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Fig. 1. Schema planimetrico del progetto museologico della corsia di S. Jacopo

MUSINT 2. Nuove esperienze di ricerca e didattica nella museologia interattiva, a cura di Anna Margherita Jasink, Giulia

Dionisio, ISBN 978-88-6453-396-4 (online), ISBN 978-88-6453-395-7 (print), CC BY 4.0, 2016 Firenze University Press

risultavano neppure inventariati esistendo solo elenchi riferiti alle otto bacheche murali entro le quali erano stati conservati fino a questo momento. Primo atto, dunque, è stato quello di avviare la loro catalogazione (mediante scheda ministeriale PST) promossa dal Centro di Documentazione per la Storia dell’Assistenza e della Sanità.

I lavori edilizi hanno proceduto abbastanza lentamente tanto che, solo alla fine del 2014, è stato possibile iniziare concretamente a stilare un progetto museologico.

Si è costituito un gruppo di lavoro composto – oltre dai funzionari dell’ex Azienda USL3, oggi distretto dell’Azienda USL Toscana Centro – dai referenti di zona della So- printendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le provincie di Pistoia e Prato (Dr.ssa Maria Cristina Masdea, Arch. Valerio Tesi), dalla Dr.ssa Lisa Di Zanni del Comune di Pistoia quale storica della Città e del Ceppo in par- ticolare, dal Dr. Claudio Rosati – già coordinatore per l’organizzazione del Sistema dei Musei di Pistoia – e dalla sottoscritta.

All’interno di una più ampia riqualificazione del complesso storico ospedaliero del Ceppo (di cui è in progetto il trasferimento di proprietà dalla Regione al Comune di Pistoia) il primo intento del gruppo di lavoro preposto è stato quello di creare una espo- sizione flessibile, aperta a future implementazioni e modifiche.

Questa specificità, tuttavia, non ha incrinato il percorso essenziale del progetto che fin da questo primo momento si è voluto improntato all’interdisciplinarietà entro cui i vari argomenti storici di contesto (storia sociale e geo-morfologica del sito, l’ospedale all’inter- no del contesto sanitario della città, l’evoluzione dell’architettura e suo rapporto urbano, testimonianze artistiche, ecc.) si potessero embricare con la storia dello strumento espo- sto. In sintesi, si è voluto realizzare una esposizione-documento dove lo strumento sia, nel contempo, protagonista ed ausilio per illustrare una storia della sanità e della medicina di più ampio risvolto. La collezione di strumentaria storica è formata da circa 270 pezzi fra strumenti completi e loro accessori2. Gli strumenti si presentano – ad eccezione di

poche cassette – «sciolti», ovvero non raggruppati entro appositi contenitori; una circo-

2 Brancolini e Niccolai 1979.

Fig. 2. Le pitture murali dei capiletto degli ammalati dopo il descialbo della parete

Fig. 3. Le ‘conchiglie’ in rosso/verde hanno determinato la tipologia delle bacheche a forma di letto dove sono stati esposti gli strumenti.

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stanza che avvalora un uso non privatistico del ferro chirurgico da parte di un singolo medico ma, piuttosto, quello di una dotazione condivisa fra più operatori.

La fattura degli strumenti appare generalmente di livello elevato; non è infrequente l’uso di materiali nobili quali l’ebano, l’argento, l’avorio. In alcuni casi si rasenta la raf- finatezza con decorazioni particolari delle impugnature (forgiate in forma di strumento musicale o di liuto) o con altrettanto particolari incisioni recanti la firma del costruttore, la data o, come nel caso di una lancetta per salasso, un leggiadro volto femminile.

Questi singolari caratteri inducono a supporre come molti ferri derivino da una pro- duzione artigianale di ambito locale. La collezione è espressiva di una attività chirurgica ordinaria, con particolare riferimento alle branche ostetrico-ginecologica, urologica e di chirurgia cranica che costituiscono i principali nuclei della raccolta (Fig. 4).

Lo strumento medico è una delle tipologie di oggetti più difficili da musealizzare. Finalità d’uso, materiali, personaggi preposti al suo utilizzo trasmettono emotività e tensioni che limitano l’approccio dei visitatori, specie quelli delle fasce della scuola dell’obbligo. Pertanto, nella redazione del progetto, il gruppo di lavoro è stato attento ad abbinare l’esposizione ad «intermezzi didattici» che, modulandosi ad un pubblico di interlocutori differenziato, riuscissero a «raccontare» la storia dello strumento sdram- matizzandone gli aspetti più cruenti. Questi intermezzi hanno trovato nelle applicazioni digitali l’ottimale mezzo di comunicazione.

Infatti, accanto alle postazioni informatiche demandate a fornire al visitatore nozioni sulla storia del complesso ospedaliero, sull’origine ed evoluzione delle branche specia- listiche a cui appartengono gli strumenti esposti e su alcuni approfondimenti di quegli esemplari che più di altri hanno marcato il progresso della strumentazione medica (Figg. 5-6), il Museo ospita tre «momenti» formativi nello specifico rivolti a tre età scolari nell’intento di facilitare la comprensione offrendo, nel contempo, possibilità per ulteriori approfondimenti cognitivi.

Il primo di questi intermezzi è rappresentato dalla proiezione di un «dialogo impos- sibile»: ovvero, è stato immaginato che due medici pistoiesi, entrambi professionisti al Ceppo ma vissuti in secoli differenti, Sebastiano Marcacci (1618-post 1690) e Filippo Pacini (1812-1883), si incontrassero ed iniziassero a confrontarsi sulla loro professione, sulle loro ambizioni, sugli ambienti di lavoro in cui si trovarono ad operare, sui successi

Fig. 4. Strumenti per l’estrazione del feto morto. Rappresentano alcuni degli esemplari più antichi della rac- colta (sec. xVII)

o, viceversa, sulle loro frustrazioni. Un dialogo vivace, svolto da due attori in abiti tipici delle rispettive epoche che introducono argomenti passibili di approfondimento come il contagio, le possibilità offerte dal microscopio per conoscere l’eziologia delle malattie, i caratteri dello svolgersi della professione medica e la qualità del sostare dell’ammalato in ospedale (Fig. 7).

Questo intermezzo è destinato a tutte le fasce scolari (sebbene sia particolarmente consigliato alla scuola Media Inferiore e Superiore) in quanto di vario grado possono essere gli approfondimenti offerti da guide di settore e da insegnanti.

Il secondo intermezzo si rivolge invece preferenzialmente ad un pubblico adulto es- sendo di cognizione più difficile anche se molto stimolante. Si tratta dell’applicazione digitale dell’ Anatomiae Universae di Paolo Mascagni (1755-1815) nell’edizione Capurro del 1823. Come è noto, Paolo Mascagni, medico e naturalista, fu un personaggio tra i più insigni del suo tempo e soprattutto rappresentativo di quel procedere tra ricerca e speri- mentazione che dal Settecento verrà a sancire il progresso scientifico di qualsiasi settore specialistico. Dopo un periodo travagliato causato anche dal suo aderire al giacobinismo durante l’occupazione francese della Toscana, Mascagni giungeva a Firenze nell’ottobre 1801. Pur avendo avuto la conferma nel gennaio di questo stesso anno della cattedra di Anatomia a Pisa, gli si imponeva anche l’obbligo di tenere lezioni di Anatomia, Fisiologia e Chimica nell’Arcispedale di Santa Maria Nuova di Firenze dove era attiva una Scuola

Figg. 5-6. Immagini dell'allestimento del percorso museale

Fig. 7. L’ «angolo» della proiezione del «dialogo impossibile» fra Bastiano Marcacci e Filippo Pacini

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medico-chirurgica che, nel 1783 per volontà di Pietro Leopoldo Asburgo Lorena, era stata del tutto riorganizzata. Sarà qui a Firenze che Mascagni, ritrovata la necessaria serenità, riprenderà gli studi anatomici tanto da concepire quell’opera magna che sarà l’Anatomiae Universae.

Un progetto di rappresentazione di tutte le parti del corpo umano a grandezza natu- rale nelle due vedute, anteriore e posteriore. La figura umana rappresentata è quella di un uomo di altezza di 175 cm raffigurato anteriormente e posteriormente per «strati»: il primo strato è dedicato ai muscoli, vasi e nervi superficiali; il secondo, ai muscoli, vasi e al sistema nervoso più profondo; il terzo ai muscoli, alle vene e alle arterie; il quarto, infine, allo scheletro (Fig. 8). Ogni tavola colorata è corredata da una contro faccia in bianco e nero quale legenda dove ogni elemento (muscolo, vaso, legamento, ecc.) porta il nome e il corrispondente numero di riferimento apposto sulla tavola colorata.

Nei quindici anni di soggiorno fiorentino il Medico portò a termine tutte le tavole dell’intera figura tranne quelle del piano scheletrico, alcune dei visceri e varie «figure speciali» giudicate dall’Autore meritevoli di ulteriori approfondimenti.

La scelta che ha condotto a prediligere questa opera piuttosto che un altro qual- siasi manuale di medicina è stata la ricorrenza nel 2015 del bicentenario della morte del Mascagni che ha coinciso con il termine della schedatura (promossa dal Centro di Documentazione per la Storia dell’Assistenza e della Sanità) del fondo librario antico dell’ospedale del Ceppo che ha portato alla luce una pregevole edizione del Prodromo

Fig. 8. Tre tavole quale modello della rappresentazione della figura umana proposta nell’ Universae Anatomiae di Paolo Mascagni

dell’Opera3. Per motivi di conservazione è stato giudicato più opportuno digitalizzare il

similare testo in migliori condizioni di proprietà della Biblioteca Forteguerriana di Pi- stoia4. L’applicazione è stata elaborata dal Laboratorio Multimediale del Museo Galileo

di Firenze, istituzione da anni impegnata nell’applicazione delle nuove tecnologie della comunicazione ai beni culturali.

La digitalizzazione ha perseguito due fondamentali obiettivi strettamente correlati:

in primis quello di garantire la conservazione dell’Atlante attraverso la conoscenza della

sua esistenza. All’interno di un contesto nosocomiale ormai dismesso come quello del Ceppo ma proiettato verso nuovi utilizzi, è importante che la consistenza dell’originario patrimonio storico dell’istituzione – sia esso artistico o scientifico – sia resa pubblica il più possibile così da evitare che il bene (al di là della sua inventariazione e/o cata- logazione) possa rimanere «dimenticato» all’interno di scaffali od armadi. Anche se in questo momento non è stato possibile collegare l’applicazione digitale alla diretta visione del manuale di proprietà aziendale, questo intento è fra i primi atti che dovranno essere presi in considerazione nella seconda tranche di lavori di allestimento che riguarderanno il Museo.

In secondo luogo, l’apporto della tecnologia ha aiutato a divulgare un’Opera che, allor- quando fosse esposta, non avrebbe potuto in alcun modo essere «sfogliata» dai visitatori, rischiando così una valorizzazione «incompleta» privilegiante l’esposizione – ad arbitrio dell’allestitore – dell’una o dell’altra tavola e, dunque, mai dell’Opera nella sua interezza.

La particolare, assolutamente difficile strutturazione del Testo, ne fa occasione di ap- prendimento destinata ad un pubblico adulto per il quale si potranno introdurre temi di storia della medicina integrativi del contesto museale del Ceppo quali l’importanza della manualistica nella formazione del medico, il progresso degli studi sulla fisiologia degli organi, le scoperte dei «grandi» medici senza dimenticare il legame tra artista e medico, ovvero tra Arte e Scienza5.

Tuttavia, non si è voluto escludere del tutto i visitatori più piccoli, certi che anche un argomento ostico come la rappresentazione del corpo umano possa costituire – se ben presentata – un successivo momento di riflessione e ri-considerazione con il progredire degli anni.

In tale contesto di modularità dell’apprendimento, si colloca il terzo intermezzo costi- tuito da un gioco interattivo mirato al corretto posizionamento degli organi all’interno del corpo umano destinato al pubblico della scuola primaria. Un intermezzo propriamente ludico ma non meno interessante. Il gioco interattivo è collocato nella stessa postazione multimediale dell’Anatomiae Universae nell’intento che questo testo possa venir percepi- to dai piccoli visitatori quale espressione figurativa, quale «bel disegno», in cui i vividi colori delle tavole sono demandati ad evidenziare determinati organi e sistemi. Dovrà essere l’insegnante preparato – in sintonia con il gioco – ad accompagnare il bambino alla conoscenza degli organi introducendolo alle prime nozioni fondamentali della fisio- logia umana.

Ma il Museo della Sanità Pistoiese non è una realtà conclusa: nel mentre questo con- tributo va in stampa, i membri del gruppo di lavoro – a cui si è aggiunta la Dr.ssa Elena

3 Mascagni MDCCCxIx. 4 Pauli Mascagni MDCCCxxIII. 5 Diana 2014.

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Testaferrata del Comune di Pistoia – sono stati chiamati a predisporre il progetto di ampliamento degli spazi museali. La disponibilità dell’Azienda a concedere nuovi locali consentirà, infatti, di implementare l’allestimento con quelle testimonianze artistiche ed oggetti che, per ragioni di spazio, hanno dovuto posticipare l’esposizione. Questi locali6

consentiranno, infatti, di predisporre una lettura più articolata dell’attuale percorso per il quale si prevede di migliorare la sequenza filologica degli argomenti proponendo – quali sezioni preliminari – la storia dell’istituzione nei suoi rapporti con la Città e la storia artistico- tipologica dell’apparato plastico del fregio (indubbio elemento caratterizzante l’intero complesso e fra le opere più considerevoli che vanta Pistoia).

Il bassorilievo in terracotta invetriata posto sul fronte del complesso ospedaliero verrà a costituire uno dei settori privilegiati del Museo. Ancora una volta, sarà il dialogo tra elemento reale ed applicazione virtuale a rivestire ruolo di protagonista. Infatti, al di là dell’esposizione dell’oggetto (vi sono alcuni frammenti di figure, soprattutto alcuni volti, che verranno valutati per l’esposizione) la riproduzione digitale dell’intero apparato scul- toreo proporrà un libro da «sfogliare» o da «scorrere» mediante applicazioni touch screen che favoriranno – attraverso la visione ravvicinata dei particolari – il coinvolgimento completo del visitatore fornendo, nel contempo, informazioni sui caratteri storico- artisti- ci, sociali, medico-assistenziali e tecnologici attinenti al manufatto. A questa «cornice», squisitamente cognitiva, verrà affiancata una sezione pratica: quella di un Laboratorio didattico di modellazione digitale della ceramica. Sarà questo il «quarto» intermezzo in- formatico che verrà abbinato ai precedenti più sopra accennati. Come è ben noto queste «occasioni» rappresentano i principali appeals di un museo che non vuole solo racconta- re ma anche interessare attraverso il gioco. L’esposizione degli oggetti ma, soprattutto, la loro contestualizzazione attraverso l’offerta multidisciplinare digitale, rappresenta, senza dubbio, il traguardo a cui il gruppo di lavoro si prefigge di giungere.

Così, in accordo con questo proposito, altri «intermezzi» sono previsti.

Il trasferimento dalla corsia di S. Jacopo del video del «dialogo impossibile» e delle attuali postazioni multimediali inerenti la storia della Scuola Medica e dei medici insigni pistoiesi nei due ambienti affrescati già ex-biblioteca, consentirà di implementare l’im- magine di «infermeria» della corsia attraverso l’inserimento di ulteriori due bacheche/ letto (in aggiunta alle otto già predisposte) ove esporre i reperti di strumentaria degli apparati respiratori e digestivo (compresi tra i secc. XVIII – prima metà XX). Si verrà così a completare l’esposizione del corpus storico dei ferri chirurgici del Ceppo.

A quel «gioco» interattivo di ricomposizione degli organi all’interno del corpo umano più sopra accennato, si abbinerà un altro «intermezzo» ludico-formativo destinato ai ra- gazzi della Scuola Primaria e Media Inferiore. Il fine è quello di introdurre il bambino/ ragazzo alle basilari norme igienico-comportamentali. Attraverso una grafica stimolante, il piccolo visitatore dovrà rispondere a quesiti su come debbano essere trattate le piccole ferite (pulizia della parte, corretta disinfezione, cicatrizzazione della ferita) e sul corretto comportamento tra individui così spesso disatteso in ambito non solo scolastico: perché sia doveroso lavarsi le mani, perché non sia auspicabile cibarsi dello stesso alimento, ecc.

6 Atrio di ingresso al complesso; vani sulla sinistra dell’atrio; vano vetrato (attuale disimpegno distributivo); vano ex tribunale del malato; corridoio di accesso alla ex corsia di San Jacopo; vestibolo di accesso alle salette restaurate dell’ex- biblioteca; corridoio verso la corsia di Sant’Atto, ancora non compresa nel percorso museale; saletta con scene di paesaggio (già restaurata) e saletta con sopra porte ornate da busti di medici (già restaurata), entrambe ex-biblioteca; vani che precedono la ex corsia di Sant’Atto; Teatro anatomico.

All’interno del gruppo di lavoro si è manifestata la volontà di consolidare ed, anzi, di accentuare, la destinazione dell’ambiente di S. Jacopo a luogo destinato al racconto della storia della medicina pistoiese che, in questa nuova possibilità progettuale, si vuole più che mai rendere attuale; non solo testimonianza di secoli lontani ma luogo capace di interpretare anche la sua accezione contemporanea. Così, l’apparato visivo lasciato libero dal «dialogo impossibile» verrà a proporre una «storia medica» di oggi: quella del rilevante contributo offerto dalla psichiatria pistoiese grazie ad Agostino Sbertoli che nel 1868 venne a fondare l’ospedale psichiatrico omonimo sulle colline prospicienti Pistoia. La scelta di introdurre questo «brano» di storia della medicina contemporanea vuole essere anche di sprone al recupero – o almeno alla sensibilizzazione – dell’ente pubblico verso un patrimonio architettonico, naturalistico, sociale e sanitario in completa rovina. Una carrellata di immagini storiche (forse lo stesso lungometraggio L’ospite realizzato dalla regista Liliana Cavani nel 1971) che, in versione muta (per non interferire con coloro concentrati sulla visione degli strumenti), troverà supporto nell’esposizione di ciò che ancora resta a livello di strumentazione e di suppellettili.

E poi, infine, il Teatro Anatomico. Una struttura «gioiello» edificata intorno al 1776 la cui struttura ed apparato pittorico necessitano di restauro e manutenzione. Nella pro- babile impossibilità di inserire l’edificio in questa seconda fase progettuale, sarà, anco- ra una volta, l’apporto informatico a dover sopperire alla mancata diretta visione della struttura fornendo informazioni comunque preparatorie alla sua successiva conoscenza. Troveranno così spazio argomenti che hanno fatto la storia del progresso della disciplina anatomica come il ruolo del cadavere nella formazione professionale del medico di ieri e di oggi, il contributo dell’artista al progresso dell’anatomia e la contestualizzazione dell’e- dificio pistoiese in relazione alle strutture analoghe in ambito europeo.

bibliografia

Brancolini L.,Niccolai G.1979. Uno sguardo al passato: viaggio tra i ferri chirurgici dello spedale del Ceppo di Pistoia. Pistoia: Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.

Coturri E. 1983. La scuola medico-chirurgica dell’Ospedale del Ceppo. Pistoia: Società pistoiese di storia patria.

Dipartimento di storia dell’architettura, Università degli Studi di Firenze. 1997. Lo spedale del Ceppo di Pistoia. Firenze: Polistampa.

Diana E.,Geddes da Filicaia M. (a cura di). 2010. Il Regolamento dei Regi Spedali di Santa Maria Nuova e Bonifazio, nuova versione. Firenze: Polistampa.

Diana E.2014. Tra cielo e terra, tra devozione e scienza: l’artista, mediatore d’eccezione negli ospedali fiorentini (secc. XIV-XVIII), Arco di Giano 81: 9-29.

AA.VV. 2015. Avvicinatevi alla bellezza. Il fregio dello Spedale del Ceppo. Pistoia: Giorgio Tesi Editrice.

Mascagni P. MDCCCXIX. Prodromo della Grande anatomia seconda opera postuma. Firenze: dalla tipografia di Giovanni Marenigh. 

introduzione

Diretto dal Prof. Barone, il Centro DREAMSLab (Dedicated Research Environment for

Advanced Modeling and Simulations) è dotato di un corposo team scientifico composto

da oltre 30 persone, tra ricercatori, dottorandi, post-doc e personale della Scuola Nor- male Superiore di Pisa. Il centro fornisce un insieme di grande competenza scientifica e tecnologica nel campo della chimica teorica e computazionale, ed include un gruppo di esperti in Realtà Virtuale, che lavora alla produzione e alla fruizione di contenuti scientifici e umanistici.

L’attività di ricerca si basa sullo sviluppo di un’architettura generica che può essere utilizzata in differenti domini per la cattura, l’immagazzinamento, la ricerca, la condivi- sione, l’analisi, la conservazione e la visualizzazione di insiemi eterogenei di contenuti. Vi sono due gruppi fortemente interconnessi che lavorano insieme: il Dreams3D, per i sistemi immersivi di realtà virtuale e il gruppo HPC, per la chimica computazionale e il calcolo ad alte prestazioni.

Il gruppo Dreams3D svolge attività di ricerca nella visualizzazione dei dati scientifici in diversi ambiti, dai beni culturali alla chimica, dalla chirurgia alla meccanica, dalla riabilitazione al restauro, lavorando con grandi dati e simulazioni complesse, portate avanti grazie al centro HPC.

Il gruppo ha un sistema di realtà virtuale (RV) immersivo (CAVE): un sistema di 3x3x3 m3 con tre pareti retro proiettate più il pavimento, che consente applicazioni im- mersive 3D e la visualizzazione dei dati. Altri sistemi utilizzati per i progetti di ricerca sono un display olografico per l’integrazione di oggetti reali e virtuali, monitor 3D e caschetti per la RV, dispositivi touch e sistemi di motioncapture per una fruizione più interattiva dei dati. L’interazione naturale con i dati è la chiave per la progettazione di applicazioni più efficaci e intuitive da parte di chi lavora con dati scientifici.

Il gruppo ha esperienza in termini di usabilità e interazione, mescolando la frui- zione dei dati con il riconoscimento dei movimenti, la modellazione e l’immersione 3D. Dreams3D offre un’esperienza interattiva che unisce il mondo reale a quello virtuale e viceversa, coinvolgendo tecnologie innovative come la realtà virtuale (RV), la realtà aumentata (RA), la virtualità aumentata (VA), il riconoscimento dei movimenti (motion/ gesturecapture), Audio 3D, Natural User Interface (NUI) e stampa 3D.

il laboratorio dreamslab e le sue