pro-vata
e
conosciutada Don
Bosco attfaverso segni stfaordinari, ègarunzia della omnis potestas
a
Deo.È
ancheionferma del
rap-porto " padre-figli",
esemplato su quello divino, tale quale è neflaTrinità, e
quale anche è rispetto alle oeaturee in
pàrticolare ri-spetto agli uomini chiamati alladivina
frgliolanza.E
non solo 1o spiritodi
{amiglia eil
rapporto " padre-figli",
bensì anche l'amore-volezza,Ia
carità,la
pazienza,là
mansuetudine, trovanola
loro motivazione principalissimamentein
elementi religiosi, cioè nel-I'atteggiamentodi
Gesù versoi
fanciulli,in
Gesù che non spezzò la canna fessa e non spenseil
lucignolo fumigante,in
Francesco diSales che 7a tradizione venerava come
il
più pèrfetto imitatore della dolcezzadi
Cristo »> 6.La religione non era tuttavia per Don Bosco un espediente
edu-cativo sia
pur molto
importante. Nella cultura contemporanea si va facendo strada semprepiù il
funzionalismo dell'espérienza re-ligiosa, la aerità corne pragma, inteso come incisivitàdi
una teoria religiosaa
ffasformare una situazione coinvolgendo dinamismi di26 r. srELLA, Don Bosco, ll, o. c., p. 469.
simboli appartenenti alla sfera del sacro.
La
religioneè
vera solo perché è molto utile. §7i11iam James, John Dewey e GiovanniGen-tile
esaltano l'esperienza religiosa ma strumentale alla formazione della personalità dell'educando, bisognosodi
potenziare la sua atti-tudine radicaledi
simbolica interiore, a sua volta funzionale e pro-pedeutica all'operuzionedella
significazione fondamentale dellavita?7.
La
religione nonè
per Don Bosco una realtà funzionale, marna
dirnensione esistenzialeoientata
alTa comunione con l'amore creatoree
redentoree
bisognosadi
alimento continuocoi
segnidella salvezza. <<I temi religiosi fondamentali
di
Don Bosco oflrono!
fossibilità di fissare glt oiizzontipiù vasti del termine " religione ".Con
essoDon
Bosconon
reclama unicamente pratiche r.ligioseda
far compiere, non vuolein
sé e per séla
frequenza dei ùma-qlenti peril
semplicefatto
che ne sCopre l'efficaciain
educazione.Egli
supera una visione frammentaria della pietà sacramentale o dgll'impegno educativo; supera questioniprirmente
metodologi-che.La
religione non baper
lui- funzione puramente esteriore e strumentale.I
sacramenti sono perlui
consapevolmente strumentidi
graziaatti
a conseguirela
silvezzaet.rn,
ela
santità.I
sacra-menti preservano dal male, ma anche alimentano. Essi richiamano l'intera tematica dei novissimi, di Cristo divin salvatore, della Chiesa atca di salvuza, della necessità di inserirci
di
" buon'ora"
nel piano uni-ficate-interessi ed energie ota dispersi. Può dirigere ltazione, gerr.àre ilialore dellaiassione e Ia luce dell'intelligenza. La funzione di una simile unione operativa dell'ideale e dell'at-tuale mi sembra identica alfa fotzr che è stata di fatto connessa al concetto di Dio in ruttepiuttosto culmine e relos dell'impegno educativo. << Scopo dell'educazione è dunque " fare un bell'abito al Signore' con ogni giovane, ottenere fin nel tempo della gioventù quella rea-lizza\e il motto-preghiera "Da tnibi aximas, coeieru tolle". lnsomma, pedagoÀia e
spiritua-lità hanno in Don Bosco come nucleo unico una soteriologia ttadotta in convinzione e r!
L2T
La profonda religiosità
di
Don Bosco è alla base della capacità formativadi
uomini dalla robusta dimensione religiosa D.G.
Bal-lesio testimonia, ricordandogli
anni della sua convivenza con l'uo-mo diDio:
<< Così governava Don Boscoil
suo,anzill
nostro caro Oratorio. Col santo timoredi Dio,
con l'amore,con
l'edificazione del buon esempio. Qualcuno chiamerà questo, governo teocratico.Noi lo
chiamiamo governo della persuasionee
dell'amore,il
piùdegno dell'uomo.
E
non è adite
quanto fosseromitabili gli
efiettidi
questo regime. Le centinaiadi
giovani studenti ed operai com-pivano con ardore ed esattezzai
loro doveri.[...]
Don Bosco, rap-presentante di Dio, comandavain
nomedi Lui
edil
santo timordi Dio
bastava perpiù di
centinaiadi
giovani, studenti ed attigiani, perché schivasseroil
male ed operasseroil
bene. La pietà del buon Direttoresi
comunicavaai
suoi subalterni e, da questi,a tutti i
suoi
figli
» s.La ptoposta teligiosa che Don Bosco presenta risente della sua personalità come esperienza e del suo personalismo come otizzonte,
in
funzione dellavita
concretae
pienamente umana.È
una teli-giositàdi
costruzione etica e ascetica dell'uomo, proteso a lavorarsi lavorando al servizio deglialri.
<<In
definitiva-
afiermaG.
Grop-po -
Don Bosco appare sulla linea della spiritualità ascetica pre-valsa dopola crisi
quietistica; apparein
linea conla
spiritualità che collocala
perfezione nell'esercizio virtuoso, conforme alla vo-lontàdi Dio,
manifestata anzitutto attraversoi
doveri del proprio stato. L'accentoè
posto sullevirtù,
sulloro
esercizio, sulla fede amorosae
sulla carità operativa, sulle opere esigite dalla propria vita quotidiana »> 3r.I
contenutidi
questa, che poremmo chiamate pedagogia della santità, sono anzituttole
esperienzedi
fedenei
suoi momentili-sultante dall'equilibrio di elementi, tra i quali hanno il loto buon posto le passeggiate, la, musica, il teatrino, l'ampia libertà di " saltare, couere e schiamazzare a piacimento " »-(Ibiden).
29 P. Albera, alunno di Don Bosco intorno agli anni sessanta, così ricorda: « Egli educava amando, attimndo, conquistando, e ffasformando,.. Da ogni sua parola ed atto emanava la santita del'unione con Dio che è carità perfetta. Eravamo suoi, perché in ciascuno di noi eru la cefiezz^ essere ecli velamente l'uomo di Dio, homo Dei, nel senso più espressivo e comprensivo della parola... Salvare le anime fu la parola d'otdine di Don Bosco, fu si può dire I'unica ragione di esistere e la tagione d'essere della congregazione salesiana ». (r. ar--BERA, Lettere circolari, pp. 340, 342, fir).
30 c. nettEsto, Vita intima di Don Giouanni Bosco nel sao primo Orutorio, Torino 1888,
p. 12.
3l c. cnorro, Vita sacramextale..., in aa.w., Il sistema edrcatiao ìli Dott Bosco trd pedd-eogia antica e fliloud, o. c., pp. 58-59.
t22
turgici più forti
che costituisconole
due colonne che reggonoil
mondo: << Credetelo, miei cari figliuoli,
la
frequente comunione èuna grande colonna sopra
di
cui poggia un polo del mondo. Ladi
vozione alla Madonna
è l'altra
colonna sopracui
poggial'altro
polo >> 32. Parimenti, parlando dei diversi metodi educativi, si espri-mevain
questitermini:
<< Dicasi pure quantosi
vuole intorno aivari
sistemidi
educazione, maio
non trovo alcuna base sicura senon nella frequenza della confessione e comunione; e credo
di
non dire troppo asserendo che, omessi questi due elementi,la
moralità resta bandita >> 33.In
un'intervistafatta da un
giornale francese, cinque anni prima della morte, egli dichiatò: << La formazione con-sistein
due cose: dolcezzain tutto
ela
cappella sempre aperta, con ogni facilitàdi
frequentare la confessione ela
comunione »> s.L'insistenza
di
Don Bosco sull'esperienza della liturgia delrito
è congiunta alf indicazione costante del prolungamento di essa nella liturgia dellavita
o compimento dei doveri del proprio stato:stu-dio,
lavoro, prtrùza, obbedienza, allegria, servizio fraterno.La
sua proposta religiosa è quelladi
una santità che si inarca nelle pieghe del quotidiano, che fa spenderegli
spiccioli accessibili a tutte le tasche più che stimolare ad eroismi ruri. <<Io
consiglierei di caldamente invigilare che siano proposte cose facili che nonispa-ventino,
e
neppure stanchinoil
fedele cristiano, massimepoi
la gioventù.I
digiuni, le pteghiere prolungate e simili rigide austerità perlo più
si omettonoo
si praticano con penae
rilassatezza. Te-niamoci alle cosefacili,
masi
facciano con pefsevetanza. Questofu il
sentiero che condusseil nosro
Michele adun
meraviglioso gradodi
perfezione >>".
Va sottolineato che
il
cenrodi
tutta questa segnaleticadi
pet-{ezioneè il
sensodi Dio,
anzitutto considerato come padre' La persona non cresce senzala
sintesi della sicurezzae
tenerezza pa-tetna sia sul piano dell'evoluzione puramente umana, che su quella dell.a grazia.Va
inoltre notato che Don Bosco, nell'esposizionedel
suo .ll-stefia preuentiao,presenta esptessamente la libertà come condizione32 MB, VII, pp. 583, 585.
33 c. Éosco, -Il
pastorcllo delle Alpi oooero oita del giooane Bestcco Fruncesco, in SSP,
p. 2rA.
g
lvIB, XVI, p. 168.35 c. Bosco, Cenno biografico sul gioranetto Magone Michele, in SSP, p. 205.
t2)
indispensabile all'accesso fruttuoso a tali espetienze di fede. << Ognu-no
-
parla della pratica sacramentale- vi
si accosti liberamente, per amore e non mai per timofe >> tr.Nel trattato
sul Sistema preuentiao dice chiaramentedi
<( non mai obbligarei
giovanetti alla frequenza dei Santi Sactamenti, ma soltanto incoraggiarli e porgere loro comoditàdi
approfittarne »> 37.Altrove
esortagli
educatori ad << agirein
modo chei
giovani re-stino spontaneamente invogliatiai
sacramenti,vi si
accostino vo-lentieri, con piacere e confrutto
>> s.Per raggiungere questo traguardo,
egli si
impegnae
consigliaa
larc alffettanto nella presentazionedi un
cristianesimo arioso eumanizzante: « Si faccia rilevare
la
bellezza,la gtandezza,lasan-tità di
quella Religione che propone mezzi così facili, cosìutili
alla tranquillità del cuore, alla salvezza dell'anima, come appunto sonoi
Santi Sacramenti >> s.Il
modulodi
educazione religiosa si presenta molteplice: dalla catechesi sistematica a quella occasionale. Va menzionato, a questo riguardo, l'uso largo che egli faceva della « parolina all'orecchio >>.Così esortava
i
suoi educatori: << Procuradi
dire all'orecchio qual-che afiettuosa parola qual-che tu ben sai,di
manoin
mano che ne scor-geraiiI
bisogno »> 0.Il
motivo dominante dell'annuncio catecheticodi
Don Bosco èla
paternitàdi Dio,
fondamento della familiarità reciproca: << Dio è buon Padre »>, << eglici
ama comeun
padre aflettuìsissimo »> ar,« Dio è
il
più buono dei padri » a2. Ed esortava sovente: << AmiamoIddio,
amiamolo che è nostro Padre. Come è mai consolante quel Padre nostro che recitiamo mattina e sera. Come fa piacereil
pen-siero che abbiamo
in
cieloun
Padre che pensa a noi »> a3.Possiamo concludere con Pieffo Stella: <<
Il
sistema educativo di Don Bosco appare essere qualcosa di più che una teologia o una pedagogia teologica. Tale sistema tende-
come dicevail
cardinale Alimonda-
a diuinizzareil
mondo;è, in altri
termini, nella suaLa
pedagogia della santità mfuaa
educare evangelizzandoe
a evangelruzare educando,in
funzione della fotmazione dell'uomo nuovo salvato da Gesù Cristo, rivelazionedi Dio e
sùvezza inte-grale della persona umana edi
ogni sua dimensione.4. t'AtuoRrvoLuzz|,
LA LEVA DELLA CRESCITA DELL'uoMoSe l'esercizio
dell'bono
religiosus dà senso allavita
ed è mo-mento di sintesi suprema della persona, l'esercizio dell'homo alnans è la leva per metterein
attoi
dinamismidi
fondo, orientati sia in direzione verticale che orizzontale.L'amore non è prima
di tutto
unavirtù,
ma una dimensione, un mododi
essere dell'essere uomo, che costituisceil
centto ener-getico propulsivo della persona.La
sua espansione nellavita
relazionale sia nell'ambito inter-personale che socialeè il fattore
catalizzantedel
passaggio dalla persona alla personalità matura, equilibrata, espertadi
una certa pienezzadi
essere.L'amore
è
espansivoe il
suo moto centrifugo mettein
equi-librio l'io,
tendente a rannicchiarsi come nella posizione prenatale, che è quella della passività, del ripiegamento, della stasi.J. P. Sartre ha sottolineato che l'amore, ove mai
ci
fosse, con-ferirebbe al soggetto la percezione della pienezza d'essere e 1o ren-derebbe tadicalmente giustificato nell'esistenza. Ma poiché l'amore è impossibile, datala
costituzione dell'uomoa
strutturudi
sguar-Ai lanerali di trigesima..., Torino 1888, p.7. E il santo timote di Dio, pur presente negli inse-gnamenti del Nostro, che posto occupa in questa cenralità tematica della patemità di Dio? In verità Don Bosco parla spesso del timore di Dio: « La più grande ricchezza di questo mondo è il santo timore di Dio », leggiamo nel xo Epistolaùo (I, p. 151). Al ministro Urbano Rattazzi, parlando dell'otatorio, egli dichiara: << Anzitutto qui si procura di infondere nel cuote dei giovanetti il santo timore di Dio ». (MB, V, p. 52). Così anche nel Regolamexto scrive ai suoi giovani: << Ricordatevi, o giovani, che nulla ci giovetebbe tutta la scienza e
tutte le ricchezze del mondo senza timore di Dio, Da questo santo timore dipende ogni nostro bene temporale ed eterno » (SSP, p. 4r2), A. Caviglia, attento studioso sia di Don
Bosco che di Domenico Savio, io rapporto a quest'ultimo e alla scuola di Don Bosco, alla quale si formò, afietma: << Il timore di Dio non fu mai tertore di Dio. Non vi è culto degno
di tal nome che non sia la voce della conlìdenza. E confidenza non vi è senza sentimento
filiale» (,r. cAvrGLrA, Conlerenze sallo spirito salesiaro, o. c., p.1ll). Parimenti Pietro Ricaldone, quiuto successore di Don Bosco, in una lucida analisi in metito asserisce: << Ti-mote di Dio significava vivere alla presenza del Signore e, considerandone f infinita Bontà, evitate tutto ciò che potesse dispiacergli» (r. nrcer»oxr, I-a pietà, II, Colle Don Bosco
1955, p. 371).
125
do
reificante, << eccoci ancora unavolta
rimandati dall'essere-cbe-guarda all'essere-dall'essere-cbe-guardato,e non
usciamodal
circolo chiuso »>as.Allora I'uomo diventa, fallito com'è nella sua tensione onniinclusiva che gira a vuoto, << una passione inutile >> ft.
È
questal'ultima
paroladi
una vasta e spietata analisi fenome-nologica dell'autore.È la
contoprova della centralità dell'amore-dimensionenel
pensiero contemporaneo che resta personalistico anchenella forma di non
confessata nostalgiadel
poter-esseredell'uomo. «
Il
filosofo esistenzialistavi
aggiungepiù
realistica-menteil
senso fallimentate che ne consegue. Poiché l'uomo è ten-denza alla comunione, che è poi-
e Sartre 1o intrawede nellacon-clusione della sua opera principale
- la
diviruzzazione,e
poichéquesta