo adoperano so- prattutto per scattare fotografie (Fig. 1).

Ne è conseguita una prima fondamentale indicazione della direzione da prendere: creare un progetto digitale che potesse essere «ospitabile» su un cellulare di nuova ge- nerazione, semplice da utilizzare (come fotografare), che non prevedesse conoscenze tecnologiche avanzate e che potesse rendere l’esperienza immediatamente condivisibile (aggancio con i social per garantire una esperienza fuori del museo). Tutte le persone intervistate difatti hanno dichiarato che, nonostante la loro scarsa competenza ed espe- rienza in materia di strumenti digitali, avevano attiva almeno una utenza nei vari social

networks, con lo scopo di «restare in contatto con amici/conoscenti». I social, promotori

di vere e proprie comunità virtuali, potevano essere dunque adoperati per avviare una forma di relazione quasi privilegiata con il museo, un rapporto individuale, attraverso il quale abbattere le barriere (reali o teoriche) di accesso a contenuti articolati, spesso e volentieri solo destinati agli addetti ai lavori. La garanzia di accessibilità è divenuta quindi la priorità sulla quale far ruotare tutto, partendo dal presupposto che la fruizione online doveva necessariamente passare attraverso l’innovazione tecnologica ma, al con- tempo, non esserne ingabbiata.

Gold Unveiled©15, primo esperimento di strategia digitale del Dipartimento di Anti-

chità Classiche (Galleria degli Uffizi) trae le sue radici teoriche dalla considerazione che

14 Volpe 2015: 71-76.

15 Ideazione, progettazione, gestione a cura della scrivente.

un museo debba necessariamente superare il confine imposto dall’esposizione, contri- buendo alla creazione di strumenti (ma anche semplici accorgimenti) che facilitino alla comprensione delle opere d’arte, delle quali diviene possibile raccontare la complessità fenomenologica culturale, sociale, religiosa, politica. L’uso di supporti multimediali ha consentito l’accesso agli studi quinquennali del Dipartimento in materia di ricerca sulle dorature e sulla policromia antiche: i contenuti pubblicati e disponibili on/off site sono stati organizzati in forma di sito web, che grazie a un’interfaccia collegata alla risorsa in loco e a un tablet/smartphone predisposto con l’applicativo necessario, sono visualizza- bili molto velocemente dall’utente. La scelta è ricaduta sui Codici QR16 (acronimo per

Quick Response) trasformati in uno strumento di disseminazione di un tema complesso, quasi di nicchia, trasformato in un sistema di conoscenze aggiunte, adatte a una esposi- zione articolata (Fig. 2). Tecnicamente si tratta di schemi grafici «impressi» nell’imma- gine, nel nostro caso dinamici, poiché tramite il loro utilizzo il browser visualizza una pagina web; per poterli utilizzare è necessario scaricare una applicazione gratuita sul proprio dispositivo, direttamente e gratuitamente da Google Play17: installato il software

è immediatamente adoperabile e funzionante con tutti i codici QR esistenti al mondo.

L’abilità del loro utilizzo è pari a quella necessaria per scattare una fotografia poiché il supporto tecnico (smartphone, tablet), munito di un obiettivo, svolge la funzione di un semplice scanner: una volta inquadrato il QR, il programma aggancia istantaneamente la rete, indirizzando il dispositivo al sito web del progetto18. L’elaborazione dei documenti

da mettere online è stata organizzata affinché la visualizzazione da remoto potesse essere calibrata allo strumento utilizzato, ottimizzando le pagine web direttamente sul supporto scelto dall’utente; in questo modo è stato superato il problema di dover creare una grafica specificamente legata all’infomobilità che avrebbe richiesto l’elaborazione di pagine otti- mizzate per la visualizzazione mobile. L’ autosetting ha fatto risparmiare tempo e denaro, grazie anche all’impiego di un server gratuito19 sul quale è stato creato il sito (unico costo

16 Casadio 2012: «I qr code, queste piccole immagini quadrate che possiamo interrogare grazie a semplici lettori che utilizzano i

sistemi fotografici dei nostri smartphone, consentono di accedere a contenuti aggiuntivi davanti a ogni singolo oggetto del museo e sono dunque un perfetto ponte tra realtà offline e realtà aumentata del mondo web. Le opere esposte al museo smettono così di essere realtà isolate, o contestualizzate nel solo percorso di visita, per trasformarsi nel punto focale di una rete di informazioni. Resta dunque il piacere della visita e la gioia di osservare un opera d’arte, ma quanto può essere messo a disposizione, con interrogazione a domanda e con modalità che si possono adeguare ai singoli visitatori, permette ai musei un grande salto di qualità nella loro missione di diffusione della conoscenza».

17 https://play.google.com/store/apps/details?id=me.scan.android.client 18 http://www.goldunveiled.it/

19 https://it.wordpress.com/

Fig. 2. Immagine del progetto: Primo Corridoio e indicazione del QR in alto. Credits: Cristiana Barandoni

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previsto è il rinnovo annuale dell’hosting). Ad ogni codice QR, creato in formato .PNG, è stata associata un’opera (Fig.3): il codice, in forma di targhetta 2x2 cm è diventato, grazie alla semplice scansione, una didascalia utilizzabile su qualsiasi piattaforma (Androids, iOS, Symbian, Blackberry e Windows)20.

Il tema delle dorature, impossibile da declinare con la pannellistica tradizionale, è stato reso fruibile grazie a queste piccole immagini grafiche, stampate e posizionate sui vari basamenti o a fianco delle didascalie preesistenti (eccetto il caso dell’Ara Pacis

Augustae per la quale è stato creato un pannello adeguato): semplicemente scattando

una foto (Fig. 4), l’utente è reindirizzato ad un sito web con contenuti aggiuntivi relativi a ciascuna di esse: un perfetto ponte tra realtà offline e realtà aumentata del mondo web21.

Si è stabilito così un primo tentativo di dialogo tra visitatore e scultura antica, grazie al quale i candidi marmi hanno smesso di essere muti lacerti del passato, inserendosi a pieno titolo e trasformandosi in centro di informazioni sul loro passato. Lo sviluppo che è conseguito è stato senza precedenti: i visitatori hanno cominciato a rapportarsi in maniera più sensibile e accorta anche alla statuaria, interrogandola e percependola nella

20 Ovviamente, affinché il software funzioni è necessaria una connessione ad Internet; in questo caso specifico, un grosso aiuto è arrivato dalla recentissima cablatura a copertura totale di tutti gli spazi delle Gallerie con la copertura wi-fi. 21 http://www.d4b.it/

Fig. 3. Nonostante i QR sembrino tutti uguali, ogni codice è unico ed irripetibile. Nell'immagine alcuni QR esposti in Galleria. Credits: Dipartimento di Antichità Classica, Galleria degli Uffizi

Fig. 4. Visitatori alle prese con l'utilizzo del sistema QR grazie alla didascalia disposta all'ingresso del museo nel Ricetto Lorenese. Credits Cristiana Barandoni

sua fondante unitarietà e valore. Rendere fruibili virtualmente notizie, studi, ricostru- zioni e posizionamenti di dorature ha stimolato la capacità di osservazione ed interesse dell’utenza sia fisica che virtuale, quest’ultima cresciuta in maniera esponenziale fin dai primi tempi, passando da 338 utenti della prima settimana ai circa 20 mila in un anno22.

Gli analytics, uno dei componenti principali del piano di lavoro, sono stati il termometro grazie al quale monitorare costantemente personalizzazioni e indagini, conoscendo da vicino la direzione dell’interesse degli utenti.