• Non ci sono risultati.

il suo motto di intercalare tra i suoi più diletti; e questa santa aTTegria formava pet lui la base del suo edificio sociale per la

Nel documento DON BOSCO (pagine 142-147)

si-cuta educazione della gioventù »> r0.

Erede

di

una lunga tradizione

di

educazione cristiana 1', con-trappuntata dai messaggi di F. Neri, S. A. Burzio, Fr. di Sales, diede a questo progetto un'afiicolazione

di

programma e un'impostazione educativa originale.

Già a livello di

progetto, l'allegria

è

segno

di

buona salute spirituale. << Per

Don

Bosco

la

vivacità gioconda

e

rumorosa era senz'altro

il

segno della buona condizione delle anime, sintomo ed esptessione della pace della coscienza...

Il

giovinetto che

si

sente

in

grazia

di Dio

prova naturalmente

la

gioia, sicuro

del

possesso

di

un bene che è

tutto in

suo potere, e 1o stato

di

piacere si tra-duce per

lui in

allegria»>12.

Anz|

alTa scuola

di

Don Bosco, allegria

6 A. cAvrcr.lA, Conletenze, o. c., pp.9r-94, 7 lbiden.

8 tn., Don Bosco, o. c., p. 29.

c OEI, V, p. 149.

to MB, VI, p. 4.

ll << La sua esperienza - nota P. Stella - era segnata già negli anni della giovinezza a Chieri,

dalle imprese della Società dell'Allegria, il cui motto poté benissimo essere stato l'esptessione Sentite Donrino in laetitia (Sal. 99, 1), che si legge nel prologo del Giooatte ptoooedato e che, per testimonianza di Don Bosco, era abituale a Luigi Comollo proptio negli anni ua-scotsi a Chieri come studente del Collegio ». (r. srrr.r..t, Don Bosco, o. c., lI, p. 189).

12 OEI, VI, pp. 160, 169; Y, p. 149.

2.

ooN Bosco,

uoMo

DELLA FESTA

si identifica tout-court con santità, cioe perfezione dell'amote e riu-scita totale dell'uomo, come si raccoglie dalla risposta

di

Domenico Savio, che aveva assimilato la lezione del maestro 13.

Il

gioco è congeniale alla personalità del Nostro. Dotato

di

torza fisica, f.antasia creatrice, esuberanza

di

inventiva, acrttezza

di

intui-zione, ptontezza

di

furbizia, sin da piccolo aveva partecipato alle feste dei paesi viciniori, incantato da saltimbanchi e giocolieri, e aveva avuto coscienza della sua spiccata attitudine mimetica ta.

Lui

stesso, poi, preparava spettacoli diversi per

i

suoi coetanei e per la gente adulta rs.

Qualche anno

più

tardi, a Chieri, rivela

la

sua capacità

educa-tiva

all'interno

di

questa sua passione.

La

sua originalità

si

staglia anche

sullo

sfondo dell'austerità dell'uomo religioso del suo tempo, segnatamente dell'ecclesiastico, preoccupato

di

non scadere da

un

certo standard

di

dignità

e

di buona educazione. Come da ragazzo aveva sentenziato «

Vi

è tempo per

tutto:

tempo per andare in chiesa e tempo per ricrearsi »> 16, così più tardi da educatore preciserà <<

Ho

sempre fatto

di tutto

per far vedere che uno si può divertire salva

la

legge

di

Dio »> 17.

Nella prima adolescenza aveva fondato

la

Società dell'Allegria.

Aveva, cioè formato un gruppo

di

amici impegnati a promuovere, nel loro ambito e nel loro ambiente più largo, attività ricreative fina-lazate. Così egli ne parla: << Ciascuno era obbligato a cercare quei

libri,

inttodurre quei discorsi

e ffastulli

che avessero potuto

con-tribuire a stare allegri; per contrario era proibita ogni cosa che ca-gionasse melanconia

e

specialmente checché non fosse secondo la legge del Signore »>18.

Appena individua, poi,

il

suo campo specifico

di attività,

apre ampi spazi alla ricreazione con salti, corse, esercizi ginnici. Ofire anche spettacoli teatrali, giochi

di

prestigio, apprendimento

di

mu-sica corale

e

strumentale, organizzazione

di

carnevali chiassosi e

sereni. Si parlerà petsino

a Torino

della polka

di Don

Bosco.

A

13 SSP, pp. 186-187; OEI, pp. 35, 48; MB, VI, p. 697 la Cfr. MB, I, pp. 104 ss.

rs Cfr. lvIB, l, p. 139.

lr MB, I, p. 186.

tz MB, IX, p. 534.

18 MB, I, p. 261.

t4)

tutta

quest'attività egli prende parte

in

prima persona.

Si

esibirà nei giochi

di

prestigio fino

al

1860 re.

L'impegno educativo come crescita costante dell'uomo

fa

da

sfondo

a

questo complesso

di attività

ricreative. << Sì, ricreatevi pufe, ma sia ricreazione onesta, siano divertimenti

utili,

che ser-vano a ristorare le forze del corpo ed a ringiovanire lo spirito: guar-datevi che

lo

spasso che

vi

prendete non sia oziosità e tempo inu-tilmente perduto >> m.

E

sempre

in

contesto educativo, suggerendo uno dei sette segreti per riuscire nell'opera suprema della forma-zione dell'uomo, indica: « Allegria, canto, musica e libertà grande nei divertimenti »> 21. Nel pressante

invito

che rivolge agli educatori a ricondutsi allo stile dell'incarnazione, ribadisce

lo

stesso segnale:

<<

Amino ciò

che piace

ai

giovani

e i

giovani ameranno

ciò

che

piace ai superiori »>». L'allegria

-

come Don Bosco

la

chiamava

il

termomeuo della buona salute dell'uomo integrale e della

so-cietà pacificata nella misura

in cui è

autenticità

di

essere

e

non surrogato

di

avere, che porta a nevrosi ossessive.

La

gioia è la radice profonda dell'allegria, è alla confluenza del rinvenimento dei significati radicali dell'esistenza e della pace come equilibrio interiore proiettato sia

in

alto che

in

avanti.

Per Don Bosco, uomo credente, tutto questo poggiava, in ultima analisi, sulla presenza permanente

e

provvidente del

Dio

dell'eso-do, della promessa

e

dell'alleanza. Questa fede nella paternità di

Dio lo

abllitava all'esercizio della sua paternità, carutterizzata dal-l'amorevolezza, espressione della gioia ricevuta e donata. Essa per-sisteva come

un

diamante inintaccabile

dai

corrosivi delle prove molteplici. Solo così si può spiegare la resistenza alla tristezza, che carutterizzò la vita

di

Don Bosco e

lo

rese imperturbabile nella sua

allegria. << Quando era maggiore la deficienza

di

mezzi o più grandi le difficoltà o tribolazioni,

lo

si vedeva

più

allegro del solito, tanto che nel vederlo

più

frequentemente spiritoso

nel dire

facezie di-cevamo: bisogna che Don Bosco sia bene nei fastidi, giacché si mo-stra così somidente »> a.

Era

stata

la

grande lezione, questa, impa-ruta da quella donna

di

sapienza che

fu

sua madre

la

quale,

nono-fi4; IY, pp.270,461.

p. 430.

222.

, p. 111.

251.

le MB, IX, p.

M MB, XIII, 2t MB, XI, p.

22 MB, XVII,

23 MB, IV, p.

r44

stante la vedovanza e le ristrettezze

di

ogni tipo, come ebbe a testi-moniare

più

tardi

il

figlio, <( era sempre

di

buon umore »> 2a.

L'allegria era insomma dsultante

e

sintesi

di tutte le

compo-nenti

del

personalismo teocentrico e, insieme, segno sicuro della sua incisività testimoniale 6.

zc MO, p. 110.

5 Soleva tipetete: <<

corpo senza oIlendere

Facciamo vedere al mondo quanto si possa stare allegti di anima e di , il Signore ». (SSP, p. 345).

r45

Capitolo rcno

Nel documento DON BOSCO (pagine 142-147)