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ffotera contadino

Nel documento DON BOSCO (pagine 104-108)

L'associazione dei cooperatori salesiani, poi, l'aveva ideata come

59 Prosegue lo studioso nella precisazione dei due ambiti - oggi diremmo ptomozione umana

ed evangelizzazione - letti con le categode della cultuta del tempo. « È la traduzione in una specifica prospettiva individuale e sociale del classico binomio " onesti cittadini " e " buoni ctistiani' con i nessi teciproci già indicati. La sostanza poi è identica sia che si parli di

" fanciulli selvaggi donati al Vangelo ed alla civile Società " sia che ci si dfetisca in piìr

larga scala alla missione di potare il Vangelo e la civiltà - owiamente cristiana - ai

sel-vaggi. Le missioni si dicono " destinate alla civilizzazione ed evangelizzazione degli abitanti in quelle vaste ed incolte tegioni ", a " difiondere la civiltà e la religione " a " civilizzare ed

sono termini ricortenti negli ultimi anni, ancora scanditi dall'inesausta esigenza di ottenete

i più copiosi aiuti. - È quasi superfluo aggiungete che i contenuti e i modi della

civilizza-zione sono quelli che Don Bosco conosce in tegime di " civiltà ctistiana " europea e che

ree)izza proporzionalmente nelle sue opere. Sono esplicitamente richiamati i seguenti elementi:

anzitutto, " etezione di chiese, di case di rbitazione, di scuole pei fanciulli e per le tagaz-ze"

allon-tana dalla prevalente ideologia missionatia tradizionale.,. » (r. anaroo, Il pro*etto, o. c., p.26\

un movimento

di

salesiani nel mondo e

le

aveva assegnato

la

dottrin-a..Il pdmo.scopo di questi gruppi era sempre u religioso ", .i ti"ìt"oa-di foì-"mi, di perfezionarsi, dj cr_eryere,in santiià;-ma ,n se.oìdo vi siaggiungev", q"ittoìh. rtir.o

evocando. L'articolo di fondo già citato del Bollettitto del gennài'o 1g'78 to ;et;va ìn chiara luce, co.J'mentando in modo Iìlice le disposizioni del priÀò ."pit.to-aèjt. Ò.iiiturìooi r"-lesiane del tempo (senza.citarlo!). Bisogni unirsi tra caitolici, .pì.g"*,-É. "-i-;;rÈ;; " u.

- argine, anzi un muro che arresti e fermi nel loro letto queste acque limacciose ", che mi-nacciano il buon ordine e la religione del popolo... consèguentemÉnte, " iode dlé Òorg..-gazioni che nonostante l'awersità dei tempi, nulla lasciano- d'inìeni"tj p"r .".i.tè."

"i?-sotdirre

.che ir,rompe ed inond_a; Iode alle cbmpagnie, alle societa, ai òo.Àitàti,-ai Òoìgr..ri, alle Unioni di ecclesiastici e laici, costituitesi nel vecchio e nel nuovo mondo'onde pi-ìr effil cacemetrte_promuovere il bene e combattete il male". Ecco infine la Congregazione jalesiana nella sua luce proptia: " La Co\Fregazlone salesiana, piena di ,'n;i*iof;-;;; t-Jt. qu.r,.

Associazioni così benemerite della Religione e dela iivile ioaità, riioise ea;il;-ri lono

i suoi deboli sforzi. Quindi per giovare all'umana famiglia e p.oÉuòu..à-iibÀà-i.-o.rr"-maut sottolinea di passaggio questa. intenzione ptimordiale di-compiete un servizio sociale)

ella scese (src) di preferenza a cohivare la povèra gioventù, dalla cui buona o cattiva riu-scita ognun, vede dipendere il tristo o il buono aivenire àela civile ro.ieià. Lrònà. .on l'aiuto dei figli suoi eresse già e va erigendo in Italia, Francia e nell'America del sud molti collegi. per giovani srudenti, laboratorii per artigiani; fondò istituti per fanciulle; aperse

oratorii e scuole festive e setali; intraprese missioni", (Necessita dell'anione tra'i btoni cristiani. u.niorc tra. i cooperatori- salesiani, in BS 2/i tlgTgl 2). In questa impresa i cooperatori. erano gli ausiliari dei salesiani (Ibiden). uautore di questo aiticolo, -- scrito secondo loi sotto l'ispirazione di Don Bosco e certamente redatto sotto i suoi occhi -

svi-luppava felicemente una detle. i4ee madri del suo padre spirituale. r"rairi ait pii.o ."pi-tolo delle sue costituzioni teligiose prova che la srà intenzione fu ..*prÀ ài Ti"igroppÀié;

uomini e di- riunire. enetgie per fini apostolici. Egli lo ripeté quando ireò t'unidiie àéi co-operatori salesiani (vedere l'inizio del Regolamento Cooperatiri Salesiani, ossia st mido

P./a-t!co:;., Albenga 1876). un passaggio molto meno noro-di un discorso da lui pronunciato

il 15 dicembre 1881 davanti a -pellegrini ftancesi di passaggio a Todno satà suftcìente, nella sua Soncisione, .a _dimostrare che era ptoprio questò il suo pensiero ancora all'inizio della vecchiaia: " Sarà la massima delle mie consolazioni il potervi tutti iscdvete fta l'elenco dei nostti salesiani

-Cooperatod e Cooperatrici, per formarè con voi una falange compatta, allo scopo di..esterldere__maggiormente il bene-della Religione, il vantaggio d--ella giòventtr, la salute-delle anime, il benessere eziandio della civile società... ". (La oiiita itei peftegrini iran-c-e1i,

-BS 611 11882') 19). Egli ert polaizzato dal bene di quesia "civile società,,-o ancora

dell'."-umanità.",.di cui espr-jmeva l'augutio che essa " non-sia soltanto una parola, ma una tealtà".-(Conl. d_ei-Coop. Salesiani, §. Benierro Canaoese, 4 giugno l880,-seconào il BS

,/7 t18801 f2).. I. S-a]9sia1u, teligiosi o menò, si lanciavano cosìl come da parte loro lo

-a quellg delle associazioni operaié dell'epoca. Una-prova: nel f886, il paìronato di champhol, nella diocesi di chartres-, era sistemàticamente àato loro a modelo a partire da

un artico-lo aPpqso su di esso nel Bollettino dell'Unione delle Associazioni operaie catto-liche. (BS, ed. fr. [febbraio 1886) 22-24).

Tutte queste società avevano confessato uno scopo moralizzatore: f istruzione, l'insegnamento e, a più.-forte ragione, il catechismo dovevano ù morulizzate " Ia gente. Un éettaglio nell,in-sleme:_.il

-teatro, che occupava un posto importante nelle opere interne di Don Bosco e di cui egli chiadva l'inevitabile chiaroìcuto, aveva una funzione moralizzattice sulla quale egli ha oeduto suo dovere insistere a più riptese durante la sua vita (pdncipio conoscioto -di Don Bosco fcfu. l'Indice detle MB,ì. v. Teaffitto e Teatro, p. 4481.'Òi piacerebbe sapere se

105

I

giovani

di

Don Bosco, grazie alla

loro

matutazione umana e

cistiana, nel clima della famiglia secondo

il

ptogetto del Maestro,

sarebbero stati

i

collaboratori e cosmuttori di un mondo più umano

nel

quale

il

binomio persona-comunità avrebbe

trovato

spazio e programma.

La {amlliarità degli ambienti educativi doveva costituire la pre-messa per una nuova cultura civile, che

E. Biill

ha chiamato nei nostri tempi

la

<< cultura della tenerezza >>6r.

Tutt'altro

che

relitto

romantico,

è

invece, questa, una forma

di civiltà in cui,

alle violenze private istituzionali,

al rionfo

del

più forte sul più f.ragie, alle asprezze delle lotte di classe, che già nel-l'ottocento si facevano pesantemente sentire, alle oppressioni mor-bide e scoperte, si ofire

in

termini

di

storia l'alternativa della giu-stizia distiibutiva non mistificata,

il

rispetto per

il

diverso, I'eser-cizio del principio

di

solidarietà e

di

sussidiarietà. << L'umanesimo passa per-le stràde della misericordia, diventata norma

di

condotta

iia

nell'ambito interpersonale che

in

quello sociale

e

politico »> 62'

La

cultura della tenerezza

è,

con

le

necessarie mediazioni,

il

riflesso a

livello

della rnacrosocietà del clima

di

famiglia respirato e creato nella microsocietà.

È

nella società più ampia che

-

come si è detto

-

pur vigendo

in

termini diversi

di

confronto,

il

bipolare persona-comunità para' digmaticamente tealizzato

da Don

Bosco deve restare saldo, in ordine ad uno sviluppo non efimero dell'uomo.

Don Bosco fu partidario delle associazioni professionali, che Giuseppe _Toniolo tiscoptiva in quegli anni nei suoi studi sul medio evo è sulle quali Stanislao Medofuo incoraggiava le rifleisioni dell'Unione di Ftibutgo. Sembra che non si sia mai vetamente interessato a que-sta questione: il " corporativisÀo ", che si diftuse in Italia alla fine del secolo xrx, non I'aveva raggiunto; nessuìa menzione'delle corporazioni medievali nella sua Storia d'Italia...)-».

(rn. »rsx]eitaur, L'azioze sociale dei cdftolici, in .r,r.vv., L'impegno della lamiglia sale-siana, o. c., pp. 62-64).

6l n. nòrr-cn. rrNoen, Drei Taee in Màrz,Kòln 1975, p.72.

62 s. pAluunren\Voito, clorel mani deil'aomo, o. c., p.99. « La posta-è -stata sempre alta, coinvolgente il destino 'dell'uomo.

Oggi, poi, nell'epoca nucleare, il fteddo -criterio della

giustizià, che non è mai asetticam"ntJaÉplic"to, ma sempte inlerpte_tato con

le_intermedia-iioni ideologiche, coinvolge la stessa soprawivenza dell'uomo. Le ideologie, poi, con certe dinamiche rèificanti, con il purame6o di dferimento del ptoprio sabato,superiote 4l'uomo, nonostante le " caie " e li dichiarazioni contratie, rassodano blocchi di gruppi di- potete politico ed economico, Oggi più che mai, i tapporti tra forue sono caratterizzati- dall'ege-inània del più violento, da-fl'aÀore delTa fona, nèIl'orizzonte di un mondo sotto eclissi della pietà, A dtesto amore'della lorza, I'unica alternativa è la lorza dell'amore vetso ogni uomo

in tegime'di povertà economica,'afiettiva, spirituale. Oggi si tende - r1-.epg§-a di.viltà e

Ài iiiiò iipào dett,irmzionale,'nei rapporti interpersonali e sociali, _nell'ambito. della

fa-toigilr, a.tt" s*oia, del lruoro, d.i gtuppi spontanei o organizzati, delle istituzioni - ad

essete foni con i deboli e deboli con i Iorti » (Ibiden, pp. 99-100).

Capitolo settino

PERSONALISMO COME METODOLOGIA

1.. uN TRrNoMro coME srrt,E.

r

vALoRr coME sFoNDo

La

solidità del personalisrno

di

stile

di

Don Bosco poggia sul-l'asse metodologico triforme che egli pone a base del suo sistema educativo.

In

questo egli traduce

la

sua visione dell'uomo e condensa le sue indicazioni srategiche

a

servizio della crescita dell'uomo nel-l'educando. Tutto è articolato nel progetto, che parte dalla persona del maestto-testimone e amiva alla persona del discepolo-coinvolto.

L'antropologia integrale

di

Don Bosco, colta nel suo obiettivo supfemo,

si

può trovare sintetizzata nelle

ffe

S,

di cui

tanto

vo-lentieri

parlava sia pure con formule diverse, che erano come mo-dulazioni

dello

stesso

tema:

<(

Io vi

assicuro che

vi

raccomando ogni giorno nella S. Messa, domandando per ognuno

i tre soliti

S,

che

i

nosmi sagaci giovani sanno interpretare: sanità, sapienza, santità )> r.

La sanità attiene alla buona salute del corpo.

La

sapienza allo sviluppo della mente. La santità è

il

benessere dello spirito, inteso come

l'io

impegnato a

riferirsi

ai valori e, nel contesto preciso di Don Bosco,

a

rcalizzarc

il

progetto divino nella propria vita.

Il

credente è fermamente convinto << che tale santità promuove nella stessa società terrena

un

tenore

di vita più

umano »> 2.

Ora,

la

metodologia

per

rcalizzare una visione personalistica, nella misura

in cui

intenda essere coerente,

non può

che essere

dello stesso carattere e timbro, cioè anch'essa personalistica. Que-t MB, XI, p. 124.

2 Lumer setttiam, n. 40, in AAS ,7 (1965) 45.

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sto

comporta che coinvolga

il

dimensionale determinante della persona.

Don Bosco punttaluza così

il

trinomio metodologico: << Questo sistema

si

appoggia

tutto

sopra

la

ragione,

la

religione

e

sopra l'amotevolezza >r'.

Il

coinvolgimento

è

mirato

allo spirito

che pensa, che crede, che ama, e che può così dirigere f indefinito patrimonio delle ener-gie bio-psico-afiettivo-spirituali

di un

soggetto.

Tali

potenze hanno bisogno

di

integrarsi reciprocamente mentre sono convogliate nel-l'opzione

di

fondo del progetto

di vita

secondo

un

quadro

di

va-lori, colti nei dinamismi del profondo, che sono

i

bisogni carattetiz-zanti la, persona.

I

valori non sono altro che r.iftazioni del Bene. Sono essi stessi

Nel documento DON BOSCO (pagine 104-108)