1.
Tn.e,ounnE sENzA TRADTREIl
personalismo teocentrico, chesi
coglieal livello
prevalente di ortoprassi, nella personalità e nel sistema educativo di Don Bosco si trova rivestito di condizionamenti socio-culturali tipici di un'epoca.Ora, ptoprio la sua esplicita dichiarazione
di
volersi adattarc ai tempi r,la
fedeltà cioè alla storia, postula chela lettura
del mes-saggio sia inculturatanel
suo tempoe poi
acculturabilein
ogni epoca, per quello che di valido contiene, invirtù
dei valori perenni.È il
nuovo concettodi
ermeneutica checi
soccorre. Esso non riguarda solo le operazionidi
interesse letterario, ma altresì quelledi
carattere storicoe
assiologico. Aflermain
meritoH.
Gadamer che l'ermeneutica si estende <( atutto
ciò che ci è consegnato daTlastoria; così parleremo dell'interpretazione
di un
avvenimentosto-rico, o
ancora dell'interpretazione delle espressionispirituali,
mi-miche, delf interpretazionedi un
comportamento, ecc. Con ciò in-tendiamo sempre dire cheil
senso del dato, ofierto allanosta
inter-ptetazione, non si svela senza mediazioni, e che è necessario guar-dare aldi
là del senso immediato pet poter scoprireil
vero signifi-cato nascosto >>'.Il
postulatodi
ispirazione heideggerianaè
sintetizzato così daH.
Zahrnt, che precisa chei
testi ei
messaggi della storia sono da decodificare non asetticamente, ma con tutto-il bagaglio della culrura e della scelta del soggetto. Porremmo dire conlalinfa
della viventet MB, VIII, p. 67.
2 u. c,to.*ten, 1l problema della coscienza ttoticd, o. c., p.29,
t47
tradizione che legge
e si
arricchisce: << Nell'incontto conla
storia siratta
sìdi
testi efonti
e quindidi fatti
ed eventi del passato, ma io non posso intendere questi testi e fonti, questi f.atti ed eventi del passato in modo tale che mi debba considerare nello schema del peniiero articolatoin
soggetto-oggetto, con l'esclusione della mia propria esistenza. Nell'incontro conla
storia e coni testi
storiciii tlatta
sempre della piena efiettuazione dellavita e
dellatiso-luzione decisiva >> 3.
La
ptecomprensione,lungi
dall'essere pregiudizio,è
cultura viva chè inter-àgisce conla
cultura consegnata,it
totza del « lin-guaggio che-
éome dice ancora Gadamer.- operala
sintesipe-iennè
tra
l'orizzonte del passatoe
quello del presente »> o.È quest'operazione del tradune senza
radire
che Pietro Braido chiama << operazionedi
storicizzazione concretae
funzionale »> 5.<< Questa appare ancora
più
lecitae
feconda-
continua Braido-se, usando una categoria cata a
Allport, il
progettodi
Don Bosco, aldi
làdi
talune rigidità contingenti, viene assunto non come un" sistema chiuso
",
ma come " sistema aperto"
pro-attivo e nonre-attivo;
capace, quindi,di
mantenerel'equilibrio
internodi
forma edi
ordine e, nello stesso tempo,di
ctescerein
complessità e dif-ferenziazionedi parti
verso equilibripiù
avanzati, che consentono un rapporto ransazionale con I'ambiente semprepiù
intensoe
ar-ricchente.Lo
consentono siala
struttura, chelo
" spirito"
origi-nari. Mai Don Bosco ha imprigionatoil
suo grande pianodi
tiforma giovanileo di
restautazione socialein
schemiirreformabili;
so-prattutto, mai I'ha reso indissolubilmente solidale
in
lineadi
prin'cipio
con rigorose opzioni scientifiche, fi.losofichee
teologiche op-pure politiche e sociali, pur tradendo di fatto delle preferenze legate a situazioni contingenti e alla storia. Esso, anzi, porta nelf intimo della sua strutturala
mentalità realistica, quasi opportunistica-" prudenziale!
" - di un
uomoe di un
santo protesoa
rispon-dèreai
problemi, sempree
dappertutto, " secondoi
bisogni deitempi
"
»> 6.Il
tradurreil
messaggio senza tradirlo, oveci
sia una vivente tradizione chesi
impegnaa
sperimentarlo,trova la
suapossibi-lità
solo nella fedeltà dinamica, assuntain vittù
delle lineedi
ten-3 n. zennrt, Alle prese con Dio, Brescia 1969, p. 2r+6.
4 n. cenaunn, Che cos'è la ueriù?, in « Rivista di 6loso6a », 471) (1956) 265.
5 r. nneroo, Il progetto operatioo, o. c., p, 29.
6 lbidem.
denza intrinseche
al
messaggio, catatteizzato dall'apetturae
dal-l'inculturabilità nella storia.Per
il
messaggio globale vale quello che,per l'attività
edito-rialein
specie, Don Bosco afretmava,di
voler essere sempre << al-l'avanguardiadel
progresso »> 7.Allora il
messaggiosi
dispiegalungo
la
temporalità, nel suo potenziale dinamicoe
attingei
tra-guardi della speranza che invece resterebbero preclusi se ogni pre-sente
si
esaurisse nellaripetitività di un
passatoradito
anzichésviluppato.
La capacità
di
acculturazione del messaggio è l'unico modo dellasua v alorizz azione. Una s edicente f ed eltà, carutterizzata dalla miopia
e
dalla chiusura,è
inaridimento delle sue potenzialitàe
inettitu-dine delle sue scommesse.Non
possiamo farequi
unarilettura
dettagliata delle compo-nenti del personalismo boschiano. Vale la pena, però, riconsiderare talune delle colonneportanti del
suo sistemapiù
vissuto chedi
chiarato. <<
Di
latto Don Bosco ha rcalizzato e prospettato con chia-rezzale linee di un piano diazione,di
un metodo edi
uno"stile"
catattetizzati dalla tensione
a
promuoverela
massima espansione umanae
religiosa, individualee
sociale,dei
giovani, conla
curadi
salvaguardare, insieme alla totalità, la geratchia deivalori:
dalla sopravvivenza frsica all'esigenzadi Dio, dalla cultura al
tempolibero,
dalla integritàalla
disponibilità comunitaria >> 8.Tanto
più
pressantesi fa il
messaggioe il
suo metododi
ac-culturazione, quanto
più Ie
insidie unilateralistichedi ogni
tipo minaccianol'uomo
nell'areadei
rapporti. L'efficientismo indotto da una società complessa, che quantificae non
qualifica l'uomo, sta moltiplicando elementistrutturali a
scapitodi quelli
rclazio-nali, sta
intensificando dispositivi disciplinari morbidamenteof-ferti in
regimedi
democrazie formali, che prevaricanole
linee in-novative autenticamente promozionali. Si vanno registrando,inol-tre,
tendenzeal
ipiegamentoe
alla funzione subordinata anziché alf incentivazionedella
creativitàe
all'esperienza conviviale. Lo specifico rcTazionale educativodi Don
Boscoè ofierto da
una globalitàdi
elementi cheda soli
potrebberopure
connotarsi in forme non rilevanti ma che, invece, vanno collocati nella dialetticaz MB, XVI, p. 321.
8 r. rneno,
Il
progetto operutiao, o. c., p. 31.r49
dei valori
anropologicidi
basequali la
ragione,la
religione el'amorevolezza.
Si
dispongono cosìin una
sortadi
orchestra divalori
caratterizzata, proprioin
quanto tale, dall'otiginalitàdi
un progettodi
crescita sistematicamente attuato, denominato sistema preuentiao.Esso
altro
nonè
se nonil
personalisftto corTte processo edu-catiuo, che prendetutte le
cornponenti del soggetto ele
suiluppa.Ed
esige pertanto degli operatori che sappiano catalizzare questo processo conattitudini di
comunicazionee di
contatto intetper-sonale, gtazie a convinzioni chiare e calde,di
competenza edi
si-cutezza transitiva,di
concretezza operatapiù
che proclamata. Di-chiaraP.
Scilligo studiandoDon
Bosco sotto questoprofilo:
<< I1 suo lavoro non eraun
attivismo senza regola,un
afiogare l'ansia derivantedal
sentirsiinattivo,
maun
intetventovoluto,
finala-zato, calmoe
penetrante, capacedi
lasciarlo spontaneoe
traspa-rente con Ie persone [...] L'attivismo e
il
lavoro nevrotico avrebbeto isolatoe
impeditoil
contattocon la
storia,per ridursi a
putaattività,
sfruttamento delle persone perla
competitivitàe il
gua-dagno » e.
Una conctetezza dagli occhi acuti
e vigili,
questadi Don
Bo-sco, chemenre
cogliei
particolari non perdedi
vistala
sintesi viventecui
deve servire. L'educatore,proprio
perchépolo
fun-zionale alla crescita della petsona, per la necessaria decodificazione ordinata alla f.ormazione dell'educando a cui deve porgere la chiavedi
lettura della storia,è voluto
daDon
Bosco con una rilevante capacità ernpatica eintuitiva. Il
suo adattamento èfrutto
dell'ela-sticità dellospirito
alla misura intravista del mistero dell'altro 10.Gtazie al processo metabolico dello spirito, che trasforma mes-saggi tanto
più
incisivi quantopiù
incarnatigli
giungono, l'educa-tore deve potersi presentare come modellodi
comportamento daintroiettare.
Tutta la
suaattività di
relazioneè
chiamataa
farsi testimonianza,pet
essere assimilata comecibo
nutrientedai
de-stinatari della sua opera.
Di qui la
sua pressante responsabilità acostituirsi come insieme
di valori
incarnatidi alto
potenzialenu-tritivo.
In
questo processo l'educatore, come pefsonain
crescita, sce-9 r. scrutco, Dimensione comuxitaia, o. c., p. 91.10 « L'accettazione degli altri e della tealta non era tinuncia ai propri modi di sentfue, ma tolleranza dell'indefinitezza della situazione, assunzione del bene in vista dell'ottimo, acco.
8lienza dell'eccezione in vista della rcgola» (Ibidem, p.9)).
elie
di farsi
polo funzionaleallo
sviluppodell'altro
passando da f,uro organiriutorc del processo educativo a veto animatore delre-iicolato*di
rapporti chè intessee
che suscita come -risposta, cioè come uno chéitimola
nell'alua personal'io
profondo non ancora rivelato. Potenziarele
ùcchezzedell'alto
senza manipolatne leca-ratteristiche, incoraggiare
la
petcorribilitàdi certi
sentieri come espansione delledoti latenti, è
l'impegno cheè
arte, conoscenza ed esperienza-
comunque con-cresciia-
dell'educatore e dell'edu' cando.Il
messaggero deve farsi messaggio.Don Bosco
fli
un riuscito polo funzionale alla oescita dei-gio-vani e
incarnò nella sua persònale espefienzail trinomio del si
stema pteventivo. << Nella-santità
di
Don Boscoil
trinomio peda-gogico'fondamentaledel
sistema raggi-Yn-gg Ie- punte massime; laI"finion.
diventa fede robustae ingolla[ile,
1'amorevolezzasi
{acariià
soprannaruraleed
eroica,|a
ragionesi illumina
della luce della"
siggezza" e del "consiglio" >> 1r.Oggi Tacculturazione
del
messaggio incarnato postula"duca-tori
còire soggetti caratterizzati dalla passione peril
personalismo integrale.In
un nuovo otizzonte culturaleil
personalismo che, come av-verte Rigobello,oltre
ad essere una filosofia è ancheun
metodo 12 sia come visione che come sttategia, deve farei
conti conun
pro-getto-uomoo
umanesimo,in
contesto tecnologico, che nonsi
an-iulla
nel tecnicismo mafa
sintesi coni
valoridi
funzionalità e ne usa con equilibrio.11 p. BRtrDo, Il sistema preoentioo di Don Bosco, o. c., D. 405.
-
-12 Cfr. e. nicor"r."o, ll'personalismo, Roma 1966, pp. 179-180. « Del terlning petsonalismo
.i pÀio.ro àv.re due'distinte accezioni. Da un lato, il personrlismo_ pu! indicare una flosofia, chè fa deua persona il suo centro teoretico' La persòna è, i',' tale filosofia, una i.stituziooe metafsica originaria che le analisi fenomenologiche, esistentidi e storiche hanno il compito di svolgire, e"splicitare, situare nella pluralità ael.le espedenze conctete [...] D'altto la-to pet-rorr"lirÉo ir,rò'lndi."té una dotuina-etica, sociale e Éolitica, e quindi comportante l'accen-Dato univeiso di valori morali e di determinazioni pratiche, ma senza essere essa ste-ssa una nuova metafsica (o posizione fenomenologica otiginaria). Le scelte- politiche e- soci?li,
non-.te te vauiazionistòtiografiche, sono dedìtte da un quadro metafisico genetale.cui..Ia, per'
il"-;il";;;.t"i, . algnia iiova ampio riconoscimeÀto senza per questo divenire il fulcro di tutta una ontologia » (Ibiden, p.179).
t5r
2. prn
UNA NUovA RAzroNALrrÀ,e
rursunA D'uoMoL'educazione ricevuta e donata alla ragione non connota solo un f.atto
di
-apprendimento
né
solodi
conoic.nra assiologica, prope-deutica all'esercizio della volontà, né solo dice risveglio éosturrt. à"1buon senso, ma oggi particolarmente implica l'eseriizio del discer-nimento morale,
la
responsabilitàdi fronte alla
storia nella sua ,svolta,la
cosmuzionedi un
assertopiù
equo epiù
libero,la
dia-logalità
e la politicità
come collaboraziorrd con àltre forze,in
or-dir_r_e alla pace e alla giustizia, autenrica laicità per