me l'aspettava )> ls.
Tale dichiaruzione
è
rivelativadel
carattere pragmatico della sua astensione, che trovò la sua conferma al tempo del Noa expedit.In un
panorama particolarmente confusodi
posizioni edi
op-zioni, allorchéi
confinitra il
religiosoe il
sacràle-temporale non apparivano sempre chiari, nel periodo risorgimentale segnato dalla coscienza cattolica antecedente al furore interventista e,poi,
dalla laceruzione della doppia appartenenza,Don
Bosco, uomo eminen-temente pratico, scelsela
via pragmatica, anche per salvaguardare quella tfanquillità esterna garuntita da non compromissioni con leparti in
campo. Questa risultava necessaria peril
raggiungimentodi obiettivi
del progetto educativo, che sarebbero risultatipoi
in-cisivi indirettamente sulle coscienze e, quindi, eficaci perIt
prassi politica mediata.fn
questo,il
Nostro rivela aspettidi
grande interesse contem-poraneo. L'educazionein
se stessa divenia azione politica, con la sua carica liberatoria delle coscienze dagliidoli e
dalle passioni ideologiche che possono far velo al bene -autenticodell'uoÀo. L'e-ducazione, come formazione delle coscienze
ai
valofi,è
premessa indispensabile per una politica umana, grazie anche adun;
forma-zione alla sceltadi
mezzi idoneisul
possibilee sul fattibile,
in ordineal
raggiungimentodi
raguardiài
liberazione._,L'espressione <<
la
miapolitica
delPater
Noster »> 16, chesa-rebbe stata sua e
di
cui avrèbbe fatto parolain
una conversazione con PioIX
nel 1867, potrebbe essere una formula sibillina, desti-nata ad eludere una questione »> 17.A
nostro avviso, quest'espres-sione ormai classicava
approfondita per essere riscattata dapos-sibili
equivoci. Per cogliereil
giusto senro, bisogna collocarla non solonel
contesto letterario immediato,ma in
quellopiù
ampiodell'esistenza
di
un uomo che compie sceltedi
vita con la prolezia deifatti più
che con quella delle parole.È in
questo contesto difatti
chesi
scartala
neuttalità del Nostro, p€r afiermare l'inequi-vocabile schieramento suo dallapate
degli oppressi. Egli non scesemai a compromesso con
i
potenti,put
essendo ricercato da loro perla
stima che nutrivano della sua genialità e capacità organizzativa.<< Aborriva dalla menzo gna, dalla doppiezza
e
da ogni raggiroin-decoroso:
il
suo {arc,il
suodire
era schietto.Non
adulava mai, e quando lodava,la
sua lode era sincera.Non
conosceva rispetto umanonel
sostenerei diritti di Dio e
della Chiesa, ma, nemico dichiatato dell'etrore, rispettava ed amava gli erranti >> 18. Che anzi, col coraggio tantopiù
rilevante quantopiù i
tempisi
carutterizza-vano per la sottomissione delle masse ai pubblici poteri, esetcitava,di
voltain
volta,la
profeticità della denuncia, attribuendo franca-mentetutti i
disordini che succedevano ai responsabili le.fnsomma, secondo
il
suo biografo <<la
sua politicaaltro
noneta
chela
prudenzadel
serpenteunita alla
semplicità della co-lomba »> a.In
questa realtàdi
vita contestuale << lapolitica
del Pater No-Jlel » non poté suonare neutralità o qualunquismo, bc:nsì impegno socialee
globale, promozione reale dell'uomo, indicazionedi
un nuovo modellodi vita
a favore dei giovaniultimi,
poveri e abban-donati, « affinché divenissero un giornoutili
ed onorati cittadini »> 21.Utili
non soltanto alla promozionedi
se stessi e delle loro famiglie, maallo
sviluppo della società, come voce nuovae
forua nuova' Onorati non solo formalmente, ma riconosciuti nellaloro
dignità,nei loro diritti, nel loro ruolo di
membri della societàliberi
euguali e non
di
seconda categoria.Aflermare l'indifferenza
politica di Don
Boscoè
confondetela
politica con una delle sue forme, non certo semprela più
lim-pida. Aflermare l'indifierenza politicadi
Don Bosco è condannarsia non
capirela
sua prassi educativa, incisiva sulle coscienze e,quindi, sulla storia fatta da coscienze nuove 22.
Don
Bosco rimasets lvIB, II, p. 220.
re Cb, Ibidem.
20 lvIB, IX, p. 417.
zt MB, III, p. 412.
22 Come ci si può ancora spiegare l'intetptetazione significativa, che di lui si dava da parte
di un cetto conservatorismo di turno, come di un tivoluzionario che si occupava dei suoi
« mascalzoni »? Si legge ancota nelle Memoile; «
A
seguito di un lungo articolo del u Bollettino Salesiano " del luelio del 1882, anonimo ma tiflettente in pieno le idee di Donfedele
fino
alla fine alla visione della realtà sociale e dei progetti per promuoverla. <<La politica
del Pater Noster» fu il
suocom-pito
nei terminidi
profezia edi
praticità, stile della sua imposta-zionedi
vita. Tale politicafu
perlui
progettazione,in
termini diconctetezza, di un modo nuovo di società attraverso
il
lavoro svolto con competenza e coscienza, attraverso l'elevazione culturalee
la fede gioiosa, per faredi tutti gli
uominii
fi.gli ugualidello
stesso Padre 23.Insomma, Don Bosco non
fu un
innovatoredi
sffutturepoli
tiche. Ben lungi dall'autonomia secolare della sfera temporale, egli intendeva rinnovare e riformare la Cioitas christiana. La dialettica delle classi
in
opposizionefu
lontana dal suo sguardo.I
socialismidi
marcae di
ispirazione oistiana chesi
erano sviluppatisoprat-tutto in
Francia,con
Saint-Simon, Enfantin, Bazard, Lamennaise poi col
§Teitlingin
Germania,e quelli di tipo
umanitario con Fourier, Blanc, Proudhon, Cabet,pur
prendendole
distanze daquelli di tipo
materialistico,non
riscosserola
sua simpatia.Egli
curavaun
certo progetto sociale che, << partendo, come osserva Desramaut, da una teologia che ignorava- e
per f.otza-la
" secolarità"
contemporanea, davaai valori religioii e
moraliun
postodi
primo piano nellavita
sociale stessa esi
uniformava a un clericalismo allorain
piena fioritura;ricoreva
aimuzi
dispo-nibili nel
suo secolo, che erano l'associazione (soprattutto I'asso-ciazione con motivazione religiosa),la
scuola cristiana,la
stampae la
predicazione " missionaria", più
cheal
sindacato,al
partito,al
movimento, all'organizzazionedi "
azione cattolica",
specializ-zata o meno, e al gesto profetico che nei casi migliori si ripercuotefino ai quattro
angoli della terra, coni
mezzi contemporanei di comunicazione sociale »> 24.Questi punti
di
partenza del suo progetto e del suo programmali
troviamo peròricreati
dalla sua genialità, dalla sua rara perso-nalitàdi
scrutatore del nuovo all'oizzonte della storia.Bosco, un sacetdote u assai tispettato per scienza e pet pietà " ritiene che le teotie sostenute
sul " Bollettioo' collimavano con quelle dei comunisti » (MB, XV, 527).
a La << politica del Pater Noster » contempla, del testo, tuiti gii esigenti impegni della
pteghiera che il Signore ci ha insegnato, con al centto il Regno, che è regno di giustizia,
cioè spazio umano di dignità, di libettà, di solidarietà vissuta, cioè di esperienza di autentica comunione-condivisione con tutti gli uomini considerati come fi.gli del Padre, uguali davanti a lui.
24 rn. oBsnenaeur, L'azioxe sociale, o. c., pp. 74-75.
39
Ed è
questo che riscattala
figorudi Don
Bosco dalla tacciadi
conservatorismo. Egli non è un passatista, un laudator temporis acti,un
sactalizzatotedi
strutture cadenti,un
integrista da ancien régime.Egli
resta inveceun figlio del
suo tempoe
insiemeun inno-vatore,
grazieal
suo progetto cheè
essenzialmente concreto epunta
ai nuovi
assettidel
mondo, diremmoalla
macrostruttura storica, attraversola
mediazionedi
carattere pre-struttutale, cioè educativae
formativa delle coscienze.È
questa una metodologiadi
mediazione che,al
suo interno, ha bisognodi proprie
organiz-zazioni orientatea obiettivi
diversida quelli
della prassisocio-politica
diretta,
sia riformista che rivoluzionaria. <<Non si
senteogni
dì
ripetereai
quattroventi, -
dichiaruvaDon
Boscoai
sa-lesiani cooperatori radunati a S. Benigno
-
lavoro, istruzione,Uma-nità ed
ecco che,pel
concorso che prestanoi
Cooperatorie
le Cooperatrici,i
Salesiani apronoin
moltecittà
laboratoridi
ogni genere, e colonie agricole nelle campagne per addestrareal
lavoro giovanetti e fanciulli, fondano collegi maschili e femminili, scuolediurne, serali
e
festive[...]
recandola
lucedel
Vangeloe
dellaciviltà agli
stessibarbari
della Patagonia, adoperandosia
farc in modo che l'Umanità non sia soltanto una parola, ma una realtà »> n.5.
L'<<uMANttÀ»> »Er RIvoLUzIoNART E L'<(UMANESIMo pRATICo»L'<< Umanità »>, questa parola esaltata e quasi divinizzata da L.
Feuerbach
e
daA.
Comte, veniva adoperatain
maniera così di-versa da Don Bosco, contempofaneo dei due autori << umanitari >>ma senza rapporto con
la
trascendenza, sostituita appunto dall'U-manità come religione. <( La religione dell'Umanità suscitaun
po-tere intellettuale e morale-
scriveva Augusto Comte-
chebaste-rebbe
a
governarci sela
nostra esistenza fosse liberatada
ogni grave necessità materiale. Secondo I'esatta valutazione dell'insiemedei
nostriveri
destini,il
positivismo deve rigeneratela
politica, tiducendola al culto attiao dell'Umanità, come la morale ne costi-tuisceil
culto affettiuo ela
scienza conla
poesia 1l cultocontem-25 c. nosco, Conlerenza ai Cooperatori Salesiani, S. Benigno Canavese 4 giugno 1880, in BS,4/7 (1880) 12.
platiao. Questo sarà
la
principale missionedel
nuovo sacerdozio occidentale, convenientemente assistitadalle
donnee dai
prole-talj
»>26.L'Umanità
di
un certo romanticismodi
impostazione filosofica feuerbachiana e comtiana e,in
genere,il
referentedel
socialismo umanitario,si è
imbattuta nei nazionalismie
ruzzismidel
nostro tempo, che hanno sottoprodottoforni
crematori e neocolonialismi.Sì, è vero,
i
traguardi toccari dailavoratori
graziea
quei fer-menti sonoi
riformismi, che hannoil
granmeriò
storicodi
aver uasformatole loro
condizioni.Ma i piogetri
sottostanti all'uma-nità, ispirati dal positivismo e dal maieriàlismo, rivelano, all,inda-gine critica interna agli stessi sistemi e a quella esterna storico-fat-tuale, una insuficiente metodologiadi
pròposte. Resta comunque nella storiail
segnodi
una tendénza ch",ìom.
Benedetto Cràce rilevava {rel suo saggio indicativo Percbé non possiamo non dirci cristianiu,,proprio in
quanto rivoluzionariariipetto
all,esistente, risulta ffibutaria al cristianesimo che resta, secondo la dichiarazionedi
Croce, « la più grande rivoluzione che l'umanità abbia maicom-piuta:
così grande, così comprensiva e profonda, così feconda di conseguenze, così inaspettatae
imesistibilenel
suo attuarsi, chenor
meraviglia che sia apparsoo
possa ancota apparireun
mira-colo, una rivelazione dall'alto,un
diretto interveàiodi Dio
nelle cose umane, cheda lui
hanno ricevuto leggee
indfuizzo afratto nuovo.Tutte le altre
rivoluzioni,tutte le
maggiori scoperte che segnano epochenella
storia umana,non
sostengonoil
suocon-fronto,
parendo rispettoa lei
particolarie limitate. Tutte,
non escluse quelle chela
Grecia fece della poesia, dell'arte, dellafilo-sofi_a, della libertà politica,
e
Romadel diritto: per non
parlare dellepiù
remote, della scrittura, della matematic;, della icienza astronomica, della medicinae di
quantoaltro si
deve all'Oriente e all'Egitto.E
le rivoluzioni ele
scoperte che seguirono nei tempi moderni,in
quanto non furono particolari e limiiate al modo delle loro precedenti antiche ma investironotutto
l'uomo, l'anima stessadell'uomo, non
si
possono pensare senzala
rivoluzione cristiana,in
relazionedi
dipendenzada lei, a cui
spettail
primato perchél'impulso
originariofu e
perdurail
suo i,*. Una
rivoluzione è26 a. courr, Opuscoli di filosofra sociale, Fberne 1969, pp. 41 27 n. cnocr, Perché non possiarno ron àirci cristiani, Yicenza 28 lbidem, pp.6-7.
7-4t8.
t9862,
4t
incisiva nella misura
in cui
motde, comel'araro, nel
solco della storia, 1o dissoda elo
insemina. Una rivoluzione, cioè, è anzitutto un progetto catattetizzato dalla conctetezza e che ha come obiettivouna
trasformazione reale.Per
questoDon
Bosco parlandoa
S.Benigno
ai
cooperatori rimarcava, non senza punta polemica, che ai suoi giorni si ripeteva ai quattro venti « lavoro, istruzione, Uma-nità >> e che, invece, nelloro
conttibuto modestola
famiglia sale-siana intendeva proporre l'alternativa della prolezia deifatti,
ondel'umanità non fosse << solo una parola, ma una realtà >> 2e, cioè una esperienza storica.
La categoria
di
Umanità-
così come si usava scriverlain
let-tere maiuscole
al
tempo-
includeva sial'obiettivo ultimo, la
so-cietà umana
in cui
ogni uomoe tutto l'uomo
fosseroffattati
in misura umana, chela
metodologia programmaticae
pragmaticacomprensiva della progettazione, dello
stile di
azione,dei
quadridi
forzedi
lavoro, delle strutture,delle
pianifrcazioni, delle ini-ziative e degli interventi indicativi.Don
Bosco,uomo
d'azione, patlò conla
ptofezia delle opere che si chiamano fondazionedi
movimenti organizzatiin
forme re-ligiosedi
vita, coinvolgimento dei laici, viva mediazionetra
storia e progetto ideale, espansione dei confini geografici della sua opera fino alle lontane teme sudamericane.Non
mancaronointerventi indicativi,
che oggi chiameremmo gesti profetici, comunque anticipatoridel futuro,
cheè il
nostropresente.
Il
rapporto padrone-apprendista, consegnato all'improwisazio-ne e all'arbitrio della partepiù
forte per mancanzadi
legislazione, veniva rivalutatonei termini di un vefo e proprio
contrattodi
lauorogià nel
1851 30,in un
tempoin cui il
lavoro, punto più29 c. rosco, Conlerenza ai Cooperatofi Salesiani, o. c., in BS, 4/7 (1880) 12.
30 Riportiamo uno di questi contratti, evidenziandone i punti più salienti:
« In vittìr della presente privata scrittura da potetsi insinuare a semplice richiesta di una delle parti, fatta nella Casa dell'Oratorio di San Francesco di Sales tra il Sig. Carlo Aimino e il giovane Giuseppe Bordone allievo di detto Oratorio, assistito dal suo cauzionario Sig.
Ritner Vittorio, si è convenuto quanto segue:
1) Il Sig. Carlo Aimino riceve come apprendizzo nell'arte sua di vettaio il giovane Giuseppe Bordone nativo di Biella, ptomette e si obbliga di iuegxargli la medesima nello spazio di trc afifii, i quali avranno il loro tetmine con tutto il mille ottocento cinquantaquattro, il primo dicembre, e dargli durante il corso del suo apprendizzaggio le necessarie istruzioni è le migliori regole riguardanti l'arte sua ed insieme gli oppottuni awisi relativi alla sua buona còndotta,- con còrreggerlo, nel caso di qualche mancamento, con parole e non altti'
fragile della società
di ieri
edi
oggi nella sua fasciapiù
vulnera-bile come quella dei giovani apprendisti, facile preda all'ombra di ognitipo di
sopruso, non era tutelato.Il
progetto-programmasi
infittisce,sul
piano strumentale, di strutturedi
laboratorio,di
scuole professionali,di
« colonie agri-cole »>, della costituzionedi
un corpo peculiare del laicato religioso operaio nella persona dei cooperatori salesianie
nella fondazione delle Societàdi
mutuo soccorso 3'.Sorprende
in
Don Bosco, pur neilimiti
rilevati daltributo
alla sua cultura, un'inequivocabile volontàdi
sensibilizzazionea
que-st'opera
di
promozione umanain
ordine alla cteazionedi un'uma-nità
nuova concreta.ftzenli; e si obbliga pare d.i occapailo continaanente ix laaoi relatiui all'arte sad e tlott estraxei ad e:sa, con duet ctffa che non eccedano alle sue lorze.
2) Lo stesso mastro dovrà lasciare per intero libei tiltti i giorni lestiai dell'atno all'ap-ptendizzo acciocché possa in essi attendere alle sacre funzioni, alla scuola domenicale e agli altri suoi doveri come allievo di detto Oratorio. Qaalora l'apitendizzo per caasa di malatiia (o di altro motiao legittimo) si assentasse dal saò douere, il mastro airà diritto a baoxifi-cazione per tutto quello spaTio di tempo che eccederà li quindici giorni nel corso dell'anno.
Tale indennità veffà fatta dall'apprendizzo con alrettanti giorni di-lavoro quando sarà finito l'apptendizzaggio,
]) l,o stesso mastro si obbliga di corrispondere giomalmente all'apprendizzo negli anni
sud-detti, cioè il prino lire ana, il secondo lire unà e cinquanta, il ièno lirc due, it ciascuirra
settimana; secondo la consuerudine eli si concedono ciascbedun anxo 75 siorni di aacanza.
4) Lo stesso sig. padrone si obbliga al fine di ciascun mese di segnare schiettamente la via-dall'Oratorio (cessando ogni suo rapporto col Direttore def'Oiatorio) cesserà allora anche ogni influenza e relazione ra il Direttore di detto Oratotio e il mastio padrone; ma se la colpa dell'apprendizzo non riflettesse particolarmente il mastto, dovrà eiso cionono-stante dare esecuzione aI presente contratto fatto con I'apptendizzo é questo compiere ad ogni suo dovere vetso del masto sino al termine convenuto sotto Ia sola fideiussione sopra Prestata.
7) Il Direttore dell'Oratorio promettte di prestare Ia sua assistenza pel buon esito della
con-dotta dell'a,pprendizzo e di accogliere con ptemura qualsiasi lagnaÀza che al rispettivo pa-drone accadesse di fate a cagionà dell'apprèndizzo prèsso di lui ricoverato. LoccÀé tanto il
mastro padrone che l'apptendizzo allievo assistito come sopra, per quanto a c.iascuno di essi spetta ed appartiene, promettono di attendere ed osservatè sotio pèna dei danni.
infetmi o si trovassero nel bisogno, petché involontariamente privi del -lavoro
rr. (MB, IV, p. 74).
4)
Non
agisceil Nosuo
comeun
solitario navigatore, pago sol-tantodi
viveree
testimoniareil
suo progetto.Nella
sua concre-tezzadi
impostazione e di visione, sa che l'impostazionedi
un'uma-nità
nuova esige processidi
coinvolgimento.Punta sui
più
debolie
suipiù
preziosi elementi dell'umanitànuova: i
tagazzi. Chiamaa
raccolta, conspirito di
ecumenismo,al di là
delle frontiere,tutte le
energiedi
buona volontà. Oggi diremmo promuoveil
dialogotra
credenti e non credenti, perco-struire
le
arcatedel
nuovo edificio umano. << Sono opere qteste che non soloi
cattolici debbono sostenere uiribus uruitis, maan-che
tutti gli
uomini,cui
stia a cuorela
moralità dell'infanzia.Gli
" umanitari
"
bisogna che se ne interessino non meno dei cristiani.È lì l'unico
mezzoper
preparareun
migliore avvenirealla
so-cietà >> 32.
Sorprende parimenti l'ardacia con
cui
coinvolgegli
esponenti dell'altro polo della dialettica sociale.Don
Bosco rinuncia alla fi-voluzione dalotta di
classe, ma non rinuncia alla rivoluzione dacrisi di
coscienzadi
esponentidi
classe.Col coraggio dei profeti
biblici,
insemina inquietudine proprio nello spazio cenrale degli orientamenti idolatrici delprofitto,
senza temeredi
smascherfie atteggiamenti paternalisticie
narcotizzanti dei dispensatoridi
elemosina, intesa come erogazione del purosu-perfluo. Sono significative due prese
di
posizione. I1 biografo di Don Bosco, sempre attentoai
gesti significatividel
suo obiettivo speciale, riferisce cheil Nosto al
direttore spiritualedi un
nota-bile
genovese, che ogni anno elaryiva ventimilalire
peri
poveri,taceva osservare che quella somma era insufficiente
in
relazionealle sue possibilità,
e
che se voleva veramente obbedirea
Gesù Cristo nella misura proporzionalealle
ricchezzein
suo possesso, avrebbe dovuto dare almeno centomilalire
all'anno; nel caso chel'altro
non avesse assentito, Don Bosco consigliava al direttorespi-rituale di
smettere questo servizio, concludendo: <<Non
voglio andare all'inferno per causa sua >>.Alla
baronessa Cataldi sua be-nefattrice, cheun
giorno chiedevaal
suo consigliere spirituale in una visita del 1877: <<Mi
dica, Don Bosco, che cosa devo fare io per assicurarmila
salvezza eterna? »>, rispose facendositutto
setio:<< Lei, per salvarsi, dovrà diventare povera come Giobbe »>.
Laba-ronessa rimase sconcertata da questa sentenza
di
colui checonsi-32 MB, XVI, p. 67
derava uomo ispirato e da cui si aspettavaùna parola rasseremnte.
Don
Bosco,poi, a Don
Belmonte chegli
domandava con quale coraggio avesse padato così ad una signora già tanto generosa,re-plicò:
« Vedi, ai Signori non c'è nessuno che osi dire la verità »> 33.Continuando su questa linea profetica egli coinvolge
gli
attualiindigenti
nella rivoluzione della coscienza,ben
sapendo che nel cuoredi
ogni oppresso sta sonnecchiando un oppressore, nel fondodi
ogni dominato sta macchinando un dominatore. Cambiando solole
strutture, c'è pericolo che cambino soloi titolari
dell'azienda disumana dell'<< uomo sull'uomo »> maresti intatto il
sistema. Sicambia padrone, ma non muta
il
regime.Al
centrodi
ognicambia padrone, ma non muta