ll r'r. sonxnurr.aER-TH.
^DoRNo,
Dialettica dell'Ilhninisno, Torino 1966; u. rra,rncuse, §aggio
di
Francoforte l'aveva formulatagià
nell'epocadei
totalitatismi europei, levandoil
suo grido d'allarme perla
situazione dell'occi-dentein
tegimedi
occultamento della ragione. Gonfiata col razio-nalismo,la
ragione era stata condotta attraversoil
materialismo sia capitalistico che collettivistico ad un suo funzionamento schia-vizzato alle ideologie del potere economico e politico.La
ragione, che ha come suo obiettivo naturale la verità plutilivellata, tanziona ancora in realtà, main
ordine al gioco dell'irrazionale, che si spingefino
all'invenzionedi
strumenti direttamentemirati alla
distru-zione dell'uomo come comunità globale.E
cosìsi
arrivaal
paradosso della razionalità irrazionale.È
questa la patologiapiù
grave della coscienza storica odierna.Accanto
poi
all'eclissi della ragionesi regisra un
indebito-e p-erciò ktazional-e
-
rimescolamento delle carte della scienza, che è conoscenza del puro fenomeno, con quelle del piano della sapien-za, che è conoscenzao
tentativodi
conoscenza dei significati radi-cali della realtà.La
scienza divorala
coscienza. Sifa
onnivora. E perciò si condanna alf inumano .La
scienza senza coscienza apptoda ad Hiroshima, aDachau, a Chernobyl e,in
prospettiva ormai rav-vicinata, agliibridi
sub-umani lucidamente programmatiper i
Ia-vori più duri e per
il
rifornimentodi
organi a servizio della ,, razza superiore »>.La ragione si riveste
di
allucinazione.L'trgenza si fa anche più pressante, oggi, <<
in
un tempoin
cui per l'aspetto conoscitivola
scienza si è sostituita poco alla volta alla religione, nello spiegaree nel cosruire il
significato della realtà umana;in un
tempoin
cuivi è
sostituzione della religione anche nella sfeta afr.ettiva, poiché la caratteristica dei gruppi esperienzialiè la
esclusionedi
qualsiasi frnalizzazionedel
processodi
gruppoche vada
al di là
dell'esperienza del momento »> 12.sulla liberazione, Totino 1966; ro., L'aomo ad ana dimensione, Torino 1967; u.
HoRKHET-lar"t, Eclissi d.ella rucione. Critica della ragione strumentale, Torino 1969; rt., La ttostalgid del totalmexte alno, Brescir 1972.
12 r. scrrl,rco, Dimelsioxe comunitaria dell'ed*cazione salesiatta, in el.w., Il sistema edt-catioo di Don Bosco tra pedagogia afltica e nuoaa, Totino-Lcumann 1974, p, 87,
LL5
3. nrrrcroxE:
DTMENSToNE DELL'uouo-prù-cHE-uoMoLa
ragionevolazaè
anzitutto metododi
scavo interiore per coglierela
verità dell'uomonel
profondodel
sé.Il
<< conosci te stesso»
della sapienza delfica èl'obiettivo
primo della razionalità vitale per toccafe quel « cor inquieturu >> cheè tutto
l'uomo che spera, che gode, chelotta,
che sofire, chesi
dibatte, che cade esi
rialza, ma continuaa
chiedersiil
sensodi tutto
quello che lo circonda e, massimamente,di tutto
quello che egli è.La ragionevolezza come disciplina insegna
qui,
a sperimentare la speranza.Il
personalismo sta oggi sottolineando, sulla linea dell'antropo-logia contemporanea, l' au t o tr a s c e n d i rn e n t o come costitutivo dell'uo-mo. La formula pascaliana <<l'hontrne passe l'bommerr"
èla
sin-tesi più condensatadi
questa visione.La persona è come un incessante movimento non solo iru aaanti, ma anche
in
alto. <<Il
movimento che costituiscela
persona-
os-serva
E.
Mounier-
nonsi
concludein
essa, ma rimanda ad una trascendenza che è presentefra
noi, e che sfugge ad ogni denomi-nazione » ra. Quest'afiermazione riposa sulfatto
che <, lessere per-sonale è un essere fatto per sorpassarsi: allo stesso modo che l'aero-plano ela
bicicletta non acquistanoil loro
equilibrio se non nel movimento, aldi là di
una certa forza viva, così l'uomo non può tenersiritto
che conun
minimodi
forza ascensionale: se perde quota, egli non ricade su posizioni modestedi
umanità o, come si dice, al livello dell'animale, ma assai aldi
sotto dell'animale:nes-sun essere vivente,
infatti,
eccettuato l'uomo, è riuscito ad inven-tare le crudeltà e le bassezzedi
cui egli si compiace tuttora »> ts.All'interno di
ogni esperienzadi
comunionee di
riferimentoai
valori,il
dinamismo della persona si presenta come <(un
movi-mento versoun
ffanspersonale »> 16,che trascende ogni realtà del sistema attuale
di vita,
chesi
condensa nel prendere coscienza di<{ essere
più
chela
mia vita »>, nell'atto dell'elevazione e dell'auto-superamento dell'uomo.13 B. pAscAL, Pensieri, Milano 1976, n. 414.
14 r. uouxtrn, Il personalismo, o. c., p. 101 ts lbidem, p. 704.
t6 lbidem, pp. 107, 101.
Nell'esperienza dell'uomo, che ha fatto
di
questo autotrascendi-mento I'impegno quotidiano, in cui harovato
la pienezza del signi ficatodi
ogni suo movimento vitale, << voler vivere ad ogni costo significa finire, aun
certo momento, per accettaredi
vivere anche a prezzo delle ragioni stesse del vivere.Noi
non esistiamo,in
defi-nitiva, che dal momentoin
cuici
siamo costituitiun
quadro inte-riotedi
valori odi
ideali, sapendo che nemmeno la minaccia della morte poffà prevalere sudi
essi »'7.Ed ecco
il
paradosso: vivendo anche a costodi
rischiare la pro-pria vita, si coglieil
suo significato più profondo.È infatti
nell'os-servazionevitale di
questo dinamismo costitutivo, cheè
I'uomo come autottascendimentonon
solointuito ma
sperimentato con scelte esistenziali incisive, che si cogliela
sperunza delle speranze,sul piano
dell'assoluto,da
Gabriel Marcel formulatanello
« lospero >>,
distinto
dall'<<io
spero che >>'8.È
questa speranza fondamentale, senza la quale l'uomo sarebbe come una corsa senza approdo, una gara che fatalmente si conclude nel vortice del nulla, quella che dà coloree
calore alle speranze umanedi
ognitipo. È
tale speranza fondamentale che apre al Tu assoluto, puntodi
apprododi
ogni tensione, puntodi
partenzadel-I'atto
universaledi
creazione. <<È
così determinato quello che si può chiamateil
segno ontologico della speranz^-
speranzaasso-luta
-
inseparabile da una fede essa stessa assoluta e che ffascende ogni condizionamento, e con ciò, beninteso, ogni rappresentazione.Bisogna ancora specificare qual è l'unica istanza possibile
di
questaspetanza assoluta. Essa
si
pfesenta come rispostadella
creatura all'esseteinfinito al
quale sadi
doveretutto ciò
cheè e di
nonpotere senza scandalo porre alcuna condizione.
Dal
momento incui mi
prostro,direi
quasi, dinanzial Tu
assoluto, che nella suainfinita
condiscendenzami
hatratto
dalnulla
sembra cheio
mivieti per
sempredi
disperare,o più
esattamente che riconosca implicitamente nella disperazione possibile un indiziodi
uadimento tale da non potermici abbandonate senza pronunciarela
mia con-danna >> le.Qui,
disperazioneè di tipo
esistenziale. Significa cioè ammis-sionedel non
senso, accettazione dell'uomo come assurdo. Solot7 lbidem, p. 108,
l8 c. ulncnL, Homo uiator, o. c., p. 55, re lbidem, pp. ,7-58.
11,7
la fede riscatta da questa disperazione
di
esistenza. Restal'alterna-tiva:
o 1l rnistero accettato dall'uomo nell'esercizio della sua razio-nalità aperta nella ricerca dei significati rudical|o
l'assurdo come ammissionee
logicadel non
senso dell'esistenza,ridotta a
dina-mismo senza obiettivo, a fame senza
il
proprio pane.Non è possibile oedere
in Dio
e disperarsi. La disperazione èil
tradimentopiù
radicale della fede. Disperare è, peril
oedente, disertare.La
iperanza fondamentalenon è
chela
fede radicale, proiettata nelfuturo
totale esigito dall'uomocoi
suoi dinamismidi
fondo funzionanti.È
a questo punto che Don Bosco innestavala
religione, come risposta agli aneliti costitutivi dell'uomo.Per
lui,
come abbiamo osservato,la
ragionevolezza era I'eser-cizio della ragione che viene alimentata nel momento dell'evange-lizzazione, con motivazioni fondanti. La formapiù
alta della ragio-neuolezza era l'accettazione ragioneaole del mistero che, senza es-sere razionale pet la logica dell'uomo così abissalmente dislivellata rispetto a quella dell'infinito trascendente, è l'unica legittima presadi
coscienza consequenziale dellimite
della oeatura e dell'illimite del principio onnifondativo che èil
Creatore.Il primo
servizio da rendereai
giovani,per Don
Bosco, era quello della « carità intellettuale »>di
rosminiana memoria, cioè la catechesi. L'inizio dell'opera di Don Bosco era, secondo la sua nota espressione, <(un
semplice catechismo »> 20.Si tratta di un
inizio non solo di tipo cronologico ma, perdir
così, eziologico. Don Bosco ha considerato londamento e mouente primodi
tutta la sua operu, così vasta, la catecbesi.L'evangelizzazione
di Don
Bosco aveva comepunto
cenffale I'annuncio della paternitàdi Dio:
<<Dansl'esprit
deDon
Bosco, l'irnportant... est de tnettre Dieu dans le coeur des enlants »> 21 .Come