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LE RISPOSTE ALLE SFIDE

Nel documento DON BOSCO (pagine 31-36)

1. tprrpna Dr

RrccHEzzA DTALETTTCA

Ogni situazione storica

si

presenta come struttura sfidante ri-spetto

a

ciascun soggetto che

l'affronta, la

gestisce,

la

subisce.

Che, comunque, è chiamato a viverla nella originalità della reazione

e

della inter-azione.

Don

Bosco

si

presenta con una struttura complessa

di

perso-nalità, dalla tempra attiva e contemplativa: imprenditore e mistico, realista e poeta, alacre

e

prudente, malleabile

e

tenace.

In lui

si

armonizzano

poli

antinomici

nella

ricchezza

interiore:

schiettezza e rispetto, precisione

e

libertà

di

spirito, tradizione

e

modernità, umiltà e magnanimità, gioia

e

austerità,

intuitività

nel progetto e

prudenza nell'esecuzione, audacia fino alla temerità e calcolo

di

cir-cospezione, diplomazia oculata

e

ipocrisia rifrutata.

Don

Bosco si presenta dialogale sempre con l'avversario,

ma

intransigente nei

princ$i di

scelta fondamentale.

Abile

nel

tutto

valotizzate per

i

suoi progetti, ma incapace

di

strumentalizzarc persone

e manipo-lare

coscienze.

Attezzato con

dinamica dirompente,

ma

sempre composto

e

padrone

dei suoi atti. Dotato di

sensibilità, atten-zione e adattamento a chiunque

gli

si presentava, ma senza rinun-ciare alla sua sicurezza interiore, alle sue convinzioni provenienti dalla sua Iorza d'animo. fnffecciava tenacia volitiva con flessibilità davanti

a

situazioni cangianti. Sintetizzava ottimismo sfidante e

realismo calcolato, astuzia

del

serpente

e

p:urezza della colomba.

Era un uomo cittadino del cielo coi piedi ben piantati sulla terra.

Questa complessa personalità raccoglie

gli

stimoli positivi, ela-botando risposte del genio che aprono, più sul piano operativo che dottrinale, varchi

di

futuro e, nello stesso tempo, come

figlio

della

)1

sua epoca, paga

tributi al

suo presente storico. Comunque sia,

il

suo leedback

è

carutterizzato da

un

processo

di

personalizzazione sorprendente.

2. nrsposrE

DIVERSTFICATE

sul-

pIANo socIALE

In

Europa Ie reazioni al vento nuovo, da parte del mondo cat-tolico, oscillano, prima della Rerum not)arurn, dal moderatismo al conservatorismo.

In

Inghiltetra, invece, si leva coraggiosa la voce di

H.

E. Mann-ing, cardinale della Chiesa.

In

Francia

si

distingue quella

di

Félicité de Lamennais r.

In

genere

le

terapie

ai mali

sociali

nuovi

venivano indicate anzitutto

nello

sgravio delle coscienze

da

responsabilità

dei

pro-fitti,

essendo

i

capitali ben provvidenzialmente

fruttiferi'. Per il

trattamento dei dipendenti, poi,

le

soluzioni si dispiegavano su

li-velli di

paternalismo,

di

socialismo,

di

corporativismo, nella forma del mutuo soccorso e dell'efficientismo organizzativo, dell'assistenza

e

dell'istruzione morale

e

professionale degli operai 3.

In Italia,

data I'urgenza della rivoluzione risorgimentale

e

la

conseguente carenza

di

quella industriale confrontata coi fenomeni del nord Europa,

si

sviluppa

più

lentamente una risposta artico-lata del cattolicesimo impegnato.

fntanto, dagli

inizi del

secolo vanno sorgendo, specie

in

Pie-monte e nell'ambito della nobiltà,

gruppi

organizzzrti per l'evange-lizzazione, per l'educazione,

per

l'assistenza

e per la

beneficenza, denominati « An-ricizie »> a. Verso

gli

anni cinquanta cominciano a

1 Cfr. s. ueyon, IAe Cbarcbes and tbe Labou Mouement,l-ondon1967; x. s. rNcr.rs, CÉzr-cbes and the uotkirg Classes in Victoùan Exglaxd, 196), operu Ìaccomandata da Mayor.

2 Cfr. I.-r. DURosELLE, Les débats da catbolicisme social en France, 1822-1870, Paris 1951, pp.37-19.

3 e,. os councy nella sua conclusione ad uno studio attento dei primi volumi di Louis Blarnc, Histoirc de dix axs, 1830-1840, par M. Loais Blanc, in It Correspotdanr, II, Patis 1841, p. 25, si taceva questa domanda: << È forse con l'eccitare le passioni del popolo, le sue gelosie, i suoi rancod e i suoi impeti, che si migliorerà Ia sua sorte? Vi saranno sempte sollerenze sulla tetta, e nessuna forma di governo ha ricevuto il segreto di guarirle. Le teorie

sociali sono impotenti come le tivoluzioni. Solo richiamando gli uomini di tutte le classi al sentimento dei loto doveri, in nome del Cielo, si potranno mitigare gli attriti dolorosi.

L'umile Fratello delle scuole cdstiane che distribuisce l'istruzione religiosa ai fieli dei pro-letati, lavota più efficacemente alla felicità del popolo che tutti i pubblicisti della democrazia ».

4 Cfr. c. noNe, Ie << Amicizie >>. Società segtete e rittascita religiosa, 1770-1830, Totino 1962.

penetrare

in

Piemonte,

da

oltralpe,

le

già collaudate Conferenze

di

S. Vincenzo s.

Questo pullulare

di

iniziative

si

esplicava prevalentemente sul piano della formazione etico-religiosa

e

sociale, seflza mai toccare le soglie dell'ambito suutturale e istituzionale, a motivo dell'impe-dimento del Noa expedit.

Tutto

questo veniva lasciato

al

riformismo sindacale,

difidato

peraltro dall' atteggiamento conservatore-astensionista

di

una note-vole parte del mondo cattolico

e

considerato come fotza

di lotta

e polo di aggressione conffo l'altro polo del padronato intransigente e custode dei suoi << sacri

diritti

» 6.

Don Bosco visualizzò l'uomo come essenzialmente segnato dal bisogno, minacciato da insidie antiche e nuove.

Temperamento sensibile

e

pratico, come abbiamo

detto,

egli colse I'uomo nella sua espressione

di

indigenza del bene della

sa-lute,

della fede, della pace.

E in

questo orizzonte

si

mosse

per i

suoi interventi, che recano

il

marchio della socialità, senza indul-gere né alle spinte rivoluzionarie

dei

movimenti storici proletari, né

ai

riformismi del primo sindacalismo europeo.

Ma

altresì col-locandosi

in

posizione

di non

allineamento con

le

iniziative dei gruppi cattolici protesi

al

servizio degli indigenti, per

un

suo pe-culiare discernimento

ai

segni dei tempi delle rivoluzioni, che sul piano sociale già erano scoppiate

in

Europa.

Giovanni Battista Lemoyne, biografo

di

Don Bosco, nel

IV

vo-lume delle sue Memorie, così dichiara

in

merito parlando

di

lui:

«

Egli fi

tra quei pochi che avevano capito

fin

da principio,

e

lo disse mille volte, che

il

movimento rivoluzionario non era

un

tur-5 Le C,onferenze di S. Vincenzo de' Paoli si davano ad opere di vatio genere, di catatere teligioso e sociale. cABRIELE DE RosA, nella sua riflessione Storia del mo»imento cattolico in Italia, Bati 1972, indtca alcune attività come emergono dal Congresso di Venezia del 1874:

<< La divisione delle sezioni di lavoro del congresso un'idea della vastità dei compiti a cui

si accingevano i clericali: 1. opere religiose e sociali; 2. catitìt; 3. istruzione ed educazione;

4. stampa; 5. arte cristiana, Questo programma con le sue distinzioni, aIlermò l'Acquaderni,

per così dire tutto l'uomo che crede e vive cattolicamente e che come tale prega,

soc-core il prossimo nel corpo e nell'anima, assume la sua parte di apostolato ". Il compito

più importante era l'educazione della gioventr). Su questo compito lo stesso cardinale Tre-visanato, alla cui ptesenza il congtesso si svolgeva, aveva richiamato l'attenzione dei cattolici militanti nel discorso inaugurale. Delf istruzione e dell'educazione dei giovani parlò anche Vi_to d'Ondes Reggio, il più lucido degli oratori, uomo di grande prestigio, che nel marzo

del 1870 in piena Camera aveva difeso il Concilio Vaticano... » (p. 71).

o Cfr. lbidem, pp. 90-91. Si veda pure G. spADoLrNr, L'opposiTione caitolica da Porta Pia

al '98, Firenze 1954, pp. J-43; a. cerun.tsrN, Il mooimento sociale nell'opera dei congressi (1874-1904). Contribato per la storia del cattolicesino sociale in ltalia, Roma 1958.

33

2. Don Bosco e l'ilon o,

bine passeggero, perché non tutte le promesse latte al popolo erano disoneste,

e molte

rispondevano

alle

aspirazioni universali, vive dei proletati. Desideravano d'ottenere eguaglianza comune a

tutti,

senza distinzione

di

classi, maggiore giustizia e migliotamento delle proprie

sorti.

Per altra parte, egli vedeva come Ie ricchezze inco-minciassero

a

diventare monopolio

di

capitalisti senza viscere di pietà,

e i

padroni, all'operaio isolato

e

senza difesa, imponessero

patti

ingiusti sia tiguardo

al

salario sia rispetto alla durata del

la-voro;

e

la

santificazione delle feste sovente fosse brutalmente im-pedita,

e

come queste cause dovessero produrre

tristi efletti:

la perdita della fede degli operai, la misetia delle loro famiglie e l'a-desione alle massime sowersive »> 7.

La

metodologia

del

rinnovamento sociale indilazionabile la uoviamo

in

uno schema

di

nuova società, ma sullo sfondo

di

in-tegrazionismo sociale

tra

ricchi

e

poveri, ove

i primi

elargiscono ai secondi. << Per

lui

la salvezza dei poveri

- in

campo temporale e

in

campo spirituale

-

eta nella tasca

dei ricchi,

che potevano e dovevano sowenire ai loro " bisogni

".

Giustificava così

i

suoi

con-tinui

appelli alla beneficenza, che cogliamo dalle circolari

e

dalle sue conferenze

ai

Cooperatori dopo

il

1375.

A

costo

di

sfumarlo all'occasione,

egli

ptofessava

un

certo patefnalismo sociale, sullo

stile di

quello

del

suo contemporaneo Frédéric

Le Play

(1806-1882) » 8.

3.

uxroNn DELLE FoRzE

La

sollecitazione a questa attitudine

di

apertura veniva conse-gnata anzitutto all'azione educatrice

del

clero

e, poi,

all'associa-zionismo e agli strumenti

di

comunicazione.

L'associazionismo era

per Don

Bosco un'esigenza costitutiva del progetto

di

rinnovamento.

Il

male per

lui si

può vincere con l'unione delle buone volontà degli

uomini. Per

questo fondò la congregazione

dei

Salesiani

(1859),

quella delle

Figlie di

Maria Ausiliatrice

(1872),laPia

Unione dei Cooperatori salesiani (1876).

z lvIB, IV, p. 80.

8 rn. »rsnelteur, L'azione sociale dei cattolici del secolo xrx e

r,tt.w., L'impegno delld lamiglia salesiana per la giustizia, Torino quella r976,

di Don Bosco, in pp. 55-56.

Per questo aveva già

istituito la

Società

di

mutuo soccorso

e

le Compagnie dei giovani, specialmente quella dell'Immacolata Con-cezione (1854) '.

Parlando a S. Benigno Canavese ai cooperatori salesiani (o

sale-siani

viventi

nel secolo), dichiarava che era proteso

al

bene della

<<

civile

società >>

e

dell'<< umanità

». Si

augurava che essa <( non

fosse solo una parola, ma una realtà »> r0.

Nell'unione delle forze sia degli educatori che degli educandi, Don Bosco rinveniva

il

segreto per educare, cioè rinnòuare dall'in-terno la società.

Uno

strumento intrinsecamente strutturato

per

questa perma-nente

attività

educativa, eta per

lui

dato dalla scuola.

Il Nosto, sin

dai

primordi,

dette

molto rilievo

all'istruzione religiosa e morale. << La domenica

io

riunivo cinque

o

seicento ra-gazzi del popolo.

Li

intrattenevo con giochi, canti, musica e pas-seggiate,

e

parlavo

loro del

Padre celeste. Ecco

uno dei piimi

vantaggi per questa povefa gioventù: questi giovani

si

mettevano

a

pruticarc

la virtù

»> 1r.

Queste istruzioni

si

allargarono agli spazi delle materie lette-tarie, scientifiche

e

alle applicazioni tècniChe, quando egli rawisò la necessità

di

raccogliere nei collegi, corredaii

ài

scuole"e

di

labo-ratori, _i giovani economicamente meno proweduti.

Dal-1860

in poi,

andarono moltiplicàndosi

i

collegi12.

Il

clima era intensamente familiarc.

Il

lavoro inèssante era animato da educatori dediti a tempo pieno.

Le

ficreazioni e le

eser-citazioni artistiche ritmavano

i

tempi quotidiani

e

settimanali del lavoro. L'obiettivo era triplice; prer.rvaie, morulizzarc, preparare ,3.

Il

raggio d'azione della scuola, tuttavia, è per necessìtàiimitato.

9 ,Circa la Società di fiùtilo soccorso, va sottolineato l'interesse che suscita la dicitura

com-pleta: società di Mutuo soccorso ai ac"ni individui a.tù còmp"!"à-ai §""-i"lgi-...tt.

nell'oratorio di san Francesco di sales, Totino 1850. ra nrma pàstl i" irt." .tt-,Afrìrt.n

"

è di Don Giovanni Bosco.

lo.§oaferenza ai cooperatori salesiani a s. Benigno canavese il 4 giugno lgg0, secondo il

«.Bollettino Salesiano'r, 4/7 (luelio 1880) 12.

tt Le passage de.-Don Boico à Nice, in o Buuetin salésien » (avril 1879) 5. conviene anche tenere presente il testo storico di c. nosco, L'oratorio di s. Francesio di sales, ospizio di beneficenza, Torino 1879, pp. 3-5.

r2_C^fr. p. srrrr.t, Don Boicò-nella storia della religiosità cattolica, IlVita e opere, Roma 7979, p. 124.

t3 cfr..c. sosco, A!§iee. cooperatori e alle siee. cooperatrici della pia società di s. Fran-cesco di sales, in BS 5/1 (gennaio 1881) 2. Va tenutà Dresente anche il riassunto-di una conferenza di Don Bosco ai cooperatori, casale Monferrato, 17 novembre 1881, in BS i/12 (dicembre 1881) 5.

35

Don Bosco, uomo

di

azione pratica

e

coraggiosa,

lo

espande con la forma della comunicazione iociale più usata all'epoca, che risulta la stampa sia

di

periodici che

di libri.

Appassionato della penna per temperamento versatile e comu-nicativò, 1o

fu

anche pei

l"

prèssione dell'altetnativa a cette chiavi

Nel documento DON BOSCO (pagine 31-36)